venerdì 24 maggio 2024

Iperwriters - Lettere all'inferno

Photo: Ilantha Umangamuwa on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 47 - Lettere all'inferno

Venerdì, ore 13.
Puntavo molto sulla mia idea. Un thriller ambientato nel mondo del BDS&M nel 1990 era nuovo e originale per l'Italia, no? Forse oltreoceano ci stavano già lavorando, anzi non forse, sicuramente, ma sarebbe stato nuovo e originale per l'Italia, no? Nessuno scrittore ne aveva pubblicato uno. Nessuno che conoscessi progettava di scriverne uno.
Alle case editrici doveva interessare, no?
No.
Schiavo cerca padrona ha avuto ancora meno fortuna di La donna senza testa. Ovviamente l'ho spedito agli editori a cui pensavo potesse interessare, vale a dire quelli che pubblicavano opere “nuove” e “sperimentali”, gli snob “che aprivano ai generi”. Ne avrei ricevuto, dalla fine del 1990 per i quattro anni successivi, lettere di rifiuto. Tutte uguali: Abbiamo letto il romanzo da lei proposto, e pur avendone apprezzato stile e contenuti non riteniamo che ecc. ecc.
Non c'era spazio in nessuna linea editoriale per la mia dominatrice in cerca di uno schiavo.
Se avessi saputo allora tutto quello che so adesso, avrei reagito con un'alzata di spalle a ogni lettera.
Ma non sapevo, non avevo ancora capito. Ero malata del bovarismo dello scrittore, Consiste, come ho già detto, in una fame che si contrae leggendo troppi diari e memoriali e biografie di scrittori amati, ammirati e perfino idolatrati da lettori (veri lettori), una fame di ammirazione e amore. C'erano anime belle che valicavano montagne e attraversavano mari per fare visita allo scrittore ispiratore (altro che gli approcci freddi e insolenti dei social). Avevo desiderio di queste anime.
Aspettare un anno, due anni, e poi ricevere una risposta prestampata era ricevere una lettera all'inferno.
Ma non ero felice? Sì, senza saperlo, ma ero anche nell'inferno dei dannati contemporanei, un girone speciale riservato a chi non esiste. Mi consolava un po' che le case editrici in questione fallissero a breve. Mi sarebbe piaciuto che fosse per la miopia mostrata nei miei riguardi.
Pensavo: quando sarò famosa raccoglierò tutte queste lettere, le incornicerò e le appenderò alla parete dello studio, per additarle al disprezzo dei posteri.
Patetica. Non so neppure più dove sono andate a finire adesso.

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