venerdì 17 febbraio 2023

Iperwriters - La monaca di Monza

Photo. Korie Jenkins on Unsplash

Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 15 - La monaca di Monza

Venerdì, ore 13. Dunque, fin dalle elementari ho fatto uso di droghe. Le mie sostanze stupefacenti sono state, come ho detto, libri, film e telefilm.
Le ragioni per cui qualcuno cerca un'evasione da una vita che rifiuta e che lo/la rifiuta (mentre altri vi si gettano come nuotatori, non leggono e vanno al cinema solo per farsi due risate) sono ignote. E' quell'attitudine particolare che poi ti farà dire, da grande, se hai guadagnato due soldi in diritti d'autore, "So solo scrivere".
Il fatto è che per me l'Immaginario è stato, fin dai primi anni di vita, famiglia, patria e religione. Non so se ho cominciato a immaginare perché assorbivo fiction o se cercavo fiction per nutrire l'immaginazione: potrebbe essere un unicum, in fondo.
Dopo i libri, sono arrivati i film.
Pare che la prima volta in cui un bambino guarda un film o una qualche forma di spettacolo (qualcosa insomma in cui appaiono creature non di questo mondo, o in situazioni oltre le regole di questo mondo) prova paura.
E' assolutamente vero, almeno nel mio caso. Il primo contatto con il mistero dell'immagine, del quadro, della rappesentazione non può lasciare indifferenti e immutati. Pensiamo alla sindrome di Stendhal.
Il mio primo film è stato Los tres caballeros, della Disney. Una domenica, con mio padre, in una sala parrocchiale. Ho gridato di terrore, supplicando di andare via. Ma, una volta a casa, più calma, ho capito che qualcosa non andava. Non mi ero comportata nel modo giusto, non avevo approfittato di quell'esperienza che doveva (lo sentivo) essere preziosa. Ero fuggita. Allora ho chiesto di essere riportata là. A lungo e vincendo la resistenza e lo stupore di mio padre. Una volta nuovamente nella sala buia, ho compreso quanto lo spettacolo fosse incantevole.
Un film che mi ha lasciata sotto shock per più di una settimana è stato La monaca di Monza. Finiva con una soggettiva della protagonista murata viva. Voglio dire: io venivo chiusa in una cella cieca e, un mattone sopra l'altro, aria e luce mi venivano tolte.
Dopo, il cinema è stato un amore eterno e oggi posso vedere qualsiasi cosa (proprio qualsiasi cosa) in una fiction provando solo piacere, se la fiction è buona.
Ma tutto ha avuto origine da un film di animazione musicale e da una condanna a una sepoltura in vita.

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