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Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 7 - La sformazione
Venerdì, ore 13. Sono, con Max, alla biblioteca comunale a perdere tre anni di vita. Alla deriva, lasciandomi trasportare dalle onde, e sperando che mi conducano da qualche parte sulla terraferma.
Ma a questo punto, se continuate a seguirmi, vi chiederete qual è la mia formazione, fra tante influenze che tendevano a sformarmi. Che cosa ho letto? Me lo hanno domandato spesso. Soprattutto gli scrittori con pedigree, scandalizzati che una come me, invece di fare la donna delle pulizie, potesse lavorare (orrore!) al loro livello.
Ecco qua: Giovanni Verga letto a tredici anni. Non era nel programma scolastico; me lo ha messo nelle mani la mia insegnante: io non dovevo perdere tempo con letture sciocche.
Alessandro Manzoni. La sua scrittura è fisica: te lo fa vedere, Don Abbondio che percorre quella stradina che costeggia il lago. Una scrittura che ti mangia e si fa mangiare.
Con Manzoni ho sentito per la prima volta quello che si può fare con le parole. Dai tempi delle scuole medie ho sognato di riuscire un giorno a compiere qualcosa che potesse avvicinarsi a una simile magia.
Poi, alle superiori, Eugenio Montale (di cui ricordo ancora versi a memoria) e tanto, tanto Pirandello. Che non era nei programmi scolastici, ma che ho divorato tutto. Grazie a Pirandello ho passato l'esame di maturità spensieratamente e senza dolore. Godendo ancora di un po' di credito di stima che era arrivato ai membri della commissione, ho dovuto rispondere a una sola domanda (che non chiedeva risposta):
“Se per Pirandello siamo tante persone quanti sono gli occhi che ci guardano, in quanti siamo in questa stanza?”
Dopo? Dopo sono arrivati gli stranieri. Wilde, Bronte, Shelley, Poe, Melville. Un innamoramento pazzo per Arthur Rimbaud. Lettrice onnivora, passavo da uno stimolo ricevuto da una lettura ad altre letture. All'Università ho letto À rebours, di Huysmans, un libro di cui uno dei docenti non conosceva neppure l'esistenza (per questo mi avrà cacciata al suo esame, sicuramente).
Eravamo approdati, Max e io, alla Francia, la terra delle leggende letterarie.
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