domenica 9 ottobre 2022

Everything, everywhere, all at once


Recensione di Andrea Carlo Cappi
 
Come dicono gli stessi sceneggiatori-registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert (alias "i Daniels"), ecco dieci film al prezzo di uno: fantascienza nel multiverso, commedia orientale bilingue, sfondo sociale asiatico-americano, meta-film con assortimento di parodie, riflessione filosofica, vicenda strappalacrime, azione, kung-fu, un tocco di Douglas Adams (il Woody Allen del fantastico, autore di Guida galattica per gli autostoppisti) e, se vogliamo, il remake alternativo di una pellicola degli anni Duemila di cui vi dico più avanti. Non tutte le componenti sono dosate alla perfezione, ma il risultato è singolare.
In primo luogo funziona il cast, in cui Michelle Yeoh – nel ruolo della protagonista Evelyn – assurge al ruolo di... diva assoluta. Bellissima sessantenne, l’attrice sino-malese resa celebre dal cinema di Hong Kong anni Ottanta (anche al fianco di Jackie Chan) e in seguito da 007-Il domani non muore mai e La tigre e il dragone, è apparsa di recente in un paio di film Marvel, in particolare in Shang-Chi, dove mostrava una volta di più la sua eleganza marziale. Versatilità in scena e agilità nell’azione ne fanno una figura senza pari nel cinema.
Ma – oltre a una sorprendente Jamie Lee Curtis, agente delle tasse magnificamente detestabile – reggono il confronto l’ultranovantenne caratterista James Hong (il severo padre di Evelyn), la trentenne Stephanie Hsu (la figlia adolescente Joy) e il cinquantenne Ke Huy Quan (il marito), che qualcuno ricorderà nei suoi ruoli giovanili in Indiana Jones e il tempio maledetto e I Goonies. Tutti devono interpretare, cosa per nulla facile, differenti incarnazioni dei propri personaggi nel multiverso.


Per chi avesse poca familiarità con l’argomento, l'ipotesi del multiverso implica l’esistenza di un numero esteso di realtà alternative, coesistenti con quella in cui viviamo ma non sempre simili. Il concetto risale più o meno ad Anassimandro di Mileto (VI secolo a.C.) ma è divenuto popolare nella fiction più o meno sessant’anni fa con i fumetti di Flash; la DC Comics ha poi adottato l’espediente per risolvere le incoerenze tra varie versioni dei propri personaggi e oggi, al pari della Marvel Comics, per far convivere i propri vari adattamenti sullo schermo: se qualcosa era diverso... era in un altro universo. Al cinema la Marvel ci ha giocato ultimamente con Spiderman e il Dottor Strange.
Ma la vera domanda è: qualcuno ricorda The One?
Diretto nel 2001 da James Wong (anche co-sceneggiatore al fianco di Glen Morgan, con cui ha firmato parecchi episodi di The X-Files), quel film vedeva come comprimari Carla Gugino, Delroy Lindo e Jason Statham, e come protagonista Jet Li. Il celebre interprete di arti marziali, all’epoca in prestito al cinema USA, raffigurava varie versioni dello stesso personaggio nel multiverso; tra costoro, da una parte un viaggiatore interdimensionale che intende eliminare tutti gli altri "sé" per assorbirne le energie diventando un superuomo (l’Unico del titolo); e dall'altra l’ultimo ignaro alter ego superstite, costretto a confrontarsi con il sé-avversario.


Qui le cose cambiano: in uno degli altri universi, Evelyn Quan è un genio della scienza che ha scoperto come collegarsi con i mondi paralleli, facoltà che ora qualcun altro usa in modo distruttivo. Nella nostra realtà, invece, Evelyn non è riuscita in niente e, come emigrata cinese negli USA, gestisce stressata la lavanderia aperta con il marito, senza rendersi conto che questi ormai vuole il divorzio; ma intanto lei deve aggiustare i rapporti con la figlia adolescente e cercare il plauso del padre in visita dalla patria, un uomo all’antica che non ha mai accettato le sue scelte; anzi, non ha mai accettato di avere una figlia femmina, quindi difficilmente potrebbe mandar giù una nipote non solo americana, ma anche tatuata e lesbica.
Mentre la nostra Evelyn affronta un serio problema fiscale da cui dipende la sopravvivenza della lavanderia, da un’altra realtà una diversa incarnazione del marito occupa temporaneamente il corpo di quest’ultimo e le spiega che l’intero multiverso sta per essere assorbito da un immenso buco nero a forma di bagel. Solo lei, quella che ha avuto meno successo nella vita fra tutte le sue versioni possibili, può salvare ogni dimensione. Alla nostra Evelyn non resta dunque che collegarsi con altre proprie incarnazioni e mutuarne le tecniche di sopravvivenza... cosa possibile solo attuando eventi a elevata improbabilità.
Da questo momento il film diventa assolutamente imprevedibile, cambiando registro di continuo e raggiungendo paradossi assoluti, momenti grotteschi, assurdità geniali. Per dirla tutta, il lieto fine, un po’ troppo dilatato e disneyano, non tiene ben conto dei disastri che intanto sono avvenuti nelle varie realtà alternative. Ma i buoni sentimenti prevalgono e tutto si risolve con un invito alla comprensione reciproca, che vuol essere il messaggio del film. Il risultato diverte e persino a tratti commuove, oltre a mostrare una grandissima prova di Michelle Yeoh, senza la quale nessuno degli universi narrati potrebbe reggere un solo istante.

Nota del 13 marzo 2023: il film ha ricevuto i seguenti premi Oscar: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio, migliore colonna sonora, miglior attrice protagonista (Michelle Yeoh), miglior attrice non protagonista (Jamie Lee Curtis), miglior attore non protagonista (Ke Huy Quan).

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