martedì 14 settembre 2021

Chi è il padre dell'Italian Giallo?


Cronaca dal Festival Premio Torre Crawford, di Andrea Carlo Cappi

Nel mondo lo chiamano Italian Giallo, per noi è il "thrilling" degli anni Settanta, identificato con il suo autore più famoso: Dario Argento. E, per quanto sia noto che il precursore del filone sia stato Mario Bava, gli storici sono concordi nell'identificare "L'uccello dalle piume di cristallo" come la pellicola che diede inizio al fenomeno, ne creò la mitologia e influenzò registi di tutto il mondo... compreso, in qualche modo, Alfred Hitchcock con "Frenzy". Dunque Dario Argento può essere considerato legittimamente il padre dell'Italian Giallo, colui che ha lanciato un nuovo genere percorso poi da altri registi che lo hanno popolato di capolavori: Aldo Lado, Umberto Lenzi, Sergio Martino... per citare solo quelli che ho avuto il piacere di incontrare di persona, perché i nomi sono davvero tanti.
Ma la paternità assoluta di Dario Argento di quel leggendario film del 1970, di cui il maestro del thrilling figura come unico sceneggiatore oltre che regista, viene messa in dubbio dopo una rivelazione alla seconda serata del Festival Premio Torre Crawford 2021. A San Nicola Arcella (CS), l'ospite d'onore Aldo Lado fa un'affermazione - una "confessione", la definisce - su cui ha mantenuto il silenzio per mezzo secolo. Quel film e quel titolo, che tanta influenza avrebbero avuto in Italia e nel mondo, sarebbero stati ideati da due menti: quella di Dario Argento e... la sua. Qui l'articolo sul sito del Premio.

La rivelazione al Premio Torre Crawford, 11/9/2021

Torniamo indietro di qualche anno: Dario Argento è soggettista e co-sceneggiatore del film di Maurizio Lucidi "Probabilità Zero", che viene girato in Dalmazia e di cui Lado è aiuto regista. Secondo quanto racconta Lado, in quei giorni Argento gli fa leggere il romanzo "La statua che urla" di Fredric Brown, da cui vuole trarre un film ma non riesce ad averne i diritti. Lado non è convinto che se ne possa fare un buon adattamento per il cinema, ma coglie l'idea del testimone che assiste a un omicidio senza scorgere l'assassino, che tuttavia crede di essere stato visto.
Così Argento e Lado elaborano a quattro mani un nuovo progetto e, in un ristorante di Trastevere, ne concepiscono il titolo: "L'uccello dalle piume di cristallo". Poi Lado è impegnato sul set di altri film e collabora come aiuto regista anche con Bernardo Bertolucci a "Il conformista", tratto da Alberto Moravia, scrittore che ispirerà a Lado la propria trasposizione de "La disubbidienza". Secondo quanto lui racconta - quando finalmente torna a Roma scopre che Argento sta lavorando al "loro" film, in cui però Lado non è più accreditato come co-autore.
Tra tutti i suoi film come regista, la maggior parte dei quali esula dal giallo, Lado è ricordato spesso per i suoi due thriller "di culto" degli anni Settanta: "La corta notte delle bambole di vetro", il cui titolo di distribuzione è evidentemente influenzato dalla moda lanciata da Argento, e "Chi l'ha vista morire", benché la sua opera più famosa sia probabilmente "L'ultimo treno della notte" che pur sfruttando elementi del thriller è manifestamente un film dal forte contenuto socio-politico. Questi tre film, sostiene Quentin Tarantino, bastano a fare di Aldo Lado uno dei maestri della cinematografia italiano. Ma, stando alle sue affermazioni, forse qualche paragrafo della storia del cinema andrebbe riscritto e la paternità dell'Italian Giallo andrebbe condivisa.

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