Recensione di Andrea Carlo Cappi
Che
un romanzo giallo possa raccontare molte cose oltre alla semplice trama è
un fatto ormai noto. Così come il fatto che il meccanismo di
indagine possa portare non solo alla scoperta del colpevole di un
delitto immaginario, ma anche di realtà solitamente
trascurate. Il futuro degli altri
di Paolo Brera, tuttavia, scatena una vera e propria tempesta
filosofica di cui il dubbio esposto nel risvolto di copertina – se
sia l'arte a imitare la vita o viceversa – è solo l'inizio.
La
trama parte da un enigma che penso sia venuto alla mente di molti
autori di mystery: un
delitto realmente avvenuto coincide con un omicidio raccontato in un
giallo. In effetti, si racconta che nel mondo reale qualche assassino
si sia ispirato ai romanzi di Agatha Christie, ma sia stato scoperto
senza bisogno di Poirot o di miss Marple. Accadeva qualcosa di simile
alla scrittrice interpretata da Sharon Stone in Basic
Instinct, che replicava che –
in quanto autrice di thriller – non sarebbe stata così
stupida da copiare un delitto da un proprio bestseller. Ma qui la
questione è più complessa.
Ne
Il futuro degli altri
viene commesso infatti un delitto dalle caratteristiche identiche a
quello descritto nei minimi particolari in un romanzo pubblicato
subito dopo il fatto di cronaca. Persino il nome della vittima,
l'indirizzo, l'arma e la scena dell'omicidio coincidono con la
realtà. Il problema è che il romanzo è stato
scritto prima, quindi
il sospettato numero uno è l'autore del libro, unico a poter
replicare il crimine nella realtà, rispettandone ogni
caratteristica. Casualmente, nella finzione, l'autore del romanzo si
chiama Paolo Brera e il suo libro si intitola Il futuro
degli altri.
Il personaggio Brera si dichiara
innocente: nonostante il delitto sia raccontato minuziosamente nel
suo libro, nega di averlo commesso. Impossibile d'altra parte che
abbia in qualche modo previsto il futuro (degli altri) o lo abbia
addirittura influenzato. È in atto allora un'incredibile serie
di coincidenze? Devo dire che, conoscendo di persona Brera (lo
scrittore, nella realtà) da oltre un decennio e sapendo che,
quando ci incontriamo, si scatenano spesso flussi di coincidenze che
hanno dell'incredibile, non me ne stupirei. Quindi non mi stupisco
che una storia del genere sia venuta in mente a lui.
Preciso
subito che dal punto di vista giallo il romanzo – mi riferisco a
quello di Brera scrittore, pubblicato in questi giorni da Edizioni
Clown Bianco nella collana Periferie
– si risolve in maniera impeccabilmente razionale, senza nulla di
sovrannaturale o fantascientifico, quindi la salma di S. S. Van Dine
(autore di celebri regole che un onesto autore di detective
story dovrebbe sempre
rispettare) può riposare in pace. Ma la lettura di questo
libro spalanca una porta sulla contaminazione tra finzione e realtà
su cui vale la pena di riflettere. Quante volte l'una ci viene
venduta per l'altra? In quante occasione fatti veri ci vengono
presentati come leggende metropolitane e fake news
invece come realtà inconfutabili? A volte le une e gli altri
si assomigliano molto, differiscono solo per dettagli impercettibili
ma sostanziali. Ma, come la realtà influisce sulla finzione,
anche la finzione può influire sulla realtà, in un
contagio reciproco. “Lo
spettacolo penetra ormai dentro la vita reale, le circostanze in cui
dobbiamo recitare una parte si moltiplicano...”,
scrivono Brera l'autore e Brera il personaggio, “...
in noi i livelli si confondono”.
In un romanzo giallo in cui lo scrittore rispetta le regole si può
arrivare a una soluzione definitiva e certa, nella vita reale non è
detto che ciò possa avvenire.
Il romanzo "Il futuro degli altri" di Paolo Brera (Edizioni Clown Bianco) viene presentato a "Ribs & Books" giovedì 21 febbraio 2019 dalle 18 alle 20, presso Ribs & Beer, via Pitteri 110, Milano; ingresso libero. Conduce Andrea Carlo Cappi