domenica 6 aprile 2025

Franco Pezzini: Morte astrale



Recensione di Claudia Salvatori

Siamo al crepuscolo dell'età vittoriana, culla di quell'immaginario che ha folgorato noi “di nicchia”, madre di Sherlock Holmes, Dorian Gray, Dracula, Mister Hyde e tutti gli amabili mostri che ancora ci incantano, moltiplicati in innumerevoli apocrifi, prequel, sequel, manipolazioni in libri, film e serie televisive. Un immaginario che viene fruito volentieri nel nostro paese, ma poco alchemicamente lavorato da scrittori e sceneggiatori.
Cito però il recente Hyde in Time di Mario Gazzola (Edikit), che fa vivere il dottor Jekyll attraverso le epoche, incarnato in Jack the Ripper e così via, fino ai giorni nostri, il tempo degli assassini (e dei consumatori di oppiacei) già preannunciato da Rimbaud.
In Morte Astrale (appena uscito da Polidori) Franco Pezzini racconta questo crepuscolo e il tramonto della Golden Dawn, l'ordine ermetico di cui hanno fatto parte Arthur Machen e altri scrittori suoi coevi, fra i quali Aleister Crowley, dal risplendente talento letterario. Di Crowley abbiamo letto di recente l'antologia poetica Macchie Bianche e il romanzo Moonchild, entrambi editi da Independent Legions.
L'ordine della Golden Dawn è stato l'ultimo depositario della tradizione, delle sapienze antiche e della storia esoterica della civiltà umana.
Ne è ben consapevole Pezzini, erudito e saggista di valore, che nella sua prima opera narrativa fa trasparire questa storia con grande ricchezza di riferimenti culturali dalle sue più lontane origini attraverso le epoche e i popoli, pur senza rinunciare a condurci in una narrazione avvincente.
Nella protagonista Ariadne, maga naturale in grado di compiere viaggi astrali, Pezzini ridona dignità alla Grande Madre e alla partecipazione femminile nella spiritualità: la Golden Dawn, come le chiese gnostiche, ammetteva le donne fra i suoi ranghi (ne facevano parte la moglie di Oscar Wilde e svariate eminenti scrittrici e filosofe).
E' in fondo l'eterna lotta fra il Bene e il Male che viene narrata, su due livelli temporali. Un rituale magico, un anti-Graal capace di porre fine alla vita sulla terra, viene combattuto e vinto da un poeta cantore nel Medioevo. La stessa magia cattiva dovranno affrontare a combattere i restanti adepti di una Golden Dawn minacciata dall'interno e dall'esterno.
Dissolta, a mio parere, meno dal mago secessionista Aleister Crowley e più dalla stessa dissoluzione dell'Occidente, da una propaganda diffamatoria materialista e scientista che l'ha sprofondata negli inferni mediatici di un satanismo da televisione.
E' proprio nel nostro tempo, in cui i “segreti e misteri” storici e archeologici vengono presentati come se fossero fiction perché non ci si creda, che sono benvenute le fiction con sottotesti di verità... perché infine ci si creda.






















venerdì 4 aprile 2025

Iperwriters - "Vuoi pubblicare il tuo libro?"

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 67 - "Vuoi pubblicare il tuo libro?"

Venerdì, ore 13. Una domanda appesa sopra la mia testa. Avevo già pubblicato diversi libri apparsi in librerie e fiere, quando mi è capitato di leggere questo invito alla pubblicazione su un treno.
Il cartellino di non ricordo quale casa editrice dondolava sinistramente dai sostegni per i bagagli, seguendo il movimento della carrozza.
Ora, le case editrici a pagamento erano sempre esistite. I professionisti della scrittura le evitavano come la peste e i professionisti dell'editoria le disprezzavano. Operavano in segreto. Come una vergogna dal retrogusto di fallimento per chi pagava, e dal retrogusto di malafede per i tipografi che chiedevano “il contributo spese”.
Ma quel cartellino era qualcosa di diverso. Del tutto svergognato, come il più trash dei format televisivi. Un presagio, un segno diabolico. Era una PUBBLICITA'.
Dubito che, dopo gli anni '50 del secolo scorso, qualcuno abbia consegnato il suo nome alla storia letteraria con un libro autopubblicato (se siete a conoscenza di qualche caso, ditelo). Lo aveva fatto Marcel Proust, poi strumentalizzato come argomento a sostegno di chi si autopubblicava: Se chi mi deve giudicare è miope e non vede il mio genio, devo continuare a crederci e trovare altri modi per mostrarlo al mondo.
Ma Proust viveva a Parigi. E in una certa Parigi, il faro culturale del mondo. Chi la conquistava arrivava a tutti. Un libro autopubblicato poteva essere lasciato davanti alla porta di casa di altri scrittori e critici eminenti, portato alle redazioni dei giornali, letto ad alta voce nei salotti.
Per chi si autopubblicava all'inizio degli anni '90 in una provincia italiana non c'erano Amazon e i social network. Internet cominciava appena a diffondersi nelle case. La grande editoria era ancora la Grande Muraglia. Quella piccola un arcipelago in espansione, con troppe incognite.
Autopubblicare, se andava bene, significava recuperare le spese vendendo metà delle copie a una banca o azienda sponsor e l'altra metà fra parenti, conoscenti, presentazioni nel circondario, fiere del fungo e castagnate danzanti. Andasse bene o male, la fine della strada era il nulla. Nessun direttore editoriale apriva mai un prodotto self per leggerlo. Sapevano riconoscere dalla grafica un lavoro professionale da uno no.
E io? Non volevo forse, in mezzo a tutto questo, pubblicare il mio libro?

(Immagine generata con AI)


Franco Pezzini: Morte astrale

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