venerdì 3 gennaio 2025

Iperwriters - Non volevo essere un giallista

Immagine realizzata con AI

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 62 - Non volevo essere un giallista

Venerdì, ore 13. Non volevo essere un giallista. E' una frase che ho sentito spesso pronunciare, in pubblico e in privato, da molti colleghi che avevano ottenuto visibilità scrivendo gialli. Io pure devo aver detto qualcosa del genere, in altri tempi. Delle ragioni che mi hanno portata al fumetto e al giallo, ho già parlato.
Proverò a interpretare le ragioni di altri scrittori.
Fra gli anni '80 e i '90 il confine fra i generi letterari e tutto il resto si stava facendo sempre più labile. Conseguenza della famosa crisi dei valori nella società contemporanea di cui si sentiva parlare da inizio secolo. Gli scrittori non avevano più temi eroici e passioni forti da trattare. Se ci fosse stata una battaglia di Waterloo, per narrarla si sarebbe impiegata la docufiction televisiva. La certosa di Parma e Guerra e pace sarebbero stati romanzi superflui e (scommetterei) certamente rifiutati dagli editori.
In questa debolezza narrativa l'orrore e il terrore, l'assassinio e l'efferatezza erano il solo mezzo per esaltarsi scrivendo e per catturare e avvinghiare il lettore a quanto si voleva trasmettere, quale che fosse.
Un tabù e un marchio epocale. Un segno di grande potenza espressiva che stimolava scrittori e lettori dando frutti nuovi. La morte in filigrana trasformata in gioco di ruolo, ultimo elemento narrativo forte.
Tutto il resto, quello che non era genere, si stava dirigendo verso altre forme, che non ci parevano meno di intrattenimento rispetto a quello che facevamo noi. Neo-neo-neo avanguardie con inserti di pulp e splatter, e neominimalismi. Piccole faccende quodidiane, esili come fili di fumo, esposte con una grandiosità che mi sconcertava e mi faceva sorridere. Non mancavano storie “colte” su Mozart e storie su violiniste dal culo a violino, secondo la migliore tradizione italiacana del romanzo sui turbamenti erotici di intellettuali per stravaganti ragazze (mi stupiva però che dopo gli anni '70 e la rivoluzione sessuale si facesse ancora un dramma dell'adulterio borghese).
Stando su un confine che stava svanendo (non crollando come il muro di Berlino, ma piuttosto evaporando come acqua che bolle) molti di noi, che non avrebbero inteso iniziare con lo scrivere gialli, ma stavano ingiallendo in un mondo ingiallito, o piuttosto ingrigito, si sentivano a buon diritto di far parte del mondo letterario italiacano tout court.

Iperwriters - Non volevo essere un giallista

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