Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 6 - Nati alternativi
Venerdì, ore 13. Sono fuori corso, a navigare nell'oceano Alternativo.
Ero, come Max e poche altre persone, alternativa a tutto. Non avrei voluto esserlo: per temperamento sono una conservatrice. Ma la mia condizione mi poneva nell'alternatività. Non c'era posto per noi.
Quando, molti anni dopo, ho deciso di recuperare gli esami già dati (non butto mai via niente che possa ancora servire) e laurearmi, sono stata più che alternativa.
Santa Caterina da Siena è il personaggio più alternativo della storia d'Italia: non piace a nessuno. E' patrona d'Italia ma gli italiani la odiano. Odiano la chiesa cattolica, odiano le donne (soprattutto quelle di talento) e provano una santa ripugnanza per una che raccoglie fra le mani la testa di un decapitato. Un'anoressica psicopatica sessualmente frustrata.
Ma si dà il caso che Caterina Benincasa sia anche una grande scrittrice italiana. Se lo stile fosse stato davvero prioritario nella nostra editoria (come proclamavano allora), avrebbero dovuto ristampare e vendere lei al posto dei capolavoristi costruiti e spammati sul mercato.
Ho sempre amato i più odiati: è un mio tratto distintivo. Come la fascinazione per le donne autorevoli.
Per circa tre anni abbiamo vissuto nella biblioteca comunale, leggendo, scrivendo e traducendo. Perdendo gli anni che non abbiamo mai perso dalle elementari alla maturità, quando essere bocciati pareva una tragedia.
Ma che fare da grandi?
Ancora negli ultimi tempi della sua vita Max mi diceva che gli sarebbe piaciuto essere un insegnante. Alla fine dell'Ottocento, o al più tardi quando lo era Pirandello.
Avete letto (o vi hanno letto) Cuore di De Amicis? Ricordate la scena in cui il padre del muratorino entra nella casa signorile del maestro di suo figlio, umile e rispettoso, timoroso di sporcare di calce le poltrone?
Bene, ho visto con le mie fosche pupille una maestra strisciare (trattata da pezzente) davanti al tipo che le ristrutturava la casa (in abiti firmati).
Saremmo stati insegnanti con felicità nostra e dei nostri allievi, anche da schiavi sottopagati, se solo avessimo potuto conservare rispetto e dignità.
Max ha lasciato l'Università al primo anno e non si è mai laureato.
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