lunedì 25 aprile 2022

Al mare dopo il delitto

Alberto Olivo

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi racconto un caso di uxoricidio che sconvolse l'Italia nel primo Novecento. A essere sconcertante non fu solo il delitto in sé, ma quanto avvenne dopo, così orrido e grottesco da essere scelto nel 1966 dal grande romanziere e pittore Dino Buzzati come soggetto per un racconto a fumetti - oggi si direbbe graphic novel - pubblicato in tre puntate sul "Corriere d'Informazione". (È anche un modo per ricordare i cinquant'anni dalla morte dello scrittore a cui ho rubato il titolo di questa rubrica, "La Boutique del Mistero", scomparso nel gennaio 1972.) 
La storia comincia a Milano nel 1895, quando uscendo di fretta da una trattoria il trentanovenne Alberto Olivo si scontra sulla porta con la ventiduenne Ernesta Beccaro, che lo apostrofa dicendogli "Brutto villano!" Per lui è un colpo di fulmine, e decide di sposarla. Buzzati definì la loro vicenda "una storia strana e terribile, finita in modo inverosimile".

Il racconto di Dino Buzzati

Alberto Olivo, nato a Udine, cresciuto con una madre severa, abita a Milano da sei anni e lavora alla ditta Richard con un discreto stipendio. Non è sposato e nel tempo libero legge libri, studia matematica, frequenta case di tolleranza e scrive poesie.
Ernesta, nata in provincia di Biella in una famiglia numerosa, analfabeta, è venuta a Milano all'età di quattordici anni per fare la donna di servizio ed è passata attraverso una lunga serie di abusi e di traumi prima di incontrare lo stagionato signor Antonio Colombo che "per pura filantropia" (dirà questi in seguito) le dà qualche soldo e le trova alloggio e lavoro presso una sarta.
Olivo di fatto compra la ragazza dal sciur Colombo per la somma di 500 lire, poco meno di due mesi del proprio stipendio. Ma, dopo questo investimento iniziale, si rivela particolarmente avaro e controlla in modo ossessivo le spese per alimentari e abbigliamento della giovane moglie, trasformata in casalinga. Il loro matrimonio diventa un inferno domestico basato sull'odio e sul disprezzo reciproco, e su litigi continui. Il culmine si raggiunge nella primavera del 1903: Ernesta, stanca di essere analfabeta, chiede a Olivo di pagarle una maestra che le insegni a leggere e scrivere. Lui accetta, ma venerdì 15 maggio, dopo neanche una settimana, ordina di sopendere le lezioni.

Dal racconto di Dino Buzzati

La sera di sabato 16 nel loro appartamento in piazza Macello 25, scoppia un litigio furioso che finisce nel modo più atroce: dopo averle spaccato il cranio, Olivo infierisce sul corpo di Ernesta a coltellate, quindi si addormenta nel letto accanto al cadavere. Domenica trascina il corpo della moglie in cucina e va a mangiare in trattoria. Lunedì riprende la sua vita normale e, a chi gli chiede dove sia la signora, risponde che è andata a Biella a trovare i parenti. Finalmente giovedì si accorge che in casa c'è un cattivo odore e comincia a prendere provvedimenti.
Dopo essere andato a Monza a rivendere i vestiti della moglie, venerdì sera Olivo prende il treno per Genova con una valigia pesantissima. In città si fa subito notare perché si rifiuta di dare mance a chi gli trasporta il bagaglio. Sabato noleggia una barca per fare un giro del porto e - sotto gli occhi di un perplesso barcaiolo - getta un grosso pacco in mare, pensando di essersi liberato di Ernesta una volta per tutte. Ma il pacco galleggia fino a riva e viene ripescato: la prima cosa che ne esce è una testa rasata dal volto sfigurato; segue il resto di un corpo fatto a pezzi.
Tra la scarsa prudenza a Genova di Alberto Olivo e i sospetti destati a Milano dalla sparizione di Ernesta, che i vicini hanno denunciato alla Polizia, è inevitabile che l'assassino sia scoperto. Dopo tre giorni la polizia lo arresta.
Tuttavia la parte inverosimile della vicenda non è ancora finita.
Del caso si occupa anche il padre della criminologia Cesare Lombroso, che in base alle sue teorie vedrebbe Olivo più adatto al manicomio che alla galera. Ma per una serie di errori di procedura l'assassino viene scarcerato definitivamente dopo la sentenza in cassazione. In tutto ha scontato solo dodici giorni di prigione e ha subito una multa di lire 125 per vilipendio di cadavere. Morirà tranquillio a ottantasei anni, dopo essersi risposato e avere pubblicato la sua autobiografia, un saggio di matematica e alcune delle sue orrende poesie. Ecco per esempio un brano del suo sonetto "Furor savio", riportato da Buzzati:

"Tal l'ira nel mio cor rugge vendetta
E il bel sereno della mente ottenebra
D'una nube sanguigna e maledetta."

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda il 24 aprile 2022 su Radio Number One)

I resti di Ernesta Beccaro


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