Recensione di Andrea Carlo Cappi
Un thriller psicologico davvero notevole, molto superiore alla media per qualità di scrittura, costruzione della vicenda e resa dell'ambientazione. Come sanno fare solo i migliori scrittori di noir, l'autore nigeriano Femi Kayode si ispira a un episodio drammatico realmente accaduto e utilizza l'indagine del protagonista per raccontare la realtà del suo paese, mettendone in luce modernità e contraddizioni, storia recente e questioni etnico-religiose, rese ben comprensibili a un lettore “esterno”. Quando mi è stata proposto di tradurre Lightseekers ho dato una rapida occhiata alla scheda di presentazione e il mio interesse si è acceso subito. Il romanzo, uscito da Longanesi nel gennaio 2022 come Il cercatore di tenebre (poi vi spiego l'apparente contraddizione tra i due titoli), ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa.
Il professor Philip Taiwo è nato in Nigeria, ma ha studiato e ha lavorato negli Stati Uniti, diventando esperto di psicologia della folla e consulente dell'SFPD. L'aggancio agli USA, che deriva dalle esperienze personali dell'autore, non serve solo a dare riferimenti comprensibili al pubblico "occidentale", ma anche a fare del protagonista uno straniero in patria: Taiwo era qualcuno a San Francisco, ma quando la moglie decide di tornare a vivere a Lagos, dove la attende un ruolo importante in ambito universitario, lui si trova a essere un pesce fuor d'acqua, insoddisfatto sul piano lavorativo e incerto persino sulla stabilità del suo matrimonio.
Tuttavia il suo curriculum professionale induce un importante manager della capitale ad assumerlo per un'indagine: nella cittadina universitaria di Okriki tre giovani sono stati uccisi dalla folla inferocita mediante necklacing, ovvero intrappolati in pneumatici cosparsi di benzina cui è stato dato fuoco. Erano accusati di far parte di una "setta", come vengono definite le organizzazioni studentesche che sfociano nella criminalità e sono alla base della cosiddetta "mafia nigeriana". Una delle vittime è il figlio del manager, il quale non crede che il ragazzo fosse coinvolto in attività illegali. Il brutale atto di giustizia sommaria è stato il gesto spontaneo di una comunità esasperata da furti e rapine, oppure è frutto di manovre altrui, il concetto che il protagonista definisce “violenza in subappalto”?
Taiwo non è né un detective privato né un poliziotto: è uno psicologo forense, un ricercatore da biblioteca e da scrivania. Appena arriva a Okriki, dove viene affiancato dall'autista-assistente Chika, più esperto di lui delle regole non scritte che dominano da quelle parti, si trova di fronte al muro di gomma della polizia locale e alle pressioni della comunità tribale. Nessuno gradisce che sia venuto a ficcare il naso in una vicenda che tutti danno ormai per chiusa. Taiwo corre seri rischi personali, si guadagna l'appoggio di un'affascinante avvocatessa, ma non può fidarsi di nessuno. E intanto attraverso i social network qualcuno istiga alla violenza la gente di Okriki, pilotandone la rabbia come un sapiente burattinaio in un crescendo drammatico.
Il titolo originale e quello italiano giocano sul tema di "luce" e "tenebra", che non riguardano solo la necessità di fare chiarezza su un caso apparentemente risolto. I due termini si riferiscono anche alla psicologia di un misterioso antagonista che agisce nell'ombra e che il lettore incontra più volte nel romanzo... Ma non posso dire altro senza svelare le sorprese della trama, sapientemente costruita con la tecnica dei migliori autori americani, ma capace di immergere il lettore in un'atmosfera africana in cui possiamo riconoscere problematiche di intolleranza, manipolazione della folla e violenza in agguato, comuni a qualsiasi società. Un romanzo appassionante, da cui c'è molto da imparare.
Femi Kayode Il cercatore di tenebre. 400 pagine, euro 18,60
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