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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 24 - Sol Levante
Venerdì, ore 13. Nel mio primo anno da sceneggiatrice lavoro per le stesse testate di fumetti che leggevo alle elementari. Più tardi, avrei lavorato per la Disney perché da piccola avevo letto i fumetti Disney. Gli etologi lo chiamerebbero imprinting. Ma da tutta o quasi la fiction esistente avevo ricevuto l'imprinting.
Lavorando per un'agenzia potevo accedere a tutta o quasi l'editoria a fumetti, senza dover affaticarmi a viaggiare, propormi e rendermi simpatica. Durante la prima parte degli anni '80 ho scritto un po' di tutto e un po' per tutti. Mi è stato chiesto un soggettone per una dozzina (o ventina) di episodi dell'adattamento a fumetti di Candy Candy per la Fabbri (purtroppo non riesco a ritrovare gli albi e non ricordo i titoli, ma ho ancora le fatture relative). I cartoni giapponesi erano sbarcati nelle tivù italiane.
Ho sempre provato una forte attrazione per il Giappone, quasi un'appartenenza ideale. Il Sol Levante antico, ma anche quello moderno, che ha saputo ricrearsi dopo la seconda guerra mondiale, dopo la bomba atomica, la tragedia di Mishima e di una casta di intellettuali suicidati, procedendo a balzi in pochi decenni quello che l'Occidente ha percorso in secoli. Con risultati spesso stupefacenti e scintillanti. Negli stessi anni di Candy Candy guardavo i film di Kurosawa e Oshima. E oggi, i manga sono le vere anime del fumetto.
In tutto questo tempo abbiamo assistito alla diffusione della fiction orientale, soprattutto nel camo delle arti visive. Ad ogni film che guardo ritrovo l'immaginario occidentale: è più evidente nell'horror, nel gotico e nella ghost story, ma si possono ritrovarne le orme anche negli altri generi. Naturalmente, un immaginario occidentale mutante, reinventato, estremizzato e raffinato, sempre più sincero e trasparente.
Di recente ho visto un documentario sulla fine del Giappone imperiale: senza la bomba la guerra non sarebbe finita tanto presto, e i giapponesi sarebbero rimasti schiavi di credenze barbare e superstiziose. Come credere a un figlio di Dio, per esempio (come se in Europa non ci avessero creduto mai). A un imperatore che riceve un'investitura sacra dalla dea solare Amaterasu. Una dea? Sì, sempre divino è, c'è parità di genere.
Fose per questo mi sento affine ai popoli orientali. Perché mi pare che a loro la sola cosa che piaccia dell'Occidente sia l'immaginario.
Tutto quello che resta, se il sole è spento.
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