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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 56 - Ascesa e caduta delle cartolibrerie (due)
Venerdì, ore 13. Doveva essere quel giorno e quell'ora, quando ho visto il mio ultimo romanzo storico proprio qui, nella cartolibreria che ora chiuderà per sempre.
Di certo, era il 2013. L'inizio della caduta. Non mi riferisco alla mia (non sono accentratrice a tal punto) ma a quella di tutti. Di tutta una cerchia di scrittori della mia generazione, e ovviamente delle cartolibrerie.
Se ricordate il precedente editoriale, fate un confronto fra i prodotti che esponevano nei decenni passati e i prodotti attuali.
Forse anche prima, ma certamente dopo il 2010 il valore del libro è crollato precipitevolissimevolmente. Inaccettabili i rilegati da diciotto euro, e perfino gli economici da otto. Troppi soldi, troppi, per un libro, se si volevano l'avvento degli ebook e l'esplosione delle autoproduzioni. Come mi ha detto una volta la mia amica emigrata a Berlino: “Solo chi si è fatto un feudo mettendo la faccia in televisione con un programma suo potrà sopravvivere in libreria. Gli altri saranno tutti uguali.”
E io aggiungo (e perdonatemi: non è veterofemminismo, è un fatto) che l'Italia non è un paese per donne. Nessuna Ruth Rendell si è affermata qui, e NON per mancanza di talento.
Tornando ai libri... è stato con orrore che ho visto, in un'edicola a pochi passi da casa, un lotto di pubblicazioni di Marco Tropea svendute a due euro. Compresi i miei romanzi, su cui negli anni '90 avevo puntato tutto.
In seguito, nelle fiere antiquarie, i cartacei si sarebbero venduti a un euro. Ora, è richiesto che vengano dati in regalo. La cartolibreria regala i suoi fondi di magazzino, e diverse persone espongono fuori dalle porte in cassette i volumi di cui vogliono liberarsi.
Io sto per cambiare casa e farò la stessa cosa. Dovrò sacrificare una parte della mia biblioteca, ma spenderò comunque una certa cifra per traslocare un piccolo o grande pezzo di storia e cultura d'Occidente. Passioni, cuciosità intelletuali, sorprese e scoperte mie e di mio marito.
Ma potrei anche andarmene soltanto con i documenti, pochi effetti personali e la gatta, senza portare nulla di mezzo secolo di lavoro letterario, peraltro già perduto nei buchi neri della memoria storica.
Per inciso: quelli della cartolibreria mi regalerebbero i loro scaffali.
Belli, robusti, ma vuoti.
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