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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 33 - Lascia stare i santi
Venerdì, ore 13. Non ricordo che cosa ho fatto dal 1987 fino agli anni 90. Una caligine vischiosa, senza direzione.
Verso i trent'anni vivevo ancora con i miei genitori e lavoravo nello studio di Max, anche lui nella casa natale. Non è una vergogna. Stavamo semplicemente precorrendo la condizione di ogni trentenne attuale nei quartieri degli schiavi. Con i nostri lavori saltuari e precari non potevamo permetterci una casa nostra, e neppure di fare la spesa tutti i giorni del mese.
Anche i fumetti erano scomparsi. In agenzia mi avevano sempre detto: "C'è la crisi". Nel mio entusiasmo per il nuovo lavoro, ero andata avanti ignorando la crisi. Ora mi ritrovo ad affrontare un lungo periodo di disoccupazione. Mi mancano quattro esami e la tesi per laurearmi, così arrivo a questo traguardo molto, moltissimo fuori corso.
L'argomento della mia tesi è in controtendenza rispetto a tutto, non essendo io né cattolica né materialista. Un proverbio dice: "Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi". Quanto è vero. Attualmente è richiesto di lasciar stare i santi (con la sola eccezione delle fiction televisive). Come un nuovo tabù, nonostante la Chiesa negli ultimi decenni ne abbia fabbricati a nastro, su scala industriale.
Tutti mi chiedono: Che cosa c'entri tu con Santa Caterina? Intendendo che sono troppo poco racchia per scrivere una tesi da baciapile. Il fatto è, l'ho detto, che non sono né baciapile né atea.
I miei interessi coprono uno spettro che può andare da un estremo all'altro, e posso essere pornografa e dedicarmi allo studio di religioni comparate. Sono fatta così, e non credo di essere fatta male. Il mondo è rotondo, e la personalità umana è rotonda, non a scacchi, non divisa in categorie e attività che si escludono. Forse sono pagana, forse sono un'antica tutta d'un pezzo capitata in un mondo a pezzi.
E' stato il cristianesimo a separare erotismo da spiritualità e corpo da anima. Tuttavia i santi cristiani mi sono sempre piaciuti per la loro dimensione eroica e antiumana.
Anche la tesi mi riesce facile e felice, un lavoro di un mese. E' buona. il mio relatore è soddisfatto. Il corelatore, docente di Letteratura Italiana, non è presente alla discussione ma invia una lettera di elogi.
Ma non esco dall'Università con un centodieci e lode, come tutti. Solo un misero centootto.