Riscoperta di Andrea Carlo Cappi
Allarme nel Mar del Giappone! Il 13 agosto alle 19.05 il mercantile Eiko Maru della Nankai Shipping lancia un SOS prima di affondare in fiamme al largo dell'isola di Odo. Un'altra nave della stessa compagnia, la Bingo Maru, inviata in soccorso, segue lo stesso destino. Di lì a poco, affonda anche una barca di pescatori che ha raccolto alcuni superstiti. Un unico sopravvissuto riesce a tornare sull'isola, ma non a spiegare cosa sia successo. I vecchi di Odo, tuttavia, conoscono giá la risposta. Si tratta nientemeno che di Gojira: una creatura mostruosa che in tempi antichi era considerata una divinità, cui dedicare cerimonie e offrire di tanto in tanto una giovane donna in sacrificio per placarne la fame insaziabile. Perché, quando nel mare scarseggiano i pesci, Gojira viene sulla terraferma a caccia di uomini. E in una notte di uragano qualcosa di gigantesco devasta l'isola, distruggendo case e uccidendo nove persone.
Il professor Yamane, insigne paleontologo chiamato in causa dal governo giapponese, organizza una spedizione a Odo. È accompagnato tra gli altri dalla figlia Emiko, dal giovane Ogata della Nankai Shipping e dal giornalista Hagiwara. Sull'isola si rileva un'intensa radioattività nei punti in cui sarebbe passata la creatura. In quella che potrebbe essere un'orma smisurata viene trovato un trilobite – artropode teoricamente estinto da milioni di anni – con tracce di sabbia di una formazione databile al periodo Giurassico.
Poi, finalmente, la creatura viene avvistata dall'altra parte dell'isola.
Le caratteristiche sono quelle di un dinosauro sconosciuto, ma le proporzioni smisurate: l'altezza è stimata sui cinquanta metri (per la cronaca, un tirannosauro non avrebbe superato la dozzina di metri dalla testa alla coda). Le gambe a dire la verità sono piuttosto tozze, mentre le zampe anteriori si articolano curiosamente come braccia umane... ma questo più che all'evoluzione si deve al modo in cui sono stati realizzati gli "effetti creatura". La pericolosità di Gojira non si limita alle dimensioni, ma anche all'alito radioattivo dall'effetto incendiario, che lo rende una sorta di drago dell'era atomica. Gli abitanti di Tokyo lo scopriranno presto, quando il mostro prenderà per due volte terra seminando rovina e vittime al suo passaggio per la metropoli. Le armi convenzionali non possono sconfiggerlo. Lo scenario che l'orrida creatura si lascia dietro prima di rituffarsi in mare è di pura devastazione.
Il Gojira diretto da Ishiro Honda (talvolta accreditato in Occidente come Inoshiro Honda) segue il punto di vista dei personaggi umani: il professor Yamane, che soffre al pensiero di dover dirigere la commissione scientifico-militare destinata a eliminare la creatura anziché studiarla e scoprire come sia sopravvissuta alla contaminazione; Emiko Yamane, che ama Hideto Ogata anche se in passato era fidanzata con lo scienziato Daizuke Serizawa; quest'ultimo, che dopo aver perso un occhio in guerra si è chiuso in se stesso e nel proprio laboratorio. Qui lo scienziato confessa alla ragazza di avere scoperto accidentalmente un'arma terribile: una sostanza che ha battezzato – in inglese – Oxygen Destroyer.
Dal momento che questa sembra essere l'unico modo per distruggere il mostro, dietro l'insistenza di Emiko e Ogata, Serizawa acconsente a farne uso, dopo avere distrutto i propri appunti perché il segreto non possa cadere in mani sbagliate come già accaduto per la bomba H.
Una spedizione in mare localizza il mostro grazie alla sua radioattività. Serizawa e Ogata si immergono con tutta la scorta di Oxygen Destroyer prodotto dallo scienziato. La sostanza, liberata nell'acqua, produce una reazione letale che distrugge la creatura. La minaccia cessa di esistere, anche se solo uno dei due uomini torna in superficie. Yamane però sospetta che, se continueranno gli esperimenti con armi nucleari, altri Gojira appariranno.
Dal momento che una lavorazione con la tecnica di stop motion, usata tanto per gli effetti speciali di King Kong quanto per i celebri film realizzati a Hollywood da Ray Harryhausen negli anni Cinquanta (per esempio A trenta milioni di km dalla Terra, 1957), la casa di produzione Toho opta per una tecnica più povera: un costume indossato da un attore (da qui la configurazione del mostro) che dovrà muoversi su uno scenario in miniatura, con occasionali sovrapposizioni a riprese di attori e figuranti che corrono sulle colline di Odo o per le strade di Tokyo.
Forse oggi, con la consuetudine a sofisticati effetti in CGI, il Godzilla anni Cinquanta può sembrare primordiale... in tutti i sensi. Ma, provando a immaginarlo con gli occhi di quei tempi e su un grande schermo, tra paesaggi di distruzione molto simili a quelli fotografati a Hiroshima, riesce ancora a fare una certa impressione.
Di sicuro ne fa quando esce nei cinema nipponici il 6 novembre del 1954. La pellicola ottiene un enorme successo in patria, tanto che la Toho ne mette presto in cantiere un seguito: la profezia di Yamane su un nuovo Gojira è destinata ad avverarsi in un secondo film, nel 1955. Nel frattempo il fenomeno non passa inosservato e nel 1956, attraverso gli Stati Uniti (sebbrene, come vedremo, in una versione riveduta e corretta) il mostro radioattivo conquisterà il mondo.