Sabato 19 settembre 2020 dalle 19.00 al Belvedere (via Villa) di San Nicola Arcella (Cosenza) si celebra la serata del Premio Torre Crawford, in onore dello scrittore americano Francis Marion Crawford, che proprio nella località del cosentino e ai piedi della torre che ora porta il suo nome (nella foto) ambientò il suo racconto più celebre, Perché il sangue è la vita del 1905, pietra miliare nella letteratura sui vampiri. Al titolo di questo racconto si ispira l'antologia ufficiale del Premio - intitolata appunto Perché il sangue è la vita - che non tratta solo di vampiri, ma declina il tema del sangue in varie forme di horror e thriller. Alla premiazione dei vincitori farà seguito lo spettacolo Sulla pelle del diavolo, di cui è protagonista Giada Trebeschi, una delle ospiti d'onore dell'evento.
Scrittrice
e saggista, traduttrice, autrice e attrice teatrale, Giada Trebeschi è ora anche una videomaker, seguitissima online con la sua Rubrica delle parole desuete. Già al suo esordio, con Gli Ezzelino, è
stata finalista al Premio Campiello. Ha pubblicato poi in Spagna e in Italia
(da Mondadori) il romanzo La Dama Rossa. Presso Oakmond
Publishing sono usciti i saggi In principio era Kaos ed Essere
o non essere Shakespeare, e i romanzi storici, vincitori di numerosi premi, Il vampiro di Venezia, L’autista di Dio, L’amante del diavolo, Undici
passi e La bestia a due schiene. Dal 2019 porta in tour con il musicista (e artista molteplice) Giorgio Rizzo lo spettacolo teatrale-musicale Sulla pelle del
diavolo, di cui alla serata del Premio Torre Crawford, sabato 19 settembre, verrà proposta un'edizione speciale. Le abbiamo rivolto qualche domanda.
Nei suoi romanzi storici evoca spesso figure spaventose. a volte reali, a volte frutto di superstizioni, dal vampiro alla strega fino a Jack lo Squartatore. Come definisce la paura?
La paura è quel sentire che non solo ci accomuna agli altri animali, ma che ci ha permesso di sopravvivere fino ad ora. La più profonda e atavica è, com'è noto, quella della morte o di un evento che possa provocarla. Della morte conosciamo l'esistenza, ma non sappiamo niente se non che il corpo marcisce fino a scomparire. Dunque, per evitarla il più a lungo possibile, la parte più preistorica e istintiva del nostro cervello ci spinge ad aver paura. Accade esattamente lo stesso per gli animali: immaginate se la gazzella non avesse paura del leone o se la lepre non cercasse rifugio dall'aquila. È la paura che li spinge a scappare per cercare di restare in vita e a continuare la specie; ed è la nostra medesima reazione quando assumiamo ci sia un pericolo, immaginario o reale, che possa mettere a rischio la nostra esistenza.
La paura crea un'allerta maggiore, stimola i nostri sensi o li impietrisce e solo chi saprà utilizzare a proprio vantaggio l'adrenalina che ne deriva potrà riuscire a sopravvivere. Per questo motivo da secoli la letteratura e l'arte in generale raccontano proprio la paura, cercano di insinuarla in chi legge o ascolta per stimolare quelle corde che creano uno stato alterato, adrenalinico che piace soprattutto se non siamo noi a dover affrontare in prima persona i pericoli raccontati e pur abbiamo la possibilità di viverli in una sorta di transfert che ci vede però partecipi dal divano di casa.
Allora l'horror, anziché essere 'diseducativo' come è stato spesso definito, ha una sua funzione importante.
La letteratura thriller e horror non smetterà mai di esistere e di essere ricercata, poiché vi è congiunta la speranza di poter vivere emozioni che, nella realtà dei fatti, non vorremmo mai dover provare sulla nostra pelle ma che pur aneliamo, forse per sfida o forse per mettere alla prova noi stessi, seppur solo in potenza.
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