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sabato 9 marzo 2019

Godzilla: l'alba dei Grandi Mostri - 3, il re dei mostri


Riscoperta di Andrea Carlo Cappi

Sull'onda del successo, a quel tempo solo giapponese, del primo Gojira, la Toho realizza nel 1955 un nuovo film di cui la regia, causa altri impegni di Ishiro Honda, viene affidata a Motoyoshi Oda. Il titolo originale è Gojira no Gyakushū, qualcosa di simile a "Gojira alla riscossa". In Italia è noto come Il re dei mostri, ma non va confuso con la versione americana della pellicola precedente, conosciuta come Godzilla, il re dei mostri.
Protagonisti stavolta sono Tsukhioka e Kobayashi due piloti di idrovolante che seguono dall'alto le rotte di banchi di tonni per conto di una compagnia di Osaka; il primo è il fidanzato della figlia del proprietario, il secondo ha speranze su una ragazza che, con l'altra, tiene i contatti radio con i piloti. Quando Kobayashi, per un guasto, è costretto a un ammaraggio di emergenza nei pressi dell'isola di Iwato, Tsukioka va a recuperarlo. I due assistono sbalorditi a un combattimento tra mostri: un secondo Gojira e una sorta di enorme anchilosauro. 
La notizia viene discussa a Tokyo, l'unica scena in cui appaia un personaggio del film precedente, il professor Yamane. Stando al testo di un paleontologo polacco di nome Hondon che lo battezzò Angiras, il nuovo mostro sarebbe vissuto alla stessa epoca di Gojira, contendendogli il primato. Le due bestie, entrambe sotto l'influsso delle radiazioni, sono nuovamente in competizione e si avvicinano pericolosamente a Osaka. 


Yamane sa che non esiste più l'Oxygen Destroyer usato con successo in precedenza, quindi ora nulla potrà fermare la creatura. Quando Gojira è avvistato al largo della città, grazie all'esperienza dell'attacco a Tokyo, viene attuato un piano di sicurezza: Osaka è messa in completo blackout e il mostro è attirato lontano dalla costa mediante razzi.
Ma accade un imprevisto: un gruppo di detenuti in trasferimento tenta di evadere dal cellulare che li sta trasportando. Alcuni di loro riescono a fuggire rubando un'autocisterna, che nella fuga si ribalta ed esplode nella zona del porto. Gojira vede l'incendio e si avvicina, subito raggiunto da Angiras. L'inevitabile scontro che devasta la città si conclude con la vittoria del primo, che dopo avere ridotto l'avversario in fin di vita lo brucia con l'alito atomico. 
Osaka è da ricostruire, la compagnia trasferisce l'attività negli uffici di Hokkaido e l'aviazione deve fare i conti con Gojira, precettando anche Tsukioka e Kobayashi. Arriva l'inverno e il mostro superstite viene localizzato su un'isola innevata e intrappolato in una gola, dove l'aviazione – a prezzo della vita di numerosi piloti – riesce a provocare una serie di valanghe tale da seppellirlo. Beninteso, fino al film successivo del 1962.
Per allora la Toho avrà trasformato il ciclo in una serie destinata più che altro a un pubblico infantile, in cui appaiono altre creature gigantesche, tra cui come alleati o avversari ricorrono Rodan, Mothra, Ghidorah e un King Kong apocrifo: gli elementi che ora vengono recuperati nel cosiddetto Monsterverse realizzato su licenza della Toho dalla Warner Bros a partire dal Godzilla del 2014. 


A rendere noto il filone negli Stati Uniti e, di riflesso, nel mondo è un'operazione singolare della RKO, che nel 1956 acquisisce i diritti di Gojira (ribattendolo Godzilla) ma decide di americanizzarlo. A questo scopo vengono tagliate varie scene, spesso cancellando notazioni sociali e umane, e il regista Terry Morse ne gira altre interpretate da Raymond Burr, l'attore all'epoca celebre per la serie tv Perry Mason, facendone una sorta di protagonista-narratore nei panni del giornalista Steve Martin.


Il film viene rimontato, aprendosi sulle scene di devastazione di Tokyo mentre il giornalista, emerso ferito dalle macerie, racconta quanto è accaduto negli ultimi giorni. Burr appare circondato da attori e figuranti nipponici, fingendo di trovarsi nei luoghi in cui si muovono i personaggi; interagisce con alcuni di loro, controfigure con indosso gli stessi abiti degli attori del film originale ma inquadrate di spalle; in un caso sono utilizzati ritagli di primi piani di Emiko, mentre il doppiaggio altera le battute, simulando che parli con il giornalista.
L'altezza di Godzilla viene dichiarata di 150 metri; mentre il trilobite viene descritto come three-winged worm ("verme dai tre lobi", anche se si tratta di un artropode), il che dà adito a un'ancor più clamorosa svista sulla parola wing (che vuol dire soprattutto "ala") nella versione italiana, in cui è definito un serpente alato. Non meno sorprendente è il fatto che il sempre cupo e tormentato Serizawa sia invece giovale e di ottimo umore quando la sua controfigura risponde a una telefonata dell'amico giornalista. Alla fine Martin assiste all'atto finale, assicurando gli spettatori che la minaccia è stata sventata. 


Questa è la versione che, intitolata Godzilla, King of the Monsters, viene distribuita nel mondo (anche, paradossalmente, in Giappone, sottotitolata) e che farà sì che Gojira diventi famoso come Godzilla. E che darà origine a un'ulteriore versione quando nel 1976 il regista italiano Luigi Cozzi ne farà un ulteriore rimontaggio, realizzandone una versione a colori nota tra gli appassionati come Cozzilla
Anche il film successivo è fortemente rimaneggiato per il pubblico americano, diventando Gigantis, the Fire Monster; solo più avanti se ne riscopre la versione Toho, che diventerà Godzilla Raids Again. In Italia ne è arrivata nel 1957 invece la versione con il montaggio originale giapponese, con il titolo Il re dei mostri, in cui nel doppiaggio si mantiene il nome Godzilla. 
Nel 2003 sul mercato italiano viene distribuito da Cecchi Gori/Yamato Video il doppio dvd Godzilla/Godzilla, il re dei mostri, contenente il primo film giapponese sottotitolato e il primo film americano sia con il sonoro inglese sia con il doppiaggio d'epoca. Nel 2018 è uscito in dvd da Sinister Film Il re dei mostri, un'edizione di ottima qualità con le tracce giapponese e italiana, anche qui con il doppiaggio d'epoca. Ulteriore curiosità: nel 2004, per i cinquant'anni della prima pellicola, ne è uscita su cd la colonna sonora originale di Akira Ifukube con alcuni brani inediti. Trovata, come Il re dei mostri, in una visita all'inimitabile Bloodbuster.



lunedì 4 marzo 2019

Godzilla: l'alba dei Grandi Mostri - 2, Gojira!


Riscoperta di Andrea Carlo Cappi




Allarme nel Mar del Giappone! Il 13 agosto alle 19.05 il mercantile Eiko Maru della Nankai Shipping lancia un SOS prima di affondare in fiamme al largo dell'isola di Odo. Un'altra nave della stessa compagnia, la Bingo Maru, inviata in soccorso, segue lo stesso destino. Di lì a poco, affonda anche una barca di pescatori che ha raccolto alcuni superstiti. Un unico sopravvissuto riesce a tornare sull'isola, ma non a spiegare cosa sia successo. I vecchi di Odo, tuttavia, conoscono giá la risposta. Si tratta nientemeno che di Gojira: una creatura mostruosa che in tempi antichi era considerata una divinità, cui dedicare cerimonie e offrire di tanto in tanto una giovane donna in sacrificio per placarne la fame insaziabile. Perché, quando nel mare scarseggiano i pesci, Gojira viene sulla terraferma a caccia di uomini. E in una notte di uragano qualcosa di gigantesco devasta l'isola, distruggendo case e uccidendo nove persone. 
Il professor Yamane, insigne paleontologo chiamato in causa dal governo giapponese, organizza una spedizione a Odo. È accompagnato tra gli altri dalla figlia Emiko, dal giovane Ogata della Nankai Shipping e dal giornalista Hagiwara. Sull'isola si rileva un'intensa radioattività nei punti in cui sarebbe passata la creatura. In quella che potrebbe essere un'orma smisurata viene trovato un trilobite – artropode teoricamente estinto da milioni di anni – con tracce di sabbia di una formazione databile al periodo Giurassico.
Poi, finalmente, la creatura viene avvistata dall'altra parte dell'isola. 
Le caratteristiche sono quelle di un dinosauro sconosciuto, ma le proporzioni smisurate: l'altezza è stimata sui cinquanta metri (per la cronaca, un tirannosauro non avrebbe superato la dozzina di metri dalla testa alla coda). Le gambe a dire la verità sono piuttosto tozze, mentre le zampe anteriori si articolano curiosamente come braccia umane... ma questo più che all'evoluzione si deve al modo in cui sono stati realizzati gli "effetti creatura". La pericolosità di Gojira non si limita alle dimensioni, ma anche all'alito radioattivo dall'effetto incendiario, che lo rende una sorta di drago dell'era atomica. Gli abitanti di Tokyo lo scopriranno presto, quando il mostro prenderà per due volte terra seminando rovina e vittime al suo passaggio per la metropoli. Le armi convenzionali non possono sconfiggerlo. Lo scenario che l'orrida creatura si lascia dietro prima di rituffarsi in mare è di pura devastazione.


Il Gojira diretto da Ishiro Honda (talvolta accreditato in Occidente come Inoshiro Honda) segue il punto di vista dei personaggi umani: il professor Yamane, che soffre al pensiero di dover dirigere la commissione scientifico-militare destinata a eliminare la creatura anziché studiarla e scoprire come sia sopravvissuta alla contaminazione; Emiko Yamane, che ama Hideto Ogata anche se in passato era fidanzata con lo scienziato Daizuke Serizawa; quest'ultimo, che dopo aver perso un occhio in guerra si è chiuso in se stesso e nel proprio laboratorio. Qui lo scienziato confessa alla ragazza di avere scoperto accidentalmente un'arma terribile: una sostanza che ha battezzato – in inglese – Oxygen Destroyer.
Dal momento che questa sembra essere l'unico modo per distruggere il mostro, dietro l'insistenza di Emiko e Ogata, Serizawa acconsente a farne uso, dopo avere distrutto i propri appunti perché il segreto non possa cadere in mani sbagliate come già accaduto per la bomba H. 
Una spedizione in mare localizza il mostro grazie alla sua radioattività. Serizawa e Ogata si immergono con tutta la scorta di Oxygen Destroyer prodotto dallo scienziato. La sostanza, liberata nell'acqua, produce una reazione letale che distrugge la creatura. La minaccia cessa di esistere, anche se solo uno dei due uomini torna in superficie. Yamane però sospetta che, se continueranno gli esperimenti con armi nucleari, altri Gojira appariranno. 


Dal momento che una lavorazione con la tecnica di stop motion, usata tanto per gli effetti speciali di King Kong quanto per i celebri film realizzati a Hollywood da Ray Harryhausen negli anni Cinquanta (per esempio A trenta milioni di km dalla Terra, 1957), la casa di produzione Toho opta per una tecnica più povera: un costume indossato da un attore (da qui la configurazione del mostro) che dovrà muoversi su uno scenario in miniatura, con occasionali sovrapposizioni a riprese di attori e figuranti che corrono sulle colline di Odo o per le strade di Tokyo.
Forse oggi, con la consuetudine a sofisticati effetti in CGI, il Godzilla anni Cinquanta può sembrare primordiale... in tutti i sensi. Ma, provando a immaginarlo con gli occhi di quei tempi e su un grande schermo, tra paesaggi di distruzione molto simili a quelli fotografati a Hiroshima, riesce ancora a fare una certa impressione. 
Di sicuro ne fa quando esce nei cinema nipponici il 6 novembre del 1954. La pellicola ottiene un enorme successo in patria, tanto che la Toho ne mette presto in cantiere un seguito: la profezia di Yamane su un nuovo Gojira è destinata ad avverarsi in un secondo film, nel 1955. Nel frattempo il fenomeno non passa inosservato e nel 1956, attraverso gli Stati Uniti (sebbrene, come vedremo, in una versione riveduta e corretta) il mostro radioattivo conquisterà il mondo.

Godzilla: l'alba dei Grandi Mostri - 1, le origini



Riscoperta di Andrea Carlo Cappi

In vista dell'uscita imminente di un nuovo film su una delle icone della fantascienza, Godzilla, il re dei mostri, può essere interessante riscoprirne le origini e le varie interpretazioni nel corso dei decenni. In particolare il significato storico della scelta di qualcosa di enorme come un dinosauro mutante dalle dimensioni esagerate, quindi una minaccia in apparenza insormontabile per gli esseri umani, un'arma di distruzione di massa vivente sotto la quale si sbriciolano le nostre costruzioni più ardite, una forza della natura alterata dalla degenerazione della scienza. 

Gli anni Venti e Trenta videro approdare al cinema i mostri della letteratura gotica ovvero minacce di proporzioni umane, più o meno in grado di mimetizzarsi tra noi, a volte come predatori (Dracula, dal romanzo di Bram Stoker) a volte come esseri disadattati e persino discriminati (la creatura di Frankenstein, dal romanzo di Mary Shelley). Forse una metafora involontaria delle dittature nascenti in Europa, in cui singoli uomini avrebbero portato allo sterminio di altri uomini perché ritenuti diversi. Ma in quei decenni, in cui il cinema passa dal muto al sonoro, si avverte anche il primo impulso ad affrontare fenomeni di dimensioni superiori. 






Nel film Il mondo perduto (1925), tratto con qualche libertà da un romanzo di sir Arthur Conan Doyle – sì, il creatore di Sherlock Holmes – il professor Challenger scopre un'isola popolata da dinosauri superstiti e riesce nel finale a portare a Londra un brontosauro che, sfuggito al controllo, devasta la città: è il primo esempio di confronto diretto tra natura preistorica incontrollabile e mondo moderno governato dall'uomo. Otto anni dopo, nel 1933, il concetto viene ripreso da King Kong, con l'enorme gorilla idolatrato dalla popolazione di un'isola sconosciuta, anch'essa popolata da creature preistoriche; il gigante scimmiesco, trascinato a New York, avrà modo di creare scompiglio nella modernità occidentale rappresentata dalla città. 
Apprendo da Wikipedia che il successo di King Kong in Giappone produsse due curiosi effetti collaterali: una commedia di mezz'ora intitolata Wasei Kingu Kongu (ovvero "King Kong alla giapponese", 1933), in cui il protagonista è un uomo che indossa un costume da gorilla per replicare su un palcoscenico le gesta di King Kong su una città in miniatura, causando però equivoci quando esce per la strada; e un falso sequel apocrifo intitolato Edo ni arawareta Kingu Kongu (ovvero "King Kong appare a Tokyo", 1938) in cui ad avere tale nome è tuttavia una sorta di scimmia-killer ammaestrata di proporzioni "normali". Entrambi i film sono andati distrutti durante la guerra e vengono iscritti come prototipi del filone kaiju, "mostri", anche se non si tratta di "grandi" mostri. 


La vera nascita dei kaiju eiga (i film giapponesi di mostri, definizione divenuta popolare solo da alcuni anni anche in Occidente, dopo Pacific Rim) si ha negli anni Cinquanta. Si può dire che il genere sorga contemporaneamente a Hollywood e a Tokyo, in concomitanza con il crescente sviluppo delle armi nucleari e la percezione collettiva di una hybris della scienza, che potrebbe condurre l'umanità alla distruzione. Tra questo, gli avvistamenti UFO postbellici negli USA e le premesse della conquista russo-americana dello spazio, il cinema di fantascienza diventa un prodotto di attualità, oltre che di massa. Ma in Giappone tutto ciò assume un significato particolare. 
Nel 1954 quello del Sol Levante è un paese segnato in profondità dalla guerra. Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto 1945, con le loro conseguente sia immediate sia protratte nel tempo, sono un ricordo ancora bruciante, testimoniato dai cheloidi sui corpi dei superstiti che ispireranno la pelle di Godzilla. Ma è anche l'epoca degli esperimenti nucleari nel Pacifico, le cui conseguenze si fanno sentire anche sulla popolazione nipponica: il primo marzo di quell'anno la Daigo Fukuryu Maru (nota anche come Lucky Dragon 5) attrezzata per la pesca del tonno, viene investita da una pioggia di cenere radioattiva prodotta dal test americano Castle Bravo sull'atollo di Bikini, pur trovandosi al di fuori dell'area indicata come a rischio; quasi tutto l'equipaggio si salverà, benché contaminato, e la vicenda sarà oggetto di un film giapponese del 1959. In Gojira, che esce il 6 novembre 1954, una donna fa riferimento proprio a «tonno all'idrogeno e pioggia radioattiva» ma in tutta la pellicola si avverte l'incubo delle armi nucleari e delle radiazioni misurate dai contatori Geiger. 


Lo stesso Godzilla viene giudicato dall'insigne paleontologo Yamane, personaggio che appare nei primi film, un rettile preistorico anfibio contaminato dalle radiazioni e mutato a seguito di queste; allontanatosi dal proprio habitat in fondo all'oceano a seguito degli esperimenti nucleari, il mostro va ora in cerca di un nuovo ambiente, grazie alla sua capacità di muoversi anche sulla terraferma. L'aspetto della creatura – un misto fra iguanodonte, tirannosauro e stegosauro – è il risultato finale di una lunga serie di ipotesi tra produttore e autori: si pensa inizialmente a un ibrido tra gorilla (gorira, dato che in giapponese la lettera l viene pronunciata r) e balena (in giapponese kujira), da cui il nome Gojira; dopo varie riflessioni, a Gojira viene data però la configurazione di un dinosauro. La versione inglese Godzilla inserisce la parola god, cioè dio, esaltando l'aspetto di divinità pagana del mostro ed evocando, seppure solo nel nome, la figura di King Kong.

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