Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 41 - Il paese più bello
Venerdì ore 13. Ancora verso la fine degli anni Ottanta. Viviamo nel paese più bello e più negletto dell'entroterra, a cui tutti preferiscono luoghi privi di laghi, luoghi asciutti scelti dai ricchi per le villeggiature. Inventati dai ricchi solo perché ci hanno costruito le loro case, creando una bellezza artificiale. Ma nel nostro paese la bellezza è naturale. I dintorni sono talmente belli da ospitare un concorso di pittura. Tutti sanno che i dintorni sono meravigliosi, con le incantevoli frazioni appese a mille metri di altezza, i laghetti, il prato chiamato "delle fate", i sentieri panoramici, i boschi di castagni. Ma quando si tratta di abitarci è come se non lo fossero.
Siamo arrivati lì da disoccupati, confusi e speranzosi. Ma stanno per tornare i fumetti, e anche le pubblicazioni.
Il nostro tenore di vita è basso, bassissimo, e tale resterà, anche nei periodi alti in cui ci limiteremo a risparmiare per l'avvenire. Una modesta casa ex contadina, impianti essenziali, mobili misto Ikea/rigattiere. Qualcuno arriccerà il naso con disprezzo, entrandoci. Niente auto, niente lussi, niente fashion, niente trend, niente status. Niente cellulare, nei primi anni in cui circolavano con umani attaccati a parlare nel vuoto. Ma il computer sì, siamo stati fra i primi ad averlo. La connessione a internet sì, siamo stati i primi ad averla, almeno a livello locale.
Ci vestiamo di stracci. Non da straccioni ottocenteschi, con i buchi negli indumenti e nelle scarpe, ma anticipando quel glamour per tutti che è comune oggi e omologa tutto il popolo che non è vip.
Nessuno vivrebbe come noi. Una condizione che chiunque della classe media (o appena un po' arricchito) non accetterebbe mai. Non si vive senza il parquet (che tutti vogliono, anche se lo chiamano palché), senza il divano di pelle bianca e senza andare al ristorante da cinque stelle sulle guide.
Noi, in quei ristoranti, ci andiamo solo per i compleanni e gli anniversari. E qualche volta, se siamo euforici, brindiamo: Al nostro ultimo anno da pezzenti.
Va bene così. La nostra idea di una buona vita è così. Non un lavoro da schiavi e una botta da sbronzi di due settimane di vacanza all'anno. Ma vivere in un luogo verde e acquatico (non turistico), svolgendo un lavoro che si ama, sempre al lavoro e sempre in vacanza.
Sta per iniziare uno dei periodi più felici della nostra vita.
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