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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 60 - Bullismo intellettuale
Venerdì, ore 13. L'evento che ho descritto nell'ultimo editoriale può essere stato drammatico, ma mi è stato utile per imparare a diffidare e a proteggermi. Ad altri è capitato qualcosa di simile, e in certi casi di peggiore. Ho assistito ad episodi di bullismo intellettuale, in presenza e online, che in confronto quello delle strade di periferia è un parco giochi per bambini.
Il bullismo intellettuale all'epoca in cui imperversavano le presentazioni di libri ante-social era raffinato, sottile e tagliente. Talmente sottile che quasi non ti accorgevi dei tagli. Io, che nutrivo un pregiudizio positivo, me ne sarei accorta perfino dopo mesi e anni. Ero affascinata dagli intellettuali borghesi progressisti ed ero convinta che non potessero mai, mai e poi mai agire come la teppa che avevo conosciuto in passato. Credevo con incrollabile fede che fossero umani e invidiosi (come lo sono io) ma abbastanza leali (come lo sono io) da rispettare il talento in chi ce l'ha.
Ad uso dei colleghi scrittori, proverò a fornire qui alcune considerazioni sul bullismo letterario italiacano, a mio avviso la premessa da cui derivano certi comportamenti sui social.
Se eravate uomini avevate sempre in sala lo scrittore-migliore-di-voi, quello il cui genio doveva essere riconosciuto e divulgato al posto del vostro che valeva poco o nulla.
Se eravate donne e puntavate sul vostro fascino erotico, subivate i più disgustosi tentativi di adescamento e gli attacchi di due scrittori-migliori-di-voi, un maschio e una femmina. Se puntavate solo sull'intelletto, eravate ricondotte su un terreno erotico: subivate i più disgustosi tentativi di adescamento e gli attacchi di due scrittori-migliori-di-voi, un maschio e una femmina.
Per tutti c'erano quelli che, sia sul palco mentre vi stavano presentando, sia fra il pubblico, vi facevano notare gli errori nel testo. Anche se avevate sbagliato un orario ferroviario. E i provocatori che (spesso fingendo un goliardico scherzo a cui non ci si poteva sottrarre senza mancare di spirito) colpivano in qualsiasi modo congruo e incongruo.
La mia tecnica, fin dal principio, è sempre stata quella di dar ragione a tutti. Alla mia ultima presentazione due tizi mi hanno chiesto: Ma in fondo scrivere non serve a niente, no?
Ho risposto sì, sì, certo. A niente.
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