Aldo Lado in una foto di Andrea Carlo Cappi |
Riflessioni e recensioni di Andrea Carlo Cappi
L'idea che
il pubblico ha di un film è quella degli attori, dei costumi, della fotografia, della musica (nel caso che esamineremo, spesso, quella del maestro Ennio Morricone). In generale, si dimentica della parte
iniziale e fondamentale: quella della scrittura. Alfred Hitchcock –
benché non scrivesse mai di persona i copioni dei suoi film,
anche se a volte ne ideava i soggetti e interveniva pesantemente sul
lavoro degli sceneggiatori – diceva che, una volta completata la
scrittura, avrebbe voluto una macchina IBM che realizzasse il film
senza bisogno di andare sul set. Perché la fase di scrittura è
quasi più importante del resto.
A volte i
registi lavorano su una sceneggiatura altrui, altre volte vi
partecipano, altre ancora ne sono gli autori. Ma prima ancora viene
il soggetto, che può essere un appunto preso su un tovagliolo
al bar o un corposo racconto che delinea i tratti principali del
film. Ma il percorso tra l'idea di un film e il prodotto finito è
irto di ostacoli: Sergio D. Altieri (o Alan D. Altieri, com'era noto
in Italia) ricordava i corridoi degli studi di Hollywood lastricati
di dattiloscritti abbandonati: sceneggiature di film che nessuno
aveva e avrebbe mai realizzato. Ma molte storie fanno naufragio
ancora prima di arrivare a quella fase, restando allo stadio di
soggetti messi in un cassetto per ragioni a volte futili: il
produttore ha esaurito i soldi, oppure ritiene che i gusti del
pubblico siano cambiati, oppure ancora – qui parlo per esperienza
personale – non sa nemmeno lui che cosa voglia.
Aldo Lado
è uno che il cinema lo ha fatto sul serio, cominciando
cinquant'anni fa come aiuto regista (con Bernardo Bertolucci sul set
de Il conformista tratto da Moravia, per esempio) per poi
firmare quindici titoli come regista e molti di più come
sceneggiatore, senza contare le serie televisive e i film come
produttore, tra cui Farinelli. Gli appassionati di thriller lo
ricordano per due capolavori del genere, La corta notte delle
bambole di vetro e Chi l'ha vista morire?, cui si aggiunge
il memorabile L'ultimo treno della notte; ma nella sua
carriera ha affrontato tematiche diverse, con Sepolta viva (da
un romanzo di Marie Eugénie Saffray), La disubbidienza
(da Alberto Moravia), La cosa buffa (da Giuseppe Berto) o La
cugina (da Ercole Patti), per cimentarsi anche nella fantascienza
con L'umanoide e tornare alla sua visione personale del
thriller con Il notturno di Chopin.
Tra
parentesi e a titolo di pura curiosità, Aldo Lado è –
alla pari con Alberto De Martino quando girò il pastiche
jamesbondiano OK Connery – il regista italiano che ha
lavorato con il maggior numero di attori immortalati da film di
007... pur non avendo mai fatto un film del genere: ha lanciato la
giovanissima Barbara Bach ne La corta notte delle bambole di vetro
e l'ha recuperata ne L'umanoide insieme a Corinne Clery e
Richard Kiel, mentre ha diretto l'ex-Bond George Lazenby e il mitico
Adolfo Celi in Chi l'ha vista morire? Avrebbe battuto il
record se avesse realizzato un progetto per cui aveva già
preso contatti con Ursula Andress.
Perché
anche lui ha un cassetto pieno di soggetti perduti, che non esita ad
aprire per noi con un libro originale e unico nel suo genere: I
film che non vedrete mai (edito
da Angera Film nel 2017, 212 pagine di grande formato a 16,50 euro).
Il volume è un triplice percorso nel cinema italiano e
internazionale: una raccolta di storie concepite per lo schermo e mai
realizzate, tranne una che si è modificata passando di mano e
diventando Il giorno del cobra di
Enzo G. Castellari; una sintetica autobiografia dell'autore
che intervalla i singoli racconti narrando cosa succedeva tra un
soggetto e l'altro; e un viaggio attraverso mezzo secolo di cinema, i
cui produttori a volte cercavano di seguire le mode del momento, a
volte davano – stranamente – ascolto all'autore, per poi alla
fine capitolare di fronte a una televisione di qualità sempre
più incerta.
A Lado
piacciono le sfide: se già il suo lavoro di sceneggiatore e
regista ha coperto uno spettro molto ampio di scenari e argomenti, i
film che non vedremo mai testimoniano le idee di un autore che non ha
mai voluto essere inquadrato solo in un genere, tantomeno raccontare
sempre la stessa storia. Così si scoprono avventure ibride tra
noir e guerra, thriller dai forti elementi sociali, vicende erotiche
dai risvolti torbidi, una black comedy dalle sfumature
boccaccesche, uno spaghetti western e un appassionante Spartacus,
una storia di amicizia sullo sfondo della Resistenza e della RSI,
persino una trama di fantascienza apocalittica. Si entra nella mente
creativa inarrestabile di un autore che da una parte persegue
tematiche precise, prima fra tutte la lotta alla discriminazione e
allo sfruttamento, dall'altra non riesce a smettere di immaginare
personaggi e vite.
Ne sono la
riprova due romanzi, uno uscito da poco e uno di prossima
pubblicazione. De Il mastino, un avvincente noir avventuroso,
parleremo quando sarà uscito di stampa, ora prendiamo in
considerazione il già disponibile Un pollo da spennare
(Angera Film, 204 pagine, 12,50 euro), un romanzo dalla trama
noir sviluppata in chiave comica e surreale, tanto che qualcuno l'ha
accostato a Daniel Pennac.
A chi
conosca il cinema francese degli anni Settanta lo stralunato
protagonista Peny fa venire in mente Pierre Richard, che ne sarebbe
stato l'interprete perfetto (anche a giudicare dalle illustrazioni
dell'artista Norbert Iborra che punteggiano il libro a partire dalla
copertina). Del resto il romanzo è stato scritto in francese
nel periodo in cui Lado viveva a Parigi e qualcosa dell'atmosfera
multietnica della Ville Lumière è ben riconoscibile
nell'incrocio di personaggi stravaganti che il romanzo mette in
scena.
Peny
soffre di una singolare allergia: non può toccare il denaro a
mani nude; in compenso è dotato di un olfatto quasi
sovrannaturale. Destino vuole che l'unico lavoro che trova consista
nel contare i soldi presso un centro che raccoglie gli incassi di
supermercati. Il che fa di lui la vittima perfetta di un raffazzonato
gruppo di rapinatori e, al tempo stesso, il capro espiatorio ideale
per le autorità. Ha inizio così una paradossale odissea
a caccia del malloppo, con tanto di inusitata storia d'amore, al
termine della quale Peny dimostra di non essere soltanto un pollo da
spennare.
Gli
appuntamenti con Aldo Lado, i suoi libri e la sua storia:
-Milano,
giovedì 15 novembre dalle 18.00 alle 20.00 per Ribs&Books
in
collaborazione con Bloodbuster, Borderfiction e Parole di Milo al
Ribs and
Beer, via Pitteri 110 (Lambrate)
Ingresso
gratuito, aperitivo con buffet 9,90 euro
Presentano
Andrea Carlo Cappi & Stefano Di Marino
-Marina di
Andora (Savona), sabato 1° dicembre dalle 18.30 per Monsieur Le
Pop – Wine & Words
in
collaborazione con Hotel Galleano, FISAR Savona, Spirale Milano e Momart Guest House
al
Momart,
via Trieste 14
Ingresso
gratuito, degustazione di vini a cura della FISAR Savona.
Presenta
Andrea Carlo Cappi