venerdì 5 maggio 2023

Iperwriters - Fuga da quale Bronx

Photo: Nazarizal Mohammad on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 20 - Fuga da quale Bronx

Venerdì, ore 13. Sono nata negli anni '50, e se avete conosciuto una periferia italiana di quel decennio capirete perché volevo fuggire.
Mi sentivo come un pesce intrappolato in una pozza putrida durante la peggiore siccità del secolo.
In teoria, le mie aspettative di futuro sarebbero state quelle del boom. Ma venendo dalla casta sociale più bassa, con un corredo di ostacoli esterni (i coevi ci odiano) e interni (ci facciamo del male e gli altri ne approfittano), era escluso che potessi accedere allo status di autore di successo entro i trent'anni, e costruirmi uno di quei feudi televisivi che allora (ancora) garantivano una durata e un nome. Ero destinata a non pubblicare mai neppure uno sciagurato libro di poesie a pagamento.
Il solo ascensore sociale a mia disposizione era per l'inferno.
Di tutto quello che poteva subire una femmina biologica e in particolare una femmina non conforme alla richiesta sociale (bullismi, molestie, mobbing, eccetera) non mi hanno veramente fatto mancare nulla. Volevo fuggire, ma non volevo suicidarmi.
E volevo sottrarmi a un destino sociale da moglie di qualcuno o schiava salariata. Avevo un sacro terrore dell'insegnamento in scuole come quelle frequentate da studente e nessun interesse per altri mestieri.
Dovevo arrangiarmi con i soli strumenti storici che da sempre permettevano alle femmine di umili origini di salire: la religione, lo spettacolo e la scrittura.
Un'altra carriera, mi direte? Sì, forse, appartenendo a una casta alta, avrei tentato con la magistratura o la politica, che non avrebbero escluso un'attività letteraria collaterale... anzi, l'avrebbero favorita.
Ma, ci crediate o no, negli anni '60 avere successo come scrittrice mi pareva perfino più probabile, più realizzabile che avanzare faticosamente in un altro campo, meno prestigioso. Come dire, non potevo scalare l'Everest ma potevo volare sulla luna.
Ma, mi chiederete: Non lo sapevi che in Italia nessuno riesce a vivere di diritti d'autore?
Avevamo pagato per i libri letti. Ci sembrava naturale essere pagati per quelli che avremmo scritto.
No, non lo sapevo. Noi non lo sapevamo.

venerdì 21 aprile 2023

"Sindrome 75" a Milano - 21 aprile '23


In una Milano isolata dal mondo e invasa da creature mostruose, l'epica lotta di un manipolo di eroi contro le forze del male: un volume a fumetti e un libro di narrativa editi da Excalibur nella collana RaccontaMI. La graphic novel "Sindrome 75" di Francesco G. Lugli & Gian Luca Margheriti (a cura di Adriano Barone), illustrata da Locatelli-Cesana-Ganto e l'antologia di racconti "Sindrome 75 - Cronache dall'Apocalisse" con le storie di Bay, Cappi, Casazza, Geroli, Lugli, Margheriti, Miozzi, Pastori, Rebatto e Sangiorgi sono presentate a Milano venerdì 21 aprile 2023 alle ore 18.00 presso Willy's Bar, viale Sabotino 1.

Iperwriters - Bancarella senza premio

Photo: Nacho A on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 19 - Bancarella senza premio

Venerdì, ore 13. Scusate la digressione del precedente editoriale, e scusate se insisterò ancora sul costo della cultura.
Alle superiori, quando avevo un po' di soldi da spendere, andavo dalle capanne degli schiavi (il quartiere di periferia in cui abitavo) alla bancarella di libri (in semicentro, territorio della classe media). Un chilometro di distanza, che spesso percorrevo a piedi.
(Veramente le bancarelle erano due: una vendeva libri nuovi, in edizione economica accessibile alla mia paghetta; l'altra vendeva libri molto usati, perfino ingialliti e accartocciati, ancora più economici).
Alla bancarella ho trovato tutte le meraviglie che sono tuttora le mie pietre miliari: Il ritratto di Dorian Gray, Madame Bovary, Cime tempestose, Frankenstein, le opere di Stevenson e Poe.
Le ho scovate per puro istinto animale. Sui profili social tento di scrivere: laurea in lettere, in seguito autodidatta. Non c'è mai completamento automatico della frase, perché nessuno la usa. Eppure, in molti sono convinti di aver lavorato seriamente solo fino alla terza media. Io pure sentivo di dovermi istruire da sola.
Ho scovato i libri, dicevo, come un cane da tartufi mai addestrato usa comunque il suo fiuto, e scova i tartufi. E, da cane senza padroni, probabilmente se li mangia. Ma, diversamente da un cane, io i tartufi li pagavo.
La cultura ha un costo per chi la produce. In tutti i sensi e sotto tutti gli aspetti: tempo, energia, studio, fatica, rabbie, tensioni, e tanta pazienza. Un notevole costo esistenziale. Senza premio.
Una generazione di scrittori della mia età, come me, ha pagato un costo per la cultura di formazione, e un costo per la cultura che ha prodotto. Parliamo di persone che avevano investito molto, o quasi tutto, su un progetto di tipo letterario. Questa generazione oggi è scomparsa. Civilmente, quando non fisicamente.
I libri che hanno scritto, che abbiamo scritto dando sangue e anima, si sono venduti alla fine degli anni '90 per uno e due euro. I blogger attuali ignorano che siano mai esistiti. Alcuni “recensori” negano perfino che io sappia scrivere.
Avevamo investito noi stessi per avere una vita: e la cultura ci è costata la vita.

martedì 11 aprile 2023

Mister Hyde: il doppio e il suo doppio


"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Robert Louis Stevenson (1886) è un capolavoro della narrativa gotica, ma anche un'icona del dualismo dell'animo umano, oltre che - come sottolineò Stephen King in un suo saggio - una disamina dell'ambiguo potere della scienza che si ricollega al "Frankenstein" di Mary Shelley. E, fatto molto curioso, è anche il romanzo che fu scelto per inaugurare la rinascita de "Il Giallo Mondadori" dopo la Seconda guerra mondiale, pur essendo del tutto estraneo alle linee della collana, prima e dopo.
Correva voce che il manoscritto originale del lungo racconto fosse bruciato nel caminetto di casa Stevenson, per mano dell'autore o, secondo altre versioni, di sua moglie. Quindi sarebbe esistito un "doppio perduto" di una storia sulla perdizione del "doppio".
Tempo fa ci arrivò un curioso messaggio che riportammo - sospettosi - su questo blog. Ma ora riceviamo dalla casa editrice Edikit un brano di un testo di imminente pubblicazione in un volume a cura di Mario Gazzola, che potrebbe scuotere tutte le convinzioni in merito al dottor Jekyll. Nell'enigmatica nota con cui il curatore accompagna l'estratto si fa riferimento anche a un "Hyde e l'altro", opera di una contemporanea di Stevenson di nome Jane Mason, da cui proviene l'illustrazione di apertura.
Dov'è stato recuperato dunque l'estratto che segue, in cui incontriamo un Hyde spaventosamente lucido, pronto a esprimere appieno le proprie malefiche potenzialità? E sarà un caso se questo misterioso manoscritto stevensoniano torna alla luce in un'epoca in cui la natura (umana e non) ha risvegliato in Occidente le paure ataviche dell'uomo, dalla pestilenza alla guerra?

... Le mie escursioni notturne nei goffi ma energici panni del bieco Hyde divennero sempre più frequenti, man mano che guadagnavo maggiore sicurezza nella miscelazione dei componenti e nei dosaggi della pozione da assumere. E parimenti più ardite divennero le mie imprese e le gratificazioni che ne traevo, pur senza trovarmi mai veramente sazio: ogni piacere, ogni godimento, per quanto sfrenato, qualsiasi forma di possesso e abuso riuscissi (e riuscivo sempre) a stabilire sul prossimo che per sua sfortuna incappava sul mio cammino, non bastava mai a saziare la mia brama di spingermi oltre.
Era esattamente come in tutti quei libri gotici che avevo letto, il profondo studio di Baring-Gould o i racconti a tinte forti di altri scrittori francesi, come quel Dumas, che sembrava aver profetizzato il mio stesso destino, oppure Guy de Maupassant (sempre i dannati francesi!), in cui un uomo qualsiasi durante le fasi lunari di luna piena si trasforma in un lupo ferocissimo e insaziabile. Ma quello del licantropo è un mito comune a molte culture ben prima della letteratura gotica contemporanea, non è solo una creatura di fantasia per spaventare bambini e donzelle, e neppure un prodotto della malattia mentale, come sostengono diversi psicologi moderni. Esso non rappresenta che il ritorno a quel primitivo stato di ferocia naturale che esalta i sensi e gli istinti sopiti del carnivoro umano, dalle menadi greche ai vlukodlak slavi fino ai berserker scandinavi, i terribili compagni di Odino nella Caccia Selvaggia, un altro rituale di sangue ben rappresentato dal dipinto del pittore norvegese Arbo.
Il lupo sbrana la preda per istinto, è nella sua natura, e incarna la Paura per antonomasia della razza umana: quella dell’aggressione e della violenza. L’uomo che ritrova il lupo in sé si scopre più robusto, più forte, il naturale dominatore del creato. E, come dimostrano i riti orgiastici di tante culture tribali, più potente e vorace è anche il suo sesso. Proprio come in me ora. Edward Hyde non era dunque un mostro, bensì semplicemente l’uomo riportato alla sua originaria natura ferina. L’uomo che sedeva fiero al vertice della piramide naturale, che si nutriva e si serviva a proprio piacimento delle creature che lo circondavano nella valle dell’Eden, che dominava la femmina com’essa aveva bisogno fisiologico d’esser dominata.
Un lupo, ma con la profondità mentale che solo all’uomo garantisce l’inesauribilità del desiderio, in forza del quale la brama più divorante, il piacere più dolce, è sempre quello che sta ancora dinanzi ai nostri occhi come una chimera da conquistare. Come un frutto per Tantalo.
Questo era il vero potere del mio farmaco: la droga avrebbe scatenato il potere della mia mente di mutare il mio stesso corpo (o, chissà, forse solo la sua percezione da parte del mondo), aprendo la porta del mio studio privato allo scellerato Hyde, che non sarebbe mai stato riconosciuto quale alter ego luciferino dello stimato e mite dottor Jekyll. E così avrebbe potuto andare liberamente fino al fondo più oscuro di un’esistenza votata al Male assoluto, senza correre rischi di punizioni da parte della legge degli uomini e senza impedire che l’altra metà della mia anima, quella proba e virtuosa, proseguisse il proprio cammino nel Bene.
A volte pensavo che avrei dovuto condividere la mia scoperta con il resto dell’umanità: avrei potuto preparare la dose più grande possibile della mia pozione, alla diluizione più intensa, quindi introdurmi con la scusa di qualche ricerca medica per la salute pubblica e finalmente versarla nell’acquedotto municipale di Londra. Sarebbe stata l’apoteosi demoniaca di un genio del Male: non più un semplice malfattore dei vicoli notturni, ma un gigante della statura di un Satana miltoniano, che col suo gesto blasfemo avrebbe liberato dalle catene della “civiltà”, del “bene”, le menti di tutti gli uomini, persino quelle delle donne.
Finalmente Hyde avrebbe regnato su un immenso baccanale di lupi feroci e menadi infoiate, come all’inizio dei tempi nelle selve primitive, di nuovo e per sempre.

PS del 14 aprile 2023: la soluzione dell'enigma a questo link.

venerdì 7 aprile 2023

Iperwriters - Il costo della cultura

Photo: Mika Baumeister on Unspash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 18 - Il costo della cultura

Venerdì, ore 13. E' stata una vera sfortuna vivere in un'epoca in cui la cultura si regala. Ovvero, si finge di promuoverla per immetterla nel circuito degli svuotacantine, assimilando libri e film a mobili vecchi, abiti vecchi, stoviglie vecchie, e ogni sorta di roba vecchia.
Per analizzare il processo (e le motivazioni) che hanno trasformato la cultura e le arti nella donna-gallina del finale di Freaks di Todd Browning (la ricordate?) occorrerebbero tre o quattrocento di questi editoriali.
Parliamo di potere d'acquisto e facciamo un po' di comparazioni. Tutti sappiamo che un ebook, oggi, costa da 0 a 0,99 damned euro. Non ne diamo la colpa alla digitalizzazione: infine, se per un ebook si pretendessero 100 euro, 100 euro verrebbero pagati.
Mezzo secolo fa, negli anni '70, un libro, anche in edizione economica, costava quanto un ingresso al cinema o in discoteca. Un classico nel pubblico dominio costava, perché gli editori sostenevano costi di stampa. Con le nostre paghette, da giovani, dovevamo scegliere se leggere o comprare un biglietto ferroviario per passare una domenica al mare. E per avere un libro in edizione di lusso aspettavamo Natale o il compleanno. La cultura aveva un suo costo, com'era giusto, perché noi ne capivamo il valore.
Max e io, da giovani, andavamo al cinema almeno tre sere alla settimana. Avevamo un abbonamento per un posto fisso a teatro che non avremmo potuto permetterci: regalo di mia suocera, molto costoso. Ho quindici scaffali di libri in casa, un piccolo patrimonio se potessi rivenderli rivalutati con un interesse del dieci per cento annuo.
Oggi i giovani vengono pagati per comprare libri, andare al cinema, a teatro e nei musei. Ora, conosciamo le leggi di mercato: il sentimento del valore di un oggetto cresce in proporzione al suo prezzo. Se te lo svendono, pensi che valga poco. Se te lo regalano, è una delusione. Se ti costringono a comprarlo, lo rivendi. A quegli sventurati che ancora ne fanno uso: probabilmente, insegnanti che già stanno cercando di farti capire l'importanza della lettura.
Strano paradosso di un sistema capitalista: pubblicità progresso con invito alla lettura e opere letterarie tirate dietro in perdita.
Ma anche questo è parte di un lavoro, in corso da decenni, per azzerare ogni merito alla creatività umana.

giovedì 30 marzo 2023

Il mondo di Diabolik: Cologno Monzese, 1° aprile 2023

A. C. Cappi in "Diabolik sono io" di Giancarlo Soldi

Sabato 1° aprile 2023 alle 17.00 a Cologno Monzese (Milano) presso la Biblioteca Civica, piazza Mentana 1 (MM2 Cologno Centro), per "Eureka-Fumetti in biblioteka" a cura di Sbam Comics, "Il mondo di Diabolik": origini, retroscena, curiosità, con Andrea Carlo Cappi. (Ingresso libero).

Andrea Carlo Cappi, scrittore, è autore dei romanzi di Diabolik & Eva Kant e del saggio ufficiale "Fenomenologia di Diabolik". Collabora con la casa editrice Astorina con articoli sugli speciali "Il Grande Diabolik" e "Diabolik Magnum". Ha pubblicato le novelization dei film "Diabolik" e "Ginko all'attacco" dei Manetti bros. ed è apparso nel ruolo di se stesso nel docu-film "Diabolik sono io" di Giancarlo Soldi.



giovedì 23 marzo 2023

Iperwriters - Le nonne del Corsaro Nero

Photo: Maksim Kaharlitsky on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 17 - Le nonne del Corsaro Nero

Venerdi, ore 13. Ovviamente, non ho assorbito e metabolizzato soltanto libri. La mia è stata la prima generazione italiana cresciuta (allevata?) dalla televisione. Prima nelle case dei vicini, in brevi flash allucinatori che riempivano di delizia. Talvolta di deliziosa paura, come quando Belfagor, il fantasma del Louvre, avanzava lungo le sale del museo, nel suo paludamento nero e con la sua maschera funeraria.
Ricordo Ivanhoe, una serie di telefim di cui cantavamo la sigla in coro ai giardini pubblici. Narrava, con ogni probabilità, le imprese di Ivanhoe.
Alle medie inferiori, con l'apparecchio in casa, seguivo La nonna del Corsaro Nero, un musical avventuroso-satirico che tutti (tutti, l'ho scoperto nel corso del tempo) gli scrittori della mia età hanno amato. La serie non si trova negli archivi della RAI. È perduta per sempre, e la piangiamo. La sigla faceva: "Un grande urrà per nonna sprint, la vecchia che è più forte di un barile di gin..." ecc.
Esiste ancora invece, ed è disponibile, Biblioteca di Studio Uno, con Quartetto Cetra, altra serie (assai letteraria) che ho adorato nella mia adolescenza.
Più avanti, alle medie superiori, passavo un pomeriggio alla settimana guardando Gulp - Fumetti in tivù, un programma divulgativo di storia e critica del fumetto. Avevamo una sfufa in cucina che riscaldava soltanto metà della casa e la televisione in soggiorno, alla fine di un lungo corridoio, che d'inverno era una ghiacciaia. Accendevano una stufetta più piccola, a bombola. Il piacere che provavo riscaldandomi i piedi gelati è coniugato nella mia memoria al piacere di scoprire i fumetti.
Ovviamente ne leggevo a vagonate, in quel periodo. Potevo passare da I promessi sposi a Satanik apprezzando e godendo entrambi, senza soluzione di continuità mentale.
Erano tutte droghe e realtà corrette, per me. Amabili nonne del corsaro nero che mi addolcivano la vita, come fate su una culla.
E poi i due film settimanali, e gli sceneggiati gialli. Mi chiedevano, all'epoca del mio primo romanzo giallo, come avessi potuto ideare e padroneggiare una struttura di quel genere, avendo letto solo (e poca) Agatha Christie.
E si stupivano. Io mi stupivo del loro stupore. Per assimilare una struttura gialla non bastavano Perry Mason e il tenente Sheridan?

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...