venerdì 8 agosto 2025

Iperwriters - Sono una scrittrice rosa


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori


Venerdì, ore 13. Ecco apparire, su Il Mondo del 18 maggio 1996, il seguente colonnino anonimo su Schiavo e Padrona dal titolo: NO GRAZIE: Un romanzetto stile “armony” (sic) ma in versione sado-maso... non è uno di quei libri da non perdere. Divertente solo la dedica: “a mio marito”. Chissà...
Questo è un esempio della mentalità italiacana sulla scrittura a firma femminile: collocazione in romance (a meno che non si scriva per l'infanzia), curiosità per il corpo della scrittrice nella sua vita reale, battuta goliardica e derisoria su un marito succubo.
Leggete questo passo del romanzo:
La discoteca Macumba sorgeva nell’hinterland, al centro di un vasto piazzale circondato da un’arida campagna devastata dagli incendi....
A pianta circolare, sormontata da un tetto di forma conica, pareva un gigantesco tendone da circo inamidato nel cemento.... un circo tristemente festoso, rutilante di fari, sormontato da un’enorme insegna al neon ricurva come la cometa di Betlemme e chiassoso di altoparlanti esterni che aggredivano l’aria con sparate di tecno e rap. Brillava nella notte della profonda provincia ad annunciare il rito collettivo dello sballo, come le chiese chiamavano i fedeli al contatto col divino.
... All’ingresso del locale si ergevano due statue in plastica fosforescente, alte tre volte una persona. Rappresentavano due corpi nudi, maschio e femmina, colti in una stereotipata posizione scultorea. Passando lì sotto, si subiva la fisicità esaltata dei due giganti incombenti: erano gli oggetti del desiderio, le divinità di cui ciascuno, entrando, andava in cerca.
E ditemi se Schiavo può essere mai pubblicato in una collana seriale di romance.
Ora, l'anonimo recensore aveva letto il libro? Secondo me sì. Tutto, scandalizzandosi per bene, e ovviamente fingendo di non scandalizzarsi. Offeso nel profondo che una donna possa elencare tutte le scene del calvario sessuale umano.
Mi bolla da scrittrice rosa prendendo a pretesto l'happy end: la sadica e il masochista che tentano di vivere felici e contenti. Era richiesto un finale tragico per i due amanti viziosi, in stile Ultimo Tango.
Ebbene, no.
Non è che mi piacciano le storie a lieto fine, ma adoro i ribaltamenti.

(Immagine realizzata mediante AI)


martedì 5 agosto 2025

"Per non dimenticare il re dello spionaggio"

 


In prossimità dell'anniversario della scomparsa di Stefano Di Marino, avvenuta il 6 agosto 2021, riportiamo parte di un articolo dal settimanale Crimen-Cronaca vera del 24 luglio 2025: l'intervista di Johnny Santini ad Andrea Carlo Cappi, che insieme ad Alessandro Cirillo ha curato l'antologia I Professionisti, pubblicata nella collana M-Rivista del Mistero presenta di Ardita Edizioni.


Per non dimenticare il re dello spionaggio

Rinasce in veste di collezione di libri una testata storica della narrativa popolare italiana: M-Rivista del Mistero, creata nel 2000 dagli scrittori Andrea Carlo Cappi e Andrea G. Pinketts, che per quasi un decennio portò alla ribalta nuove leve della suspense made in Italy, recuperando nel contempo inediti di grandi firme mondiali. La neonata Ardita Edizioni di Roma lancia oggi M-Rivista del Mistero presenta, ordinabile online in cartaceo e ebook: il primo volume è dedicato al romanziere Stefano Di Marino, scomparso nel 2021. Ne parliamo con Cappi, da sempre curatore della pubblicazione.

Cosa fu e cos’è adesso M-Rivista del Mistero?

Venticinque anni fa si sentì il bisogno di una collezione che, dal giallo al fantastico, facesse scoprire al pubblico grandi storie vecchie e nuove, e il loro “dietro le quinte”. Ogni numero trattava un particolare argomento, con maestri di ogni epoca e nuove promesse letterarie: pubblicammo scritti di cronaca nera di Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes; un romanzo “perduto” di Dashiell Hammett, il detective americano divenuto grande scrittore noir; e persino un racconto dimenticato di Ian Fleming con 007; ma anche autrici e autori italiani di valore. Con M-Rivista del Mistero presenta riprendo la struttura di antologia a tema. Il pubblico se ne ricorda ancora: all’uscita del nuovo volume, I Professionisti, Amazon non riusciva a stare dietro alla quantità di ordini!

Il primo volume raccoglie storie di spionaggio made in Italy... e si pensa subito al maestro del genere, Stefano Di Marino, che si tolse la vita nell’estate del 2021.

Fu per trent’anni il massimo autore italiano di noir e avventura, amatissimo dal pubblico ma ucciso da uno spietato silenzio mediatico. Il suo lavoro per “Segretissimo” (Mondadori) con la serie Il Professionista alimentò tuttavia una generazione di autrici e autori di spy-thriller, che ora – coordinata dallo scrittore Alessandro Cirillo – gli rende omaggio in questo volume, aperto dal racconto La morte tatuata di Stefano Di Marino e punteggiato da articoli in cui lui stesso svelava i trucchi del mestiere.

Racconti, articoli, ma anche illustrazioni, come nelle classiche riviste di narrativa...

Per rinnovare la tradizione ho scelto un’artista con cui collaboro da tempo, Roberta Guardascione, spingendola con ottimi risultati su territori per lei nuovi come, in questo caso, noir e avventura.

Questa collana però non parla solo di spionaggio...

Viaggeremo nel mistero in ogni forma: a novembre il secondo volume, Dimensioni ignote, tratterà di fantascienza e festeggerà i settant’anni di un racconto profetico, Il tunnel sotto il mondo di Frederick Pohl, che il regista Luigi Cozzi trasformò in un film di culto di cui pubblicheremo anche la sceneggiatura. E per il 2026 ho già in serbo nuove sorprese, adatte al palato esigente del pubblico di M-Rivista del Mistero.

giovedì 24 luglio 2025

Iperwriters - Leopold

 


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 74 - Leopold

Venerdì, ore 13. Forse, quando ricevevo tanti rifiuti per Schiavo, il “fenomeno editoriale delle penne rosa shocking” non era ancora giunto a conoscenza dei direttori editoriali italiani. Come ho detto prima, non avevo finto di non scrivere un thriller ambientato nel mondo S&M. Anche non pornizzato, il libro puzzava troppo.
Cito da Jean Genet, che è sempre stato uno dei miei guru sulle vie della creatività: "Se il mio teatro puzza, è perché il vostro profuma". La letteratura italiacana profuma, profuma sempre, e tanto da nauseare. Profumi di marca e di gran classe. Profumi costosissimi. Avevo scelto di puzzare, sperando che mi capissero i pochi consapevoli che un corpo umano non deodorato e disinfestato puzza.
Ma c'era anche un'altra ragione che mi spingeva a tentare di proporre i masochisti come protagonisti e vittime, anziché farne dei traumatizzati da piccoli e pertanto serial killer da grandi. Probabilmente intendevo rendere una specie di omaggio subliminale a Leopold von Sacher Masoch. Poco letto e poco studiato qui da noi, probabilmente dagli stessi che si occupano con serietà e rispetto del povero D.A.F. de Sade.
Negli anni '70 traducevano e stampavano i suoi libri in Italia. Ne avevo alcuni. Di Masoch mi aveva colpita La madre santa (ristampato da ES nel 2013 con il titolo La madre di Dio), storia di una setta che adora una giovane come rappresentante di Dio in terra. Col tempo ne avrei colto tutte le suggestioni e i richiami storici, religiosi, culturali e antropologici. Dagli antichi culti della Madre con i relativi corpi sacerdotali maschili, passando per la cavalleria e la ricerca della Donna Segreta, le sette ereticali e le leggenda della Papessa, fino alle fiction moderne ambientate in comunità rurali di streghe (femminili o miste) in cui uomini vengono offerti in sacrificio per la fecondità della terra.
Scoprendo un grande scrittore, uno scrittore per tutti, con una sua collocazione nell'eternità dell'immaginario.
Davvero, Leopold è meritevole di ben altro che dare il nome a una “perversione”. Chi siamo noi, che provochiamo tanto dolore negli altri, per disprezzare uno che se lo procura da sé?
Non meritava certo di morire in manicomio (non si sa neppure quale manicomio, e quando sia morto). Come non lo meritavano tutti gli artisti vittime dell'universale bullismo umano e di una civiltà sempre più psicotica.

(Immagine: fotocappi)


venerdì 11 luglio 2025

Iperwriters - La carne si fa libro


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 73 - La carne si fa libro

Venerdì, ore 13. Nell'ultima parte del ventesimo secolo la parte dominante del corpo è il ventre. Tutto è riferito ai suoi organi fino a raggiungere una vera e propria ossessione del piacere e della carne. Cibo, sesso, vagine, e culo (femminile, poco di quello maschile) su nastro trasportatore. Carne su carne. Non si è mai vista tanta macelleria nei film. Bistecche che compaiono in tavola non appena il killer ha finito di maciullare la sua vittima.
Le scrittrici britanniche e americane, con una formazione ben diversa dalla mia, tentavano probabilmente di occupare territori di dominio esclusivo degli uomini: sesso e violenza. La loro poteva essere un'azione politica.
Il mio caso era diverso. Avevo scritto porno fin dagli anni '80, e con Schiavo e padrona avevo voluto ambientare un giallo italiano in una zona sociale relativamente sconosciuta. Puntavo, come sempre, sull'originalità.
Mi avevano sempre chiesto “come fai a”, intendendo: ... descrivere scene di sesso estremo che non pratichi... a meno che non lo pratichi? Provavo un sommo fastidio quando occhieggiavano e spiavano me e Max in cerca degli effluvi di Schiavo e padrona.
Come facevo a? Provo a spiegarmi. Intanto, per me la sessualità è un prisma in cui tutto quanto viene voluto dalle (e non imposto alle) persone è della stessa natura. Per me la maggioranza non pesa più delle minoranze. E per me, ma soltanto per me, l'immaginazione è ancora al potere.
Ciascuno combatte la sua guerra con le armi che ha e si sa che scandalizzare, in un'epoca in cui c'è moralismo ma non vera moralità, è un buon metodo per farsi ascoltare. Si usano frasi di forte impatto come un pugile che cerca di riscattarsi dalla miseria spaccando più facce che può.
Schiavo era abbastanza “scandaloso” anche non pornizzato, e non mi aspettavo che editori alla ricerca di nuovi thriller mi rispondessero col prestampato: Non rientra nella nostra linea editoriale.
Non facevo i conti con l'inflazione, con una certa assuefazione, e con la nuova ipocrisia che astutamente, pur continuando a scandalizzarsi, disinnescava lo scandalo fingendo di nulla.
In seguito avrei capito che quello che i grandi editori nella cui linea editoriale non rientravo volevano il sesso estremo, sì, ma estremamente raffinato e allusivo, appena speziato, che potesse solleticare le nari senza urtare in tutta la sua bagnata e disgustosa fisicità.

(Immagine: fotocappi)


giovedì 26 giugno 2025

Iperwriters - Il libro si fa carne

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 72 - Il libro si fa carne

Venerdì, ore 13. Eccolo qua, il mio primo libro in libreria, materializzato e fatto carne di parole. Piccolo e bianco come un giglio, come l'innocenza di un thriller hard scritto come se non lo fosse. Sistemato in due copie nell'ultima fila dell'ultimo scaffale in fondo a sinistra. In verticale, schiacciato da altri, e non sul bancone delle novità con la copertina in bella vista.
Bene, mi avevano avvertita che in libreria i lettori occorre conquistarli. Non si può contare sulla platea di affezionati e abbonati delle collane da edicola. Ma dopotutto c'è una buona promozione. Mi intervistano. Vorrebbero farmi dire che:
-Occorre distinguere fra bassa, volgare, disgustosa pornografia e raffinato, artistico erotismo.
-I libri porno sono scritti male e quelli erotici bene.
E io a spiegare che non ho mai fatto (e non faccio) distinzione fra erotismo e pornografia. Tutto è porno, certo meglio se scritto bene, quando si tratta di descrivere atti sessuali nei dettagli. A meno che per erotismo non si intenda evitare di inquadrare i dettagli.
La questione è: si può raccontare il mondo al mondo passando per la descrizione anche dettagliata di atti sessuali? Chi ha letto il marchese de Sade (in Italia pochissimi) e chi lo ha capito (forse cinque o sei persone) non può che rispondere affermativamente: sì, si può.
Pochi capiscono Schiavo e padrona. Ricordo una bella recensione di Maria Rosa Cutrufelli, di cui avevo letto negli anni '70 L'invenzione della donna, che metteva in luce gli aspetti innovativi del romanzo:
… si discosta dai cliché tipici dei romanzi erotici. Situandosi, per cominciare, all'incrocio fra diversi generi letterari. … Questa strategia narrativa permette all'autrice di ribaltare lo schema tradizionale che bandisce dalla scrittura erotica ogni ambientazione reale, ogni parvenza di quotidiano. (Tuttolibri de La Stampa, 1 agosto 1996).
E su Il Piccolo di Trieste, 25 luglio 1996, Alessandro Mezzena Lona, che vorrei poter ringraziare di persona:
Dedicato ai lettori che non si scandalizzano, che non si turbano davanti a una scrittrice che chiama le cose con il loro vero nome … e cerca di gettare un ponte fra chi si considera “normale” e chi vive invece all'ombra del “vizio”. Per dimostrare quanto sperduta sia l'intera umanità in un mondo che naviga a vista ormai da tempo.

(Immagine realizzata mediante AI)


lunedì 16 giugno 2025

Spy Game incontra Denise Antonietti

Denise Antonietti alias Denis Jane (fotocappi)

Nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital, oggi parliamo con Denise Antonietti, già nota al pubblico in edicola e ebook di Segretissimo (Mondadori) come autrice della serie Emerson Ray sotto il nome Denise Jane, quindi membro a tutti gli effetti della cosiddetta "Legione Straniera". Ma anche una delle anime del Festival del Giallo Città di Napoli, presso il quale si dimostra anche brillante conduttrice di eventi. Nel maggio 2025, poco dopo la sua partecipazione all'antologia M-Rivista del Mistero presenta 'I Professionisti' (Ardita Edizioni), ha esordito nella collana in Spy Game con la novelette autoconclusiva L’oro degli Ustaša.


SG: Benvenuta tra le storie della Guerra Fredda! Parlaci di quella che hai appena pubblicato.

Ciao a tutti e grazie dell'accoglienza! L'oro degli Ustaša è nato prima di tutto da una serie di tentazioni. La prima è una tentazione a cui, secondo me, prima o poi cedono tutti gli autori di spy story: quella di provare a mettere le mani nella cosiddetta età dell'oro delle spie, ovvero le tensioni tra blocco sovietico e alleanza atlantica, cominciate subito dopo la Seconda guerra mondiale. E infatti, L'oro degli Ustaša inizia proprio pochi mesi dopo la fine del conflitto, nel dicembre del 1945.
La seconda tentazione a cui ho ceduto scrivendo questa storia, nonché la vera sfida, per me, è stata quella di andare a raccontare un territorio il cui status di terra di confine ancora oggi è una ferita se non aperta, quantomeno non del tutto cicatrizzata: Trieste. Trieste che, per sette anni dopo la firma degli accordi di pace, è rimasta divisa, anche se pochi se lo ricordano e nei libri di storia appare forse in forma di trafiletto. Non ci fu mai un muro come a Berlino, ma esisteva un confine, la Morgan Line, che delimitava le sfere di influenza del governo militare alleato e della Jugoslavia di Tito.
Terza e ultima tentazione, fondere lo spionaggio con l'altro mio grande amore: i caper movies. Volevo finalmente scrivere anche io una storia di tesori rubati, perduti, ritrovati. Che poi il tesoro sia esistito davvero, e che ancora oggi non si sappia bene che fine abbia fatto... be', per me è un plus.

Denise Jane Antonietti (fotocappi)

SG: Quali letture ti hanno condotto a scrivere spy story? Perché hai deciso di seguire proprio questo filone?

In realtà sono approdata allo spionaggio quando ero già abbastanza grande, e ci sono arrivata venendo da una forte passione per i romanzi d'avventura. La spinta decisiva però a passare da lettrice a scrittrice di "spy" me l'ha data la vita reale: quando sono andata a convivere con mio marito (che lavora in ambito militare) ho dovuto sottopormi a un'accurata scansione del mio curriculum e contatti personali. Ho pensato che se certa gente, che fa sul serio, era pronta a credere al minimo indizio che mi identificasse come spia, magari avrei convinto anche i miei lettori.

"I Professionisti" (copertina di Roberta Guardascione)

SG: Il tuo ingresso ufficiale nella spy story è stato con la vittoria al Premio Altieri di Segretissimo Mondadori. Prodigal Son, primo romanzo della serie Emerson Ray, è stato pubblicato nell’agosto 2023, seguito nel 2024 da Leviathan, nella stessa collana. Quest’anno inoltre un racconto con gli stessi personaggi, Codice Dholavira, è apparso nell’antologia I Professionisti, primo volume di M-Rivista del Mistero presenta. Raccontaci di questa serie: com’è nata e in cosa consiste?

Emerson Ray nasce da un personaggio reale incontrato alcuni anni fa. Il personaggio e "l'originale" hanno finito con il somigliarsi poco, in realtà, ma la base in comune c'è: tutti e due texani, tutti e due veterani dell'Afghanistan, tutti e due il tipo di persona che non dice mai di no a un amico, che ci sia da bere una birra, traslocare un divano per quattro piani senza ascensore o uscire in missione nel cuore della notte.
Insieme a Ray, per antitesi, è nato anche il suo rivale e co-protagonista della serie, Tommaso Pierce. Mi divertiva l'idea di mettere in scena due personaggi che in teoria giocano nella stessa squadra ma finiscono con l'essere sempre, in qualche modo, antagonisti. E mi piaceva anche avere l'opportunità di raccontare Napoli, mia città d'adozione, in una prospettiva internazionale che esiste ma è poco frequentata. E credo di aver avuto ragione nel farlo, visto che il Festival del Giallo Città di Napoli già da due anni è diventato un appuntamento fisso per gli autori "spy". Insomma, l'idea che Napoli sia città di spie e intrighi internazionali non ha convinto solo me.
Tornando alla serie Emerson Ray, posso anticipare a chi se lo stesse domandando che il terzo episodio è in fase di revisione. Con la terza puntata chiuderò la mia, chiamiamola così, "trilogia afghana", almeno per un po', e dal quarto episodio in poi Ray & co. andranno a sporcarsi gli scarponi con sabbia e fango di altri Paesi. Quali? Be', lo vedrete...
Postilla: segnalo anche che esiste, seppur nascosto abbastanza bene, un racconto spin-off della serie di Ray con protagonista Tara, che si può trovare edito nell'antologia di racconti erotici di Delos Digital Giochi di Coppia, a cura di Marika Campeti.


SG: Spy Game racconta storie della Guerra Fredda, Segretissimo vicende dei nostri tempi. Come affronti le storie di spionaggio nelle diverse epoche?

In realtà, forse perché sono una fanatica della documentazione, il lavoro preparatorio alle mie storie è molto simile, indipendentemente dall'epoca in cui le ambiento. Naturalmente le fonti di cui posso disporre sono diverse, ma l'approccio è sempre lo stesso: saggi, quotidiani, giornalismo d'inchiesta, report di intelligence desecretati; nel caso del contemporaneo un orecchio sempre teso verso le fonti di informazione altre rispetto ai mass media. Questo per la pianificazione delle trame. Per quanto riguarda invece il lato pratico della scrittura, ho un occhio di riguardo particolare per gli aspetti geografici. Scrivo sempre con una mappa/carta topografica sotto gli occhi e, quando devo inventare edifici che magari non esistono, ne traccio sempre e comunque prima una pianta. Perché quando i proiettili iniziano a volare, è meglio sapere sempre molto bene se c'è o non c'è un muro dietro cui prendere copertura.


SG: Prodigal Son, dicevamo, ha vinto il Premio per romanzi inediti intitolato a Sergio ‘Alan’ D. Altieri; Codice Dholavira è stato finalista al Premio per racconti inediti in memoria di Stefano Di Marino, prima di approdare a I Professionisti, antologia nata proprio come tributo dell’odierna spy story italiana al suo maestro Stefano Di Marino/Stephen Gunn. Come hai vissuto le loro opere come lettrice e quanto possono averti influenzato?

Altieri e Di Marino sono riferimenti imprescindibili per chi aspiri a scrivere spionaggio in Italia, soprattutto se cerca di entrare in questo modo attraverso i concorsi loro intitolati. Oltre ad aver scritto storie indimenticabili, sono dei riferimenti di stile. Non da copiare, ma da cui partire per modellare il proprio linguaggio, il proprio modo di "fare spy". Che lo sapessero o meno quando scrivevano, di fatto hanno creato una scuola di cui io e gli altri nuovi autori di Italian spy facciamo parte. "Noi siamo Legione", l'Italian Foreign Legion, come ci chiamava Altieri, e ne siamo orgogliosi.
A proposito: per chi non lo sapesse, Stefano Di Marino scrisse anche un manuale di scrittura action e thriller. Una vera Bibbia per chi vuole cimentarsi, leggetelo!

Illustrazione di R. Guardascione da "I Professionisti"

SG: Qual è la tua visione della narrativa di spionaggio e come consideri il fenomeno della spy story italiana?

Alcuni anni fa Loriano Macchiavelli scrisse un articolo provocatorio in cui dichiarava che il noir è morto. Da allora mi frulla in testa questa risposta: "Il noir è morto, lunga vita alla spy".
Di fatto, la letteratura di spionaggio, oltre a intrattenere, risponde anche a un'esigenza che nel mondo di oggi è di giorno in giorno più vivida e urgente: capire che succede intorno a noi. Non nel quartiere o nella provincia, o meglio: inquadrare quel che arriva nel nostro quartiere e nella nostra provincia nel "grande gioco" mondiale.
Questo mese di giugno una casa editrice importante come Salani ha fatto uscire ben due titoli di spionaggio. L'antologia I Professionisti di Ardita ha mandato in crisi le spedizioni di Amazon per la quantità di ordini ricevuti. Altri fenomeni letterari esplosi negli scorsi anni subiscono un rallentamento fisiologico. Ci sono progetti, manifesti, idee in cantiere di cui ancora non possiamo parlare. Sotterranei, per ora, ma ci sono.
Insomma, io dico che l'età delle spie sta tornando.
Spero di avere ragione.

giovedì 12 giugno 2025

Iperwriters - Il caso Morselli


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 71 - Il caso Morselli

Venerdì, ore 13. Sono la prima e al momento unica autrice italiana del nuovo marchio Tropea. Lo stato di grazia continua, anche se non mancano avvisaglie e oscuri presagi.
Penso alla tragica vicenda di Morselli, morto nel 1973.
Guido Morselli, autore di libri miracolosi, giusti nel suo tempo perché profetici, capaci di raccontare il mondo al mondo, fatti e personaggi in essere e in divenire, il presente e il futuro. Libri giusti, ma sbagliati per il sistema, che si è blindato credendosi la quintessenza del giusto e del già detto, e non ha più bisogno che venga rivelato nulla.
Guido Morselli, sempre respinto e infine spinto al suicidio dopo l'ultimo di innumerevoli rifiuti editoriali. Come ogni scrittore di razza, aveva bisogno di essere riconosciuto: non gli è stato permesso di essere se stesso. Lo hanno celebrato appena un anno dopo la sua scomparsa. Quando non ci si doveva più scomodare a fare qualcosa per la sua persona fisica.
Non ce l'aveva fatta lui alla mia età, e ce l'avrei fatta io, che valevo tanto di meno?
Domanda da un miliardo di quelle lire ancora in corso.
Intanto, c'erano diversi fattori da considerare. Lui ambiva alle collane di letteratura “alta”. Io avevo compreso che raccontare il mondo al mondo in un “vero” romanzo non era richiesto. E non sapevo scrivere storie impostate su labirinti, giochi da tavolo e di parole. Tutto era take it easy, e mi avevano sempre rimproverato di essere “troppo seria”.
Neppure io ero giusta per il sistema. Per questo avevo imboccato, seguendo l'esempio di un buon “artigiano” come Giorgio Scerbanenco, una delle porte non sorvegliate: i fumetti, i gialli, i thriller. Una volta dentro, sarei cresciuta a modo mio.
Marco Tropea stava agendo da editore come agivo io da scrittrice. Pubblicando libri senza distinzione di genere. Avrebbe pubblicato autori internazionali come John Rechy, la cui City of night avevo letto a vent'anni. Per la redazione, sarebbe passato Allen Ginsberg.
Leggenda letteraria proiettata su una mutazione dell'era Gutemberg, di cui stavo facendo parte.
Ma allora a scrivere gialli eravamo in sette. Neppure gli addetti ai lavori immaginavano che ne sarebbero arrivati settemila. Allora altra domanda, da un milione di euro. Quando questi settemila saranno morti, verranno celebrati tutti?

(Immagine: fotocappi)


Iperwriters - Sono una scrittrice rosa

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori Letteratura italiacana - 75 - Sono una scrittrice rosa Venerdì, ore 13. Ecco apparire, su Il M...