Letteratura italiacana - 77 - Lavoro di gruppo
Venerdì, ore 13. Gli articoli sul nuovo boom editoriale del porno al femminile sono abbastanza seri e rispettosi. I titoli (si sa che vengono applicati da altri), al contrario, impazzano in una trivialità criptomisogina senza freni, e sembrano voler ridicolizzare le scrittrici facendo uso di tutto il repertorio di tutti i bar del pianeta.
Ma c'è qualcosa di più sottilmente disturbante.
Sempre L'Espresso, il 23 maggio 1996, un anno prima delle magnifiche undici, aveva pubblicato un altro lungo pezzo di Marisa Rusconi. Partiva con un'intervista a Marco Tropea che mi definiva “la più tosta di tutte” e sosteneva che non ha più senso parlare di maschile e femminile nella scrittura (gli avessero mai dato ascolto, dal '96 a oggi!). Proseguiva con interviste ad altri editori e direttori editoriali per analizzare il mutamento nella scrittura delle donne. La recente libertà femminile di scegliere nuovi strumenti espressivi... può dunque generare altri equivoci nell'eterno bipolarismo fra idillio e sopraffazione del rapporto uomo-donna?
Ma in un colonnino, anche questa volta, sono insieme ad altre scrittrici: Donna Tartt, Elena Ferrante, Poppy Z. Brite, Melania Mazzucco, oltre a Drakulic, Reyes e Grandes. Tutte con relative foto.
Un mescolone di scrittrici molto diverse fra loro (per la cronaca, Poppy Z. Brite, nata donna, ha cambiato genere e attualmente è un uomo).
Un giorno incontro Andrea G. Pinketts e gli mostro l'articolo. Lui me ne mostra un altro, non so se su L'Espresso o su un altro settimanale, in cui lui pure si trova in un mescolone. Il suo gruppo di uomini, credo di noiristi, è meglio impaginato del mio: una raggiera di foto intorno a un centro mistico. Ricorda certi quadri rinascimentali in cui angeli in cerchio cantano la gloria della divinità.
Da allora non avrei visto sui giornali che scrittori e scrittrici in gruppo. Scrittori e scrittrici che avevano ciascuno/ciascuna voce, modo, formazione, stile, età, temi, storia personale non confondibili.
Un amalgama impastato, come se tutti e tutte avessero scritto lo stesso libro, o libri molto simili. O come se avessero studiato insieme in qualche nefasto corso di scrittura creativa, per poi sfornare un proprio saggio finale.
L'unico che si fa uguale a innumerevoli altri unici.
Inquietantissimo.
(Immagine generata mediante AI)