venerdì 17 settembre 2021

Iperwriters - Tell, don't show I

Foto: John Simmons (Unsplash)

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters continua a parlarvi della parola.
Scrive la mia amica Serenissima di Berlino:

“... nel mio orizzonte immaginario ci sono gli anni ´60-´70 che vedono la nascita dell´archeologia del sapere, del vivisezionare così tanto da arrivare a visisezionarsi da soli, l´abbattimento post-strutturalista delle categorie in sé, lo scollamento tra cosa e parola, significato e significante, etc… Più recentemente, invece, ho scoperto la riproduzione cieca dei decaloghi dello scrivere per l´intrattenimento: quelle liste di cultura anglofona che si scagliano contro avverbi e descrizioni, inneggiano allo show, don´t tell; e in generale auspicano una letteratura che sia di facilissima elaborazione e digestione: appunto perché sono decaloghi che vedono la narrativa come arte (razionalizzatissima, ma in modo ben poco critico, ben lontano da quella dissacrazione e da quella vivisezione che per me hanno connotazioni quasi sacre) dell'intrattenimento.”

E' interessante il fatto che lei veda come un'operazione sacra l'autopsia di un testo letterario: significa che è una scrittrice. Per la sacralità della parola, non per l'autopsia.
Io personalmente ho mostrato e non detto per circa vent'anni della mia vita, sceneggiando fumetti: nei fumetti il dire si dissolve in descrizioni e dialoghi, e il messaggio dell'autore è trasversale e dissimulato.
Quando sono passata alla narrativa ho faticato e sofferto per trovare un mio dire. Una lettera di rifiuto di una rivista mi consigliava di continuare con fumetti e thriller, facili e veloci, perché “altro è la letteratura, la letteratura è immobilità pensosa”. Mi dicevano che la mia scrittura non raggiungeva “esiti stilistici”. Ma dov'è ora l'immobilità pensosa? Dove gli esiti stilistici? Negli ultimi vent'anni hanno raggiunto la lunga linea piatta.
Bene, con o senza esiti stilistici ho pubblicato circa una trentina di romanzi, trentadue con gli inediti in uscita, senza aver mai frequentato un corso di scrittura creativa.
Dopo qualche anno di oblio (ero io che volevo dimenticare l'editoria italiana e tutto il resto) mi sono rimessa in attività e ho trovato qualcuno che mi ha insegnato a scrivere, raccomandandomi di mostrare e non dire, come se avessi sedici anni e non mezzo secolo in più.
Io invece raccomando di dire e non mostrare, e al prossimo container vi spiegherò perché.

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