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domenica 22 ottobre 2023

70 anni di 007



Non si direbbe, ma nel 2023 James Bond ha compiuto settant'anni. Il primo romanzo di Ian Fleming con protagonista il celebre agente segreto, Casinò Royale, fu pubblicato infatti nell'aprile 1953. Inoltre lo scorso 5 ottobre si è celebrato il "Global James Bond Day", ormai una ricorrenza annuale che corrisponde alla data di uscita del primo film, Agente 007 - Licenza di uccidere, nel 1962.
Per questo la Ian Fleming Publications Ltd., che detiene i diritti letterari del personaggio, ha deciso di ripubblicare proprio in questi giorni tre libri della saga narrativa di James Bond. Ma non scelti tra quelli del suo creatore Fleming, ormai più volte apparsi sul mercato di lingua inglese: sono stati selezionati invece tre volumi tra i più significativi degli autori che hanno proseguito la serie.
Comincio da quello più recente, Zero Minus Ten, uscito a suo tempo in Italia con il titolo 007 - Conto alla rovescia: fu il primo romanzo che lo scrittore americano (e da allora mio caro amico) Raymond Benson dedicò al personaggio; ne avrebbe scritti poi altri cinque, oltre a tre novelization e a tre racconti. Il libro fu pubblicato nel 1997 ed era una storia "in presa diretta" che si svolgeva durante il delicato passaggio di consegne del territorio di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina. Fu anche il primo romanzo di Raymond che ho avuto il piacere di tradurre: in seguito mi sono occupato di quasi tutti i suoi James Bond e di alcuni degli splendidi noir che scrive tuttora.


Ma in assoluto il primo romanzo con 007 concepito dopo la prematura scomparsa di Ian Fleming nel 1964 è Colonel Sun, edito in Italia come Il Colonnello Sun e da noi apparso per la prima volta a puntate sulla Domenica del Corriere. Fu scritto dal romanziere britannico Kingsley Amis e pubblicato nel 1968 sotto lo pseudonimo (confessato) "Robert Markham". Ora per la prima volta Kingsley Amis appare ufficialmente come autore nella nuova copertina. Ho avuto modo di tradurre anche questo romanzo, qualche anno fa, per una sua nuova edizione italiana che temo però non sia più disponibile.
Il terzo titolo di 007 riproposto in questi giorni è il più particolare di tutti. Si tratta dell'autobiografia... o meglio della "biografia autorizzata di 007", pubblicata nel 1973. L'autore John Pearson, già amico e biografo di Ian Fleming, finge di avere incontrato personalmente James Bond e di essersi fatto raccontare da lui tutto ciò che fino a quel momento non si sapeva del suo passato.
Ma oltre a queste uscite - purtroppo solo in lingua inglese - con protagonista James Bond, ce ne sono due in italiano che riguardano Ian Fleming. Per cominciare, la casa editrice La Nave di Teseo annuncia per il 26 novembre 2023 la ripubblicazione del suo appassionante libro di non-fiction dal titolo Thrilling Cities - Le città dell'avventura, anche questo tradotto da me. Ma sta per arrivare persino un romanzo inedito (italiano) di spionaggio che vede Fleming tra i protagonisti.


Ho già parlato in questa rubrica delle esperienze di Fleming - classe 1908 - nei servizi segreti della Royal Navy durante la Seconda guerra mondiale, argomento che ho ripreso in un altro articolo in occasione dell'uscita del film L'arma dell'inganno, basato su fatti realmente accaduti, che lo vede tra i personaggi. Presto potrete ritrovarlo in veste di agente segreto in un vero e proprio romanzo storico.
Da qualche tempo ho ereditato il ruolo di curatore della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda creata dallo scomparso Stefano Di Marino e pubblicata da Delos Digital, cui partecipano esclusivamente autrici e autori italiani. Se nelle storie di spionaggio solitamente prevale l'azione, in questa collana si dà invece molto più spazio all'atmosfera.
Ho proposto la sfida anche a un grande scrittore italiano di mystery ben noto al pubblico de Il Giallo Mondadori, Enrico Luceri, sicuro che sarebbe stato in grado di affrontare la materia in modo brillante e originale. E così è stato. A breve uscirà il suo Caccia alla strega, una spy-story raffinata, colta ed elegante in cui sono coinvolti Ian Fleming e altre importanti figure del Novecento, alla ricerca della soluzione di un reale enigma della Storia. Il romanzo sarà pubblicato (esclusivamente in ebook) in due parti, la prima martedì 12 dicembre 2023, la seconda martedì 16 gennaio 2024. Sarà una lettura affascinante, a riprova del fatto che la spy story italiana ha raggiunto la sua maturità.

Dall'intervento andato in onda su Radio Number One martedì 17 ottobre 2023, nel programma Happy Hour di Lukino.

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giovedì 14 aprile 2022

I nuovi segreti del professor Mystère


Retroscena e anticipazioni di Andrea Carlo Cappi

Nel maggio 2021, in occasione dell'inizio del quarantesimo anno di pubblicazioni di "Martin Mystère" (che era appena tornato all'uscita mensile), annunciavo il romanzo-serial che per dodici numeri avrebbe accompagnato i lettori in appendice agli albi. Senza fare spoiler, ora che il serial è concluso, ve ne svelo qualche retroscena e vi propongo una tabella essenziale per decifrarne la cronologia. Nel contempo vi faccio qualche anticipazione sulle storie "romanzesche" del detective dell'impossibile che potrete leggere a breve.


Cominciamo dal passato recente: come alcuni di voi già sanno, la vicenda di "Martin Mystère e il potere del Falco" si svolge tra il 1921 e il 2022, in pratica un secolo di vita della famiglia Mystère, dato che vi sono coinvolti sia Martin, sia suo padre Mark. Oltre ai riferimenti a quanto accadeva nel loro mondo nelle varie epoche, c'è anche un aggancio con un episodio di "Legs Weaver" (n. 79, "Il Falcone Maltese").
La storia vede infatti come co-protagonisti anche lo scrittore-investigatore Dashiell Hammett, autore del romanzo "Il Falcone Maltese" imperniato sul detective Sam Spade (la cui più celebre versione cinematografica, "Il mistero del falco", compiva ottant'anni nel 2021) e persino un personaggio che - nella finzione - ispira al romanziere Ross MacDonald il detective Lew Archer... il cui cognome, non a caso, è lo stesso del socio di Sam Spade.
Le condizioni che mi ero posto: ogni episodio doveva essere, per quanto possibile in un serial, un racconto autoconclusivo, ambientato nello stesso mese in cui usciva l'albo, ma ogni volta in un anno diverso. Eccovi dunque lo schema completo degli anni di ambientazione di tutta la serie:

N. 375, maggio '21, ep. 1 – "Maggio" (anno: 1982)
N. 376, giugno '21, ep. 2 – "Giugno" (anno: 1962)
N. 377, luglio '21, ep. 3 – "Luglio" (anno: 1991)
N. 378, agosto '21, ep. 4 – "Agosto" (anno: 1976)
N. 379, settembre '21, ep. 5 – "Settembre" (anno: 1921)
N. 380, ottobre '21, ep. 6 – "Ottobre" (anno: 2001)
N. 381, novembre '21, ep. 7 – "Novembre" (anno: 2005)
N. 382, dicembre '21, ep. 8 – "Dicembre" (anno: 2021)
N. 383, gennaio '22, ep. 9 – "Gennaio" (anno: 2006)
N. 384, febbraio '22, ep. 10 – "Febbraio" (anno: 2019)
N. 385, marzo '22, ep. 11 – "Marzo" (anno: 2020)
N. 386, aprile '22, ep. 12 – "Aprile" (anno: 2022)

Naturalmente, se vi manca qualche episodio, potete recuperare gli albi arretrati sul Bonelli Shop online o al Bonelli Store di Milano.


Sono particolarmente compiaciuto del 2 (di fatto un apocrifo di Lew Archer in chiave mysteriosa) e del 5 (l'indagine di Hammett, che si collega con il citato albo di "Legs Weaver").
Nell'episodio 3 appare un negozio newyorkese immaginario, "The Pulp Brothers" (ispirato in realtà al leggendario "Bloodbuster" in via Panfilo Castaldi 21 a Milano) di cui Alfredo Castelli ha realizzato... una perfetta falsa fotografia di vetrina e insegna. Se non l'avessi inventato io, crederei davvero che "The Pulp Brothers" sia esistito nel Greenwich Village. Non pago di ciò, dal momento che mi ero immaginato pure una rivista pulp mai pubblicata, "Dark Desk", Alfredo è riuscito persino a realizzare le copertine (a colori) dei due numeri che Martin Mystère legge avidamente. Questo fatto che io invento cose che poi diventano "vere" sta diventando piuttosto inquietante.
Di tutti gli episodi, tuttavia, il mio preferito rimane il 4, con un giovane Martin nell'Africa anni '70. Non mi spiacerebbe scrivere altre sue avventure in quel periodo: fatemi sapere cosa ne pensate. Chi ha già letto gli episodi dal 7 in poi avrà notato il ritorno di Andrew Cherry, già comprimario negli albi 197-198, in cui apparvero i Cercatori del Paradiso, avversari di Martin anche in questa vicenda.


Certo, come notava Alfredo Castelli nell'ultimo bolettino dell'AMys, si è perso un po' il gusto dell'attesa: tra cofanetti di dvd (come sono solito fare io) o maratone televisive, si può consumare tutta una stagione di un serial in un weekend. Poi però bisogna aspettare un anno per avere tutta la stagione successiva, che a volte non viene neppure realizzata se l'audience settimanale è stata giudicata insufficiente. Molti di voi però hanno pazientato eroicamente fin dal maggio 2021 per potersi leggere tutto in una volta.
Vi lascio immaginare la complessità di scrivere una storia strutturata in questo modo, senza perdere il filo, rispettando la continuity (sempre con il prezioso aiuto dell'AMys) e ambientando due puntate, quella del Natale 2021 e quella appena uscita dell'aprile 2022, proprio nel mese e nell'anno in cui vengono pubblicate. D'altra parte questa era la sfida che mi ero posto.
Quindi ora, non so se ve ne rendete conto, oltre a una storia molto insolita di Martin Mystère, avete a disposizione anche un piccolo esperimento di letteratura postmoderna: un romanzo i cui dodici capitoli si svolgono in dodici anni diversi nell'arco di un secolo. Ignoro se qualcun altro abbia mai fatto qualcosa di simile.


Veniamo ora alle anticipazioni del serial successivo, che si dipanerà in quattordici episodi, concludendosi nel numero 400. Ogni episodio sarà illustrato da Carlo Velardi, già autore dei magnifici frontespizi degli albi. Stavolta mi sono posto una sfida di tipo completamente diverso, lavorando su un'idea che mi girava in testa da diciassette anni. Tolti il prologo e l'epilogo (cioè le puntate 1 e 14) ambientati rispettivamente nel maggio 2022 e nel giugno 2023, la trama si sviluppa nel corso di una settimana tra la fine di luglio e l'inizio di agosto del 2000, vale a dire subito dopo l'avventura delle Figlie di Freya narrata nei numeri 219-220.
Martin Mystère indaga su una catena di misteri in una cittadina nel deserto del Nevada, arrivando a ogni soluzione nel volgere di una o due puntate (così non dovrete aspettare troppo a lungo) ma trovandosi subito coinvolto nell'enigma successivo.
Chi ha letto l'annuncio del numero in edicola in maggio si starà chiedendo cosa significhi il titolo del nuovo serial: "Zona Y". Conosciamo tutti la "Zona X" in cui si svolgono le avventure fuori continuity "interpretate" da Martin Mystère, mentre questa storia, vi posso assicurare, aderisce rigorosamente alla cronologia ufficiale. Vi lascio l'incognita, perché non intendo rovinarvi le sorprese. Ma nel frattempo potrete leggere in un fiato una storia che molti attendono dal 2020: "La farfalla dalle ali di ossidiana" (precedentemente noto con il titolo di lavoro "Axis Mundi"), il quinto volume della collana "I romanzi di Martin Mystère", in edicola nel luglio 2022, di cui vi parlo ora, sempre senza spoiler.


Siamo nell'ottobre del 1989. Al termine del romanzo precedente, Martin Mystère ha risolto il mistero della Pietra di Wolfram. Tuttavia del prezioso oggetto, che conferisce il potere di guidare le folle, si è impadronito il narcotrafficante messicano Berenguer, non esattamente la persona più adatta a farne uso. Il detective dell'impossibile viene reclutato da un agente del governo americano perché lo aiuti a recuperarla.
Ma la missione sembra due volte impossibile: non solo bisogna sfidare una pericolosa banda criminale che segue un culto tanto arcaico quanto sconosciuto, ma occorre battere sul tempo Axis Mundi, l'organizzazione "fantasma" fondata da Arthur William Bradley, l'informatico che dal suo ufficio nei sotterranei di Langley è in grado di muovere a loro insaputa i reparti più clandestini dei servizi segreti statunitensi. Ma tutti i contendenti ignorano che intanto qualcosa di oscuro e terribile si sta risvegliando nei sotterranei del tempio di Guayanguareo...
Siamo giunti all'ultimo atto della sfida tra il detective dell'impossibile e Axis Mundi, cominciata nel romanzo "La Donna Leopardo" e - dopo l'intermezzo de "Le guerre nel buio" - proseguita ne "Il mestiere del diavolo" e "La Pietra di Wolfram". Inoltre, contando anche il feuilleton "Il codice dell'Apocalisse", e i volumi "L'occhio sinistro di Rama" (uscito venti anni fa!) e "L'ultima legione di Atlantide", se aggiungiamo al bilancio i due serial, quest'anno arrivo a ben dieci romanzi di Martin Mystère. Ho cominciato a collaborare "a distanza" con il detective dell'impossibile più o meno quando aveva compiuto da poco dieci anni, ora ne ha compiuti quaranta e spero che il nostro sodalizio continui a lungo.

mercoledì 5 gennaio 2022

Diabolik, romanzo e film

 


Recensione di Alby Bottecchia

Clerville anni Sessanta: un misterioso quanto astuto e spietato ladro flagella la città da diversi mesi. Di lui non si conoscono né il nome né il volto solo un soprannome e un modus operandiDiabolik: un'ombra oscura e spietata che prende di mira i ricchi della città in modo sistematico, letale e inesorabile. L'ultima vittima designata del grande ladro è la bellissima Lady Kant, giovane nobildonna dall'oscuro passato e dal fascino ammaliante, proprietaria di un preziosissimo anello che fa gola al Re del Terrore (il soprannome di Diabolik presso l'opinione pubblica).
Quello che né il ladro né la ragazza possono sapere è che, proprio in occasione del tentativo di Diabolik di impadronirsi dell'anello con il Diamante Rosa, saranno destinati a incrociarsi e soprattutto a innamorarsi l'uno dell'altra. Il Re del Terrore, colpito non solo dal fascino ma anche dalla freddezza di Eva di fronte alla minaccia di morte,  ne rimarrà conquistato. E sarà proprio lei che lo aiuterà a uscire dai guai quando la situazione diverrà troppo complicata perché il grande ladro possa farlo da solo.
Infatti la sua nemesi, il tenace e implacabile ispettore Ginko della polizia di Clerville, grazie al supporto dell'attuale compagna di Diabolik, l'infermiera Elisabeth Gay, è riuscito a scovare uno dei rifugi dell'inafferrabile criminale e a tendergli una trappola. Solo la complicità e la perfetta intesa tra i due nuovi amanti consentirà a Diabolik di cavarsela ancora una volta, riuscendo nel contempo a liberare la bella Lady dalle sgradite attenzioni - e dal ricatto - del viceministro della Giustizia Giorgio Caron.
Tensione, romanticismo, azione e mistero per l'adattamento definitivo del fumetto creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani. Andrea Carlo Cappi rilegge in forma di romanzo l'avvincente film dei Manetti Bros (sia co-sceneggiatori che registi della pellicola, coadiuvati in fase di script da Michelangelo La Neve) con Luca Marinelli (Lo chiamavano Jeeg RobotOld GuardMartin Edennel ruolo di Diabolik, Miriam Leone (Fratelli unici, Metti la nonna in freezer, Amore a domicilio) nei panni di Eva Kant e Valerio Mastandrea (Perfetti sconosciuti, Moschettieri del re - La penultima missione, Detective per caso) nei panni dell'ispettore Ginko.
Infilate il pugnale nel fodero, tirate su il cappuccio della tuta e mettetevi al volante della Jaguar E-Type Diabolik è tornato!
Swiisss!!

martedì 11 maggio 2021

Gli esperimenti letterari del professor Mystère


Retroscena di Andrea Carlo Cappi

Martin Mystère è l'eroe di fumetti tradotto in tutto il mondo, creato da Alfredo Castelli nel 1982 e ormai prossimo ai quarant'anni di avventure pubblicate in Italia da Sergio Bonelli Editore. Per i suoi appassionati, la grande notizia è che da mercoledì 12 maggio 2021 la serie a fumetti, da diversi anni bimestrale, torna a essere mensile, come ai vecchi tempi. In realtà tecnicamente lo è già da aprile, quando è uscito l'ultimo albo del formato precedente, in piena celebrazione degli ottant'anni della casa editrice. Dal numero 375 del maggio 2021, tuttavia, la pubblicazione torna al taglio tradizionale da 96 pagine, con una nuova formula.
Una piccola parte di questa nuova formula sono io.
Con un mio nuovo, singolare, esperimento letterario.

Dei miei rapporti con il "detective dell'impossibile", cominciati oltre venticinque anni fa, si trova un riassunto aggiornato a questo link. Basti sapere che, oltre a essere da trent'anni uno scrittore di thriller, sono uno degli autori che si occupano di Martin Mystère con storie originali non a fumetti: gli ho dedicato finora sei romanzi, un paio di romanzi brevi, un paio di racconti e un feuilleton, legati alla continuity dei fumetti dal 1982 a oggi (inclusi i riferimenti ad altri personaggi dello stesso universo bonelliano). Uno dei miei romanzi di questa serie ha vinto il Premio Italia come miglior fantasy del 2017.
Dal numero 375, in appendice agli albi de I grandi enigmi di Martin Mystère, detective dell'impossibile, appare ciò che è stato annunciato come un mio romanzo a puntate. La definizione più esatta, ma meno immediata, sarebbe forse "serial a episodi". Questo non è un romanzo banalmente tranciato in dodici pezzi, ma una storia scritta appositamente e su misura. La struttura sarà infatti la stessa che trovate in una stagione delle attuali serie tv: dodici episodi indipendenti che tuttavia fanno parte di un'unica trama. Ma c'è di più. Mi sono imposto diverse condizioni che rendono questa storia - almeno per me - un'autentica sfida. Perché è così che ci si appassiona al proprio lavoro di narratori.

Prima condizione: episodi indipendenti. Bisogna sempre prestare attenzione ai lettori e una delle esigenze che ho visto manifestare più volte sui social network è stata quella di leggere storie quanto più possibile autoconclusive. Uno scrittore di thriller (o forse sarebbe più esatto dire "fantathriller", in questo caso) non può rinunciare del tutto al cliffhanger, indispensabile strumento del mestiere anche quando non si scrive a puntate, ma ho cercato di rendere ogni episodio una storia a sé, quasi un racconto autonomo, nell'ambito delle dieci pagine a mia disposizione in appendice a ogni albo.

Seconda condizione: il mese dell'uscita. Ovvero, la puntata in uscita a maggio è ambientata nel mese di maggio, quella di giugno nel mese di giugno e così via. 
Nel 2000, per il primo quotidiano online italiano, ilnuovo.it, ho scritto un vero e proprio romanzo d'appendice con Martin Mystère, su soggetto di Alfredo Castelli e mio, intitolato Il codice dell'Apocalisse. La caratteristica, oltre a quella di essere ipertestuale - ovvero contenere link a notizie del momento o informazioni sui luoghi citati - era che ognuna delle cinque puntate settimanali si svolgeva lo stesso giorno in cui veniva messa online. Quindi la prima puntata, apparsa il 26 ottobre 2000, si svolgeva il 26 ottobre 2000, e così via fino all'8 dicembre di quell'anno. Poiché nel fine-settimana il quotidiano non usciva, ogni volta trovavo un espediente per cui Martin dovesse spostarsi da un luogo all'altro e l'indagine riprendesse lunedì; ma intanto il lettore poteva leggersi con comodo la puntata-flashback (una alla settimana) ambientata in un'altra epoca. Castelli ama dire che in qualche modo ho anticipato la serie tv 24, in cui ogni episodio si svolgeva nell'arco di un'ora e una stagione in ventiquattr'ore. Io invece amo sottolineare che ne Il codice dell'Apocalisse, in cui ha un ruolo importante Leonardo da Vinci, si trovano vari elementi poi ripresi da un noto bestseller americano del 2003 con un titolo simile al mio.

Terza condizione: la vita di Martin Mystère. Dal momento che questa storia viene pubblicata nel corso del quarantesimo anno editoriale del detective dell'impossibile - per la precisione tra il compleanno numero 80 di Bonelli Editore e quello numero 40 della testata Martin Mystère - volevo che la storia avesse un significato celebrativo e ripercorresse diversi momenti della vita del nostro eroe. Sicché la vicenda riguarda un "mystero" su cui il protagonista si deve confrontare nell'arco di tutta la sua esistenza. Ho deciso che ogni puntata sarebbe stata ambientata, sì, nel mese di uscita, ma ogni volta in un anno diverso. E non necessariamente in ordine cronologico.

Quarta condizione: il sano gusto del pulp. E per "pulp", come non mi stancherò mai di ripetere, non intendo quello che in Italia è stato chiamato in questo modo negli anni Novanta, bensì lo spirito della narrativa popolare che dal feuilleton trasmigrò nelle riviste pulp americane dagli anni Venti ai Quaranta - a cui viene reso omaggio in questa storia, come già nel romanzo La Donna Leopardo - e infine nei fumetti d'avventura di Sergio Bonelli Editore. La mia trama si ricollega a una storia famosa, anch'essa apparsa a puntate nell'America anni Venti. E non a caso, sia l'albo intitolato Ottant'anni fa, sia la pima puntata in appendice, si rifanno a eventi reali del 1941.

Ci sono tre modi di scrivere una qualsiasi storia di narrativa popolare. Uno è senza saperlo fare (e capita spesso). Uno è costruendola a tavolino (e a volte si nota). E uno è con l'entusiasmo di affrontare una sfida per dare sempre qualcosa di nuovo ai lettori. Ed è quello che preferisco io. La prima traccia è nella foto qui sotto. Troverete gli altri indizi in edicola ogni mese in appendice agli albi di Martin Mystère.




venerdì 5 febbraio 2021

Kverse - Il mondo thriller di Andrea Carlo Cappi

Selene Feltrin è Nightshade in una foto di A. C. Cappi

Il 20 gennaio 2021 è nato un nuovo blog, dedicato al Kverse, il ciclo che raccoglie le numerose serie thriller interconnesse di Andrea Carlo Cappi (che a volte si firma François Torrent): Nightshade, Agente Nightshade, Medina, Sickrose, Black, Dark Duet... Il Kverse è un universo in cui si intrecciano vicende tra noir e spy story pubblicate attualmente da Mondadori (in edicola e ebook nella collana Segretissimo), Oakmond Publishing (in volume e ebook), Cordero (in volume), Algama (in ebook) e Delos Digital (in ebook nella collana SpyGame). 
Il blog, aperto nell'imminenza del trentennale di attività dell'autore, conterrà articoli, retroscena, biografie di personaggi, trame, annunci di novità e, naturalmente, i link per l'acquisto. Ma servirà soprattutto a esaltare l'esperienza dei lettori, facendo loro scoprire collegamenti e easter eggs contenuti nelle storie.
Il nuovo blog è stato accolto con entusiasmo dai lettori sui social network e anche da un hater, che ha subito provveduto - mediante segnalazione anonima e ovviamente falsa - a farlo classificare da Facebook come sito pericoloso, impedendo che chiunque di voi potesse condividerne i post. Si noti che il blog ha un url https (che contrassegna i siti sicuri) e che si trova - come quello su cui leggete questo post - sulla nota piattaforma blogger di Google. Non potrebbe essere più innocuo di così.
Ma non saranno l'odio gratuito e il boicottaggio a far tacere un autore che, in molti suoi romanzi, ha trattato e tratta temi scottanti dell'attualità.
Ecco la mappa delle sezioni del blog come sono ora e che verranno gradualmente arricchite di contenuti:


Buona lettura e, se lo gradite, condividete questo post.

lunedì 28 settembre 2020

Le spie di Treviso Giallo 2020


Cronaca di Andrea Carlo Cappi


Treviso Giallo, sabato 26 settembre 2020: per la prima volta in un convegno pubblico in Italia – come sottolinea il conduttore e organizzatore dell’evento Pierluigi Granata, criminologo e specialista di open source intelligence – la questione dello spionaggio viene esaminata su tutti i possibili fronti: non solo quelli contrapposti della realtà e della finzione, ma anche quelli solitamente separati dell’università e della narrativa. Non potrebbe essere altrimenti dato che il festival Treviso Giallo ha come ispiratore il professor Elvio Guagnini, già artefice per anni della manifestazione Grado Giallo. 


L’evento intitolato Giallo: spie e spionaggio si è tenuto tra le 15.00 e le 16.30 al Museo Bailo di Treviso, dove già il giorno prima si era celebrato l’incontro su Diabolik presentato da me, con la partecipazione dal vivo del disegnatore Giuseppe Palumbo e in collegamento video degli storici fumettisti Mario Gomboli e Alfredo Castelli, seguito dall’inaugurazione della mostra Diabolik – Una vita in nero (aperta sino al 4 ottobre). Gli ospiti accademici dell’appuntamento del 26 settembre dedicato al mondo dei servizi segreti sono stati, in ordine di apparizione, i professori Francesco Sidoti, Vittoria Feola e Paolo Bertinetti. In rappresentanza della narrativa italiana di spionaggio c’ero io. 

L'inaugurazione della mostra

Il professor Sidoti ha provveduto innanzitutto a chiarire l’equivoco linguistico tra i termini spionaggio e intelligence: se il primo è relativo a figure non sempre nobilissime che vendono informazioni a una potenza straniera, il secondo è un’attività di importanza fondamentale per un paese e per la sua difesa da minacce esterne e dal terrorismo, che giusto in questi giorni sta facendo di nuovo sentire la sua presenza. Né bisogna credere che il mondo dei servizi segreti – volendo usare questa definizione – sia totalmente deviato, come potrebbe farci pensare la triste stagione delle stragi in Italia. Il docente ha citato figure ligie al loro compito, come l’ammiraglio Fulvio Martini e Carlo Mosca, direttori rispettivamente del SISMI e del SISDE, che non ha esitato a definire galantuomini. 

F. Walshingham ritratto da J De la Cruz

Il concetto di servizio di informazioni può sembrare un’invenzione recente, ma la professoressa Feola ne ha raccontato le origini risalenti all’Inghilterra del XVI secolo, dove la regina Elisabetta I – divenuta bersaglio del terrorismo di matrice cattolica su istigazione del pontefice in persona – affidò a sir Francis Walshingham la creazione del primo intelligence service. Gli agenti dell’epoca (compreso il drammaturgo Christopher Marlowe, che probabilmente perse la vita in servizio, come poi ha ricordato il professor Bertinetti), non solo tutelarono l’incolumità della sovrana, ma applicarono i metodi di ricerca ed elaborazione delle informazioni riguardo all’Armada spagnola, che per la prima volta non fu più così invencible. La docente ha dimostrato che, se gli attori sono diversi, le situazioni non sono molto cambiate nel corso dei secoli. 

Sun Tzu

Non deve stupire, ho commentato io, che le origini dell’intelligence siano così antiche. Si può andare molto più indietro nel tempo, al generale cinese Sun Tzu, che già intorno al 500 a.C. teorizzava l’importanza degli esploratori, di fatto gli agenti segreti. Ne L’arte della guerra esponeva tutto ciò che era necessario a un generale per vincere la battaglia prima ancora di scendere in campo: non solo la raccolta di informazioni (mediante indagini dirette o fonti in territorio nemico) ma anche la disinformazione attiva nei confronti degli avversari. 


Quest’ultimo è un metodo impiegato tuttora attraverso web magazines che dietro la facciata di notizie indipendenti forniscono propaganda e fake news all’ignaro pubblico di Internet, che poi le condivide sulle reti sociali. Ma, ha precisato il dottor Granata, a disinformazione e la propaganda utilizzano varie forme che vanno anche oltre Internet. Questo però è il territorio su cui si muove lo spionaggio economico e industriale, oggi una delle minacce principali da cui ci dobbiamo guardare.

Graham Greene

Il professor Bertinetti, curatore delle più recenti edizioni di Graham Greene e John Le Carré, ha esposto il percorso di questi due autori tra letteratura e spionaggio. Il primo, con le sue opere, è stato sotto certi aspetti un riflesso della posizione del Regno Unito a cavallo della Seconda guerra mondiale: se fino a questo spartiacque storico le storie di Greene erano ambientate perlopiù in Inghilterra – il luogo in cui accadevano gli eventi più importanti, in seguito le ambientazioni si sono estese, arrivando sino all’Indocina, Haiti e Cuba. Lo scrittore ormai era conscio che il destino del mondo si basava sulla contrapposizione USA-URSS. Le Carré, la cui carriera nello spionaggio si è svolta proprio in epoca di Guerra Fredda, è nato come autore di gialli (a sfondo spionistico ma non solo, ricordando Un delitto di classe) basati sulle sue esperienze personali per poi arrivare con La spia perfetta – in parte autobiografico – che lo ha consacrato, al pari di Greene, come romanziere senza etichette. 

John Le Carré

Il professor Bertinetti ha poi raccontato un aneddoto riguardante un suo amico britannico che solo dopo quarant’anni di conoscenza si lasciò sfuggire che il padre, durante la guerra, aveva lavorato in un ufficio all’Ammiragliato di Londra in cui operava Ian Fleming (all’epoca stratega della Naval Intelligence Division, il servizio segreto della Royal Navy, in seguito creatore di James Bond). Nella cultura inglese esiste una forte componente di discrezione che ben si adatta al mondo dell’intelligence, ha osservato il professor Bertinetti; dopodiché ha rievocato la vicenda dei Cinque di Cambridge, le talpe sovietiche (Kim Philby in testa) che, su basi ideologiche e per motivazioni storiche passarono all’URSS segreti dall’interno dei servizi britannici.

Ian Fleming

A me è toccato il compito di rivelare l’esistenza di una scuola italiana di spy-story. È emersa dalle pagine di Segretissimo, la collana di spionaggio edita da Mondadori fin dal 1960, che soprattutto negli ultimi vent’anni ha dato spazio crescente agli autori nazionali; ma è presente anche in pubblicazioni in ebook come la serie Spy Game-Storie della Guerra Fredda di Delos Digital o – per quanto mi riguarda – in una collezione personale di Oakmond Publishing



Ci dichiariamo romanzieri di avventure e di intrattenimento e siamo figli non solo di maestri come Greene, Le Carré e Fleming, ma anche di autori dichiaratamente commerciali, compresi quelli della scuola francese come Jean Bruce o Gérard De Villiers, quest’ultimo di fatto l’autore di spionaggio più venduto del mondo, nonostante non scrivesse in inglese. In ciò che scriviamo c’è decisamente una quota di intelligence, non solo perché intendiamo fare intrattenimento intelligente, ma perché ci ispiriamo a tecniche, modalità, eventi e tensioni internazionali riprese dal mondo reale, che raccontiamo in diretta o, a volte, con un lieve anticipo: mi sono permesso di citare il fatto che nel 2013 in un romanzo ho menzionato come minaccia imminente l’ISIS, di cui il mondo si sarebbe reso conto solo nel 2015.

Gérard De Villiers

Per quale motivo, a fronte dell’oggettivo successo commerciale degli scrittori italiani di spionaggio (ho citato in particolare Alan D. Altieri e Stefano Di Marino) non si parla mai di loro? A questa domanda di Pierluigi Granata ho risposto provocatoriamente che in Italia si pensa che il giallo debba essere perlopiù la narrativa che riguarda i commissari e vanno considerati solo gli scrittori che si definiscono noir. Tutto ciò che esce da tali etichette non viene compreso.
 

Quel che è peggio, c’è anche una sorta di disinformazione sotterranea: agli autori di spy-story viene applicata un’erronea etichetta ideologica che potremmo definire fascio-maschilista, dipingendo ciò che scriviamo – per citare il Thomas Mann de La montagna incantata – come politicamente sospetto. Gli intellettuali impegnati a sinistra se ne devono pertanto tenere lontani, così come le lettrici in toto, laddove gli uni e le altre sono stati in passato avidi consumatori di questo tipo di letteratura. Quindi, malgrado il nostro vasto pubblico, a livello mediatico i nostri libri rimangono oggetti ignoti. E, come dico sempre, l’uomo ha paura dell’ignoto. 

Devo ringraziare allora Treviso Giallo, in particolare Lisa Marra e Pierluigi Granata per avermi invitato: questo incontro ha portato per la prima volta la spy-story italiana a stretto contatto con i più profondi conoscitori delle tematiche di intelligence a livello accademico, a dispetto dell’inerzia dell’informazione e della critica italiane.

(Foto dell'evento: Giaco. Nella foto di apertura: John Le Carré)

domenica 13 settembre 2020

Premio Torre Crawford - Il programma


Sabato 19 settembre dalle 19.00 al Belvedere (via Villa) di San Nicola Arcella (Cosenza) si celebra la serata del Premio Torre Crawford 2020, in onore dello scrittore americano Francis Marion Crawford. Nato a Bagni di Lucca nel 1854, visse in India e negli Stati Uniti per poi tornare in Italia, dove abitò nella sua villa a Sant'Agnello (Napoli) e a San Nicola Arcella nella torre spagnola del XVI secolo che oggi porta il suo nome. Proprio nella località del cosentino ambientò il suo racconto più celebre, Perché il sangue è la vita, pietra miliare nella letteratura sui vampiri. Morì a Sant'Agnello nel 1909.

Nel corso della serata, condotta da Andrea Carlo Cappi:

-la premiazione dei vincitori e la presentazione dell'antologia ufficiale

-lo spettacolo teatral-musicale Sulla pelle del diavolo di e con Giada Trebeschi e Giorgio Rizzo

-la conversazione Paura, ieri oggi e domani con Cristiana Astori, Rosario De Sio, Ferdinando Romito, Giada Trebeschi. Sarà presente l'esperto di F. M. Crawford e membro della Pro Loco Giuseppe Solano.

-in conclusione, la performance di danza con AlmaDance e il duo musicale Carmelina Colantonio & Luca Longo

Leggi anche gli altri post del Premio Torre Crawford:

-l'intervista a Giada Trebeschi

-l'intervista a Cristiana Astori

-l'intervista ad Andrea Carlo Cappi

-F.M. Crawford raccontato da Andrea Carlo Cappi

-il mito del vampiro raccontato da Andrea Carlo Cappi

-i vincitori dell'edizione 2020




sabato 12 settembre 2020

Premio Torre Crawford - Vampiri tra noi!

Vampiri tra noi! di Andrea Carlo Cappi

Sabato 19 settembre 2020 dalle 19.00 al Belvedere (via Villa) di San Nicola Arcella (Cosenza) si celebra la serata del Premio Torre Crawford, in onore dello scrittore americano Francis Marion Crawford, che proprio nella località del cosentino ambientò il suo racconto più celebre, Perché il sangue è la vita del 1905 (qui sopra un'illustrazione d'epoca), pietra miliare nella letteratura sui vampiri. Di seguito Andrea Carlo Cappi, curatore dell'antologia ufficiale del Premio - intitolata appunto Perché il sangue è la vita - vi racconta il mito del vampiro e della sua storia nella cultura di massa.

I vampiri sono tra noi. Da sempre. Se ne trovano tracce in civiltà antichissime. Dopotutto incarnano alcune delle paure ataviche dell’uomo. Sono nosferatu, nachzehrer, esseri umani morti eppure non-morti, portatori malsani di un’immortalità a rovescio che, come gli zombie dei miti voodoo, fuoriescono nottetempo dalla tomba per cibarsi dei vivi. Probabilmente la nascita del mito è legata al fraintendimento dei fenomeni di decomposizione, che provocano alterazioni del cadavere e persino suoni misteriosi dall'interno della bara, da cui l'ipotesi ascientifica dei masticatori di sudari. Possono essere generati da morti violente - come racconta F. M. Crawford - e in particolare dal suicidio. Sono associati alle pestilenze, che non a caso producono una grande quantità di corpi da smaltire, e anzi, ne sono ritenuti responsabili. Si legga in proposito il romanzo storico Il vampiro di Venezia di Giada Trebeschi, anche lei ospite del Premio Torre Crawford.

Si attribuisce loro la capacità di trasformarsi in animali: originariamente in lupi, poi – forse per evitare il conflitto giurisdizionale con i licantropi – in pipistrelli; è probabile che la scoperta da parte dei conquistadores dei pipistrelli succhiasangue del Nuovo Mondo abbia qualcosa a che fare con l’introduzione del mammifero volante nel mito. Ma, se l’immortalità e le metamorfosi possono in qualche modo accomunare i vampiri agli dèi della mitologia, la loro abitudine di nutrirsi di sangue, anche e preferibilmente umano, e la loro possibilità di contaminare le proprie vittime trasformandole in altri non-morti, fanno di loro l’incarnazione del terrore che ci attende quando ignari e indifesi cadiamo preda del sonno. I vampiri non si possono esporre alla luce del sole, quindi è di notte che vivono la loro non-vita e vanno a caccia di prede.

Con la letteratura gotica del XIX secolo – da Il vampiro di John Polidori al Dracula di Bram Stoker – il non-morto assume le caratteristiche che lo rendono uno dei principali cattivi della narrativa. Il primo adattamento cinematografico di Dracula è del 1922, venticinque anni dopo la pubblicazione del romanzo di Stoker, quando senza pagare i diritti d’autore il regista tedesco Murnau cambia il nome del personaggio in Orlok e gira Nosferatu. Altri nove anni e il conte approda a Hollywood, dove, prima del suo celebre Freaks, Tod Browning dirige Bela Lugosi in un Dracula ufficiale che apre la stagione dei mostri della Universal Pictures. E voilà, il vampiro è servito: da quel momento e per decenni (soprattutto nei film della casa di produzione britannica Hammer, che recluta l'impeccabile Christopher Lee nel ruolo del conte) eleganti succhiasangue di nobili natali addentano il collo di giovani fanciulle.

In realtà, sottolinea il saggista Paul Barber nel suo Vampiri, sepoltura e morte, secondo la tradizione slava un vampiro autentico dovrebbe avere l'aspetto di un contadino grassottello e rubizzo, con gli umili vestiti ancora sporchi di terriccio. Niente pallidi nobiluomini seduttori in mantello nero. E poi, perché dovrebbero essere per forza di sesso maschile? Può essere una donna-vampiro a sedurre amanti malcapitati, come nel racconto di Crawford. E non è neppure detto che le prede debbano per forza essere di sesso opposto, come sottolinea Joseph Sheridan Le Fanu nel suo celebre Carmilla del 1872 (sotto un'illustrazione d'epoca) che avrebbe generato il ricco filone delle vampire lesbiche.


Ormai nel mito è incastonata anche una componente erotica più o meno riconoscibile, che si proietterà nei romanzi di Anne Rice come in quelli di Laurell K. Hamilton. C’è anche chi, per emulare Dracula o Lestat, cerca di imitare i vampiri nella vita reale: si legga in proposito l’interessantissimo
Bloodlust - Conversations with Real Vampires di Carol Page. Senza contare i serial killer più o meno cannibali che dalla cronaca nera passano a infestare letteratura e cinema, usurpando i tradizionali territori del vampiro. Questa, tra l'altro, è la tematica della novelette di Cristiana Astori all'interno dell'antologia ufficiale del festival.

Nel frattempo i fumetti anni Settanta della Marvel Comics (che oltre ad adattare Dracula danno vita anche al cacciatore di vampiri Blade e allo scienziato vampiro mutato Morbius) hanno generato i vampiri-supereroi: una nuova tipologia che, oltre che nella corrente stagione dei cinecomics, sullo schermo è stata rivisitata anche nella saga di Underworld, dove li abbiamo visti in guerra contro i licantropi, confratelli proletari e molto meno trendy nell’abbigliamento. Ogni tanto qualcuno si ricorda delle origini di predatore del vampiro, ed ecco le feroci creature della trilogia Dal tramonto all’alba di Rodriguez & Tarantino.

Mentre al cinema il non-morto nella sua accezione originale ha popolato le pellicole di zombie contaminati - da George Romero a Resident Evil - alle nuove generazioni del XXI secolo il vampiro è stato invece presentato come un teenager tenebroso che non si può esporre al sole perché luccica di lustrini (mi rendo conto: chiunque si vergognerebbe a uscire di giorno con la pelle glitter). Così, mentre le adolescenti di mezzo secolo fa ancora temevano le visite notturne del Conte transilvano, le twilighters del 2010 spalancavano gioiose le finestre sognando timidi giovanotti palliducci, senza sapere quali orrori le attendessero. Molto meglio l'affermazione del vampiro nero negli anni Settanta - un'epoca in cui non c'era bisogno di imporre l'inclusione per legge, bastava già il cinema blaxploitation - con i film di BlaculaE, a proposito di inclusione, ora porto l'acqua - anzi, il sangue, notoriamente più denso - al mio mulino e riprendo il discorso sulle vampire lesbiche.

Qualcuno ricorderà come il filone sia stato ripreso al cinema alla fine degli anni Sessanta e almeno fino agli anni Ottanta da registi come lo spagnolo Jess Franco (autore tra l'altro del classico Vampyros Lesbos/Las vampiras) o il francese Jean Rollin (a partire da La vampire nue). Inutile nascondere che l'elemento sessuale del mito vampiresco fosse un ottimo pretesto per esibire nudità femminili, ancora insolite per il grande schermo... in una parola, sexploitation. Ma va rammentato assolutamente il contesto storico di ribellione post-Sessantotto in cui venivano distribuiti questi film. In particolare, per Franco - che casualmente aveva lo stesso cognome del dittatore al potere nel suo paese - raccontare una storia di lesbiche nude e sessualmente libere era una sfida aperta alla repressiva mentalità vetero-cattolica, in un'epoca in cui un cinema come quello di Pedro Almodovar non poteva essere neanche minimamente immaginato.

Nello stesso periodo però anche nel nostro fumetto nazionale si avvertivano esigenze analoghe: libertà espressiva, ribellione alle convenzioni e alle censure di un'Italia democristiana e, s'intende, sfruttamento commerciale delle pulsioni erotiche adolescenziali. Dopo la stagione criminale dei fumetti 'con la K' sul filone inagurato da Diabolik & Eva Kant, arrivò quella del fumetto esplicitamente sexy, di cui le vampire (preferibilmente lesbiche) erano le protagoniste principali: Zora, Jacula, Sukia, per citare le testate più famose. Nel tempo sull'abbinamento eros & thanatos avrebbe prevalso l'elemento più esplicitamente porno, prima del tramonto del fumetto sexy, sopraffatto dalle più immediate videocassette hardcore.

Nondimeno, a mio avviso, il filone meritava una rilettura più consona ai nostri tempi, non necessariamente finalizzata a un fugace consumo onanistico. Non a caso il pubblico che più ha gradito i miei romanzi di Danse Macabre - pur dichiaratamente ispirata a quel cinema e a quei fumetti - non è costituito da maschietti arrapati ma da lettrici che, a giudicare dalle lusinghiere recensioni, vi hanno trovato una carica erotica e - forse - una visione del mondo a loro più prossima; inaspettatamente considerando che l'autore è di sesso maschile.

Ora i primi due romanzi del ciclo Danse Macabre, ovvero Le vampire di Praga e Sangue freddo, sono disponibili in un volume doppio edito da Excalibur, con doppia copertina, su entrambi lati con un'immagine della protagonista, interpretata dalla modella Délice la Rouge. Lo trovare in vendita nelle librerie Mondadori (dove lo potete ordinare, anche se alcuni vi racconteranno il contrario) e online su IBS, Mondadori Store, e Amazon. Chi passasse da San Nicola Arcella la sera di sabato 19 potrà acquistarlo sul posto: sarò lieto di fare una dedica.

Ma intanto non abbassate la guardia. Non lasciatevi ingannare o sedurre da vampiri o vampire al di fuori della letteratura o del cinema: in qualsiasi epoca, sono sempre belve pericolose dall’aspetto falsamente umano, che si nutrono del nostro sangue. Fenomeni di un baraccone che ancora ci spaventa e ci affascina, dopo tanti secoli. O dovrei dire millenni?

Leggi anche gli altri post del Premio Torre Crawford:

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