domenica 6 marzo 2022

Il mistero di Agatha Christie

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Quando si parla di mistero in letteratura, c'è un nome che domina su tutti: quello della scrittrice di narrativa più venduta e tradotta di tutti i tempi, la vera Signora del Giallo, Agatha Christie. La considero una lettura irrinunciabile sia per gli appassionati di gialli, sia per chiunque voglia scrivere storie del mistero, anche di tipo molto diverso. Qualche cifra: 73 romanzi, 165 racconti, tre libri di poesie, due di memorie, 17 testi teatrali tra cui Trappola per topi, che viene rappresentato a Londra da mezzo secolo: si è interrotta per un anno, solo a causa del Covid.
I personaggi più famosi di Agatha Christie sono Hercule Poirot, ex poliziotto belga profugo della Prima guerra mondiale, e Miss Marple, anziana signora sempre attenta ai piccoli indizi e ai pettegolezzi di paese. Ho perso il conto della quantità di trasposizioni sullo schermo, l'ultima delle quali da pooco uscita al cinema: Assassinio sul Nilo con Kenneth Branagh nel ruolo di Poirot, se non erro la quarta versione, dopo un adattamento live tv del 1950, il film del 1978 con Peter Ustinov e il tv movie del 2004 con David Suchet.
Nella vita di una scrittrice di gialli della sua fama possono capitare storie curiose. Come quando nel 1940, mentre sta scrivendo il romanzo di spionaggio Quinta Colonna, viaggia su un treno Oxford-Londra che rimane bloccato in località Bletchley e, indispettita, battezza "Bletchley" uno dei personaggi più antitpatici del libro... senza sapere che a Bletchley Park si trova l'Ufficio Cifra dei servizi segreti, che avrà un ruolo importantissimo nella Seconda guerra mondiale. Quando il romanzo esce nel 1941, il controspionaggio teme che Agatha stessa sia una spia e stia mandando messaggi in codice nei suoi libri, finché non si chiarisce l'equivoco.
O come quando durante i bombardamenti di Londra, nel timore che vada perduto, mette in una cassetta di sicurezza il manoscritto del romanzo Sipario, destinato a chiudere il ciclo di Hercule Poirot. Ma dopo la guerra Poirot continua ad avere un tale successo che Agatha continua a scrivere altri romanzi con lui protagonista, lasciando quello conclusivo sotto chiave per trent'anni.
Tuttavia il mistero più grande e irrisolto di Agatha Christie è nel mondo reale: quello della sua misteriosa sparizione, per undici giorni, nel dicembre del 1926.


Torniamo indietro nel tempo. Agatha Miller, signorina di buona famiglia inglese nata nel 1890, studia, si appassiona alla scrittura e compie persino un viaggio sul Nilo. Nel 1914, mentre scoppia la Prima guerra mondiale, si sposa ventiquattrenne con Archibald Christie, di un anno più vecchio di lei. "Archie" va a combattere in Francia, Agatha rimane in patria come volontaria della Croce Rossa e incontra numerosi rifugiati dal Belgio, da cui nasce l'ispirazione per Poirot.
Finora ha scritto qualche racconto e un romanzo rifiutato da tutti gli editori cui lo ha proposto, ma ora si dedica al suo primo giallo, Poirot a Styles Court. Dopo la guerra i Christie hanno una figlia e nel 1920 Agatha pubblica con successo il suo giallo. Continua a scriverne nella loro casa a Sunningdale, che battezza "Styles". Nel 1926, con il romanzo L'assassinio di Roger Aykroyd (noto anche con il titolo Dalle nove alle dieci), per la prima volta ribalta in modo geniale le convenzioni del genere mystery, cosa che farà spesso nei suoi libri. Agatha Christie diventa famosissima,
Ma il 1926 non è un anno felice: lavora molto, perde la madre e scopre che il marito vuole divorziare, dopo averla tradita con una segretaria venticinquenne di nome Nancy Neele. La sera del 3 dicembre la coppia litiga e lui se ne va dalla loro casa. Lei affida la figlia alla bambinaia, prende un cappotto e una valigia, e si allontana in macchina, senza dire dov'è diretta.
La mattina dopo la sua auto, una Morris Cowley, viene trovata abbandonata nel Surrey, con il cappotto e la valigia a bordo. Agatha Christie è scomparsa nel nulla. La notizia è in prima pagina sui giornali di mezzo mondo, un quotidiano inglese offre cento sterline a chiunque possa fornire notizie. La polizia del Surrey dà il via alle ricerche, con un migliaio di agenti, quindicimila volontari, aerei che sorvolano la campagna, un lago che viene dragato in cerca del cadavere. Agatha non si trova. Il suo collega Sir Arthur Conan Doyle, il celebre creatore di Sherlock Holmes, si rivolge persino a una medium nella speranza di ritrovarla.


Dopo undici giorni, il 14 dicembre, la capo-cameriera dello Swan Hotel di Harrogate, a trecento chilometri da casa Christie, avvisa la polizia che in albergo c'è una signora che dice di venire dal Sudafrica ma che somiglia proprio ad Agatha. La signora si è registrata come Tressa Neale, guarda caso lo stesso cognome dell'amante del marito.
Così la polizia porta Archibald a Harrogate. Lui si siede nella sala da pranzo dell'albergo e vede entrare Agatha, che lo guarda perplessa e tarda a riconoscerlo. In seguito i medici confermano che potrebbe essere vittima di un'amnesia e lei stessa sostiene di non ricordare nulla di quegli undici giorni.
Torna alla sua vita normale, divorzia e riprende a lavorare, continuando a firmarsi con il nome con cui è diventata famosa, Agatha Christie. Viaggia per il mondo e in Iraq incontra l'archeologo Max Mallowan che sposa nel 1930. Dalle loro esperienze insieme, la scrittrice trarrà ispirazione per molti suoi libri, tra cui C'era una volta, il primo giallo ambientato nell'Antico Egitto.
Agatha Christie muore nel 1976 senza avere mai spiegato cosa sia successo nel dicembre di mezzo secolo prima. Nella sua autobiografia, pubblicata postuma nel 1977, si limita a dire che di quei giorni non vale la pena di parlare. Delle centinaia di misteri che ha proposto ai suoi lettori, questo è l'unico di cui non abbia mai rivelato la soluzione. Nel 1979 ne propone una il regista Michael Apted nel film Il segreto di Agatha Christie, con Vanessa Redgrave, Timothy Dalton e Dustin Hoffman. Ma ovviamente non vi posso dire quale sia: non posso guastarvi il finale!


(Puntata trasmessa su Radio Number One il 6 marzo  2022)




Andrea Carlo Cappi (Milano, 1964) ha esordito sulle pagine de Il Giallo Mondadori nel 1993. Da allora ha pubblicato una sessantina di titoli tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, presso alcune delle maggiori case editrici italiane e qualcuna delle peggiori. Editor, traduttore, consulente editoriale, all'occorrenza è anche sceneggiatore, fotografo, illustratore, copywriter (di se stesso) e videomaker.

venerdì 4 marzo 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: bontà (che comprende anche sincerità)

Photo by Alexander Schimmeck on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters passa, piena di bontà. Ma niente paura: non vogliamo contagiare nessuno con questa malattia. Chi è buono soffre già abbastanza in questo mondo. Rispettiamo perciò le distanze di sicurezza e prendiamo precauzioni.
Siete già buoni di natura? Prima di tutto, accettate le nostre condoglianze. Dal momento che siete già malati gravemente, salite pure.
Non sapete se siete buoni, cattivi, o un miscuglio di entrambe le cose, un grigio sfumato in cinque milioni di sfumature?
Bene. Se vi sembra inutile domandarvelo e vi sentite taaaanto buoni, siete cattivi. Se vi fate degli scrupoli di coscienza, siete grigi. Se vi truffano sempre, o quasi sempre, se alle code agli sportelli vi scavalcano come se foste dei fantasmi, se pochissimi vi sorridono e tutti si dimenticano di avervi visti anche se vivete in un certo luogo da dieci anni, allora siete buoni.
Ce ne dispiace molto. La bontà naturale porta a provare quei sentimenti che sono sempre stati naturali: pietà, compassione, impulso ad aiutare, consolare, alleviare le sofferenze del prossimo. Ma la bontà naturale oggi è stata sostituita dall'empatia, che permette di sentirsi buoni senza dover fare effettivamente nulla per gli altri, a parte dire: "Fatti aiutare". Che vuol dire: "Va' da qualcuno che ti collochi in una categoria riconoscibile, in modo che tu possa sentirti a posto in un mondo molto a posto dove ora sei fuori strada".
Se siete buoni di natura, è possibile che vogliate anche cose bizzarre come la giustizia, la lealtà, l'onestà, la sincerità.
La sincerità. Sappiamo tutto dei bugiardi patologici, ma che dire dei sinceri patologici? Se lo siete, sarete morti, o autistici, o in qualche modo impossibilitati a parlare. Avete dovuto imparare il linguaggio sociale per sopravvivere. Fate troppa fatica per mentire; siete diventati lenti a forza di pensare alle bugie da dire, finché nessuno vi ha ascoltato più, e ora avete perso la voce.
Del resto, non esiste più la verità; esistono soltanto cinquanta miliardi di sfumature di verità. E ho sentito con le mie fosche orecchie in un talk televisivo politico dire che chi è intelligente non dice mai la verità.
Rassegnatevi a essere dei poveri idioti.
Au revoir.

lunedì 28 febbraio 2022

Assassinio a Stoccolma


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi propongo un vero giallo scandinavo, su cui indagò come giornalista anche Stieg Larsson, l’autore dei famosi thriller della saga “Millennium”: un caso clamoroso di omicidio che ancora oggi non è del tutto risolto.
Alle 23.20 del 28 febbraio 1986, in una strada del centro di Stoccolma, il primo ministro svedese Olof Palme viene assassinato con un colpo di pistola calibro 357 magnum. Un altro colpo ferisce la moglie. La coppia, senza scorta, stava guardando la vetrina di un negozio mentre tornava a casa da una serata al cinema.
Si aprono tutte le ipotesi, la prima delle quali è il gesto di un folle solitario, come nel caso di John Hinckley nell’attentato al presidente americano Ronald Reagan nel 1981. Ma in questa circostanza il killer è riuscito a scappare, l’arma non viene trovata e nessuno rivendica l’attentato.
Per prima cosa, la Polizia di Stoccolma interroga le persone che risultano in possesso di una calibro 357 magnum. Uno risulta essere un delinquente comune, un altro un estremista politico, ma non ci sono prove sufficienti per incriminali. (L'estremista poi emigrerà negli Stati Uniti, dove anni dopo verrà ucciso dal geloso ex fidanzato della sua nuova ragazza, ma qualcuno ci vedrà dietro l'ombra di un complotto.)
C’è persino chi sospetta di un gruppo clandestino di poliziotti neonazisti che ricorda molto gli avversari di Clint Eastwood nel film “Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan”: giustizieri oltre la legge che usano pistole di grosso calibro e mazze da baseball, da cui il soprannome di Lega del Baseball.

Ma la pista politica va oltre: siamo negli ultimi anni della Guerra Fredda. Trovandosi geograficamente vicino alla Russia, la Svezia (nel 1986 come nel 2022; v. nota*) non fa parte della NATO. Per gli Stati Uniti Olof Palme è troppo compiacente con l’Unione Sovietica, per l’Unione Sovietica non lo è abbastanza. Quindi si genera il sospetto che ci sia di mezzo la CIA, il servizio segreto americano, con la complicità della Loggia P2 di Licio Gelli. Altri (per esempio lo scrittore Gerard De Villiers) puntano il dito sui servizi segreti dell’Est.
Ma il capo della Polizia di Stoccolma, che ha preso in mano le indagini, crede di avere risolto il caso. Per lui è stato il PKK, l’organizzazione che, tra luci e ombre, lotta per l’indipendenza del Kurdistan. Una recente legge in Svezia classifica il PKK come organizzazione terrorista. La Polizia si convince dunque che sia stata una rappresaglia dei rifugiati curdi del PKK e ne arresta militanti residenti in Svezia, che però risultano del tutto estranei al fatto. Dopo un anno il capo della Polizia si dimette, ma l’accusa peserà a lungo sul PKK e sul suo leader Apo Ocalan (di cui qualcuno ricorderà la visita in Italia nel 1998, prima di finire nel carcere turco dove si trova tuttora).
Il giornalista e scrittore Stieg Larsson, invece, segue un’altra pista: siamo nel 1986, in Sudafrica Nelson Mandela è in carcere ed esiste ancora l’apartheid, la segregazione razziale della popolazione nera, contro cui Olof Palme ha preso una posizione molto decisa. Secondo l’inchiesta di Larsson, il killer del primo ministro lavorava per i servizi segreti sudafricani.

Senonché nel 2020, dopo trentaquattro anni, il caso è ancora aperto. Quindi la Polizia di Stoccolma lo chiude con una decisione a tavolino: il probabile colpevole sarebbe un certo Stig Engström, di professione grafico, che inizialmente si era presentato come testimone del delitto. Non è chiaro il movente, né come fosse in possesso di una pistola calibro 357 magnum. In ogni caso, il presunto colpevole è morto venti anni prima, nel 2000, quindi non può né confessare né smentire. Nel 2021 Netflix ha prodotto una serie tv intitolata “L’improbabile assassino”, basata sull’ipotesi che sia stato davvero Engström. Ma non possiamo esserne del tutto sicuri.

(Puntata del 27 febbraio 2022 della rubrica "La Boutique del Mistero" su Radio Number One)

*Nota posteriore: la Svezia, insieme alla Finlandia, ha richiesto di entrare nella NATO nel maggio 2022, a seguito dell'espansionismo russo dimostrato una volta di più con l'invasione dell'Ucraina (la Finlandia era stata già invasa dalla Russia nel 1939-40, perdendo parte del suo territorio). All'adesione di Svezia e Finlandia si sono opposte l'Ungheria, che pur facendo parte della NATO simpatizza per la Russia, e la Turchia, il cui governo adduce come pretesto la protezione riservata dalla Svezia ai rifugiati curdi: il regime turco, malgrado l'appartenza storica alla NATO, mantiene del resto un atteggiamento ambiguo nei suoi rapporti tra Est e Ovest. A un anno da questo articolo (febbraio 2023) la situazione è ancora irrisolta.


lunedì 21 febbraio 2022

I segreti di Torre Crawford

F. M. Crawford nel laboratorio di N. Tesla, New York, 1894

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Oggi vi racconto la storia di un fabbricante di misteri: lo scrittore americano Francis Marion Crawford, che tra fine '800 e primo '900 diventa il primo grande autore di bestseller a livello globale. Per farvi un'idea, immaginate di riunire in un'unica persona Ken Follett e Stephen King. Tutti i grandi colleghi dell'epoca lo invidiano.
Crawford scrive romanzi storici e di attualità, racconti horror e del mistero, e testi teatrali. Da alcune sue opere saranno tratti film (all'epoca del cinema muto, beninteso: stiamo parlando di 120-130 anni fa!). Nel 1897 Crawford pubblica persino il primo romanzo sulla mafia, intitolato "Corleone", anticipando di settant'anni Mario Puzo, l'autore de Il Padrino, da cui F. F. Coppola trasse la sua celebre trilogia cinematografica.
Come fa un autore americano a sapere tante cose dell'Italia, persino quelle che all'epoca ignorano molti nostri connazionali? Per la stessa ragione per cui molti suoi libri sono ambientati nel nostro paese: pur essendo uno scrittore in lingua inglese, Crawford è anche italiano.
Nasce a Bagni di Lucca, nel 1854: suo padre è lo scultore americano Thomas Crawford, che si è trasferito in Italia con la famiglia. Francis studia alla Sapienza di Roma, poi in altre università europee e negli Stati Uniti. Parla ben sedici lingue. Viaggia in India, diventa uno scrittore di successo e sposa Elizabeth Berdan, figlia di un generale nordista; e non un generale qualsiasi, perché Hiram Berdan, oltre ad aver vinto la guerra ha brevettato con successo il progetto di un fucile modernissimo per l'epoca.
Il nostro scrittore si stabilisce in Italia e si costruisce una villa a Sant'Agnello, vicino a Sorrento, "Villa Crawford". Naviga per il Mediterraneo sul suo panfilo battezzato "Alda" e approda in Calabria, nella località oggi chiamata San Nicola Arcella, vicino a Scalea. Qui come casa delle vacanze, sceglie una suggestiva torre fortificata, costruita dagli spagnoli nel Cinquecento per difendere la costa dai pirati saraceni, che da lui prende il nome di Torre Crawford.
Intorno alla quale, - grazie al suo nuovo proprietario - circoleranno molti misteri.

Lo scienziato Nikola Tesla

Nella Torre, Francis Marion Crawford ospita i suoi amici artisti di tutto il mondo e si dice che abbia dato anche alloggio al leggendario scienziato Nikola Tesla, che qui avrebbe condotto alcuni dei suoi esperimenti. Tesla, nato in Jugoslavia e trasferitosi in America, studioso dell'elettromagnetismo e delle onde radio che anticipa Guglielmo Marconi, è lui stesso un personaggio misterioso su cui sono nati parecchi miti, uno dei quali è l'invenzione del teletrasporto. Non a caso, è uno dei personaggi del film di Christopher Nolan "The Prestige" del 2006, dove a interpretare il ruolo di Tesla è David Bowie. Forse nella notte gli abitanti di San Nicola hanno visto balenare strani lampi azzurrognoli dalla Torre Crawford. Forse, chissà, qualcuno di loro il mattino dopo si è risvegliato in Australia.
Ma il mistero più grande, ispirato forse da una leggenda locale, nasce da uno dei racconti più famosi di Crawford, "Perché il sangue è la vita": la storia della vampira di San Nicola Arcella, che sarebbe sepolta ai piedi della Torre e che proprio grazie allo scrittore e a un prete del luogo sarebbe stata sconfitta per sempre, anche se si manifesta ancora come fantasma nelle notti di luna piena. Io non l'ho mai vista, ma posso dire che Crawford, morto nel 1909, è ancora "presente" a San Nicola Arcella, e non solo per la Torre Crawford e il Crawford Pub. Nel 2020 un gruppo di appassionati di letteratura ha dato vita al Premio Torre Crawford, un concorso per racconti inediti (di qualisasi genere letterario o anche non "di genere"), di cui ogni anno esce il bando della nuova edizione: lo trovate sulle mie pagine Facebook, sia sul sito Internet ufficialeI premi vengono consegnati al Festival Torre Crawford, che si svolge a San Nicola Arcella in settembre, e i racconti vincitori sono pubblicati in un'antologia in cartaceo e in ebook, disponibile su Amazon.
(Puntata trasmessa su Radio Number One il 20 febbraio 2022)

La Torre Crawford a San Nicola Arcella (Cosenza)

giovedì 17 febbraio 2022

Iperwriters - Biodiversità invisibili: bellezza

Photo by Abian Athif on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. Noi della nave Iperwriters cerchiamo disperatamente, e tutti i giorni della settimana (non solo il venerdì) persone belle da salvare dall'annegamento.
La bellezza è sotto attacco, nel mondo contemporaneo, anche se pare che non si voglia e non si chieda altro. Tutto quello che era bello è stato bandito attraverso una spietata svalutazione del suo valore di mercato e sostituito da nuove bellezze.
Siete belli dentro? Non vi vedono: non siete socialmente pericolosi: la bellezza dell'anima non offende, in una civiltà che non crede alle anime.
Siete belli fuori? Non vi vedono neppure in questo caso: non siete riconoscibili.
Una legge non scritta vi obbligherà a essere rimodellati secondo i canoni dell'attuale nuova bellezza, che non ha grazia né stile, sempre uguale a se stessa. Sarà di rigore che diventiate belli come lo sono tutti, o come tutti aspirano a diventare.
I divi e le dive del cinema, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, possedevano una bellezza naturale. Unica, non confondibile con altre, che conferiva un incanto irripetibile, una specie di magia. Le persone erano belle come lo sono i fiori. Questo finché si andava al cinema come si va in un santuario, e si veneravano semidei di celluloide. Anche la televisione, al principio, era rigidamente selettiva riguardo alla bellezza fisica.
Oggi la bellezza è scuola, ingegneria e costruzione. E' un modello a cui possono aspirare i non belli a forza di volontà, chirurgia e ambizione di diventare vip. Siete stati ben serviti dalla natura? Dovrete abbassarvi a questa bellezza sintetica e omologata. Vi tagliano i capelli a forma di ananas, ve li rialzano in aculei o casco gonfiato dal vento. Siete biondi? Vi tingono di un falso biondo. Siete bruni? Vi decolorano e tingono di biondo paglia, o di color cioccolata, melanzana e rosso sangue. Vi gonfiano seni, labbra, zigomi e glutei. Vi bucano la pelle e ve la marchiano.
Dovrete rinunciare alla possibilità di essere belli come un angelo, una fata, un elfo, una statua di Apollo o di Dioniso.
Ora, basta guardare un corpo umano contemporaneo, sotto la plastica, il metallo, gli inchiostri e gli innesti per capire che cosa è stato fatto in tutti i settori delle arti e dell'immaginario: la pittura, i libri, i film.
Aggrappatevi, ché vi lanciamo una fune di salvataggio.

martedì 15 febbraio 2022

Le ombre nigeriane di Femi Kayode

 


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Un thriller psicologico davvero notevole, molto superiore alla media per qualità di scrittura, costruzione della vicenda e resa dell'ambientazione. Come sanno fare solo i migliori scrittori di noir, l'autore nigeriano Femi Kayode si ispira a un episodio drammatico realmente accaduto e utilizza l'indagine del protagonista per raccontare la realtà del suo paese, mettendone in luce modernità e contraddizioni, storia recente e questioni etnico-religiose, rese ben comprensibili a un lettore “esterno”. Quando mi è stata proposto di tradurre Lightseekers ho dato una rapida occhiata alla scheda di presentazione e il mio interesse si è acceso subito. Il romanzo, uscito da Longanesi nel gennaio 2022 come Il cercatore di tenebre (poi vi spiego l'apparente contraddizione tra i due titoli), ha superato di gran lunga ogni mia aspettativa.

Il professor Philip Taiwo è nato in Nigeria, ma ha studiato e ha lavorato negli Stati Uniti, diventando esperto di psicologia della folla e consulente dell'SFPD. L'aggancio agli USA, che deriva dalle esperienze personali dell'autore, non serve solo a dare riferimenti comprensibili al pubblico "occidentale", ma anche a fare del protagonista uno straniero in patria: Taiwo era qualcuno a San Francisco, ma quando la moglie decide di tornare a vivere a Lagos, dove la attende un ruolo importante in ambito universitario, lui si trova a essere un pesce fuor d'acqua, insoddisfatto sul piano lavorativo e incerto persino sulla stabilità del suo matrimonio.

Tuttavia il suo curriculum professionale induce un importante manager della capitale ad assumerlo per un'indagine: nella cittadina universitaria di Okriki tre giovani sono stati uccisi dalla folla inferocita mediante necklacing, ovvero intrappolati in pneumatici cosparsi di benzina cui è stato dato fuoco. Erano accusati di far parte di una "setta", come vengono definite le organizzazioni studentesche che sfociano nella criminalità e sono alla base della cosiddetta "mafia nigeriana". Una delle vittime è il figlio del manager, il quale non crede che il ragazzo fosse coinvolto in attività illegali. Il brutale atto di giustizia sommaria è stato il gesto spontaneo di una comunità esasperata da furti e rapine, oppure è frutto di manovre altrui, il concetto che il protagonista definisce “violenza in subappalto”?

Taiwo non è né un detective privato né un poliziotto: è uno psicologo forense, un ricercatore da biblioteca e da scrivania. Appena arriva a Okriki, dove viene affiancato dall'autista-assistente Chika, più esperto di lui delle regole non scritte che dominano da quelle parti, si trova di fronte al muro di gomma della polizia locale e alle pressioni della comunità tribale. Nessuno gradisce che sia venuto a ficcare il naso in una vicenda che tutti danno ormai per chiusa. Taiwo corre seri rischi personali, si guadagna l'appoggio di un'affascinante avvocatessa, ma non può fidarsi di nessuno. E intanto attraverso i social network qualcuno istiga alla violenza la gente di Okriki, pilotandone la rabbia come un sapiente burattinaio in un crescendo drammatico.

Il titolo originale e quello italiano giocano sul tema di "luce" e "tenebra", che non riguardano solo la necessità di fare chiarezza su un caso apparentemente risolto. I due termini si riferiscono anche alla psicologia di un misterioso antagonista che agisce nell'ombra e che il lettore incontra più volte nel romanzo... Ma non posso dire altro senza svelare le sorprese della trama, sapientemente costruita con la tecnica dei migliori autori americani, ma capace di immergere il lettore in un'atmosfera africana in cui possiamo riconoscere problematiche di intolleranza, manipolazione della folla e violenza in agguato, comuni a qualsiasi società. Un romanzo appassionante, da cui c'è molto da imparare.

Femi Kayode Il cercatore di tenebre. 400 pagine, euro 18,60

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lunedì 14 febbraio 2022

Colpo grosso a San Valentino

 

La banca dopo il colpo (dal "Corriere d'Informazione")

La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Nel 1953 a Milano non si usava ancora festeggiare San Valentino come si fa oggi. Inoltre il 14 febbraio era un sabato e al sabato si lavorava come gli altri giorni: le fabbriche e le banche erano aperte.
Lavoravano anche i rapinatori. Il loro ambizioso obiettivo era una banca in via Solferino (sotto le finestre del "Corriere della Sera", il quotidiano per eccellenza) all'angolo con via Montebello, a breve distanza dal passo carraio della Polizia. Una vera sfida. 
Quel giorno di San Valentino la mala milanese fece un salto di qualità, rispetto alla stagione dell'immediato dopoguerra, dominata dalla banda dell'Aprilia nera di Bezzi e Barbieri (leggi qui la loro storia). Ebbe inizio l'era delle grandi rapine, che sarebbe durata fino agli anni Settanta.

Quella mattina i banditi si mettono all'opera verso le otto del mattino, per procurarsi l'automobile per il colpo. Hanno messo gli occhi su una Lancia Aurelia con autista, che aspetta sotto casa in via Mozart un dirigente della Pirelli per portarlo in fabbrica. Il tentativo fallisce: l'autista riesce a fuggire con la macchina. Nessun problema. Dietro l'angolo, in via Barozzi, un'altra Lancia Aurelia con autista attende un dirigente della Bassetti. Tre uomini saltano a bordo, costringono l'autista a partire e lo abbandonano ai vicini giardini pubblici.
Alle 9.25 la banda fa il suo ingresso con le armi spianate nella filiale 26 del Credito Italiano, neutralizza impiegati e clienti senza colpo ferire. Il direttore Maestri fa appena in tempo a comporre il numero 777, quello della Polizia. Ma alle 9.33 i rapinatori sono già a bordo della Lancia Aurelia, pronti alla fuga. Troppo presto persino perché la Volante possa far uscire le sue camionette da via Montebello e lanciarsi all'inseguimento.
Tuttavia ce n'è una già in strada, di pattuglia, che riesce a mettersi alle calcagna dell'auto in fuga. All'epoca la Polizia ha a disposizione solo le vecchie Jeep Wyllis della Military Police statunitense, rimaste in città dopo la guerra. Alla caccia si unisce una moto con sidecar della polizia. Ma l'autista della banda sa il fatto suo: evitando di stretta misura di scontrarsi con un'altra macchina, riesce a farsi largo nel traffico e a seminare gli inseguitori.
I rapinatori scompaiono con il bottino come fantasmi nella nebbia. A nulla servono le indagini: nessuno scoprirà mai le loro identità, né si riuscirà a recuperare il denaro rubato. Da quel momento, la Polizia rimodernerà il suo parco macchine, per affrontare una nuova generazione di criminali ad alta velocità. Ma dopo settant'anni la rapina di San Valentino è un caso ancora irrisolto.


Mi sono imbattuto in questa storia alcuni mesi fa e ne ho tratto un racconto lungo intitolato appunto "Il colpo di San Valentino", pubblicato nell'antologia di autori vari "Menegang - Milano noir dagli anni '50 a a oggi" di Edizioni Borderfiction e disponibile in ebook e volume cartaceo in esclusiva su Amazon (fai click qui per scoprire di più). Nel racconto immagino chi possano essere i rapinatori, in una vicenda che alla preparazione ed esecuzione del colpo unisce anche gli intrighi politici dell'epoca e persino una scomoda storia d'amore.

(Dalla puntata de "La boutique del mistero" trasmessa il 13 febbraio 2022 su Radio Number One).

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...