venerdì 14 gennaio 2022
Iperwriters - Biodiversità invisibili: vecchiaia
mercoledì 5 gennaio 2022
Diabolik, romanzo e film
Recensione di Alby Bottecchia
venerdì 31 dicembre 2021
Iperwriters - Scuola di sopravvivenza
Ne abbiamo individuate quattro possibili:
guerriglia: ma anche guerra dichiarata. Combattere per affermare la propria forma di vita contro tutto quello che è nemico, all'esterno ma soprattutto all'interno. Il rischio è un livello di tensione che può diventare intollerabile.
Immaginazione: sprofondare nel sogno e crearsi una realtà parallela autoreferenziale. Non è, come sembra, un modo di sfuggire al mondo, perché il mondo ci guarda anche mentre dormiamo. Il rischio è la derealizzazione e una follia più o meno dolce.
illusionismo: stare nel mondo e ingannarlo con abili giochi di prestigio, e cercare di educarlo divertendolo. Il rischio è di ritrovarsi nudi e indifesi se il prestige non riesce.
mimetismo: fingersi come tutti gli altri, recitando costantemente fino a raggiungere una specie di simulazione spontanea. Il rischio, se non si rimane lucidi, è di non conoscersi più.
eremitaggio: se non si ha bisogno di lavorare per guadagnare è possibile rinchiudersi in un isolamento reale, in un ambiente fatto a propria misura come le case per bambini di Maria Montessori. Il rischio è l'azzeramento dei rapporti sociali. Emily Dickinson viveva chiusa in casa, sempre vestita di bianco come un fantasma. I ragazzini del posto credevano che fosse un vero spettro.
Ma, obietterete, queste sono soluzioni a problemi di cent'anni fa, e oggi i drammi non sono tanto estremi da richiedere atti estremi. Tutte le biodiversità sono sostenibili.
E' più complicato di così, e il mondo è un viso pallido dalla lingua biforcuta. Le biodiversità visibili sono in una continua altalena, premiate e vezzeggiate in alcuni casi, ancora disprezzate e perseguitate in altri. Dipende dai luoghi, dagli ambienti fisici e culturali, dalla casta di appartenenza. L'ipocrisia confonde le acque delle biodiversità visibili.
Immaginiamo ora quanto può essere torbido lo stagno delle biodiversità invisibili.
Perché ne esistono, e al prossimo passaggio ve le sveleremo.
Au revoir.
mercoledì 15 dicembre 2021
Diabolik - Il film - La recensione
Recensione (senza spoiler) di Andrea Carlo Cappi
Forse i recensori sono andati al cinema aspettandosi di vedere un altro film: o un "Diabolik" come quello di Mario Bava del 1968, prodotto da De Laurentiis, che aderiva al linguaggio pop-psichedelico sopra le righe che segnava i cinecomics dell'epoca (pensiamo a "Barbarella") con elementi camp e intrusioni un po' troppo comiche, anche se ne rimangono impresse le scenografie del rifugio e Marisa Mell, Eva per nulla somigliante ma bellissima. O forse un film di tutta azione alla "Fast and Furious" invece che un raffinato prodotto di gusto europeo, che fa pensare all'attuale cinema di genere francese e spagnolo, poco noto in Italia.
Perfetta, tra costumi, scenografie, pettinature e automobili, la ricostruzione di Clerville, Bellair e Ghenf negli anni '60: città, italiane ma non del tutto, ricreate con grande cura e precisione. Pregevole il montaggio, con un uso impeccabile dello split screen tipico degli anni '60 e del caper (pensiamo a "Il caso Thomas Crown"). Notevole la colonna sonora, non solo i brani cantati da Manuel Agnelli ma - minuto per minuto - l'intero "score" di Pivio e Aldo De Scalzi. E aggiungo un apprezzamento per i gioielli realizzati da Bulgari.
venerdì 10 dicembre 2021
Iperwriters - Le biodiversità visibili
Mi è capitato una volta di leggere un testo biografico su Thelonius Monk, il musicista jazz nero. Sembra che Monk abbia affermato, a un certo punto della sua vita, che il razzismo non lo riguardava. Era un'invenzione di altri, creata da altri per bisogni, interessi, scopi che non avevano niente a che fare con lui.
Semplice, no? Ma è il tipo di semplicità a cui non si pensa mai, se non dopo che qualcuno l'ha pensata. Occorre mantenere il giusto tono sociale di complicazione perché non si sappia che le biodiversità non esistono, in quanto tutto quello che esiste da prima della rivoluzione industriale è naturale.
Se siete oggetto di razzismo/sessismo/xenofobia/discriminazione di qualsiasi tipo, e vi siete sorpresi a pensare: Tutto questo non mi appartiene, che c'entro io? allora siete fortunati, perché possedete abbastanza cultura e amor proprio da non dare per scontato che il mondo abbia ragione su di voi.
Mi chiedo perché le fiction mettano tanto volentieri in scena il dramma vissuto nella propria interiorità da personaggi discriminati, spesso assolutamente non consapevoli che il problema è nel contesto.
Certo, non è per niente facile esserne consapevoli. Se, come afferma Sartre, l'inferno sono gli altri, gli altri ci circondano globalmente.
Non solo ci opprimono dall'alto, ma ci risucchiano dal basso, e ci spiano e controllano da ogni lato. Ci trasformano in quello che vedono in noi, nell'anima e nella carne.
Occorre molta forza, quando il mondo è diverso rispetto alle leggi di natura, per ricordare che è il mondo a essere in gabbia, non noi.
Occorre una spina dorsale robusta per non farsi spezzare, e una mente in grado di salire per avere una visione aerea del tutto e attribuire a ogni cosa la sua giusta dimensione in rapporto alle altre.
mercoledì 1 dicembre 2021
2 dicembre 2021: la Milano Noir di Borderfiction
venerdì 26 novembre 2021
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