Recensione di Andrea Carlo Cappi
Tutti sanno quanto il calcio sia amato in Italia. Ma, quando il co-regista Marco Manetti chiede al pubblico . prima dellla proiezione all'Anteo-Palazzo del Cinema di Milano - "C'è qualcuno che non ama il calcio?" devo alzare la mano. Non sono molto interessato all'argomento, anche se di tanto in tanto guardo qualche partita delle nazionali italiana e spagnole. Ma ciò non significa che non possa piacermi una storia sul football: non ho bisogno di essere un esperto di pesca per leggere Il vecchio e il mare o di arti marziali per godermi I tre dell'Operazione Drago.
Il nuovo film degli apprezzatissimi Manetti bros - Marco e Antonio - parla di una star del calcio che finisce in una piccola squadra di dilettanti, un eroe caduto che alla fine ritrova la sua strada. Parla di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, con il tipo di personaggi che si possono trovare in una città del Sud... ma in realtà in qualsiasi città italiana; e dei loro sogni. Una commedia all'italiana a sfondo sociale della miglior specie, un film sportivo e, senza dubbio, un'opera dei Manetti, con le loro caratteristiche ironia ed empatia.
Beninteso, sono di parte, perché conosco da un bel po' questi due, sono affenzionato a loro e al loro cinema. Ho lavorato con loro - soprattutto con Marco - alle novelization della loro trilogia cinematografica di Diabolik e ora capisco perché ogni tanto lui rispondesse da Parigi alle mie chiamate. Ma, soprattutto, mi piace il loro modo di fare i film.
A Milano il giovane campione del calcio Etienne Morville (interpretato dall'ex calciatore e ora attore belga Blaise Afonso), cresciuto nelle banlieues parigine, è diventato ricco, viziato, aggressivo; per quanto abbia inventato una mossa unica, chiamata "Houdini", ora fa notizia più per le sue intemperanze che per le prodezze sul campo.
Nel frattempo a Palmi, Vincenzo (Rocco Papaleo), pensionato vedovo che vive con la figlia Concetta (Giulia Maenza), seduto in un caffè a parlare di calcio con gli amici, fa un paio di conti: se tutti i concittadini versassero 300 euro a testa, la U.S. Palmese potrebbe comprarsi un vero campione, come Morville.
Concetta ha molti dubbi. La poetessa Ferraro, intellettuale del luogo, considera il calcio l'oppio dei popoli. Nondimeno Vincenzo riesce a mettere insieme la cifra e per giunta il manager di Morville costringe il calciatore ad accettare l'offerta, per ripulirgli il nome e l'immagine. Dopo le grandi squadre e la bella vita a Parigi e Milano, il luogo e il gioco sono totalmente diversi. Dapprima il campione non sembra accettare le nuove regole. Ma poi ritrova se stesso, cambiando la propria esistenza, la squadra e la città, con qualche sorpresa nel finale.
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Antonio Manetti (fotocappi) |
La vera Palmese è ora sotto tutti i riflettori, con i registi che ne indossano la maglietta ufficiale nero-verde quando presentano il film. U.S. Palmese è stato girato a Parigi, Milano e naturalmente a Palmi, amatissima dai registi oltre che città d'origine della loro madre, cui il film è dedicato. Parlato in italiano, francese e in dialetto palmese, il film impiega alcuni espedienti tecnici che - dice Marco - sono stati ispirati dalle serie animata giapponese Holly e Benji. I fan dei Manetti fans possono riconoscere il loro stile nelle riprese, ma soprattutto la loro passione per il cinema.
Oltretutto, nel loro percorso tra i generi cinematografici (horror, fantascienza, noir, musical e ora sport) sembrano anche avere trovato l'epica, i volti e persino la colonna sonora (come sempre di Pivio & Aldo De Scalzi, qui punteggiata da rap dalle tre diverse locations) che potrebbero permettere loro di esplorare anche lo spaghetti western.
Ho appena avuto il tempo di chiederglielo, mentre erano circondati dagli ammiratori nel foyer del cinema. "Chi lo sa..." ha risposto Marco.
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