giovedì 15 agosto 2024

Iperwriters - Others are strange

Photo: Jonas Msuj on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 53 - Others are strange

Venerdì, ore 13. Certamente, la gente è strana quando sei uno straniero solo. Anche senza la canzone dei Doors lo sapevo già. Ma non mi sono mai sentita in difetto. Mai un solo momento. Ho avuto dubbi e insicurezze sulla riuscita di questo o quel lavoro o progetto: questo non significa sentirsi sbagliati nel nucleo fondamentale e intimo del proprio essere.
È la gente a diventare strana quando si trova di fronte a qualcosa di non riconoscibile, non catalogabile, non allineato. Qualcosa che va da sé, che segue una propria strada, che è semplicemente... vivo.
Ma, mi direte, non ero riconoscibile e catalogabile? Figlia di operai, povera e donna. Avrei dovuto essere la bandiera per la quale combattere e dare il sangue. Non esageriamo, versare sangue non si usa più. Ma avrei potuto aspettarmi di essere benvoluta, coccolata, supportata, promossa, premiata, no?
No.
Ora, per molto, molto tempo non ne comprendo il perché.
Mi pare di essere circondata da un immenso mondo gelido, buio, inospitale, in cui i miei tentativi di dimostrare che esisto vengono tollerati a denti stretti o respinti con fastidio, come se fossi una cameriera non lavata seduta fra gli invitati a un party.
Quando rendi la gente strana, tanta stranezza alla fine ti aggredisce e ti fa ammalare. Non puoi guardare negli occhi la gente che vede della stranezza in te.
Certo, di tanto in tanto vedevo la luce, e incontravo angeli. Nulla di biblico, o cattolico: intendo esseri vivi, intelligenti e onesti. Angeli nella merda. Avevo un angelo come compagno di vita, uno che, essendo migliore di me sotto tutti i punti di vista, rendeva la gente ancora più strana di quanto la rendessi io. Max sarebbe stato un grande attore (ho un articolo su Il resto del Carlino che lo definisce effettivamente così), ma i teatranti locali lo ignoravano. Quando non lo odiavano.
Gli angeli, se non chiedono scusa di esserlo, vengono demonizzati. La loro gentilezza naturale spaventa la casta padrona, la cui “disponibilità” è solo artificio.
Se consideriamo l'arroganza stellare dei radicalchic e il loro odio verso i poveri, si può comprendere quanto possano sentirsi minacciati dai talenti di chi sbuca fuori dalle fosse biologiche sociali.

venerdì 2 agosto 2024

Iperwriters - People are strange

Foto: Nareeta Martin on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 52 - People are strange

Venerdì, ore 13. Non sono soddisfatta di Columbus Day. Per quanto, rileggendolo, mi stupisca il mestiere acquisito per magia verde (naturale) fuori da tutti i corsi di scrittura che peraltro erano ancora di là da venire. Nel '92 non ne sono per niente soddisfatta: è una torta ben cucinata, ma infine non aggiunge nulla a quanto già scriutto da altri e non se ne sentiva la mancanza.
I giornali di destra mi attaccano per il mio politically correct sceneggiato, facendo quasi una parodia della trama. Ci resto male. Perché, a quanto sembra, se non piaccio a destra non piaccio neppure a sinistra.
Faccio fatica a comprenderne la ragione, ma non piaccio a sinistra, ed è un fatto. Non dipende da quello che scrivo, ma da quello che sono. Potrei sfornare cinque volumi da mille pagine in politicocorrettese, e sarebbe inutile.
Dopo le prime amicizie infantili e adolescenziali, molto intense, con persone nate come me nelle capanne negli schiavi, non ho più avuto amici. Dai primi ambienti postsessantottini ai collettivi femministi, dai politicizzati ai poeti, la mia vita con i radicalchic somiglia alla canzone dei Doors People are strange:

People are strange/When you're a stranger/Faces look ugly/When you're alone (….) No one remembers your name

Occhi vuoti, facce disgustate, smorfie, ondate di freddezza. E (anche dieci anni più tardi, dopo aver vinto il Premio Scerbanenco, il massimo riconoscimento per gli autori di thriller) nessuno mi nomina mai.
Degli artisti locali, ho già parlato a lungo: tutta una gelatina di genialoideria. Subisco anche filosofi da bar e docenti universitari che parlano come le mie zie con la terza media. Intellettuali carichi di una spocchia tetra che mi valutano il culo e mi chiedono: "Perché porti quei reggiseni a coppa?" (non li portavo affatto) oppure leggeri come nuvole, che mi valutano il culo e mi chiedono ridacchiando: "Ma tu non ti diverti mai?"
E il nuovo movimento giallonoir in cui i radicalchic si stanno arruolando in massa? Non godo di gran stima neppure come scrittrice di genere.
Sarei di serie B anche in una bocciofila.


venerdì 19 luglio 2024

Iperwriters - Viva Topolin

Photo: Anil Reddy on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 51 - Viva Topolin

Venerdì, ore 13. Torniamo al '91. Come ho detto, avevo già collaborato a Topolino. Da bambina, cantavo Viva Topolin e mi ero iscritta al Club di Topolino, facendo anche una discreta carriera: da socio semplice a qualcosa come ispettore generale. Inviavo le mie letterine ad Arnoldo Mondadori Editore, in Via Bianca di Savoia. Che tenerezza...
Non ricordo come e quando ho deciso di provare a collaborare direttamente con la testata, senza passare per agenzie. Conoscevo Massimo Marconi, caposervizio sceneggiature. Gli era piaciuto il mio lavoro. È tutto: avrei lavorato con lui per i successivi otto anni.
Ricordo che la prima storia firmata col mio nome, e non con la sigla d'agenzia, è stata Calamity Minni. Sulla mia pagina Wikipedia sono state elencate tutte, credo.
Non saprei calcolare il numero preciso di storie e di tavole che ho scritto per le testate Disney. Fra le novecento e le mille tavole, tra firmate e non.
La Disney Italia, in crescita negli anni '90, con una sede sua nel centro di Milano, sfornava nuove pubblicazioni e dava lavoro a moltissime persone. Per una sceneggiatrice freelance era quanto di più vicino possibile alla sicurezza e a un reddito garantito.
Ero quasi inserita in un'azienda. Gruppi di studio, aggiornamenti, incontri, conferenze. Dovevamo sapere tutto sulle nuove iniziative, sui film in uscita, su acquisizioni e licensing. Più aziendale di così.
Dev'essere stato nel '92 che ho partecipato al primo meeting Disney. Includeva i collaboratori esterni, con viaggio in aereo e ospitalità in albergo. La meta era nientemente che Eurodisney a Parigi. Peccato che quei tre giorni di giugno fossero i più freddi e piovosi di tutti i tempi.
Nelle ore libere ho visitato il parco con un collega, sotto una pioggia battente. Non ci sentivamo di fare la coda per le giostre più frequentate. Siamo entrati solo nella ghost house, che ricordo come fosse ieri.
Un ascensore circondato da scene campestri idilliache scendeva in un paesaggio che si faceva sempre più nero, paludoso e cimiteriale. Un vagoncino in viaggio fra ologrammi di fantasmi danzanti e svariati orrori. Gran finale: le nostre immagini circondate da mostri saltellanti sulle nostre teste e spalle. Come nella vita, ne avremmo ignorato l'esistenza, se un apposito specchio magico non li avesse resi visibili.
Complimenti ai progettisti, e viva Topolin.

venerdì 5 luglio 2024

Iperwriters - L'assassino nudo

Photo: Wendy Duble on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 50 - L'assassino nudo

Venerdì, ore 13. Scrivo Columbus Day nel '91: uscirà l'anno successivo. Ma non è il mio secondo giallo. E neppure il secondo giallo a essere pubblicato.
Facciamo un salto indietro, all'87. Il mio secondo giallo, dal titolo Assassinio all'Otto, non ha trovato collocazione su Il Giallo Mondadori. L'Otto è un raccordo stradale e pedonale con ascensore che collega la zona a mare e quella a monte. Non ricordo molto di quell'opera, a parte che avrei utilizzato il modus operandi e parte dell'intreccio per un lavoro successivo. E il movente, molto agatocristiano: l'assassina uccide l'amica che l'ha tradita. Non nell'amore, ma nell'amicizia che è più importante dell'amore... o almeno così si dice.
Il quotidiano il Lavoro mi aveva intervistata e collaboravo saltuariamente con quel giornale.
Mi commissionano un giallo a puntate per intrattenere i lettori durante i mesi estivi. Cinquanta puntate, da giugno.
Mi pare, se non ricordo male, di aver presentato un soggettone per approvazione. Ma sicuramente si sono fidati di me, perché hanno cominciato a pubblicare le puntate mentre ero in pieno corso d'opera. Avevo una serie di moduli da riempire con un limite di righe e caratteri. Abituata a sceneggiare, non ho avuto nessun problema. Forse consegnavo un lotto di puntate ogni settimana, non so. Ma ero soddisfatta, quando riuscivo a dosare la narrazione e chiudere efficamente ognia puntata.
L'idea era arrivata da una spiaggia di nudisti sulla riviera ligure frequentata da amici gay, che sarebbero diventati alcuni dei personaggi. Volevo esprimere la mia simpatia per i movimenti omosessuali, perché gli attivisti avevano coraggio ad esporsi nei tardi anni '80, senza l'ombrello del politically correct. E per i nudisti, che si si comportano in genere molto civilmente con le donne, trattandole con lo stesso garbo che se si trovassero in una sala da tè.
Il titolo era già lì ad aspettarmi: L'assassino nudo.
La spiaggia era stata oggetto di polemiche l'anno prima, ma lo scandalo sarebbe scoppiato un anno dopo. Uno scandalo bello grosso, con coinvolgimento delle autorità locali. L'avevo preannunciato, in qualche modo.
Mi sono davvero divertita.

venerdì 21 giugno 2024

Iperwriters - Cristoforo Colombo!


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 49 - Cristoforo Colombo!

Venerdì, ore 13. Torniamo pure agli anni '90. Si sta avvicinando il centenario della scoperta dell'America, e i Gialli Mondadori stanno pubblicando uno o due autori italiani, in controtendenza alla politica editoriale precedente.
Così, concepisco l'idea di un giallo ambientato a Genova durante le colombiane. che ruoti intorno a un mistero storico su Colombo. La propongo a Gianfranco Orsi, allora direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, che l'accetta.
Non ho mai parlato di Gianfranco Orsi in altre occasioni, scritti e interviste. Oltre a essere la persona più simpatica, cortese e onesta del mondo, Gianfranco mi ha fornito davvero un grande aiuto e supporto in quegli anni e gli devo molto. Credo che abbia provato dell'affetto per me, peraltro ricambiato. Mi capiva. Ricordo che un giorno a Segrate aveva sulla scrivania le cover delle prossime uscite del Giallo. Indicandomele una ad una mi ha detto: "Questo ti piacerà, questo no, questo sì, questo no". Le ha indovinate tutte.
La ricetta di Columbus day è la stessa de La filosofa – Più tardi da Amelia. Folklore contemporaneo genovese (omologato a quello di altre città d'Italia), un mondo più che di naviganti di poeti, pittori e attrici, con l'aggiunta di un gastronomo (avevo fiutato quell'odore di cucina che avrebbe portato ai programmi di chef e ristoratori).
La partenza con una testa mozza ritrovata in una valigia mi piaceva. Ho sempre amato i corpi fatti a pezzi (nelle fiction, ovviamente, non pensate male).
I due protagonisti neri vengono dai film di Spike Lee che allora imperversavano nelle sale d'essai, e dalla prima ondata di immigrati, che allora si chiamavano vu cumprà.
Il romanzo si potrebbe leggere anche come un manuale di scrittura politicamente corretta. E' relativamente facile sceneggiare una storia in politicocorrettese, basta raccogliere tutti gli elementi culturali nell'aria, che rimbalzano dalle televisioni ai bar e viceversa, e avere la perizia e il ritmo per distribuirli in scene e dialoghi. E questo è forse il punto debole dell'opera.
Ma se la rileggo ora, trovo che l'enigma storico concepito nel '91 non è affatto scontato. L'inizio di un filone che avrebbe avuto molti contributori.

(Immagine realizzata mediante AI)

venerdì 7 giugno 2024

Iperwriters - Ricevuta di ritorno

Photo: Johan Taljaard on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 48 - Ricevuta di ritorno

Venerdì, ore 13. Ho già detto nel precedente editoriale che uno scrittore non (ancora, forse mai) pubblicato abita in un peculiare e tremendissimo tipo di inferno. Il bisogno d'amore per la propria letteratura, se non è appagato, si trasforma nel più doloroso giardino dei supplizi.
Ricevevo lettere di rifiuto. Fra queste, la più sorprendente veniva da un editore a cui ero stata “raccomandata” da uno scrittore affermato, le cui opere per alcuni erano dei cult. È tuttora mio amico e aveva apprezzato Schiavo cerca padrona.
Si crede comunemente che una raccomandazione di un autore di culto significhi pubblicazione certa e automatica.
Non è vero.
Anche in questo caso ho ricevuto un prestampato e anche quell'editore è fallito a breve. Ho riposto la lettera con le altre.
Ora, flash forward. Facciamo un salto in avanti di dieci anni. È il 2001 o 2002. Schiavo cerca padrona è uscito nel '96 da Marco Tropea Editore, con il titolo più semplice e d'effetto di Schiavo e padrona. Galliano Iuso, per la Digital film, ne ha acquisito i diritti per un film (di cui parlerò più avanti).
Non so come in quel periodo avessi fra le mani tutte le lettere di rifiuto del romanzo in questione. Su quella della casa editrice a cui ero stata “raccomandata” leggo la firma della persona (una donna) che sta trattando i diritti da Tropea, che sta vendendo un'opera che presso un altro editore aveva rifiutato.
Con questa persona, sono in rapporti amichevoli.
Alla prima visita utile in redazione porto la lettera con me. Al momento che mi sembra più effettistico poso la lettera aperta sulla scrivania: "Guarda un po' qui!"
Lei si mette a ridere e mi spiega che:
Non ricorda niente
Non sapeva di aver rifiutato il romanzo perché:
Non lo ha mai letto
E al tempo lei si limitava a inserire una serie di titoli in prestampati di rifiuto, come un'impiegata delle poste.
La conversazione poi continua in tono ancora più amichevole. Mi è sembrato, con questa azione, di aver inviato una ricevuta di ritorno.

martedì 28 maggio 2024

Spy Game incontra Cristina Biolcati

Cristina Biolcati

Nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital, facciamo oggi la conoscenza con Cristina Biolcati, che dopo lunga militanza nel campo del giallo fa il suo ingresso non solo in questa collezione, ma anche nel campo della spy story con il suo Progetto Mercurio. E speriamo - anzi, sappiamo - che questo sarà solo l'inizio...

SG: Ben arrivata nel mondo delle spie! Parlaci di Progetto Mercurio.

Progetto Mercurio rappresenta il mio esordio nel mondo della letteratura spionistica e narra la storia di un uomo che cerca redenzione in una Milano spietata. La vicenda si alterna su due piani temporali differenti, in modo da delineare meglio il personaggio. L’azione si svolge nel 1988, ma con continui rimandi indietro nel tempo: esattamente a quattordici mesi prima, quando è successo un evento traumatico. Un operativo che si fa chiamare Fargo viene richiamato con urgenza in servizio a Milano, dopo un anno di latitanza trascorso in Irlanda. Lui dunque torna per l’incarico che intende affidargli il Messaggero, il superiore da cui ha sempre preso ordini, ora però con una cicatrice sul volto e la voglia di riscatto. Per questo motivo, definisce se stesso lo Sfregiato.
Si profila una sorta di "ultima missione" all’interno dello sgarrupato Hotel Galaverna, covo di prostituzione e malaffare, per potere poi cambiare vita per sempre. Le informazioni però sono nebulose, le circostanze sospette e gli avversari sembrano non avere un volto definito. "Il sistema non ti lascia andare", è la frase attorno cui ruota la vicenda. Perché certi ambienti e certi livelli fingono di essere dalla tua parte, mentre invece ti mettono alla prova. La missione potrebbe costargli la pelle, ma forse anche indurlo a uscire dal torpore in cui è precipitato dopo avere subito un'aggressione che solo per un pelo non si è rivelata fatale.

SG: Come sei passata dal giallo allo spionaggio?

La spy story è un sottogenere del giallo, quindi ci sono arrivata gradualmente, ma soprattutto sperimentando. Ogni genere letterario ha le sue regole e le sue difficoltà e credo che chi ama scrivere gialli, come me, arrivato a un certo punto sia invogliato a uscire dagli schemi. Per alzare l’asticella senza rimanere schiavo di un copione. O meglio, la forma mentis del giallista è un pochino “rigida”, perché il fine ultimo è essere credibile, facendo in modo che tutti i tasselli vadano al loro posto e al lettore non rimangano dubbi circa lo svolgimento del fatto delittuoso. Nello spionaggio ci si possono prendere più licenze; anche le vicende assurde acquisiscono un senso. Si dà un taglio dal ritmo più serrato e diventa un divertimento. Il protagonista può incarnare lo spirito di un supereroe, senza risultare megalomane o saccente. Per tornare alla domanda, credo che a un certo punto io mi sia stancata di escogitare sempre nuovi metodi per uccidere la gente, mantenendo intrecci fattibili. E abbia desiderato fare capolino in una vicenda che potesse dare più ampio respiro alla mia fantasia.


SG: Come nasce, nello specifico, Progetto Mercurio?

Da un racconto che ho inviato al Premio Stefano Di Marino nel 2022. Ovviamente ero digiuna della materia, del tutto acerba e priva dei più elementari rudimenti riguardo a tecniche spionistiche. Non sono nemmeno andata in finale! Però mi dispiaceva cestinarlo senza dargli una seconda possibilità. Sentivo che nella storia c’era del potenziale. Soprattutto, c’era molta azione. Il lettore si dovrebbe sempre divertire, e qui secondo me c’erano i requisiti giusti. Per cui mi sono rivolta ad Andrea Carlo Cappi, perché sapevo che aveva ripreso in mano la collana Spy Game di Delos Digital, fondata appunto dallo stesso Stefano di Marino. E lui ha saputo darmi le giuste dritte per modificare alcune parti e renderle adatte alla pubblicazione.
Come prima esperienza, bisogna accettare il fatto che senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Avevo bisogno della sua competenza. Per fortuna è andata bene: quando a editing finito Cappi mi ha comunicato che Progetto Mercurio sarebbe stato il numero 41 della storica Collana, sono impazzita di gioia. Lo posso dire? Ebbene, è andata così.


SG: Com'è stata la tua iniziazione alla spy-story come lettrice, spettatrice e via dicendo?

Sono sempre stata una grande lettrice, sin dall’età di undici anni. Dovessi scegliere con una pistola puntata alla tempia (dato che siamo nel posto giusto!) tra lettura e scrittura, sceglierei sempre e comunque la lettura. Però devo dire che mentre i miei romanzi sono stati unicamente gialli o thriller, a “iniziarmi” alla spy story sono stati i film. C’era ad esempio quello splendido Dove osano le aquile, che guardavo da piccola assieme a mio papà, appassionato a sua volta del genere. E qui mi stordiva l’altezza, d’accordo... mi riferisco alla classica scena della funivia. Però anche l’azione, serrata e battente, in quella fortezza in alta quota, abitata da un manipolo di spie... Potrei citare anche Simon Templar, di cui ho visto tutta la serie, e Gli infallibili tre, di cui mi colpiva l’aplomb. Potevano fare di tutto, questi personaggi, però mantenevano sempre una classe innata e inconfondibile. Ecco, la possibilità concessa a un personaggio di trasformarsi e dare vita a imprese al limite del possibile, credo sia stato il “motore immobile” della mia formazione. Come dire? Divertirsi porta a fantasticare. Fantasticare porta a creare. Tante situazioni, tanti soggetti, tanti mondi.

SG: Qual è la tua visione della spy-story?

Far divertire il lettore, ma credo di averlo già detto. Ritengo che la spy story abbia un fine comune con il giallo in generale, ovvero quello di “prendersi” in un certo senso una rivalsa. Nella detective story prevale il senso di giustizia e alla fine si smaschera un colpevole. Qui l'obiettivo può essere un oggetto, oppure un progetto, che senza un intervento opportuno finirebbe nelle mani sbagliate. Impadronirsi di qualcosa che si vuole per sé, a parte il senso di avventura, credo definisca bene quel che io intendo quando penso a una storia dove buoni e cattivi rimangono sul filo di un rasoio che di punto in bianco si può ribaltare, confondendo i margini. Fagocitando possibile e impossibile, in qualcosa che terrà piacevolmente compagnia a chi ne vorrà fruire.


SG: Raccontaci della tua carriera nel giallo: libri, racconti, premi...

Su di me non credo ci sia tanto da dire. Sono di origini ferraresi, ma abito da più di vent’anni a Padova. Ormai sono veneta, si sente anche nella parlata! Nel 2017 ho avuto la fortuna di conoscere Franco Forte... o meglio, l’audacia di proporgli un mio testo per la casa editrice Delos Digital. Da allora, ho pubblicato un romanzo e dodici racconti lunghi, in quanto le mie storie hanno trovato riscontri positivi. Partecipo sovente a concorsi letterari, perché credo rappresentino un’occasione per farsi leggere e valutare da perfetti sconosciuti, per cui si possono avere dei giudizi oggettivi.
Nel 2022 ho vinto il Garfagnana in Giallo nella sezione Nero digitale, col romanzo breve Il suono delle sue ferite, pubblicato da Delos Digital nelle collana Passport. Qualche altra soddisfazione è arrivata, ma la cosa più importante è stata la vittoria al GialloLuna NeroNotte 2023, dove col racconto Doppia promessa mi sono aggiudicata la pubblicazione sul Giallo Mondadori. Inoltre, sempre nel 2023, ho pubblicato il giallo storico In grazia di Dio con Todaro Editore.
Che altro? Amo leggere e se impazzisco di entusiasmo, per un romanzo che mi colpisce in modo particolare, scrivo la recensione su MilanoNera, la testata giornalistica di Paolo Roversi. Sono una grande appassionata della rivista Writers Magazine Italia e quando ho l’opportunità invio racconti o articoli letterari. Una curiosità? Vengo dal mondo della poesia, che è stata il mio primo amore. Una giallista-poeta, l’avete mai sentita? Eppure, tant’è.


SG: Una cosa non esclude l'altra: a noi vengono in mente Dorothy L. Sayers, somma autrice di mystery, ma anche traduttrice in inglese della Divina Commedia; e Nicholas Blake, lo pseudonimo usato per scrivere gialli dal poeta Cecil Day-Lewis... Quindi possiamo dire che sei in ottima compagnia! Un'ultima domanda: un tuo ricordo di Stefano Di Marino, fondatore della collana Spy Game e perenne punto di riferimento per la spy story italiana.

A differenza di tanti miei colleghi, io purtroppo non l’ho mai conosciuto. E mi resterà sempre questo rammarico. Al di là del suo talento, indiscusso, mi ha colpito il fatto che tutti abbiano avuto parole splendide per lui, definendolo Maestro. Mi sono fatta l’idea che fosse una persona estremamente umile. Anni fa, cercavo una collana in Delos Digital dove poter pubblicare un racconto western. E lo stesso Franco Forte mi ha fatto presente che non c’era. Io però l’avevo vista e nella mia infinita ignoranza non sapevo che fosse stata creata da Stefano di Marino. “Ma tu vorresti scrivere nella collana che era sua?” mi ha risposto Franco, che è sempre paziente e gentile però, come dire, deve mantenere un punto, per determinare un certo ordine.
Ebbene, Progetto Mercurio è uscito in Spy Game. In questo senso, allora, sento di essere stata molto fortunata.
Grazie per lo spazio riservatomi e un saluto ai lettori.


Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...