venerdì 18 ottobre 2024

Iperwriters - Superman è morto

Photo: Eddie Zhang on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 57 - Superman è morto

Venerdì, ore 13. Chiusa la digressione sulle cartolibrerie, la nave Iperwriters riprende la sua traversata.
Volevano far morire Superman, o fingevano di volerlo morto. Non ricordo. Al principio avevo infatti intenzione di intitolare il mio romanzo Superman è morto. Ma gli eroi ascesi al Cielo del mito raggiungono l'eternità, e così i supereroi dei fumetti. Infatti, Superman non sarebbe mai morto nella fiction e il romanzo è stato Superman non muore mai.
Un punto di svolta nel mio percorso professionale. Alle soglie dei quarant'anni non avevo ancora combinato quasi nulla. A quarant'anni oggi si è ancora ragazzi, ma per noi nati negli anni '50 significava sentirsi fuori dai giochi. Non ero la scrittrice che avrei voluto essere. Stavo per abbandonare l'ambizione nutrita da sempre di far parte un giorno della maledetta letteratura italiacana.
Con Superman non muore mai è accaduto qualcosa, una specie di incantesimo. C'è un tempo, in ogni arte o mestiere, in cui si lotta per apprendere, si tenta di riuscire, si fallisce; e dopo ogni fallimento superare la ferita all'autostima e ricominciare è sempre più duro. Questo tempo, lungo o breve, appare interminabile.
E poi c'è un attimo, e a stento ci si crede, un attimo che arriva inatteso, in cui la tecnica che prima non potevamo padroneggiare diventa qualcosa come una seconda natura. Lo sforzo c'è ancora, ma come quello di un atleta che si impegna a fondo, e nell'esecuzione sperimenta leggerezza e felicità. Sentire di essere riusciti a fare quello che si voleva in un lavoro creativo è la gioia più rara che esista al mondo.
Superman non muore mai non è un'opera perfetta, e per le edizioni più recenti ho ripulito e lucidato la struttura e apportato alcuni modifiche. Ma è la prima opera veramente mia. E per mia intendo che poteva essere ideata e scritta soltanto da me, e non da altri. Da esperienze soltanto mie, ruminate e trasformate soltanto a modo mio.
Dopo questo inizio comincia per me il decennio migliore, dalla metà degli anni '90 fino al 2005 circa. Divento una fucina che consuma entusiasticamente libri, film e serie televisive, elabora spunti, idee, proigetti. Alcuni dei quali portati a compimento.
Fare quello che si vuole con gli elementi della fiction, come un giocoliere con i suoi strumenti, è inebriante.

martedì 15 ottobre 2024

Il trafficante di Manila


Recupero di Andrea Carlo Cappi

Un gruppo di avventurieri si lancia in una caccia al tesoro: tre milioni di dollari in lingotti d'oro nascosti nella base militare sull'isola di Corregidor, al largo di Manila, contesa durante la II guerra mondiale tra statunitensi e giapponesi. Sono passati oltre vent'anni dalla fine del conflitto e l'unico a conoscere l'ubicazione esatta dell'oro è morto da tempo; ma Pat Morrison (Burt Reynolds) americano che vive di espedienti a Manila, riesce a localizzare quattro ex soldati - Jesús, Draco, Hansen e Trev - che, insieme, possono ricostruire il percorso fino al tesoro nella galleria sotterranea in cui è stato occultato prima dell'arrivo dei nipponici.
Film interessante, anche se non del tutto riuscito: forse la svista maggiore è una scena di apertura che vorrebbe essere comica, in una riserva indiana negli USA: uno degli ex soldati è l'apache Draco, che sogna di ritrovare a Manila una fiamma del tempo di guerra e per questo abbandona la sua donna in patria (nel corso della vicenda ritroverà la ragazza dei suoi sogni che però, senza voler fare body shaming, nel frattempo ha acquisito la stessa taglia della consorte Native American).
Dopo questo avvio fuorviante, pur senza elevarsi al di sopra del B-movie, Il trafficante di Manila (1969) imbocca i binari del caper (cioè una storia imperniata su un "colpo") con tutte le difficoltà impreviste che i personaggi devono affrontare, da cui il titolo originale Impasse.


Lo stesso Morrison è piuttosto imprudente: per cominciare è l'amante di Mariko, graziosa moglie giapponese di Jesús, membro filippino del gruppo di ex militari; oltretutto l'americano si innamorerà della signorina Bobby Jones (Anne Francis), tennista professionista giunta a Manila per un torneo e figlia di Trev, che si è fatto credere morto per non rovinarle la vita. E, da qui, tutto cio che può andare storto, andrà storto. Hansen viene arrestato dopo una rissa. Trev, colto da un attacco di cuore mentre assiste di nascosto a un match della figlia, appena è fuori pericolo viene sequestrato dal subdolo giornalista Wombat, che ha scoperto i suoi segreti e chiede un riscatto.
Sicché occorre organizzare l'evasione di Hansen e il salvataggio di Trev, occasione per Burt Reynolds di esibirsi in inseguimenti a rotta di collo per le strade della città e scazzottate acrobatiche. Nel contempo Hansen, razzista, farebbe volentieri a meno di trovarsi in squadra con un apache e un filippino, e dà origine a ulteriori tensioni. Morrison però riesce a farsi dare le istruzioni da Trev e insieme agli altri tre raggiunge l'isola di Corregidor per infiltrarsi nella base, controllata dell'esercito filippino, e andare alla ricerca del tesoro. Ma un nuovo impasse rimette tutto in discussione: il colpo va riprogettato e, la seconda volta, risulterà ancora più rischioso della precedente.
Si sa che ho un debole per le trame di questo genere, quindi - anche se non siamo di fronte a un capolavoro - consiglio la visione di questo film agli appassionati del caper, ai/alle fan di Burt Reynolfds e ai cultori delle produzioni cinematografiche realizzate nelle Filippine, di cui si vedono scorci di fine anni Sessanta. Per la cronaca, l'ho recuperato di recente in dvd in Spagna, ma mi risulta che sia reperibile anche in Italia.








martedì 8 ottobre 2024

Solo chi cade può risorgere


Recupero di Andrea Carlo Cappi

Mi sono sempre domandato come, per questo classico del noir statunitense, si sia arrivati a un titolo così magniloquente come Solo chi cade può risorgere, partendo da quello originale, difficilmente traducibile, Dead Reckoning: il termine significa "navigazione stimata" e indica la posizione di un natante o un aereo valutata in base a una posizione certa precedente, alla direzione e alla velocità; ma alla lettera suona come "calcolo a morto" e si presta a macabri doppi sensi; ed è stato impiegato come sottotitolo per l'episodio di Mission: Impossible del 2023, di cui si attende la seconda parte.
Presentato in anteprima a San Francisco il 31 dicembre 1946, distribuito negli USA nel gennaio successivo e approdato un po' alla volta nel resto del mondo, il film che vede in scena la coppia Humphrey Bogart-Lizabeth ha assunto in traduzione una varietà di titoli quali in Francia En marge de l'anquête ("A margine dell'inchiesta") in Francia, in Spagna Callejon sin salida ("Vicolo cieco", poi riciclato anche per Il trafficante di Manila del 1969), in Messico Mujer maldita ("Donna maledetta"). Quello usato in Italia, dove risulta uscito il 19 febbraio 1948, è sicuramente il più originale e memorabile.
A parte le osservazioni da traduttore, ho rivisto con piacere questo film dopo decenni e per la prima volta in lingua originale, su un dvd della Sinister Film datato 2017 (anche con audio in italiano e sottotitoli), con l'indiscutibile vantaggio di non ricordare come andasse a finire.


Siamo appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale. In una cittadina statunitense (di fantasia) chiamata Gulf City un uomo corre sotto la pioggia, sfuggendo alle auto della polizia e forse a qualcun altro. Si rifugia in una chiesa cattolica, dove scorge il parroco a colloquio con un cappellano militare ancora in uniforme, rimpatriato da poco. Il fuggiasco (Humphrey Bogart) ha bisogno di parlare con qualcuno e decide di confidarsi con il cappellano. Ha inizio un lungo flashback, con la voce fuori campo di Bogart che rimanda alla narrazione in prima persona del romanzo noir di quegli anni, benché il film sia basato su un soggetto originale per il cinema.
Apprendiamo che l'uomo in fuga si chiama Warren "Rip" Murdock, da civile titolare di una compagnia di taxi a St. Louis, in guerra capitano dei paracadutisti. Lui e il sergente Johnny Drake (William Prince), oltre che amici, erano un duo inarrestabile oltre le linee nemiche; e, per evitare che si parli di omosessualità inconfessata, il capitano è un donnaiolo impenitente mentre il sergente è rimasto fedele al ricordo di una ragazza rimasta in patria, legato alle note di una canzone. Pochi giorni prima, i due militari sono stati riportati di fretta negli USA dall'Europa, senza che venisse loro rivelato il motivo. Finché, su un treno per Washington, hanno appreso che il giovane sergente stava per ricevere una medaglia al valore del Congresso. A questa notizia, alla prima occasione Johnny si è dato alla fuga, facendo perdere le proprie tracce.
Rip, incaricato informalmente di rintracciarlo, ha intuito che Johnny si fosse arruolato sotto falso nome per nascondere qualcosa del proprio passato, che sarebbe riemerso appena fossero state pubblicate sui giornali le sue foto come eroe di guerra. il primo indizio è la medaglietta dell'Università di Yale, da cui il sergente non si separava mai. Da qui il capitano è risalito al vero nome, J. J. Preston, e all'ultimo indirizzo, a Gulf City, nel cui unico albergo degno di tale nome ha trovato un messaggio firmato con il grido di guerra dei paracadutisti: Jeronimo: Il giovane sapeva che Murdock lo avrebbe cercato.


Ma Johnny non si fa vivo. Il capitano prova a controllare in obitorio la presunta vittima di un incidente stradale, ora carbonizzata: riconosce tra gli oggetti personali la medaglietta di Yale. Dai giornali locali delle settimane precedenti all'arruolamento del giovane scopre che Johnny Preston era ricercato per l'omicidio del ricco signor Chandler, a causa di una donna: la signora Coral Chandler (Lizabeth Scott), ex cantante di un night-club; fra i testimoni, un cameriere del locale. 
Rip rifiuta di credere che l'amico sia un assassino. Va a parlare con il cameriere, scopre che Johnny ha lasciato a quest'ultimo un messaggio per lui, ma non riesce a farselo consegnare. Ci si mettono di mezzo il proprietario del club Martinelli (Morris Carnovsky) e il suo braccio destro Krause (Marvin Miller), ma soprattutto l'apparizione di Coral, che viene invitata a esibirsi nella canzone che aveva conquistato Johnny, Either it's love or it isn't. Per quanto sospettoso nei confronti di lei, Rip non può che restarne affascinato. Quando il mattino dopo si risveglia in albergo con un cadavere nella stanza, non gli resta che chiedere l'aiuto di Coral per uscire dalla situazione, nella speranza di dimostrare quantomeno l'innocenza dell'amico.
Non racconto altro di questa storia decisamente noir, con qualche concessione alle regole di Hollywood. C'è una punta scherzosa di maschilismo in Rip Murdock, che lui stesso smentisce quando riconosce il coraggio di Coral, intrappolata di fatto in un mondo in cui sono certi uomini a dettare le regole, spesso con l'inganno e con la violenza. Si potrebbe notare anche che i personaggi collegati alla malavita hanno cognomi italiani, il che a dire il vero capitava spesso nella realtà di quegli anni. Ma colpisce il contrasto tra chi è andato in guerra e ne è rimasto segnato, e la realtà in patria dove invece tutto è rimasto come prima: la testimonianza di un'epoca, una volta di più attraverso una storia noir.



 

Iperwriters - Superman è morto

Photo: Eddie Zhang on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 57 - Superman è morto Venerdì, ore 1...