lunedì 4 aprile 2022

Anni '20: whiskey & piombo

Image: wallpapercave.com

 
La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Immaginate di vivere un secolo fa negli Stati Uniti d’America e dire: "Andiamo a farci un aperitivo". Ebbene, non si può: è vietato. Birra, vino a alcool sono illegali dal 17 gennaio 1920, quando per legge è entrato in vigore il Proibizionismo su scala nazionale. È ovvio che la gente non vuole smettere di bere, quindi la richiesta non diminuisce, ma il prodotto circola solo di contrabbando.
Finora la malavita in America gestisce taglieggiamento, prostituzione, lotto clandestino; il narcotraffico non è ancora diventata un’industria. Ma, visto che le organizzazioni criminali sono già illecite, un reato in più o in meno non fa differenza e il contrabbando di alcool, il bootlegging, è un mercato molto redditizio.
I gangster come Al Capone (sotto nella foto) diventano ricchi e potenti, veri e propri VIP, con una tale influenza nella cultura di massa da cambiare la storia della musica, della letteratura e del cinema.


Antefatto: il Proibizionismo americano nasce nell’Ottocento, con il cosiddetto “movimento per la temperanza”, che non distingue tra il consumo moderato e l’alcolismo e vede il saloon come un luogo di perdizione. Dal 1840 sbarcano in America ondate di immigrati da Germania, Italia e Irlanda, abituati a bere birra, vino e whisky, quindi il Male è identificato con lo Straniero. Nel 1893 nasce un’organizzazione chiamata Lega Anti-Saloon.
Nel 1919 è appena finita la Prima Guerra Mondiale e il mondo è nel pieno di una pandemia: la cosiddetta “influenza spagnola” che semina tra i 50 e i 100 milioni di morti nel mondo (difficile calcolare la cifra esatta, data l'epoca). Ebbene, come se non bastasse il leader della Lega Anti-Saloon, Wayne Wheeler, scrive il testo di una legge, presentata dal parlamentare repubblicano Andrew Volstead, poi approvata dal Senato, che diventa il XVIII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
A fine anno tutti fanno scorta di bottiglie in vista del Proibizionismo e i più furbi studiano il modo di aggirare la legge. Per esempio nel Tennessee è consentita la produzione di whiskey a scopo farmaceutico, quindi mai come allora i medici lo prescrivono come terapia ai pazienti. In California è permessa la produzione di vino per la messa, anche se non tutto quello che esce dalle cantine finisce nelle chiese. In Messico l’alcool non è vietato, quindi aumenta il turismo a San Diego, California, da cui si può fare una rapida gita oltre confine a Tijuana.
Ma per il resto ci sono tre modi per far circolare l’alcool: la produzione in distillerie clandestine, non sempre di qualità; il contrabbando dall’estero, per chi predilige gin, rum o tequila; e l’hijacking, l’assalto in stile western ai camion che trasportano liquori di una gang rivale. Motivo per cui nei convogli che trasportano le bevande clandestine si istituisce la figura dello shotgun rider, che tiene pronto il Tommy Gun, il celebre mitragliatore Thompson con il caricatore a disco.


Tutto questo, come dicevo, incide sulla cultura americana. I liquori si consumano in locali clandestini chiamati speakeasies, uno dei quali, il Cotton Club di Harlem a New York, è un night-club per VIP in cui si esibiscono grandi del jazz come Duke Ellington e Cab Calloway (abbiamo citato di recente il film che ne racconta la storia, degli stessi autori de Il Padrino).
Siamo appunto nell’Età del Jazz, raccontata in presa diretta da Francis Scott Fitzgerald nel romanzo Il grande Gatsby, che verrà portato sullo schermo almeno cinque volte, con attori come Alan Ladd, Robert Redford o Leonardo Di Caprio. Il protagonista Gatsby ha fatto i soldi con il contrabbando di alcool. Come nella realtà li fa Joe Kennedy, padre del futuro presidente John Fitzgerald Kennedy.

"Il grande Gatsby", I edizione italiana

A Hollywood il "gangster" diventa uno dei protagonisti più richiesti, con film come Piccolo Cesare o la prima versione di Scarface. Ma ci sono anche eroi dalla parte dei buoni, come Eliot Ness, agente FBI e capo della squadra degli Intoccabili e che riesce a sconfiggere Al Capone e che poi ispirerà una serie di telefilm con Robert Stack e il film con Kevin Costner, Sean Connery e Robert De Niro (v. le due foto sotto).
Alla fine, nel 1933, il governo americano rinsavisce e ratifica il XXI Emendamento, che annulla il Proibizionismo. Ma intanto il crimine organizzato ha imparato nuove tecniche, che metterà a frutto con il narcotraffico.


Qualche curiosità personale: molti anni fa ho scritto il testo di una canzone, Il signor Capone, poi musicata da Banda Putiferio e inclusa nel libro+cd Liscio assassino. Il brano, firmato Barbini-Cappi, ha vinto il premio "Romagna Mia 2.0".
Il Proibizionismo viene citato anche nel mio serial Martin Mystère e il potere del Falco apparso in appendice agli albi mensili di Martin Mystère dal maggio 2021 all'aprile 2022; e se ne ripercorrono alcune tappe anche nel mio romanzo di spionaggio Sickrose-Matadora (firmato François Torrent) edito da Segretissimo Mondadori, in edicola a marzo-aprile 2022 e disponibile in ebook.

(Puntata trasmessa il 10 aprile 2022 su Radio Number One).





Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.


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