giovedì 14 ottobre 2021

Torre Crawford a Borderfiction, Milano, 22-23 ottobre


 
Milano, Admiral Hotel, v. Domodossola 16, ingresso libero.

Venerdì 22 ottobre ore 21.00
"Torre Crawford Milano 2021"
Dopo il successo della II edizione del Premio Torre Crawford e del Festival di settembre a San Nicola Arcella (Cosenza), si estendono le attività della manifestazione ispirata allo scrittore americano d'Italia, Francis Marion Crawford. All'Admiral di Milano, in collaborazione con Borderfiction Eventi, si celebra un evento che comprende:
-l'annuncio in anteprima assoluta del nuovo bando di concorso per la III edizione del Premio Torre Crawford, con il tema per il 2022
-la presentazione delle antologie Torre Crawford del 2020 e 2021: "Perché il sangue è la vita" (con il racconto omonimo di F. M. Crawford, il romanzo breve "Ti piace il sangue?" di Cristiana Astori e i vincitori dell'edizione 2020) e "Innamorarsi di un fantasma" (con il racconto "La Donna dell'Acqua" di F. M. Crawford, l'inedito di Alda Teodorani "Il fantasma della Rocca di Cagnano" e i vincitori dell'edizione 2021), entrambe edite da Oakmond Publishing; con la partecipazione di Claudio Bovino, terzo classificato alla I edizione e nella II primo classificato e vincitore del Premio Speciale "E io lo dico a Pinketts!"
-la presentazione di due libri già proposti al pubblico del Festival Torre Crawford: il romanzo storico "Gli Ezzelino-Signori della guerra" di Giada Trebeschi (Oakmond Publishing), finalista al Premio Campiello, presente l'autrice; e il thriller di Stefano Di Marino "Il bacio della Mantide" (Oakmond Publishing), con un ricordo dell'autore scomparso lo scorso agosto.
Conduce la serata il direttore artistico del Festival, Andrea Carlo Cappi

Sabato 23 ottobre, ore 17.30
"L'Aperitivo delle Desuete"
Sempre all'Admiral, nel pomeriggio successivo, Borderfiction presenta in collaborazione con il Premio Torre Crawford la scrittrice Giada Trebeschi in un incontro ispirato a La Rubrica delle Parole Desuete, il suo appuntamento quotidiano su Facebook e Instagram seguito da mezzo milione di persone: è l'occasione per scambiare due chiacchiere con l'autrice-attrice che ha portato in modo divertente la cultura nella rete, rivoluzionando la figura dell'influencer. L'accompagna nella conversazione Andrea Carlo Cappi.


Iperwriters - Il Narratore Nonsciente

Foto: Frank McKenna (Unsplash)

Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters mantiene la promessa e vi spiega perché occorre diventare (se non lo siete già, nel qual caso vi benedico) narratori onniscienti.
Nella nostra epoca esserlo è peccato: infatti quello del suo contrario, che chiameremo "narratore nonsciente", è un vero e proprio culto, con regole e precetti come neppure Mosè ha dato al suo popolo.
I personaggi devono essere tutti uguali, ovvero tutti umani al grado basico, forse qualcosina di meno. E gli autori, scomparendo fra le loro azioni, devono essere tutti uguali, con mentalità, emotività, desideri, paure e convinzioni tutti uguali. Non possono rivelarsi, ma del resto non hanno un sé da rivelare.
Si sono già perdute molte tecniche artigianali e molte arti, ma quella specifica dello scrittore (curiosità, analisi, studio, esperienza, intuizione, scoperte da comunicare al mondo e costruzione della forma per dirle) viene uccisa dalla folla di narratori nonscienti.
E' necessario ritrovare il coraggio di essere un io narrante. Cosa che non significa ego smisurato e arroganza becera: di individualismi è piena la letteratura, ma perlopiù si tratta di individualismi che non dicono, pur pretendendo i guadagni da un milione di copie e il premio Nobel.
In umiltà, e perdonateci, noi abbiamo ancora qualcosa da dire.
A chi dice che il narratore onnisciente è fuori dalla storia e non si torna indietro, rispondiamo che si torna sempre indietro; e i romanzi si fanno con le parole, non con le immagini e con le azioni. Snaturare la funzione della parola distrugge il romanzo.
August Strindberg, che di scrittura ne sapeva qualcosina, in una lettera alla fidanzata aspirante scrittrice, la consigliava più o meno così (non con queste precise parole): “Se davvero vuoi scrivere, pensa a qualcuno a cui avresti voluto dire qualcosa ma non hai potuto dirla al tempo e al momento giusto, e non potrai farlo più. La cosa che ti è rimasta in gola deve essere importante, urgente, dolorosa, sia pure scandalosa. Concentrati. Poi prendi la penna e scrivi quello che dovevi dire a quella persona.”
Ora, proviamo a immaginare come potrebbe cavarsela la povera fidanzata di Strindberg se dopo questi insegnamenti le imponessero il metodo show, don't tell.
Au revoir nei container.


giovedì 7 ottobre 2021

Borderfiction 2021!

Giada Trebeschi in una puntata delle "Parole Desuete"

James Bond di nuovo sugli schermi, il festival ispirato all'autore americano di maggior successo un secolo fa, l'odierna influencer culturale da mezzo milione di followers: tornano nell'ottobre 2021 gli eventi di Borderfiction all'Admiral Hotel di Milano, ideati e realizzati da Giancarlo Narciso e Andrea Carlo Cappi grazie all'ospitalità di Edward Coffrini Dell'Orto, festeggiando dieci anni di attività online e dal vivo tra zone di frontiera e letteratura della tensione.
Martedì 12, giovedì 22 e sabato 23 ottobre 2021 vi aspettano tre appuntamenti nel famoso albergo di via Domodossola 16. L'hotel, prediletto da scrittori e star dello spettacolo e dello sport, ospita anche una ricca collezione di memorabilia di 007 e due mitiche autopiste elettriche da competizione, in onore degli storici carburatori Dell'Orto prodotti dalla famiglia del proprietario (di cui erano fornite anche le Lotus di James Bond apparse nei film degli anni '70-'80). Agli incontri di Borderfiction hanno partecipato in questo decennio anche quattro grandi scrittori milanesi scomparsi di recente: Alan D. Altieri, Paolo Brera, Stefano Di Marino e Andrea G. Pinketts. 


E con il celebre agente segreto si comincia martedì 12 ottobre alle 21.00: la serata dedicata a JAMES BOND MISSIONE ITALIA è stata attesa quanto l'uscita del nuovo film. Il punto di partenza è il sorprendente libro con questo titolo (Edizioni Il Foglio - Cinema) scritto dall'esperto Marco Donna, che ha seguito passo passo le riprese italiane di "SPECTRE" e "No Time To Die", realizzando una guida completa delle location nostrane impiegate nelle ultime avventure interpretate da Daniel Craig. 
Sarà anche l'occasione per scoprire retroscena e segreti del nuovo film, raccontati dallo stesso Marco Donna con la complicità di Andrea Carlo Cappi & Edward Coffrini Dell'Orto (già autori di numerosi saggi sul Mondo Bond) e del romanziere Giancarlo Narciso, ideatore di Borderfiction.
Fu proprio con una serata dedicata a 007 e al lancio delle riedizioni di Ian Fleming dal gruppo GEMS che nel 1997 l'Admiral Hotel si impose come sede ricorrente di eventi letterari, per diventare poi nel marzo 2011 la sede principale degli appuntamenti di Borderfiction.



Venerdì 22 ottobre, sempre alle 21.00 all'Admiral di via Domodossola 16, si riprende con la serata TORRE CRAWFORD MILANO 2021, dopo il successo della II edizione del Festival Torre Crawford a San Nicola Arcella (Cosenza), luogo di elezione dello scrittore bestseller americano (italiano di nascita) Francis Marion Crawford. L'autore, vissuto tra il 1854 e il 1909, ha ispirato dal 2020 un concorso letterario annuale e una serie di eventi che ora si estende a tutta Italia.
Nel corso della serata saranno presentate le prime due antologie dei vincitori del Premio Torre Crawford (che contengono anche racconti dello scrittore americano e delle scrittrici Cristiana Astori e Alda Teodorani), 'Perché il sangue è la vita' e 'Innamorarsi di un fantasma'; sarà presente inoltre Claudio Bovino, III classificato nell'edizione 2020 e I nell'edizione 2021, vincitore contestualmente del primo Premio Speciale "E io lo dico a Pinketts!" assegnato in collaborazione con l'associazione intitolata ad Andrea G. Pinketts.
Verrà lanciato il bando del Premio Torre Crawford 2022, che anche l'anno prossimo porterà alla realizzazione di un'antologia edita, come la precedenti, da Oakmond Publishing. Il concorso include due sezioni: una riservata agli adulti (quota di iscrizione 5,00€) e una ad allieve e allievi delle scuole superiori (gratuita). Viene anche istituito un ulteriore Premio Speciale, che sarà annunciato nel corso della serata.
All'appuntamento, condotto dal direttore artistico del festival Andrea Carlo Cappi, presenzierà anche Giada Trebeschi, già ospite delle prime due edizioni del Torre Crawford. Saranno presentati il suo romanzo storico "Gli Ezzelino - Signori della guerra" (finalista al Premio Campiello) e il thriller di Stefano Di Marino (il grande scrittore milanese scomparso lo scorso agosto) "Il bacio della mantide", entrambi ora pubblicati da Oakmond Publishing e presentati in settembre al Festival Torre Crawford di San Nicola Arcella.


Giada Trebeschi, presentata da Andrea Carlo Cappi, sarà anche l'ospite di un ulteriore evento a lei interamente dedicato: 'L'Aperitivo delle Desuete', sabato 23 ottobre alle 17.30 al bar dell'Admiral Hotel (v. Domodossola 16). Premiata scrittrice di romanzi storici - spesso dalle venature mystery - e autrice-attrice teatrale, le cui opere di narrativa e saggistica sono ora edite da Oakmond Publishing, Giada Trebeschi rappresenta attualmente un caso più unico che raro di "influencer culturale" grazie a "La Rubrica delle Parole Desuete", una striscia quotidiana da un minuto su Facebook e Instagram che, con un  divertente sketch alla "Carosello", riscopre giorno dopo giorno parole dimenticate o trascurate della lingua italiana, raggiungendo mezzo milione di followers. Sarà l'occasione per incontrare e chiacchierare liberamente di libri e cultura con la scrittrice più sorprendente della rete.

I successivi appuntamenti all'Admiral includeranno inoltre la presentazione della casa editrice Borderfiction Edizioni, fondata da Giancarlo Narciso (già vincitore di un Premio Alberto Tedeschi de "Il Giallo Mondadori" e di un Premio Scerbanenco) per recuperare classici moderni della letteratura di genere nazionale o internazionale, da Claudia Salvatori a Christopher Moore, e il lancio sotto questo marchio di una nuova antologia di noir milanese a cura di Andrea Carlo Cappi. 



sabato 2 ottobre 2021

Bond Story - 2: da Casinò Royale a No Time To Die


Istruzioni per l'uso di 007, di Andrea Carlo Cappi

Leggi anche Bond Story - 1

La critica ha ricominciato a interessarsi a 007 con l’arrivo di Daniel Craig come interprete, nel 2006, scoprendo con un ritardo di una sessantina d’anni il vero personaggio dei libri di Fleming, ancorché adattato al XXI secolo. I film con Craig raccontano una storia nuova ripartendo da zero, anzi, dal ‘doppio zero’ di James Bond, della cui acquisizione si parla nel primo romanzo. Anche se dopo il recupero di ‘Casinò Royale’ – rimasto a lungo inaccessibile alla EON perché Fleming ne aveva ceduto i diritti ad altri già nel 1954 – non restavano libri dell'autore da adattare, sicché tutte le sceneggiature successive al 2006 sono originali: il racconto ‘Quantum of Solace’ di Fleming non offriva materiale cinematografico, solo un titolo.
Nei nuovi film sono rimasti gli elementi spettacolari e le incredibili scene di stunt (realizzate perlopiù dal vero) che il pubblico si aspetta da 007. Di quando in quando, specie nell’ultimo, appaiono aspetti fantatecnologici, e abbondano le allusioni alla vecchia serie, per il divertimento degli appassionati. Ma l’approccio è molto più serio.
Anche se biondo (al contrario del Bond bruno dei romanzi), Craig ha gli occhi azzurri ma non è un ‘bello’, proprio come lo voleva Fleming; gli manca giusto la cicatrice di sette centimetri sul lato sinistro della faccia descritta nei romanzi. È carico di rabbia perché – come nei libri – è un orfano di famiglia ex-benestante, che ha cercato una rivalsa nella vita militare e poi nell’MI6. È un Bond ricreato ex novo, in un reboot che coincide con un altro fattore essenziale per la EON Production: il recupero nel 2014 dei diritti di Blofeld e della SPECTRE, trattenuti dal produttore McClory fin dagli anni ‘70, impedendone l’impiego da parte dei Broccoli. È a questo punto che la saga assume il suo aspetto definitivo.
Ora è possibile realizzare un arco narrativo con un unico attore che accetta di girare cinque pellicole. La EON Production intende riunirvi tutto il mondo di James Bond, senza tuttavia girare remake. E ora, nell'autunno 2021, dopo un ritardo di un anno e mezzo causa Covid-19, è uscito il quinto e conclusivo episodio, che segna l’annunciato addio di Craig al personaggio.

Di tutto il nuovo ciclo, come cultore soprattutto della versione letteraria, il mio preferito rimane 'Casinò Royale'. La storia originale era stata scritta nei giorni più oscuri della Guerra Fredda e si legava a eventi dell'epoca; la sceneggiatura - nulla a che vedere con la buona riduzione tv del 1954 o la delirante trasposizione comica del 1967 - riusciva perfettamente a trasferire la storia nel mondo dopo l'Undici Settembre, con una vicenda-contenitore destinata a proseguire come un serial.
Ma 'No Time To Die' è un film epocale e irrinunciabile per chi conosce 007.
Porta a compimento la scelta di rinnovare le regole del gioco che pervade tutto il periodo con Daniel Craig, rielaborando i cliché per farne qualcosa di diverso. I punti di riferimento sono stati Ian Fleming e le pagine migliori dei suoi successori: nel nuovo ciclo ho visto un po' di Raymond Benson, che nei libri ha ricondotto Bond verso le sue origini; in 'SPECTRE' un monologo di Blofeld proveniva direttamente dall'antagonista eponimo de 'Il colonnello Sun' di Kingsley Amis (sotto lo pseudonimo Robert Markham) e la fusione tra servizi segreti sembrava ispirata a temi trattati da John Gardner.
Fleming però è sempre presente: in 'Skyfall' si racconta dei genitori dell'agente segreto, lo scozzese Andrew Bond e la svizzera Monique Delacroix, in 'SPECTRE' del suo periodo in Austria. In 'Skyfall' e 'No Time To Die' sono visibili riferimenti a dettagli mai usati al cinema dai romanzi 'Al servizio segreto di Sua Maestà' (richiamato in 'No Time to Die' anche da citazioni della colonna sonora del film corrispondente) e 'Si vive solo due volte', la cui versione su pellicola manteneva solo il titolo e alcuni personaggi. Sotto certi aspetti, oserei dire anche 'Moonraker', altro libro che non ha nulla a che fare con il film dallo stesso titolo.
Tutti i Bond-movies del passato, anche i peggiori, hanno sempre avuto qualcosa di buono, quantomeno dal punto di vista dello spettacolo e dell'intrattenimento. Avendoli seguiti fin dal 1970, recuperando quelli che mi ero perso prima, ce ne sono alcuni cui sono più affezionato che ad altri.
Ma i romanzi originali di 007 sono sempre stati più duri, pessimistici, occasionalmente violenti e per nulla autoparodistici, come si sarebbe potuto pensare dal cinema prima di Craig. Ogni missione era una discesa all'inferno, con solo qualche momento per amori di breve durata e troppi drink (e non solo vodka martini). Da questo punto di vista, il nuovo film sceglie proprio questa via. Più che mai, per usare un vecchio slogan, bisogna aspettarsi l'inaspettato.



venerdì 1 ottobre 2021

Bond Story - 1


 Istruzioni per l'uso di 007, di Andrea Carlo Cappi

Da dove viene James Bond? Quanti sono i film della serie? Qual è il rapporto tra romanzi e film? Perché esistono ‘diversi’ James Bond? Questo articolo cerca di rispondere in breve a tutte queste domande, per chiarire certi aspetti del nuovo ‘No Time To Die’.

Mentre elaborava strategie – davvero romanzesche – contro il Terzo Reich per il servizio segreto della Royal Navy, l’ex-giornalista britannico Ian Fleming decise che avrebbe ideato e pubblicato la spy-story ‘definitiva’. Di fatto il primo romanzo con James Bond 007, ‘Casinò Royale’ (scritto nel 1952, edito l’anno dopo), fu un raffinato a tragico hardboiled che dalla California di Hammett e Chandler spostava lo scenario nell’Europa della Guerra Fredda. Non era il primo libro del genere: in Francia c’era già Jean Bruce con i romanzi dell’agente OSS 117 (curiosa la somiglianza tra le cifre) e in Inghilterra Peter Cheyney proseguiva il suo lavoro tra spy-story british e noir all’americana, cominciato durante la Seconda guerra mondiale.

Il romanzo 'definitivo' di Fleming non sarebbe stato l’ultimo: dopo lo scarso successo in patria di quella prima brillante storia di 007, una recensione di Raymond Chandler aprì a James Bond le porte del vasto mercato americano e quindi globale, con la vendita dei diritti per cinema e tv, e il contratto per un secondo romanzo, ‘Vivi e lascia morire’, pubblicato nel Regno Unito mentre i telespettatori USA vedevano una riduzione tv di ‘Casinò Royale’ con Barry Nelson (il primo Bond dello schermo), Linda Christian, all’epoca moglie di Tyrone Power (nel ruolo di ‘Valerie Mathis’, ibrido tra Vesper Lynd e René Mathis nel libro), e Peter Lorre, ex-Mostro di Düsseldorf (nella parte di Le Chiffre).

Il Mito Bond era già in lavorazione. Dopo varie false partenze negli anni ‘50 – quali la serie tv mancata 'James Bond of the Secret Service' che sarebbe poi diventata ‘Licenza di uccidere’ e un film non realizzato dal produttore Kevin McClory, poi diventato ‘Thunderball-Operazione Tuono’ – la Bondmania sarebbe esplosa in tutta la sua potenza solo dopo altri dieci anni, alla fine del 1964. alla terza apparizione di Sean Connery in un film della EON Production. Purtroppo Fleming moriva nell’estate precedente, a cinquantasei anni, perdendosi l’acclamazione assoluta.

In tutti questi decenni sono esistiti parecchi Bond: quello dei romanzi di Fleming, tormentato eroe noir, era passato attraverso avventure urbane ed esotiche (e, per quei tempi, erotiche) e in un’occasione persino parzialmente western, continuando a essere una proiezione del proprio creatore; per poi passare nelle mani di successori selezionati e autorizzati da una società creata dallo stesso Fleming, con risultati a volte di routine, a volte eccezionali. Quello del cinema si sarebbe lanciato gradualmente verso la fantatecnologia, restando però sempre influenzato dalle mode del momento: l’era spaziale, la blaxploitation (ovvero il filone, spesso noir, con soli interpreti neri), i kung-fu-movies, il fantacinema fine anni ‘70, il narco-noir anni ‘80 tra ‘Scarface’ e ‘Miami Vice’, gli action-movie di Hong Kong degli anni ‘90...

E cambiando stile e carattere (e rapporto con le donne) a seconda degli interpreti ma soprattutto degli sceneggiatori, che a volte tenevano d’occhio la cronaca internazionale e che ogni tanto (ma non sempre) andavano a rileggersi i romanzi o i racconti da cui prendevano i titoli i film prodotti dalla EON di Saltzman & Broccoli (poi del solo Albert R. Broccoli, infine di sua figlia Barbara e del figliastro Michael G. Wilson). E ora spiego perché sia appena uscito il film ‘Bond 25’ anche se al cinema ne sono stati proiettati ventisette.

Nel frattempo uscivano infatti nel 1967 una parodia con ‘Casinò Royale’ (frutto di diritti cinematografici non acquistati dalla EON... perché erano alla deriva tra altre compagnie dal 1954) e nel 1983 un remake di ‘Thunderball’ con il rientro di Sean Connery, ‘Mai dire mai’, frutto dei diritti d’autore condivisi con Fleming da McClory. A cavallo tra i due millenni, Pierce Brosnan riesce a conciliare elementi di tutti gli interpreti: fascino, ironia, eleganza, cinismo autoimposto e occasionale fragilità (fino ad allora vista solo in George Lazenby), ma non sempre è servito da sceneggiature all’altezza. Poi con Daniel Craig le regole cambiano...

Continua con: Bond Story - 2: da Casinò Royale a No Time To Die 


Sex Bond

 
Dettaglio dalla sequenza titoli di "Skyfall"

Riflessioni di Andrea Carlo Cappi

Alla vigilia dell’uscita di ‘No Time to Die’ al regista del film, Cary Fukunaga, è stata attribuita un’affermazione sul fatto che il James Bond di Connery fosse uno stupratore: la frase precisa – almeno secondo quanto riportato dai giornali – dovrebbe essere "Is it ‘Thunderball’ or ‘Goldfinger’ where, like, basically Sean Connery’s character rapes a woman? She’s like ‘No, no, no,’ and he’s like, ‘Yes, yes, yes.’ That wouldn’t fly today." Ovvero, in italiano: «È in ‘Thunderball’ o ‘Goldfinger’ dove, ecco, praticamente il personaggio di Sean Connery stupra una donna? Lei è tipo ‘No, no, no’ e lui invece ‘Sì, sì, sì’. Oggi non andrebbe.»

Gary Fukunaga ha ragione. E ribadisce soltanto cose che io ho scritto più volte nei miei libri sul fenomeno 007. La scena a cui si riferisce è nel film ‘Thunderball-Operazione Tuono’ (1965), quando Bond – che non è neppure in missione – di fatto costringe al sesso l’infermiera Patricia (Molly Peters) che si presume non sia affatto consenziente. Ma già nel film precedente, ‘Missione Goldfinger’ (1964), fa una certa impressione la scena in cui la scaramuccia tra Bond (sempre Connery) e Pussy Galore (Honor Blackman) si risolve con la sopraffazione di quest’ultima (che nel romanzo originale di Fleming risulta lesbica, ma poi si scopre provvidenzialmente bisex e soprattutto consenziente).

Se a Ian Fleming si può rimproverare solo di scrivere in base alle fantasie sessuali dei suoi tempi (gli anni Cinquanta), gli sceneggiatori degli anni Sessanta hanno voluto dare a Bond una connotazione di predatore sessuale che non aveva affatto nei romanzi. Stiamo parlando però del terzo e quarto film della serie: nel primo (Licenza di uccidere, 1962) il massimo cui arrivava Bond-Connery era andare a letto con miss Taro (Zena Marshall) sapendo che lei voleva ucciderlo, ma quelle erano, per tutti e due, nececessità lavorative. E nel secondo (Dalla Russia con amore, 1963) è lui stesso a cadere in una ‘trappola al miele’ a Istanbul con Tatiana (Daniela Bianchi). Perché questo cambio di rotta a partire dal film uscito per il Natale del 1964?

Ripassiamo un po’ di storia del cinema. Nel 1964, dopo ‘’Dalla Russia con amore’ e prima di ‘Goldfinger’ esce il film di Alfred Hitchcock ‘Marnie’, tratto da un romanzo di Winston Graham. Nella storia originale ambientata in Inghilterra la protagonista cleptomane – che soffre di quello che oggi chiameremmo ‘post-traumatic stress disorder’ – incontra tra le vittime dei suoi furti Mark, che decide di salvarla e sposarla; ma dopo la prima notte di nozze, a Maiorca, Marnie tenta il suicidio e solo dopo si scoprirà il suo trauma segreto.

Nella versione di Hitchcock le cose cambiano, non solo perché la vicenda è traslata negli USA e il tentato suicidio avviene nella piscina di una nave da crociera: il regista sceglie come protagonisti Tippi Hedren (già da lui lanciata ne ‘Gli uccelli’ e piuttosto maltrattata sul set) e Sean Connery (già identificato con il personaggio di 007) per ruoli che in passato avrebbe assegnato a Grace Kelly e a Cary Grant. Ma per Hitchcock Tippi ha la colpa di non essere l’adorata Grace, solo una sua sostituta: è forse per una vendetta personale di Hitch che la prima notte di nozze di Marnie viene mostrata al pubblico come uno stupro vero e proprio. Al punto che lo sceneggiatore Evan Hunter (celebre scrittore, noto anche come Ed McBain), non accetta le modifiche al suo script imposte dal regista - che ha inserito a tutti i costi la scena di stupro - e interrompe la collaborazione con Hitchcock. Come ebbi modo di dire a Evan Hunter in un belissimo pomeriggio passato a parlare con lui, sono pienamente d'accordo con il suo punto di vista: un violentatore non può essere un eroe.

Ma ecco che, all’improvviso, Sean Connery ha interpretato uno stupratore. E, stranamente, non piace solo a uomini che possano identificarsi in un predatore sessuale, ma anche alle donne (non negatelo: ho continuato a sentirlo dire fino agli anni Ottanta, quando i vecchi film arrivarono in televisione!) Non è da escludere quindi che gli sceneggiatori dei film di 007 del ‘64 e del ‘65 abbiano deciso di adeguarsi a questa nuova dimensione dell’attore, che peraltro tramonta presto: in seguito Bond andrà a letto solo con donne consenzienti o, facendo attenzione, con nemiche che vogliono ucciderlo... specie dopo la lezione che gli dà la cattiva Fiona Volpe (Luciana Paluzzi) nella parte centrale di ‘Thunderball’. E non si può dire che Bond non se la sia meritata.

Ma va detto che il Bond di Connery, più cinico e pronto alla battuta rispetto a quello noir e tormentato dei romanzi di Fleming (e di alcuni suoi successori nella serie narrativa, come Kingsley Amis e Raymond Benson), è già un tradimento della versione letteraria. Poi, dal camp di ‘Si vive solo due volte’ (1967), entrerà fortemente in gioco la componente fantascientifica e dei libri resterà spesso solo il titolo. Ci saranno eccezioni in cui verrà ampiamente usato il materiale e almeno in parte lo spirito originale di Fleming, come ‘Al servizio segreto di Sua Maestà’ (1969), unico interpretato da George Lazenby; ‘Solo per i tuoi occhi’ (1981) con l’ingiustamente criticato Roger Moore; ‘Zona pericolo’ (1987), primo dei due film com Timothy Dalton; ma persino ‘Il mondo non basta’ (1999) con Pierce Brosnan, che pure non è basato su alcun romanzo o racconto.

È noto che dal reboot di ‘Casinò Royale’ (2006) il Bond di Daniel Craig è tornato ad assomigliare a quello dei romanzi originali, pur vivendo avventure che ricalcano gli elementi spettacolari del passato cinematografico: finalmente si sono visti sullo schermo aspetti del Bond letterario che non erano mai arrivati al cinema. Ma è curioso, davvero, che la Bondmania e il Mito siano scattati a livello globale proprio dopo la scena di stupro voluta da Hitchcock in ‘Marnie’ e con i due film di 007 del ‘64 e del ‘65 menzionati da Fukunaga. Vorrà dire qualcosa?


giovedì 30 settembre 2021

Iperwriters - Tell, don't show II

Foto. Erwan Hesry, Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters continua a navigare.
Perché vi raccomandiamo di dire e non mostrare? Ci sono molte buone
ragioni.
Ad esempio, per continuare a godere dei diritti e dei poteri (ora
detronizzati) dello scrittore. Perduti per perduti, e non avendo nulla da
perdere, perché rinunciarvi? Perché non continuare a dire, a dispetto di
tutto e di tutti?
Dickens, Hugo, Balzac, non facevano ”immobilità pensosa” come i
nostri pretenziosi autori anni '70: erano intrattenitori (spesso divertenti) e
anche artisti. Lo stesso vale per Wilde, Flaubert, Stendhal, Dostoevskij,
pur nelle differenze di carattere, cultura e paese. E tutti quanti, chi più chi
meno, hanno detto.
Proviamo a immaginare Il ritratto di Dorian Gray come una successione
di azioni brevi e spoglie, senza il detto di Oscar Wilde. Chi lo leggerebbe?
E Madame Bovary, senza il detto di Flaubert, sarebbe ancora Madame
Bovary? E Delitto e castigo, se Dostoevskij non sapesse che cosa passa per
la testa di Raskolnikov?
Ditelo a Stendhal, di mostrare e non dire. Ma se conoscete Stendhal forse
siete in quattro a seguirmi, e avete già capito tutto. Gli altri non lo
leggeranno mai, Stendhal. O lo leggeranno e lo valuteranno due stellette
(pesante, noioso, non arrivo a pagina dieci, lo butto dalla finestra).
Un altro motivo per dire può essere la necessità di alimentare non il
linguaggio che si sta impoverendo (e si sta effettivamente impoverendo)
ma la creatività, la capacità di invenzione che oggi si è appiattita fra le
regole dei generi e il codice politicamente corretto.
Se si continua a scrivere come un granello di sabbia badando a non
dispiacere agli altri granelli della spiaggia, ogni facoltà intellettuale sarà
presto azzerata del tutto. Oltre al merito, naturalmente. Non c'è eccellenza
nello scrivere quello che possono scrivere e scrivono tutti. Infatti, non
sanno più a chi dare il Nobel per la Letteratura.
Lo so, il narratore onnisciente è odiatissimo. La narrazione dev'essere il
più possibile impersonale, l'autore deve scomparire fra le esilissime righe
in cui i suoi personaggi agiscono.
Io vi raccomando invece di diventare (se non lo siete già, nel qual caso vi
benedico) narratori onniscienti, e nel prossimo container spiegherò perché.



Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...