martedì 8 ottobre 2024

Solo chi cade può risorgere


Recupero di Andrea Carlo Cappi

Mi sono sempre domandato come, per questo classico del noir statunitense, si sia arrivati a un titolo così magniloquente come Solo chi cade può risorgere, partendo da quello originale, difficilmente traducibile, Dead Reckoning: il termine significa "navigazione stimata" e indica la posizione di un natante o un aereo valutata in base a una posizione certa precedente, alla direzione e alla velocità; ma alla lettera suona come "calcolo a morto" e si presta a macabri doppi sensi; ed è stato impiegato come sottotitolo per l'episodio di Mission: Impossible del 2023, di cui si attende la seconda parte.
Presentato in anteprima a San Francisco il 31 dicembre 1946, distribuito negli USA nel gennaio successivo e approdato un po' alla volta nel resto del mondo, il film che vede in scena la coppia Humphrey Bogart-Lizabeth ha assunto in traduzione una varietà di titoli quali in Francia En marge de l'anquête ("A margine dell'inchiesta") in Francia, in Spagna Callejon sin salida ("Vicolo cieco", poi riciclato anche per Il trafficante di Manila del 1969), in Messico Mujer maldita ("Donna maledetta"). Quello usato in Italia, dove risulta uscito il 19 febbraio 1948, è sicuramente il più originale e memorabile.
A parte le osservazioni da traduttore, ho rivisto con piacere questo film dopo decenni e per la prima volta in lingua originale, su un dvd della Sinister Film datato 2017 (anche con audio in italiano e sottotitoli), con l'indiscutibile vantaggio di non ricordare come andasse a finire.


Siamo appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale. In una cittadina statunitense (di fantasia) chiamata Gulf City un uomo corre sotto la pioggia, sfuggendo alle auto della polizia e forse a qualcun altro. Si rifugia in una chiesa cattolica, dove scorge il parroco a colloquio con un cappellano militare ancora in uniforme, rimpatriato da poco. Il fuggiasco (Humphrey Bogart) ha bisogno di parlare con qualcuno e decide di confidarsi con il cappellano. Ha inizio un lungo flashback, con la voce fuori campo di Bogart che rimanda alla narrazione in prima persona del romanzo noir di quegli anni, benché il film sia basato su un soggetto originale per il cinema.
Apprendiamo che l'uomo in fuga si chiama Warren "Rip" Murdock, da civile titolare di una compagnia di taxi a St. Louis, in guerra capitano dei paracadutisti. Lui e il sergente Johnny Drake (William Prince), oltre che amici, erano un duo inarrestabile oltre le linee nemiche; e, per evitare che si parli di omosessualità inconfessata, il capitano è un donnaiolo impenitente mentre il sergente è rimasto fedele al ricordo di una ragazza rimasta in patria, legato alle note di una canzone. Pochi giorni prima, i due militari sono stati riportati di fretta negli USA dall'Europa, senza che venisse loro rivelato il motivo. Finché, su un treno per Washington, hanno appreso che il giovane sergente stava per ricevere una medaglia al valore del Congresso. A questa notizia, alla prima occasione Johnny si è dato alla fuga, facendo perdere le proprie tracce.
Rip, incaricato informalmente di rintracciarlo, ha intuito che Johnny si fosse arruolato sotto falso nome per nascondere qualcosa del proprio passato, che sarebbe riemerso appena fossero state pubblicate sui giornali le sue foto come eroe di guerra. il primo indizio è la medaglietta dell'Università di Yale, da cui il sergente non si separava mai. Da qui il capitano è risalito al vero nome, J. J. Preston, e all'ultimo indirizzo, a Gulf City, nel cui unico albergo degno di tale nome ha trovato un messaggio firmato con il grido di guerra dei paracadutisti: Jeronimo: Il giovane sapeva che Murdock lo avrebbe cercato.


Ma Johnny non si fa vivo. Il capitano prova a controllare in obitorio la presunta vittima di un incidente stradale, ora carbonizzata: riconosce tra gli oggetti personali la medaglietta di Yale. Dai giornali locali delle settimane precedenti all'arruolamento del giovane scopre che Johnny Preston era ricercato per l'omicidio del ricco signor Chandler, a causa di una donna: la signora Coral Chandler (Lizabeth Scott), ex cantante di un night-club; fra i testimoni, un cameriere del locale. 
Rip rifiuta di credere che l'amico sia un assassino. Va a parlare con il cameriere, scopre che Johnny ha lasciato a quest'ultimo un messaggio per lui, ma non riesce a farselo consegnare. Ci si mettono di mezzo il proprietario del club Martinelli (Morris Carnovsky) e il suo braccio destro Krause (Marvin Miller), ma soprattutto l'apparizione di Coral, che viene invitata a esibirsi nella canzone che aveva conquistato Johnny, Either it's love or it isn't. Per quanto sospettoso nei confronti di lei, Rip non può che restarne affascinato. Quando il mattino dopo si risveglia in albergo con un cadavere nella stanza, non gli resta che chiedere l'aiuto di Coral per uscire dalla situazione, nella speranza di dimostrare quantomeno l'innocenza dell'amico.
Non racconto altro di questa storia decisamente noir, con qualche concessione alle regole di Hollywood. C'è una punta scherzosa di maschilismo in Rip Murdock, che lui stesso smentisce quando riconosce il coraggio di Coral, intrappolata di fatto in un mondo in cui sono certi uomini a dettare le regole, spesso con l'inganno e con la violenza. Si potrebbe notare anche che i personaggi collegati alla malavita hanno cognomi italiani, il che a dire il vero capitava spesso nella realtà di quegli anni. Ma colpisce il contrasto tra chi è andato in guerra e ne è rimasto segnato, e la realtà in patria dove invece tutto è rimasto come prima: la testimonianza di un'epoca, una volta di più attraverso una storia noir.



 

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