lunedì 18 aprile 2022

Il nome di Diabolik


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Quest'anno ricorrono parecchi anniversari importanti nel mondo del fumetto. Oltre al quarantesimo compleanno di "Martin Mystère" appena celebrato, in autunno si festeggerà il sessantesimo di un personaggio che ha tuttora milioni di lettori: Diabolik, creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani. Il numero uno della serie uscì all'inizio di novembre del 1962. Nel 2022 è stato superato il numero ottocento, senza contare tutti gli albi speciali come "Il Grande Diabolik" appena arrivato in edicola (contenente anche una storia dello scrittore Sergio Rilletti).
In questi giorni si è parlato anche dell'attore Giacomo Gianniotti, che sostituisce Luca Marinelli nel ruolo di Diabolik nel secondo e terzo capitolo della trilogia cinematografica dei Manetti Bros. Ma "Diabolik" era già diventato un film nel 1968, un serial a cartoni animati nel 1999 e nel frattempo persino tre cicli di romanzi: uno in Italia e uno in Francia a fine anni Sessanta, e uno scritto da me, cui ho aggiunto nel 2021 il romanzo del film.
Diabolik è il primo protagonista criminale del fumetto italiano, un ladro che non esita a uccidere chiunque gli sia di ostacolo. Con i suoi travestimenti può sostituirsi più o meno a chiunque, ma quando non assume identità altrui agisce con indosso un costume nero e una maschera che lascia scoperti solo i suoi occhi di ghiaccio. Ma per quale motivo le sorelle Giussani decidono di battezzarlo proprio "Diabolik"?


Il nome nasce probabilmente da suggestioni nell’aria in quegli anni, quando la parola "diabolico" diventa sinonimo di "assassino senza volto". Tutto comincia nel 1956, quando esce in Italia il film "I diabolici" ("Les diaboliques", 1955) del regista francese Henri-George Clouzot, da un romanzo di Boileau & Narcejac, gli stessi autori che poi ispirano a Hitchcock "La donna che visse due volte". È un thriller innovativo, con un colpo di scena finale da brivido, di cui nel 1996 sarà fatto un remake americano non all'altezza dell'originale, "Diabolique".
Negli anni Cinquanta, sull'onda del successo de "Il Giallo Mondadori" rinato nel dopoguerra, molti autori italiani scrivono per vari editori romanzi polizieschi sotto pseudonimo americano. Nel 1957, l'anno dopo "I diabolici", lo scrittore Italo Fasan pubblica con il nome Bill Skyline il romanzo "Uccidevano di notte", in cui un assassino seriale scrive alla polizia lettere firmate “Diabolic” (con la "c" finale) per accreditare i propri delitti.
L'anno dopo ancora, il 1958, a Torino viene ucciso un operaio della FIAT di nome Mario Giliberti. Il delitto tarda a essere scoperto e l'assassino, indispettito, spedisce una lettera alla Polizia firmandosi “Diabolich” (con il "ch" finale). La notizia si diffonde e vari mitomani mandano alla Polizia lettere annunciando delitti immaginari, firmandosi a loro volta "Diabolich". Sicché un astuto editore ripropone al volo il romanzo di Fasan sotto il titolo "Diabolic" (con la c).
L'assassino non viene mai identificato e il nome è ancora nell'aria nella primavera del 1962, quando Totò interpreta la commedia “Totò Diabolicus”, in cui un omicida elimina uno a uno i membri di una famiglia (interpretati da Totò in riuscissimi travestimenti) e spedisce lettere firmandosi "Diabolicus".
Quindi nel 1962 sulla stampa e nell'immaginario collettivo, la parola "diabolico" è ancora abbinata agli assassini misteriosi. Le sorelle Giussani la trasformano in "Diabolik", con la lettera "k". Non immaginano che il loro personaggio avrà così tanto successo da generare negli anni Sessanta una legione di nuovi personaggi dei fumetti "kattivi" con la lettera "k" nel nome: Kriminal, Satanik, Sadik...
Quanto alla ragione per cui, nella serie a fumetti, Diabolik abbia scelto per sé questo nome, si scopre solo nel 1968 nella storia "Diabolik, chi sei?" su cui si basa uno dei prossimi film dei Manetti Bros. Era il nome di una feroce pantera nera sull'isola in cui è cresciuto il protagonista, che da lei ha tratto ispirazione per il suo costume.


Questi e altri segreti di Diabolik & Eva Kant sono svelati in "Fenomenologia di Diabolik", disponibile in ebook da Algama e in volume a colori da NPE.
Il prossimo appuntamento con La Boutique del Mistero è domenica 24 aprile alle 16.20 su Radio Number One, come sempre nel programma pomeridiano di Lukino (con la "k"), con il relativo dossier l'indomani in Borderfiction Zone.

giovedì 14 aprile 2022

I nuovi segreti del professor Mystère


Retroscena e anticipazioni di Andrea Carlo Cappi

Nel maggio 2021, in occasione dell'inizio del quarantesimo anno di pubblicazioni di "Martin Mystère" (che era appena tornato all'uscita mensile), annunciavo il romanzo-serial che per dodici numeri avrebbe accompagnato i lettori in appendice agli albi. Senza fare spoiler, ora che il serial è concluso, ve ne svelo qualche retroscena e vi propongo una tabella essenziale per decifrarne la cronologia. Nel contempo vi faccio qualche anticipazione sulle storie "romanzesche" del detective dell'impossibile che potrete leggere a breve.


Cominciamo dal passato recente: come alcuni di voi già sanno, la vicenda di "Martin Mystère e il potere del Falco" si svolge tra il 1921 e il 2022, in pratica un secolo di vita della famiglia Mystère, dato che vi sono coinvolti sia Martin, sia suo padre Mark. Oltre ai riferimenti a quanto accadeva nel loro mondo nelle varie epoche, c'è anche un aggancio con un episodio di "Legs Weaver" (n. 79, "Il Falcone Maltese").
La storia vede infatti come co-protagonisti anche lo scrittore-investigatore Dashiell Hammett, autore del romanzo "Il Falcone Maltese" imperniato sul detective Sam Spade (la cui più celebre versione cinematografica, "Il mistero del falco", compiva ottant'anni nel 2021) e persino un personaggio che - nella finzione - ispira al romanziere Ross MacDonald il detective Lew Archer... il cui cognome, non a caso, è lo stesso del socio di Sam Spade.
Le condizioni che mi ero posto: ogni episodio doveva essere, per quanto possibile in un serial, un racconto autoconclusivo, ambientato nello stesso mese in cui usciva l'albo, ma ogni volta in un anno diverso. Eccovi dunque lo schema completo degli anni di ambientazione di tutta la serie:

N. 375, maggio '21, ep. 1 – "Maggio" (anno: 1982)
N. 376, giugno '21, ep. 2 – "Giugno" (anno: 1962)
N. 377, luglio '21, ep. 3 – "Luglio" (anno: 1991)
N. 378, agosto '21, ep. 4 – "Agosto" (anno: 1976)
N. 379, settembre '21, ep. 5 – "Settembre" (anno: 1921)
N. 380, ottobre '21, ep. 6 – "Ottobre" (anno: 2001)
N. 381, novembre '21, ep. 7 – "Novembre" (anno: 2005)
N. 382, dicembre '21, ep. 8 – "Dicembre" (anno: 2021)
N. 383, gennaio '22, ep. 9 – "Gennaio" (anno: 2006)
N. 384, febbraio '22, ep. 10 – "Febbraio" (anno: 2019)
N. 385, marzo '22, ep. 11 – "Marzo" (anno: 2020)
N. 386, aprile '22, ep. 12 – "Aprile" (anno: 2022)

Naturalmente, se vi manca qualche episodio, potete recuperare gli albi arretrati sul Bonelli Shop online o al Bonelli Store di Milano.


Sono particolarmente compiaciuto del 2 (di fatto un apocrifo di Lew Archer in chiave mysteriosa) e del 5 (l'indagine di Hammett, che si collega con il citato albo di "Legs Weaver").
Nell'episodio 3 appare un negozio newyorkese immaginario, "The Pulp Brothers" (ispirato in realtà al leggendario "Bloodbuster" in via Panfilo Castaldi 21 a Milano) di cui Alfredo Castelli ha realizzato... una perfetta falsa fotografia di vetrina e insegna. Se non l'avessi inventato io, crederei davvero che "The Pulp Brothers" sia esistito nel Greenwich Village. Non pago di ciò, dal momento che mi ero immaginato pure una rivista pulp mai pubblicata, "Dark Desk", Alfredo è riuscito persino a realizzare le copertine (a colori) dei due numeri che Martin Mystère legge avidamente. Questo fatto che io invento cose che poi diventano "vere" sta diventando piuttosto inquietante.
Di tutti gli episodi, tuttavia, il mio preferito rimane il 4, con un giovane Martin nell'Africa anni '70. Non mi spiacerebbe scrivere altre sue avventure in quel periodo: fatemi sapere cosa ne pensate. Chi ha già letto gli episodi dal 7 in poi avrà notato il ritorno di Andrew Cherry, già comprimario negli albi 197-198, in cui apparvero i Cercatori del Paradiso, avversari di Martin anche in questa vicenda.


Certo, come notava Alfredo Castelli nell'ultimo bolettino dell'AMys, si è perso un po' il gusto dell'attesa: tra cofanetti di dvd (come sono solito fare io) o maratone televisive, si può consumare tutta una stagione di un serial in un weekend. Poi però bisogna aspettare un anno per avere tutta la stagione successiva, che a volte non viene neppure realizzata se l'audience settimanale è stata giudicata insufficiente. Molti di voi però hanno pazientato eroicamente fin dal maggio 2021 per potersi leggere tutto in una volta.
Vi lascio immaginare la complessità di scrivere una storia strutturata in questo modo, senza perdere il filo, rispettando la continuity (sempre con il prezioso aiuto dell'AMys) e ambientando due puntate, quella del Natale 2021 e quella appena uscita dell'aprile 2022, proprio nel mese e nell'anno in cui vengono pubblicate. D'altra parte questa era la sfida che mi ero posto.
Quindi ora, non so se ve ne rendete conto, oltre a una storia molto insolita di Martin Mystère, avete a disposizione anche un piccolo esperimento di letteratura postmoderna: un romanzo i cui dodici capitoli si svolgono in dodici anni diversi nell'arco di un secolo. Ignoro se qualcun altro abbia mai fatto qualcosa di simile.


Veniamo ora alle anticipazioni del serial successivo, che si dipanerà in quattordici episodi, concludendosi nel numero 400. Ogni episodio sarà illustrato da Carlo Velardi, già autore dei magnifici frontespizi degli albi. Stavolta mi sono posto una sfida di tipo completamente diverso, lavorando su un'idea che mi girava in testa da diciassette anni. Tolti il prologo e l'epilogo (cioè le puntate 1 e 14) ambientati rispettivamente nel maggio 2022 e nel giugno 2023, la trama si sviluppa nel corso di una settimana tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2000, vale a dire subito dopo l'avventura delle Figlie di Freya narrata nei numeri 219-220.
Martin Mystère indaga su una catena di misteri in una cittadina nel deserto del Nevada, arrivando a ogni soluzione nel volgere di una o due puntate (così non dovrete aspettare troppo a lungo) ma trovandosi subito coinvolto nell'enigma successivo.
Chi ha letto l'annuncio del numero in edicola in maggio si starà chiedendo cosa significhi il titolo del nuovo serial: "Zona Y". Conosciamo tutti la "Zona X" in cui si svolgono le avventure fuori continuity "interpretate" da Martin Mystère, mentre questa storia, vi posso assicurare, aderisce rigorosamente alla cronologia ufficiale. Vi lascio l'incognita, perché non intendo rovinarvi le sorprese. Ma nel frattempo potrete leggere in un fiato una storia che molti attendono dal 2020: "La farfalla dalle ali di ossidiana" (precedentemente noto con il titolo di lavoro "Axis Mundi"), il quinto volume della collana "I romanzi di Martin Mystère", in edicola nel luglio 2022, di cui vi parlo ora, sempre senza spoiler.


Siamo nell'ottobre del 1989. Al termine del romanzo precedente, Martin Mystère ha risolto il mistero della Pietra di Wolfram. Tuttavia del prezioso oggetto, che conferisce il potere di guidare le folle, si è impadronito il narcotrafficante messicano Berenguer, non esattamente la persona più adatta a farne uso. Il detective dell'impossibile viene reclutato da un agente del governo americano perché lo aiuti a recuperarla.
Ma la missione sembra due volte impossibile: non solo bisogna sfidare una pericolosa banda criminale che segue un culto tanto arcaico quanto sconosciuto, ma occorre battere sul tempo Axis Mundi, l'organizzazione "fantasma" fondata da Arthur William Bradley, l'informatico che dal suo ufficio nei sotterranei di Langley è in grado di muovere a loro insaputa i reparti più clandestini dei servizi segreti statunitensi. Ma tutti i contendenti ignorano che intanto qualcosa di oscuro e terribile si sta risvegliando nei sotterranei del tempio di Guayanguareo...
Siamo giunti all'ultimo atto della sfida tra il detective dell'impossibile e Axis Mundi, cominciata nel romanzo "La Donna Leopardo" e - dopo l'intermezzo de "Le guerre nel buio" - proseguita ne "Il mestiere del diavolo" e "La Pietra di Wolfram". Inoltre, contando anche il feuilleton "Il codice dell'Apocalisse", e i volumi "L'occhio sinistro di Rama" (uscito venti anni fa!) e "L'ultima legione di Atlantide", se aggiungiamo al bilancio i due serial, quest'anno arrivo a ben dieci romanzi di Martin Mystère. Ho cominciato a collaborare "a distanza" con il detective dell'impossibile più o meno quando aveva compiuto da poco dieci anni, ora ne ha compiuti quaranta e spero che il nostro sodalizio continui a lungo.

mercoledì 13 aprile 2022

Il ritorno di Borderfiction



Cronaca e foto di Marco Donna

Da undici anni Borderfiction Eventi è sinonimo di serate letterarie a Milano con lo scopo di celebrare l’avventura, l’intrigo e la passione. La nuova stagione è partita il 31 marzo 2022 nella sede storica dell’Admiral Hotel in via Domodossola 16 a Milano e ha visto protagonisti i mattatori classici di questa banda di braccia rubate ai Servizi Segreti per inventare mondi fantastici in cui perdere le nostre serate. Ma andiamo con ordine.

Giancarlo Narciso e Andrea Carlo Cappi

La serata parte roboante con la voce storica del gruppo, attore protagonista della maggior parte delle presentazioni. Andrea Carlo Cappi è un fine autore che ha saputo mescolare i generi, inventando avventure che spaziano facilmente tra lo spionaggio e il noir, tra il giallo e l’erotismo senza trascurare action e attualità. Ma qui è nel ruolo di conduttore che chiama sul palco un altro volto storico del gruppo: Giancarlo "Jack" Narciso, oggi a introdurrere due proposte.

Ezio Cavazzini e Andrea Carlo Cappi

La prima è La mia guerra (Borderfiction Edizioni, 2022) della madre, Lidia Caldonazzi Narciso, centenaria da pochi giorni. Sul palco insieme a lui sale Ezio Cavazzini per raccontarci della raccolta di fondi legata alla vendita del libro. Ezio è tra chi aiuta le persone veramente “a casa loro”, collaborando con gli operatori dell'associazione “Amici di Francesco” che si spostano da un villaggio all'altro del Benin, per portare la loro generosa opera a bordo di una vetusta Toyota Land Cruiser che ha sulle spalle 470.000 chilometri, tre sostituzioni di motore e una miriade di riparazioni improvvisate. Questa è vera avventura. Ma il mezzo, tenuto insieme con il fil di ferro, ha ormai ha raggiunto la fine della sua vita. Si sta cercando di contribuire a racimolare la somma necessaria per l'acquisto di un veicolo sostitutivo, ovviamente di seconda mano. L'intero ricavato che Amazon verserà dalle vendite del libro sarà trasferito all'associazione.

Lettura da "I guardiani di Wirikuta"

Jack, nella seconda parte del suo intervento, ci porta poi nel deserto messicano a “gustare” peyote, la droga degli spiriti, raccontandoci i retroscena, i miti e i misteri di Real de Catorce, Messico, che lo portarono a scrivere I guardiani di Wirikuta (Oltre Edizioni, 2022), il suo romanzo d'esordio nel 1994 che ora vive di una nuova vita. Una storia che miscela noir, avventura e realismo magico, in una terra in cui l'autore ha vissuto a lungo.

Francesco G. Lugli

Dagli incubi del peyote all’horror dei racconti di Francesco G. Lugli il passo è breve. Francesco ha riportato in vita la sua memorabile raccolta Scritti con il sangue (Borderfiction Edizioni, 2022). Uso le sue parole che la definiscono “una raccolta zombie” e già ci fanno entrare nella letteratura di genere. Zombie perché rinasce dalle ceneri della precedente casa editrice che, purtroppo, è una delle vittime della crisi che si dice sempre così. Cappi ribadisce che questa raccolta contiene uno dei migliori racconti horro che abbia mai letto.

Gian Luca Margheriti

Se l’Africa, il Messico e l'orrore non vi sono bastati, scoprite allora che la Storia reale supera la fantasia: Gian Luca Margheriti conclude la serata raccontandoci come gli intrighi milanesi della famiglia Visconti sano meglio de Il Trono di Spade. Il suo Milano dei Visconti e degli Sforza (Newton Compton, 2021) sarebbe un saggio, ma si legge come un romanzo, pieno di colpi di scena, avventura, erotismo, intrigo e chi più ne ha più ne metta. Tutto quello che rende un libro degno di essere presentato in una serata Borderfiction!












domenica 10 aprile 2022

L'uomo al cianuro

Image: from a photo by Craig Whitehead on Unsplash

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Trattenete il respiro! Oggi parlo di un caso di delitti, amore e armi segrete ai tempi della Guerra Fredda, passato alla storia dello spionaggio. Siamo all'epoca della Guerra Fredda, con la Germania divisa in due: a Ovest la Repubblica Federale Tedesca (nell'area di influenza occidentale) e a Est la Repubblica "Democratica" Tedesca (membro del Patto di Varsavia e sotto il controllo dell'Unione Sovietica). In mezzo al territorio di quest'ultima si trova la città di Berlino, rimasta suddivisa dopo la II guerra mondiale nei settori francese, inglese e americano, che costituiscono Berlino Ovest, e il settore russo, saldato al resto della Germania Est.
Un giorno del 1961 a Berlino Ovest - proprio mentre è in costruzione quello che diventerà famoso come "il Muro di Berlino" che circonderà la zona occidentale della città - alle autorità federali si presenta un giovanotto che confessa di avere commesso anni prima due omicidi a Monaco di Baviera, in Germania Ovest. I poliziotti lo credono un mitomane: a loro risulta che le due vittime, tutt'e due noti oppositori del regime sovietico, in esilio nella Repubblica Federale, siano morte per un attacco cardiaco.
Ma il giovanotto rivela di essere un agente del KGB e mostra alla polizia una strana pistola costituita da una doppia canna, con due grilletti laterali, in grado di sparare un soffio letale di gas al cianuro in faccia alla vittima e provocare una morte apparentemente naturale.
Di lì a poco esploderà la moda di James Bond e il pubblico crederà che gli strani attrezzi usati dagli agenti segreti siano una trovata del cinema. In realtà sono decenni che i servizi di spionaggio di tutto il mondo inventano armi e strumenti che possano passare inosservati. Fra tutti, i costrruttori più abili sono i tecnici del Dipartimento 13 del KGB, specializzato in delitti perfetti.

Le nozze di Inge e Bohdan Stachinsky

Il protagonista di questa storia è un'agente del KGB nato in una zona dell'Ucraina prima appartenente alla Polonia, poi all'URSS: Bohdan Stachinsky viene reclutato a forza nel 1950: per evitare l'arresto dei suoi famigliari che si oppongono al regime sovietico, è costretto a fare l'informatore. Viene istruito dai servizi segreti russi, impara il tedesco in Germania Est e riceve documenti falsi a nome Joseph Lehmann, che gli permetteranno di viaggiare in Germania Ovest.
A Berlino Est, durante la sua "vacanza-studio", si è innamorato di una ragazza di nome Inge Pohl e viene autorizzato a sposarla. Ma giunge il momento di lavorare sul serio. Nel 1957 va in missione a Monaco di Baviera, armato di un primo prototipo di pistola con cartucce di gas al cianuro. Il bersaglio è l'ex primo ministro ucraino in esilio Lev Rebet che, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, ora è un attivo oppositore del regime sovietico. L'operazione ha successo: la morte di Rebet viene classificata come infarto.
Nel 1959 Stachinsky ha una nuova missione, ancora a Monaco di Baviera. Il bersaglio è un altro leader ucraino in esilio, Stepan Bandera: controverso politico di estrema destra, finito anche lui in un lager nazista durante la guerra, ora è un collaboratore dei servizi segreti britannici. Stachinsky usa su di lui un modello aggiornato di pistola al cianuro, a doppia canna. Risultato garantito. E anche questo assassinio passa per attacco cardiaco.

La pistola al cianuro di Stachinsky

Dopo il successo delle sue impeccabili eliminazioni di leader ucraini, a Mosca il killer viene insignito dell'Ordine della Bandiera Rossa e attende la prossima missione. Ma succede qualcosa nella famiglia Stachinsky: a Berlino Est il figlio appena nato si ammala e muore. L'agente del KGB ottiene il permesso di raggiungere la moglie per i funerali del bambino. Ma a questo punto la coppia decide di fuggire in Occidente. Ora o mai più, dato che si sta costruendo il muro che isolerà Berlino Ovest dall'area circostante, proprio per impedire la fuga dei tedeschi dell'est in quell'enclave di Europa occidentale all'interno del mondo sovietico.
Marito e moglie riescono a eludere la sorveglianza del KGB a Berlino Est, raggiungono un checkpoint e passano nella zona occidentale della città, usando i documenti falsi a nome Lehmann. Ora sono dall'altra parte. Stachinsky però sa che, come disertore, il KGB lo condannerà a morte, lo troverà e cercherà di ucciderlo. Quindi ha un'unica possibilità di salvezza: si presenta alle autorità della Germania Ovest, si autodenuncia per i due omicidi e consegna l'arma del delitto: la pistola al cianuro.
All'inizio non gli crede nessuno. Il controspionaggio federale sa benissimo che i due leader ucraini erano sulla lista nera del KGB, ma l'autopsia ha decretato "infarto". Senonché, riesumata l'ultima vittima, si trovano effettivamente tracce di cianuro nel suo corpo. Bisognava solo sapere che cosa cercare. Stachincky viene quindi processato e condannato per omicidio, ma intanto fornisce informazioni ai servizi segreti della Germania Ovest. Dopo quattro anni viene scarcerato e sparisce con la moglie sotto nuove false identità.


La pistola al cianuro (nella foto qui sopra) rimane una delle armi più incredibili della Guerra Fredda e nel 1964 lo scrittore Ian Fleming ne parla in un romanzo di James Bond, "L'uomo dalla pistola d'oro". L'ho riesumata anch'io, nel romanzo "Mosaico Iran". Rimane il dubbio: quante altre persone saranno state eliminate in quegli anni dal KGB senza che nessuno se ne sia mai accorto?

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda domenica 17 aprile 2022 su Radio Number One)

venerdì 8 aprile 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: grandezza

Photo: Vidar Nordli Mathisen on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, in cerca di persone grandi, che dovrebbero essere ben visibili, in mezzo al mare.
Ma è difficile vederle, perché gli occhi sono disabituati alla grandezza. Come si dice? Se guardi un elefante da vicino non vedi l'elefante, ma la sua pelle. Oggi non si vede neppure la pelle, il naso non percepisce l'odore, e le orecchie non sentono i barriti.
Ogni grandezza è diventata un granello di sabbia, guardata da una sorta di cannocchiale rovesciato. E alla fine la piccolezza è uno stato di natura e si nasce già piccoli.
Siete abbastanza vecchi da ricordare i vecchi libri, le vecchie enciclopedie? Vi ricordate della grandezza umana che vi veniva proposta come esempio? I grandi della Storia. I grandi del Pensiero. I grandi dell'Arte.
Sì, va bene, ci sono in edicola le collane di libri e audiolibri dedicate ai grandi di questo e di quello. Grandi morti, perciò manovrabili. Di tanto in tanto, a qualche ex grande invecchiato ma ancora in vita, si dedica un film biografico.
Ma dove sono i grandi del presente? Verranno forse scoperti in futuro?
No, perché il futuro è già adesso, e la personalità umana è stata limata e mutilata di tutte le qualità che la facevano grande: creatività, intelligenza libera, audacia, stile inimitabile, fascino, carisma da leggenda.
E negli altri campi? Lo abbiamo detto: medicina, perché i ricchi vorranno essere curati bene. Tecnologia, da cui dipende l'esistenza stessa.
E se siete delle grandi anime? Potrete ancora essere santi. Porterete i viveri agli indigenti, sarete gentili, ascolterete megalomani logorroici, vi farete truffare, perdonerete gli insulti, risponderete al male col bene. Tuttavia la vostra santità sarà un'attività sì riconosciuta, ma innocua e un po' ridicola. Dopo tutto, negli ultimi decenni i santi sono piovuti dal cielo come le alluvioni. Che avrete fatto di straordinario?
Forse per questo alcune persone mangiano fino a pesare più di cento chili, e ancora, ancora, fino a inchiodarsi alla loro poltrona. Si distruggono, ma qualcuno sarà costretto a occuparsi di loro. Se una grande anima non viene vista, è difficile ignorare un grande corpo. Se non altro perché costa alla comunità.
Continueremo a parlarne nei prossimi container, analizzando una delle origini della grandezza, passata o forse futura: il talento.





lunedì 4 aprile 2022

Anni '20: whiskey & piombo

Image: wallpapercave.com

 
La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Immaginate di vivere un secolo fa negli Stati Uniti d’America e dire: "Andiamo a farci un aperitivo". Ebbene, non si può: è vietato. Birra, vino a alcool sono illegali dal 17 gennaio 1920, quando per legge è entrato in vigore il Proibizionismo su scala nazionale. È ovvio che la gente non vuole smettere di bere, quindi la richiesta non diminuisce, ma il prodotto circola solo di contrabbando.
Finora la malavita in America gestisce taglieggiamento, prostituzione, lotto clandestino; il narcotraffico non è ancora diventata un’industria. Ma, visto che le organizzazioni criminali sono già illecite, un reato in più o in meno non fa differenza e il contrabbando di alcool, il bootlegging, è un mercato molto redditizio.
I gangster come Al Capone (sotto nella foto) diventano ricchi e potenti, veri e propri VIP, con una tale influenza nella cultura di massa da cambiare la storia della musica, della letteratura e del cinema.


Antefatto: il Proibizionismo americano nasce nell’Ottocento, con il cosiddetto “movimento per la temperanza”, che non distingue tra il consumo moderato e l’alcolismo e vede il saloon come un luogo di perdizione. Dal 1840 sbarcano in America ondate di immigrati da Germania, Italia e Irlanda, abituati a bere birra, vino e whisky, quindi il Male è identificato con lo Straniero. Nel 1893 nasce un’organizzazione chiamata Lega Anti-Saloon.
Nel 1919 è appena finita la Prima Guerra Mondiale e il mondo è nel pieno di una pandemia: la cosiddetta “influenza spagnola” che semina tra i 50 e i 100 milioni di morti nel mondo (difficile calcolare la cifra esatta, data l'epoca). Ebbene, come se non bastasse il leader della Lega Anti-Saloon, Wayne Wheeler, scrive il testo di una legge, presentata dal parlamentare repubblicano Andrew Volstead, poi approvata dal Senato, che diventa il XVIII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
A fine anno tutti fanno scorta di bottiglie in vista del Proibizionismo e i più furbi studiano il modo di aggirare la legge. Per esempio nel Tennessee è consentita la produzione di whiskey a scopo farmaceutico, quindi mai come allora i medici lo prescrivono come terapia ai pazienti. In California è permessa la produzione di vino per la messa, anche se non tutto quello che esce dalle cantine finisce nelle chiese. In Messico l’alcool non è vietato, quindi aumenta il turismo a San Diego, California, da cui si può fare una rapida gita oltre confine a Tijuana.
Ma per il resto ci sono tre modi per far circolare l’alcool: la produzione in distillerie clandestine, non sempre di qualità; il contrabbando dall’estero, per chi predilige gin, rum o tequila; e l’hijacking, l’assalto in stile western ai camion che trasportano liquori di una gang rivale. Motivo per cui nei convogli che trasportano le bevande clandestine si istituisce la figura dello shotgun rider, che tiene pronto il Tommy Gun, il celebre mitragliatore Thompson con il caricatore a disco.


Tutto questo, come dicevo, incide sulla cultura americana. I liquori si consumano in locali clandestini chiamati speakeasies, uno dei quali, il Cotton Club di Harlem a New York, è un night-club per VIP in cui si esibiscono grandi del jazz come Duke Ellington e Cab Calloway (abbiamo citato di recente il film che ne racconta la storia, degli stessi autori de Il Padrino).
Siamo appunto nell’Età del Jazz, raccontata in presa diretta da Francis Scott Fitzgerald nel romanzo Il grande Gatsby, che verrà portato sullo schermo almeno cinque volte, con attori come Alan Ladd, Robert Redford o Leonardo Di Caprio. Il protagonista Gatsby ha fatto i soldi con il contrabbando di alcool. Come nella realtà li fa Joe Kennedy, padre del futuro presidente John Fitzgerald Kennedy.

"Il grande Gatsby", I edizione italiana

A Hollywood il "gangster" diventa uno dei protagonisti più richiesti, con film come Piccolo Cesare o la prima versione di Scarface. Ma ci sono anche eroi dalla parte dei buoni, come Eliot Ness, agente FBI e capo della squadra degli Intoccabili e che riesce a sconfiggere Al Capone e che poi ispirerà una serie di telefilm con Robert Stack e il film con Kevin Costner, Sean Connery e Robert De Niro (v. le due foto sotto).
Alla fine, nel 1933, il governo americano rinsavisce e ratifica il XXI Emendamento, che annulla il Proibizionismo. Ma intanto il crimine organizzato ha imparato nuove tecniche, che metterà a frutto con il narcotraffico.


Qualche curiosità personale: molti anni fa ho scritto il testo di una canzone, Il signor Capone, poi musicata da Banda Putiferio e inclusa nel libro+cd Liscio assassino. Il brano, firmato Barbini-Cappi, ha vinto il premio "Romagna Mia 2.0".
Il Proibizionismo viene citato anche nel mio serial Martin Mystère e il potere del Falco apparso in appendice agli albi mensili di Martin Mystère dal maggio 2021 all'aprile 2022; e se ne ripercorrono alcune tappe anche nel mio romanzo di spionaggio Sickrose-Matadora (firmato François Torrent) edito da Segretissimo Mondadori, in edicola a marzo-aprile 2022 e disponibile in ebook.

(Puntata trasmessa il 10 aprile 2022 su Radio Number One).





Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.


domenica 27 marzo 2022

Martin Mystère: 40 anni di impossibile

Illustrazione di Giancarlo Alessandrini

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

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Nel 2021 Sergio Bonelli Editore, la maggiore casa editrice italiana di fumetti, ha celebrato ottant'anni di attività e sessant'anni di albi di Zagor. Tra pochi giorni festeggia un altro compleanno importante: quarant'anni di Martin Mystère, detective dell'impossibile, arrivato per la prima volta in edicola nell'aprile del 1982.
Chi è Martin Mystère? Un archeologo americano di lontane origini francesi (una lunga storia spiega il suo cognome) che viaggia per il mondo raccogliendo materiale per i suoi libri e per il suo programma tv. Il suo campo di indagine sono i grandi misteri del passato, da Atlantide al Santo Graal, ma anche enigmi e fenomeni che la scienza non riesce ancora a spiegare. Lo affiancano nelle sue avventure Diana Lombard, prima assistente, poi fidanzata e infine moglie, e il suo migliore amico, Java, uno degli ultimi uomini di Neanderthal.
A inventare Martin Mystère è stato uno dei più importanti fumettisti italiani: Alfredo Castelli, che ha cominciato la sua carriera da giovanissimo come collaboratore alle sceneggiature di Diabolik. Dopodiché ha creato molti personaggi sia nel campo del fumetto thriller-avventuroso, come L'Ombra e Gli Aristocratici, sia in quello umoristico come Zio Boris e l'Omino Bufo (che disegna lui stesso, con effetti comici irresistibili). Ma con Martin Mystère, Castelli da una parte ha tirato le somme di una lunga tradizione di narrativa, dall'altra ha anticipato buona parte di quanto abbiamo trovato in libri, fumetti, cinema e tv dagli anni Ottanta a oggi.


Castelli, tuttora il principale sceneggiatore della serie, ha cominciato a lavorare a questo progetto a metà anni Settanta, ispirandosi ad alcuni eroi dell'avventura più classica. Il primo è Allan Quatermain, dello scrittore britannico H. Rider Haggard, portato sullo schermo da Stewart Granger con Deborah Kerr ("Le miniere di re Salomone"), poi da Richard Chamberlain con Sharon Stone (in un remake e nel seguito "Gli avventurieri della città perduta") e infine da Sean Connery nel suo ultimo film ("La leggenda degli uomini straordinari", dai fumetti di Alan Moore).
Un altro, per esempio, è Doc Savage, personaggio della narrativa popolare americana degli anni Trenta, interpretato al cinema da Ron Ely negli anni Settanta. Per intenderci, sono gli stessi riferimenti su cui nello stesso periodo Steven Spielberg e George Lucas hanno basato Indiana Jones, mettendoci anche un pizzico di Charlton Heston in un film anni Cinquanta intitolato "Il segreto degli incas". Quindi di sicuro i due archeologi-avventurieri Indiana Jones e Martin Mystère hanno in comune le stesse origini, oltre a essere apparsi sulla scena quasi contemporaneamente.
Tuttavia Martin Mystère ha anticipato anche altri elementi, che poi si sono ritrovati in altre storie: da "X-Files" a "Men in Black", dai film di "National Treasure" con Nicholas Cage a "Il codice da Vinci". E ha aperto la strada a un altro grande personaggio di Bonelli Editore: Dylan Dog, apparso nel 1986. Infatti Martin e Dylan sono amici e hanno lavorato insieme in varie occasioni.


Dato che ha origini letterarie, Martin Mystère trova spazio anche sotto forma di racconti e romanzi non disegnati. Oltre ad avere co-sceneggiato alcuni albi della serie una ventina di anni tra (con Andrea Pasini e gli splendidi disegni di Lucia Arduini), sono l'autore che ne ha scritto più storie non a fumetti. Uno dei miei romanzi di Martin Mystère ha vinto nel 2018 il Premio Italia come miglior fantasy e quattro sono ora in versione Audiobook su Storytel. Ne uscirà uno nuovo in luglio in edicola. Inoltre, dallo scorso anno, nelle ultime pagine degli albi mensili a fumetti viene pubblicata una mia serie a episodi.
Il numero del quarantennale, in edicola il 9 aprile 2022, sarà particolarmente ricco di sorprese. Intanto sabato prossimo, il 2 aprile dalle 16.10. si festeggerà il compleanno di Martin Mystère insieme al suo creatore Alfredo Castelli e ad alcuni celebri fumettisti italiani. L'appuntamento sarà a Lucca, nel corso della manifestazione Lucca Collezionando, e a organizzarlo è Amys, l'associazione culturale che riunisce lettori ed esperti di Martin Mystère, che mi fa spesso da consulente per le mie storie della serie, e che mi ha convocato come presentatore. Sarà un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati del grande fumetto made in Italy.


La Boutique del Mistero torna domenica 3 aprile alle 16.20 su Radio Number One, nel programma pomeridiano di Luca Galiati, con il relativo dossier l'indomani in Borderfiction Zone.




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

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