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Editoriale di Claudia Salvatori
Venerdì ore 13. Dunque, i container portano anche un po' di Storia. Giusto un pochino, perché è un'impresa ardua riacciuffare la Storia dall'archeologia e dagli strati sedimentati di menzogne che ci sono state raccontate nei secoli dei secoli.
Ma oggi, e sottolineo oggi, chi scrive Storia ha un nemico ben più grande da affrontare delle mistificazioni passate.
Si tratta della presentificazione della Storia. Di quel sentimento che vuole mettere il “granello di sabbia” che è diventato l'essere umano e il mondo in cui vive oggi al posto di ogni altra ipotesi o proposta di civiltà. Un eterno presente non mistico, non primigenio come il serpente che si chiude sulla sua coda, ma un concepire la Storia come una serie di granelli di sabbia tutti uguali al granello di oggi, il migliore mai esistito e pertanto terminale e imprescindibile.
Gianfranco Manfredi, uno scrittore che ha attraversato con molteplici esperienze creative la storia d'Italia, e di cui abbiamo pubblicato La fuga del cavallo morto, in una nostra vecchia intervista a proposito del suo romanzo La freccia verde parla di “tirannia della contemporaneità”: “Viviamo in un periodo, soprattutto in Italia, di autentico rifiuto della Storia. Il contemporaneo detta l'agenda della scrittura in una versione ancor più limitata, cioè quella, scandita dalla televisione, dalla stampa e dal web, dell'Attualità. Letterariamente ciò significa che il giornalismo si mangia la scrittura. Lìaspetto specificamente tirannico è la convinzione che la Storia, la nostra Storia, nasca (o debba rinascere) da zero, governata dalla pura e semplice Volontà. E' sempre da qui, dal Punto Zero, che originano le istanze palingenetiche, che in buona sostanza significano: prendiamoci la Storia Presente e rivoltiamola come un calzino. L'incapacità di saper leggere le dinamiche storiche (che non originano da noi) ci lascia in mano, in realtà, un calzino bucato e puzzolente.”
Lui parla di punto zero, io parlerei di final destination. Il concetto è lo stesso: oggi si richiede dagli scrittori di romanzi storici che Alessandro Magno, Carlo Magno e chiunque sia Magno pensino, parlino e agiscano come se fossero appena usciti da un bar di provincia. Lo scopo è che siano e siano stati uguali a noi, non di meno ma sicuramente non di più.
Il seguito nei prossimi container.