Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 23 - Magia verde
Venerdì, ore 13.
Sono sceneggiatrice di fumetti, anche se nessuno lo sa. All'anagrafe, per rinnovarmi la carta d'identità, l'impiegato deve andare a cercare "sceneggiatore" in un apposito elenco: in seguito avrei attribuito l'aneddoto a Marino Strano, protagonista del mio Superman non muore mai. Se la professione non fosse stata nell'elenco, non sarei esistita. Nel mio quartieraccio nessuno sapeva che si potesse diventare sceneggiatore. Sceneggiatrice? Una ragazza era appena arrivata dalla Luna.
Questa situazione mi irritava, ma in un certo modo mi esaltava, in quanto prometteva una clamorosa rivincita quando sarei stata scoperta. Non sarei stata scoperta: ho continuato a navigare incognita fino a quando non sono diventati sceneggiatori tutti. A quel punto non c'era più nulla da scoprire.
Mi vengono i brividi quando penso alla leggerezza con cui volavo in quel nuovo e adrenalinico mestiere, affrontando tutte le sfide, accettando tutte le offerte, cimentandomi in ogni genere narrativo: thriller, noir, fantascienza, storico, western, fantasy, commedia, dramma.
Mi fanno paura le attuali scuole di fumetto, i corsi di scrittura creativa che durano settimane, ma anche mesi o anni. Anni a imparare l'ingegneria della fiction.
Il mio metodo di lavoro all'inizio degli anni '80 consisteva in questo: quando dovevo scrivere per un certo editore o una certa testata mi procuravo (o mi venivano forniti in studio) pacchi e pacchi di pubblicazioni in tema. E leggevo per ore, per giorni. Leggevo fino a quando non sentivo di aver metabolizzato quella che potrei chiamare l'anima di quella forma, stile e linguaggio. Il processo di assimilazione era molto piacevole, per nulla razionale. Razionale e invece faticoso era ricreare quell'anima, facendola passare attraverso la mia chimica personale. Riuscire era un'esperienza di grande appagamento. L'idea sembrava arrivare dal Cielo.
Sceneggiavo già da più di quindici anni e avevo già pubblicato cinque romanzi quando, in una convention di sceneggiatori Disney, ho ascoltato la mia prima lezione di scrittura creativa.
Comunque, il mio atteggiamento verso il lavoro resta tuttora magico. Non è magia bianca, perché un po' di nero nel mestiere di scrivere scorre sempre. Ma non è neppure nera, e tantomeno rosa.
Potrebbe essere magia verde, la magia della natura. Quella che fa crescere le piante.
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