Recensione di Andrea Carlo Cappi
Da
oltre vent'anni i lettori della storica collana Segretissimo di Mondadori seguono con entusiasmo le avventure de Il
Professionista, firmate da
Stefano Di Marino con lo pseudonimo ormai da tempo svelato di
“Stephen Gunn”. Un successo ineguagliato, di cui i media si guardano bene dal parlare. Eppure, se esistessero classifiche dei bestseller per i
libri venduti in edicola, ogni titolo della serie sarebbe in testa per
settimane, proprio come risulta esserlo in versione ebook nella categoria “guerra
e spionaggio” di Amazon.
Nondimeno Di Marino, oltre a essere lo
scrittore di genere più attivo e più venduto in Italia,
è anche uno dei pochi in grado di affrontare con noncuranza e
talento qualsiasi filone, dall'avventura al western, dal giallo al
fantastico. Almeno una volta all'anno Dbooks.it, attento editore
indipendente, pubblica un suo corposo romanzo che esce dagli schemi
abituali. Quest'anno a Strani Mondi, l'appuntamento
milanese d'autunno con la letteratura fantastica, è stato
presentato in anteprima Kalimantan – Il fiume dei diamanti, in cui l'autore ha
riunito con abile contaminazione molte sue passioni nel campo della narrativa
popolare.
La
vicenda si apre ai giorni nostri in chiave noir, con la spettacolare
evasione di Dino Rital – ovvero, in gergo marsigliese, “Dino
l'Italiano” – arrestato a Copenhagen per un clamoroso furto
d'arte. A liberarlo è Margot van Horn, giovane donna d'affari (sporchi), interessata a scoprire dove il ladro abbia nascosto il
suo bottino, una reliquia indonesiana che, sostiene lei, sarebbe di
proprietà della sua famiglia.
Dopo questo prologo, la storia
si dipana su due piani temporali. Parte della vicenda si svolge nel
1857, quando l'avventuriero olandese Thomas van Horn, giocando tra
diplomazia e pirateria, con l'aiuto dell'amante e complice Purina, si
impadronisce del tesoro del sultano di Tarakan, nel Kalimantan
occidentale. Tra una
battaglia navale e una tempesta, la loro nave finisce alla foce di un
fiume in cui la corrente sembra procedere a rovescio, trascinandola
in secca nei pressi di un luogo singolare nella giungla inesplorata.
È qui che, all'ombra di un antichissimo tempio appartenuto a
una civiltà scomparsa, si trova il villaggio governato dal
misterioso professor Wells e custodito da una legione di tagliatori
di teste. Potrebbe essere un rifugio sicuro per van Horn e il suo
equipaggio, ma ben presto vengono alla luce segreti inconfessabili e
orrori indicibili.
L'altra
parte della vicenda si svolge al giorno d'oggi. Margot van Horn,
discendente di Thomas, è intenzionata a trovare quel luogo
misterioso e appropriarsi delle ricchezze che nasconde. Rital
potrebbe essere l'alleato ideale nell'impresa. Così,
trascinato in un labirinto di ambigue alleanze e costretto a scontri
violenti tra fazioni rivali, l'italiano si lascia coinvolgere
nell'avventura che li porterà sulle tracce del pirata.
Il lettore non può fare a meno di notare gli
intenzionali parallelismi tra personaggi e situazioni delle varie
epoche, a testimonianza che i tempi cambiano, ma la natura umana
rimane sempre la stessa. Tuttavia, se si pensa di sapere già tutto
ciò che aspetta i protagonisti, si resterà sorpresi: in
agguato ci sono orrori ancora più indicibili di quelli con cui
fece i conti l'antenato di Margot.
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Di Marino e Cappi al Ribs and Beer, Milano, 18 ottobre 2018 (foto Dbooks.it) |
Ne
abbiamo parlato alla successiva presentazione del romanzo, nel corso
del primo aperitivo letterario del ciclo Ribs & Books
presso il ristorante-pub Ribs and Beer a Milano Lambrate, in gemellaggio con il mio Martin Mystère - Le guerre nel buio. Sono emersi i
nomi di Emilio Salgari, H. G. Wells e di Edgar Rice Burroughs, ma
anche di Joseph Conrad e Richard Connell (l'autore de La
pericolosa partita), e potremmo
includere nel gruppo anche Jules Verne. Tra i numerosi riferimenti
letterari, spicca il nome di Alfredo Castelli, i cui fumetti
anticiparono clamorosamente fin dal 1975 – con Allan
Quatermain, ispirato all'omonimo
personaggio di H. Rider Haggard, cui fece seguito Martin
Mystère nel 1982 –
molta della fiction degli anni a venire, da Indiana Jones
alla Lega dei Gentiluomini Straordinari,
da X-Files a Men
in Black. Non a caso, entrambi i
romanzi – Kalimantan
e Le guerre nel buio –
contengono riferimenti al mitico conflitto tra le civiltà
ancestrali e altamente tecnologiche di Atlantide e Mu, che avrebbe
portato alla reciproca distruzione e a un cataclisma di proporzioni
planetarie, antefatto di molti episodi della saga di Martin Mystère.
Ciò
che rende unico Di Marino è la naturalezza
con cui riesce a descrivere duelli, arrembaggi, orrori e sentimenti, passioni e ossessioni... tutto con la giusta misura. Smentendo i pregiudizi su questo tipo di
narrativa, i suoi personaggi, donne e uomini che siano, non sono figure
anonime: gli basta una frase o una battuta di dialogo per farci
comprendere cosa provino, persino dubbi e incertezze dietro una facciata fintamente imperturbabile. Show, don't tell,
come si suol dire.
Il risultato è un romanzo incalzante di 435
pagine, che un editore più blasonato avrebbe riempito di spazi
bianchi fino ad arrivare a 600 pagine e a un prezzo ben superiore ai
17,50€. Ma un editore più blasonato non si avventurerebbe a pubblicare un
libro del genere, perché – per nostra fortuna – non
assomiglia a nessun bestseller presente sul mercato.
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Aperitivo "Ribs&Books", 18 ottobre 2018 (foto: Marco Donna) |