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mercoledì 15 giugno 2022

Diabolik ha fatto giardino


Notizie e fotografie da Andrea Carlo Cappi

Mercoledì 15 giugno 2022, poco dopo le undici del mattino, in piazza Grandi a Milano è stata scoperta la targa che dedica i giardini ad Angela e Luciana Giussani, ovvero le autrici ed editrici di "Diabolik". Della prima solo pochi giorni fa si è celebrato il centenario della nascita, mentre la loro serie a fumetti - giunta a 900 numeri, oltre a tutti gli speciali - compirà sessant'anni il prossimo novembre.


Oltre all'assessore alla Cultura e alla rappresentanza della Zona 4, sono intervenuti Claudia Sozzani, nipote delle Giussani (e, si è scoperto più tardi e fuori scena, anche loro personaggio in un albo della serie), e Mario Gomboli (nella foto sotto), fumettista che ha dedicato al "Re del Terrore" buona parte della sua carriera e che da oltre vent'anni dirige la casa editrice Astorina, che dal 1962 pubblica "Diabolik".


Non ho avuto il piacere di conoscere nessuna delle due sorelle, che ho "incontrato" solo attraverso documentari, interviste e ricordi di chi ha lavorato con loro, e naturalmente attraverso le storie e i personaggi spuntati dalla loro macchina da scrivere. Ma auspicavo che fosse loro dedicato qualcosa da parecchio tempo. In effetti a Milano esistono da tempo altri Giardini Giussani - che io mi ostino a chiamare con il nome storico, Parco Solari - dedicati però a don Giussani, che nulla ha a che vedere con le due fumettiste.


Come ha sottolineato in seguito la nipote, oggi suona strano sentire ripetere che si trattava di "due donne", come se fosse insolito riconoscere che due donne possano lanciarsi in un'impresa del genere come autrici e imprenditrici. Ma in Italia non fu molto facile per loro, sessant'anni fa, soprattutto perché i loro personaggi ebbero una carica innovativa e rivoluzionaria così forte da cambiare radicalmente non solo le regole del fumetto ma anche i gusti e gli interessi del pubblico.


All'evento hanno partecipato anche le attrici Monica Faggiani e Valentina Ferrari (nella foto sotto), che ai Giardini e nel proseguimento presso il vicino Wow-Museo del Fumetto in viale Campania 12 hanno recitato due brani del loro spettacolo "Le sorelle diabolike", ispirato in parte anche a "Le regine del terrore", il libro di Davide Barzi che racconta vite, opere e rinvii a giudizio delle Giussani e del loro personaggio, sototposto a processo come a suo tempo la "Madame Bovary" di Flaubert. "Le sorelle diabolike" è anche il titolo della mostra inaugurata per l'occasione al Wow.


Intanto, grazie alle due sorelle, il fumetto italiano e il noir milanese hanno conquistato un altro spazio nella memoria collettiva. Parafrasando il titolo di un romanzo del celebre scrittore milanese Andrea G. Pinketts, che proprio il giorno dopo, il 16 giugno viene celebrato al MystFest di Cattolica, stavolta Diabolik ha "fatto giardino".





domenica 12 giugno 2022

Diabolik: il mistero del numero 1

Diabolik & Eva a Milano (copyright Astorina Srl),
tavola di Giuseppe Palumbo per il "Corriere della Sera"

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

In questi giorni nei media si torna a parlare di Diabolik e non solo perché il 2022 è l'anno in cui il personaggio dei fumetti di Angela e Luciana Giussani compie tra cinque mesi sessant'anni di pubblicazioni, ma perché continuano a susseguirsi notizie che lo riguardano.
Tre settimane fa i registi Marco e Antonio Manetti hanno completato  le riprese del secondo e terzo film della loro trilogia di Diabolik in Calabria, la loro terra d'origine. In edicola è appena arrivato il nuovo "Diabolik Magnum", che in 600 pagine a fumetti raccoglie alcune delle storie più importanti della serie. Venerdì scorso, il 10 giugno, ricorreva il centenario dalla nascita di Angela Giussani, la prima ideatrice del personaggio. E mercoledì prossimo, il 15 giugno, saranno intitolati alle sorelle Angela e Luciana i giardini pubblici di piazza Grandi a Milano, consacrandoli a due concittadine che, precorrendo i tempi, sono state imprenditrici editoriali e creatrici di un mito.
Oggi una copia originale del numero uno di "Diabolik", intitolato "Il re del terrore" e pubblicato all'inizio di novembre del 1962 vale diverse migliaia di euro ed esistono persino falsari specializzati che ne fabbricano imitazioni che spacciano (e vendono) per vere. Ma dietro il numero uno di "Diabolik" c'è un vero e proprio mistero, che ha persino ispirato un film.

Da "Il re del terrore" (tavola di Zarcone)

Nel 1962 la casa editrice Astorina, appena fondata da Angela Giussani, prepara il primo albo di Diabolik, che all'epoca potrebbe essere anche l'ultimo, perché nessuno ancora può prevedere il successo del personaggio. I disegni sono affidati a un disegnatore trentenne di nome Angelo Zarcone, che in redazione viene soprannominato "il Tedesco", perché si presenta con un bambino biondo avuto da una tedesca e perché sembra vestito come un turista germanico sulle spiagge romagnole. Zarcone viene pagato in anticipo, ma pare sia sempre in ritardo con le consegne e i suoi disegni sono piuttosto frettolosi.
Consegnate le ultime tavole del fumetto, Zarcone scompare nel nulla. Non si fa più vivo, non abita più alla pensione in cui era alloggiato. Nessuno sa dove sia finito. Al punto che, passati vent'anni, le sorelle Giussani si rivolgono al più famoso detective privato italiano, Tom Ponzi, sperando di ritrovarlo, senza esito. In tutti questi anni, malgrado si sia parlato sempre più spessp di lui, non si sono più avute notizie né da lui né da suoi parenti.
Negli anni Duemila lo studioso di fumetti Gianni Bono si rivolge al direttore artistico di Diabolik, che del numero uno aveva realizzato la bellissima e storica copertina, Brenno Fiumali, chiedendogli di disegnare un identikit del misterioso Zarcone: l'aspetto curioso è che, almeno nel ricordo di Fiumali, Zarcone assomiglia molto a Diabolik come appare nel numero uno, con le folte sopracciglia nere e gli occhi di ghiaccio che siamo abituati ad associare al volto del protagonista dei fumetti. Sembra quasi che Diabolik sia lui, sparito dopo "aver fatto il colpo".

L'attore Luciano Scarpa nel film "Diabolik sono io"

Nel 2018 la vicenda ha ispirato un film del regista Giancarlo Soldi, intitolato "Diabolik sono io", a metà fra un thriller e un documentario, uscito al cinema e ora disponibile in streaming e in dvd. Mentre vari personaggi reali - tra cui ci sono anch'io - ricostruiscono il mito di Diabolik, un uomo vittima di amnesia con lo stesso volto di Diabolik vaga per Milano cercando di ricostruire il proprio passato, tracciando ossessivamente su fogli e muri gli stessi occhi di ghiaccio e le stesse sopracciglia nere... Ma è solo una delle mille ipotesi che si possono fare sull'oscuro destino del disegnatore scomparso.
In ogni caso, le sorelle Giussani non erano soddisfatte della rea visiva numero uno e nel 1964 lo fecero rifare completamente, sulla stessa sceneggiatura, da Gino Marchesi, che nel frattempo era diventato uno dei disegnatori ufficiali della serie.
Nel 2022, in occasione del quarantennale, la sceneggiatura de "Il re del terrore" venne ampliata da Alfredo Castelli (l'autore di Martin Mystère e altri personaggi, che aveva cominciato a lavorare nei fumetti proprio con "Diabolik", insieme a Mario Gomboli che ora ne è il direttore) e disegnata da Giuseppe Palumbo. Da questa versione è stato tratto un "audiofumetto", adattato da Arturo Villone e interpretato da Luca Ward, che in quel periodo dava la voce a Diabolik nei serial di Radio RAI.
La Boutique del Mistero torna in diretta domenica 19 giugno alle 16.20 su Radio Number One, con il relativo dossier il giorno dopo su Borderfiction Zone.

lunedì 18 aprile 2022

Il nome di Diabolik


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Quest'anno ricorrono parecchi anniversari importanti nel mondo del fumetto. Oltre al quarantesimo compleanno di "Martin Mystère" appena celebrato, in autunno si festeggerà il sessantesimo di un personaggio che ha tuttora milioni di lettori: Diabolik, creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani. Il numero uno della serie uscì all'inizio di novembre del 1962. Nel 2022 è stato superato il numero ottocento, senza contare tutti gli albi speciali come "Il Grande Diabolik" appena arrivato in edicola (contenente anche una storia dello scrittore Sergio Rilletti).
In questi giorni si è parlato anche dell'attore Giacomo Gianniotti, che sostituisce Luca Marinelli nel ruolo di Diabolik nel secondo e terzo capitolo della trilogia cinematografica dei Manetti Bros. Ma "Diabolik" era già diventato un film nel 1968, un serial a cartoni animati nel 1999 e nel frattempo persino tre cicli di romanzi: uno in Italia e uno in Francia a fine anni Sessanta, e uno scritto da me, cui ho aggiunto nel 2021 il romanzo del film.
Diabolik è il primo protagonista criminale del fumetto italiano, un ladro che non esita a uccidere chiunque gli sia di ostacolo. Con i suoi travestimenti può sostituirsi più o meno a chiunque, ma quando non assume identità altrui agisce con indosso un costume nero e una maschera che lascia scoperti solo i suoi occhi di ghiaccio. Ma per quale motivo le sorelle Giussani decidono di battezzarlo proprio "Diabolik"?


Il nome nasce probabilmente da suggestioni nell’aria in quegli anni, quando la parola "diabolico" diventa sinonimo di "assassino senza volto". Tutto comincia nel 1956, quando esce in Italia il film "I diabolici" ("Les diaboliques", 1955) del regista francese Henri-George Clouzot, da un romanzo di Boileau & Narcejac, gli stessi autori che poi ispirano a Hitchcock "La donna che visse due volte". È un thriller innovativo, con un colpo di scena finale da brivido, di cui nel 1996 sarà fatto un remake americano non all'altezza dell'originale, "Diabolique".
Negli anni Cinquanta, sull'onda del successo de "Il Giallo Mondadori" rinato nel dopoguerra, molti autori italiani scrivono per vari editori romanzi polizieschi sotto pseudonimo americano. Nel 1957, l'anno dopo "I diabolici", lo scrittore Italo Fasan pubblica con il nome Bill Skyline il romanzo "Uccidevano di notte", in cui un assassino seriale scrive alla polizia lettere firmate “Diabolic” (con la "c" finale) per accreditare i propri delitti.
L'anno dopo ancora, il 1958, a Torino viene ucciso un operaio della FIAT di nome Mario Giliberti. Il delitto tarda a essere scoperto e l'assassino, indispettito, spedisce una lettera alla Polizia firmandosi “Diabolich” (con il "ch" finale). La notizia si diffonde e vari mitomani mandano alla Polizia lettere annunciando delitti immaginari, firmandosi a loro volta "Diabolich". Sicché un astuto editore ripropone al volo il romanzo di Fasan sotto il titolo "Diabolic" (con la c).
L'assassino non viene mai identificato e il nome è ancora nell'aria nella primavera del 1962, quando Totò interpreta la commedia “Totò Diabolicus”, in cui un omicida elimina uno a uno i membri di una famiglia (interpretati da Totò in riuscissimi travestimenti) e spedisce lettere firmandosi "Diabolicus".
Quindi nel 1962 sulla stampa e nell'immaginario collettivo, la parola "diabolico" è ancora abbinata agli assassini misteriosi. Le sorelle Giussani la trasformano in "Diabolik", con la lettera "k". Non immaginano che il loro personaggio avrà così tanto successo da generare negli anni Sessanta una legione di nuovi personaggi dei fumetti "kattivi" con la lettera "k" nel nome: Kriminal, Satanik, Sadik...
Quanto alla ragione per cui, nella serie a fumetti, Diabolik abbia scelto per sé questo nome, si scopre solo nel 1968 nella storia "Diabolik, chi sei?" su cui si basa uno dei prossimi film dei Manetti Bros. Era il nome di una feroce pantera nera sull'isola in cui è cresciuto il protagonista, che da lei ha tratto ispirazione per il suo costume.


Questi e altri segreti di Diabolik & Eva Kant sono svelati in "Fenomenologia di Diabolik", disponibile in ebook da Algama e in volume a colori da NPE.
Il prossimo appuntamento con La Boutique del Mistero è domenica 24 aprile alle 16.20 su Radio Number One, come sempre nel programma pomeridiano di Lukino (con la "k"), con il relativo dossier l'indomani in Borderfiction Zone.

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