venerdì 7 giugno 2024

Iperwriters - Ricevuta di ritorno

Photo: Johan Taljaard on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 48 - Ricevuta di ritorno

Venerdì, ore 13. Ho già detto nel precedente editoriale che uno scrittore non (ancora, forse mai) pubblicato abita in un peculiare e tremendissimo tipo di inferno. Il bisogno d'amore per la propria letteratura, se non è appagato, si trasforma nel più doloroso giardino dei supplizi.
Ricevevo lettere di rifiuto. Fra queste, la più sorprendente veniva da un editore a cui ero stata “raccomandata” da uno scrittore affermato, le cui opere per alcuni erano dei cult. È tuttora mio amico e aveva apprezzato Schiavo cerca padrona.
Si crede comunemente che una raccomandazione di un autore di culto significhi pubblicazione certa e automatica.
Non è vero.
Anche in questo caso ho ricevuto un prestampato e anche quell'editore è fallito a breve. Ho riposto la lettera con le altre.
Ora, flash forward. Facciamo un salto in avanti di dieci anni. È il 2001 o 2002. Schiavo cerca padrona è uscito nel '96 da Marco Tropea Editore, con il titolo più semplice e d'effetto di Schiavo e padrona. Galliano Iuso, per la Digital film, ne ha acquisito i diritti per un film (di cui parlerò più avanti).
Non so come in quel periodo avessi fra le mani tutte le lettere di rifiuto del romanzo in questione. Su quella della casa editrice a cui ero stata “raccomandata” leggo la firma della persona (una donna) che sta trattando i diritti da Tropea, che sta vendendo un'opera che presso un altro editore aveva rifiutato.
Con questa persona, sono in rapporti amichevoli.
Alla prima visita utile in redazione porto la lettera con me. Al momento che mi sembra più effettistico poso la lettera aperta sulla scrivania: "Guarda un po' qui!"
Lei si mette a ridere e mi spiega che:
Non ricorda niente
Non sapeva di aver rifiutato il romanzo perché:
Non lo ha mai letto
E al tempo lei si limitava a inserire una serie di titoli in prestampati di rifiuto, come un'impiegata delle poste.
La conversazione poi continua in tono ancora più amichevole. Mi è sembrato, con questa azione, di aver inviato una ricevuta di ritorno.

martedì 28 maggio 2024

Spy Game incontra Cristina Biolcati

Cristina Biolcati

Nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital, facciamo oggi la conoscenza con Cristina Biolcati, che dopo lunga militanza nel campo del giallo fa il suo ingresso non solo in questa collezione, ma anche nel campo della spy story con il suo Progetto Mercurio. E speriamo - anzi, sappiamo - che questo sarà solo l'inizio...

SG: Ben arrivata nel mondo delle spie! Parlaci di Progetto Mercurio.

Progetto Mercurio rappresenta il mio esordio nel mondo della letteratura spionistica e narra la storia di un uomo che cerca redenzione in una Milano spietata. La vicenda si alterna su due piani temporali differenti, in modo da delineare meglio il personaggio. L’azione si svolge nel 1988, ma con continui rimandi indietro nel tempo: esattamente a quattordici mesi prima, quando è successo un evento traumatico. Un operativo che si fa chiamare Fargo viene richiamato con urgenza in servizio a Milano, dopo un anno di latitanza trascorso in Irlanda. Lui dunque torna per l’incarico che intende affidargli il Messaggero, il superiore da cui ha sempre preso ordini, ora però con una cicatrice sul volto e la voglia di riscatto. Per questo motivo, definisce se stesso lo Sfregiato.
Si profila una sorta di "ultima missione" all’interno dello sgarrupato Hotel Galaverna, covo di prostituzione e malaffare, per potere poi cambiare vita per sempre. Le informazioni però sono nebulose, le circostanze sospette e gli avversari sembrano non avere un volto definito. "Il sistema non ti lascia andare", è la frase attorno cui ruota la vicenda. Perché certi ambienti e certi livelli fingono di essere dalla tua parte, mentre invece ti mettono alla prova. La missione potrebbe costargli la pelle, ma forse anche indurlo a uscire dal torpore in cui è precipitato dopo avere subito un'aggressione che solo per un pelo non si è rivelata fatale.

SG: Come sei passata dal giallo allo spionaggio?

La spy story è un sottogenere del giallo, quindi ci sono arrivata gradualmente, ma soprattutto sperimentando. Ogni genere letterario ha le sue regole e le sue difficoltà e credo che chi ama scrivere gialli, come me, arrivato a un certo punto sia invogliato a uscire dagli schemi. Per alzare l’asticella senza rimanere schiavo di un copione. O meglio, la forma mentis del giallista è un pochino “rigida”, perché il fine ultimo è essere credibile, facendo in modo che tutti i tasselli vadano al loro posto e al lettore non rimangano dubbi circa lo svolgimento del fatto delittuoso. Nello spionaggio ci si possono prendere più licenze; anche le vicende assurde acquisiscono un senso. Si dà un taglio dal ritmo più serrato e diventa un divertimento. Il protagonista può incarnare lo spirito di un supereroe, senza risultare megalomane o saccente. Per tornare alla domanda, credo che a un certo punto io mi sia stancata di escogitare sempre nuovi metodi per uccidere la gente, mantenendo intrecci fattibili. E abbia desiderato fare capolino in una vicenda che potesse dare più ampio respiro alla mia fantasia.


SG: Come nasce, nello specifico, Progetto Mercurio?

Da un racconto che ho inviato al Premio Stefano Di Marino nel 2022. Ovviamente ero digiuna della materia, del tutto acerba e priva dei più elementari rudimenti riguardo a tecniche spionistiche. Non sono nemmeno andata in finale! Però mi dispiaceva cestinarlo senza dargli una seconda possibilità. Sentivo che nella storia c’era del potenziale. Soprattutto, c’era molta azione. Il lettore si dovrebbe sempre divertire, e qui secondo me c’erano i requisiti giusti. Per cui mi sono rivolta ad Andrea Carlo Cappi, perché sapevo che aveva ripreso in mano la collana Spy Game di Delos Digital, fondata appunto dallo stesso Stefano di Marino. E lui ha saputo darmi le giuste dritte per modificare alcune parti e renderle adatte alla pubblicazione.
Come prima esperienza, bisogna accettare il fatto che senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Avevo bisogno della sua competenza. Per fortuna è andata bene: quando a editing finito Cappi mi ha comunicato che Progetto Mercurio sarebbe stato il numero 41 della storica Collana, sono impazzita di gioia. Lo posso dire? Ebbene, è andata così.


SG: Com'è stata la tua iniziazione alla spy-story come lettrice, spettatrice e via dicendo?

Sono sempre stata una grande lettrice, sin dall’età di undici anni. Dovessi scegliere con una pistola puntata alla tempia (dato che siamo nel posto giusto!) tra lettura e scrittura, sceglierei sempre e comunque la lettura. Però devo dire che mentre i miei romanzi sono stati unicamente gialli o thriller, a “iniziarmi” alla spy story sono stati i film. C’era ad esempio quello splendido Dove osano le aquile, che guardavo da piccola assieme a mio papà, appassionato a sua volta del genere. E qui mi stordiva l’altezza, d’accordo... mi riferisco alla classica scena della funivia. Però anche l’azione, serrata e battente, in quella fortezza in alta quota, abitata da un manipolo di spie... Potrei citare anche Simon Templar, di cui ho visto tutta la serie, e Gli infallibili tre, di cui mi colpiva l’aplomb. Potevano fare di tutto, questi personaggi, però mantenevano sempre una classe innata e inconfondibile. Ecco, la possibilità concessa a un personaggio di trasformarsi e dare vita a imprese al limite del possibile, credo sia stato il “motore immobile” della mia formazione. Come dire? Divertirsi porta a fantasticare. Fantasticare porta a creare. Tante situazioni, tanti soggetti, tanti mondi.

SG: Qual è la tua visione della spy-story?

Far divertire il lettore, ma credo di averlo già detto. Ritengo che la spy story abbia un fine comune con il giallo in generale, ovvero quello di “prendersi” in un certo senso una rivalsa. Nella detective story prevale il senso di giustizia e alla fine si smaschera un colpevole. Qui l'obiettivo può essere un oggetto, oppure un progetto, che senza un intervento opportuno finirebbe nelle mani sbagliate. Impadronirsi di qualcosa che si vuole per sé, a parte il senso di avventura, credo definisca bene quel che io intendo quando penso a una storia dove buoni e cattivi rimangono sul filo di un rasoio che di punto in bianco si può ribaltare, confondendo i margini. Fagocitando possibile e impossibile, in qualcosa che terrà piacevolmente compagnia a chi ne vorrà fruire.


SG: Raccontaci della tua carriera nel giallo: libri, racconti, premi...

Su di me non credo ci sia tanto da dire. Sono di origini ferraresi, ma abito da più di vent’anni a Padova. Ormai sono veneta, si sente anche nella parlata! Nel 2017 ho avuto la fortuna di conoscere Franco Forte... o meglio, l’audacia di proporgli un mio testo per la casa editrice Delos Digital. Da allora, ho pubblicato un romanzo e dodici racconti lunghi, in quanto le mie storie hanno trovato riscontri positivi. Partecipo sovente a concorsi letterari, perché credo rappresentino un’occasione per farsi leggere e valutare da perfetti sconosciuti, per cui si possono avere dei giudizi oggettivi.
Nel 2022 ho vinto il Garfagnana in Giallo nella sezione Nero digitale, col romanzo breve Il suono delle sue ferite, pubblicato da Delos Digital nelle collana Passport. Qualche altra soddisfazione è arrivata, ma la cosa più importante è stata la vittoria al GialloLuna NeroNotte 2023, dove col racconto Doppia promessa mi sono aggiudicata la pubblicazione sul Giallo Mondadori. Inoltre, sempre nel 2023, ho pubblicato il giallo storico In grazia di Dio con Todaro Editore.
Che altro? Amo leggere e se impazzisco di entusiasmo, per un romanzo che mi colpisce in modo particolare, scrivo la recensione su MilanoNera, la testata giornalistica di Paolo Roversi. Sono una grande appassionata della rivista Writers Magazine Italia e quando ho l’opportunità invio racconti o articoli letterari. Una curiosità? Vengo dal mondo della poesia, che è stata il mio primo amore. Una giallista-poeta, l’avete mai sentita? Eppure, tant’è.


SG: Una cosa non esclude l'altra: a noi vengono in mente Dorothy L. Sayers, somma autrice di mystery, ma anche traduttrice in inglese della Divina Commedia; e Nicholas Blake, lo pseudonimo usato per scrivere gialli dal poeta Cecil Day-Lewis... Quindi possiamo dire che sei in ottima compagnia! Un'ultima domanda: un tuo ricordo di Stefano Di Marino, fondatore della collana Spy Game e perenne punto di riferimento per la spy story italiana.

A differenza di tanti miei colleghi, io purtroppo non l’ho mai conosciuto. E mi resterà sempre questo rammarico. Al di là del suo talento, indiscusso, mi ha colpito il fatto che tutti abbiano avuto parole splendide per lui, definendolo Maestro. Mi sono fatta l’idea che fosse una persona estremamente umile. Anni fa, cercavo una collana in Delos Digital dove poter pubblicare un racconto western. E lo stesso Franco Forte mi ha fatto presente che non c’era. Io però l’avevo vista e nella mia infinita ignoranza non sapevo che fosse stata creata da Stefano di Marino. “Ma tu vorresti scrivere nella collana che era sua?” mi ha risposto Franco, che è sempre paziente e gentile però, come dire, deve mantenere un punto, per determinare un certo ordine.
Ebbene, Progetto Mercurio è uscito in Spy Game. In questo senso, allora, sento di essere stata molto fortunata.
Grazie per lo spazio riservatomi e un saluto ai lettori.


venerdì 24 maggio 2024

Iperwriters - Lettere all'inferno

Photo: Ilantha Umangamuwa on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 47 - Lettere all'inferno

Venerdì, ore 13.
Puntavo molto sulla mia idea. Un thriller ambientato nel mondo del BDS&M nel 1990 era nuovo e originale per l'Italia, no? Forse oltreoceano ci stavano già lavorando, anzi non forse, sicuramente, ma sarebbe stato nuovo e originale per l'Italia, no? Nessuno scrittore ne aveva pubblicato uno. Nessuno che conoscessi progettava di scriverne uno.
Alle case editrici doveva interessare, no?
No.
Schiavo cerca padrona ha avuto ancora meno fortuna di La donna senza testa. Ovviamente l'ho spedito agli editori a cui pensavo potesse interessare, vale a dire quelli che pubblicavano opere “nuove” e “sperimentali”, gli snob “che aprivano ai generi”. Ne avrei ricevuto, dalla fine del 1990 per i quattro anni successivi, lettere di rifiuto. Tutte uguali: Abbiamo letto il romanzo da lei proposto, e pur avendone apprezzato stile e contenuti non riteniamo che ecc. ecc.
Non c'era spazio in nessuna linea editoriale per la mia dominatrice in cerca di uno schiavo.
Se avessi saputo allora tutto quello che so adesso, avrei reagito con un'alzata di spalle a ogni lettera.
Ma non sapevo, non avevo ancora capito. Ero malata del bovarismo dello scrittore, Consiste, come ho già detto, in una fame che si contrae leggendo troppi diari e memoriali e biografie di scrittori amati, ammirati e perfino idolatrati da lettori (veri lettori), una fame di ammirazione e amore. C'erano anime belle che valicavano montagne e attraversavano mari per fare visita allo scrittore ispiratore (altro che gli approcci freddi e insolenti dei social). Avevo desiderio di queste anime.
Aspettare un anno, due anni, e poi ricevere una risposta prestampata era ricevere una lettera all'inferno.
Ma non ero felice? Sì, senza saperlo, ma ero anche nell'inferno dei dannati contemporanei, un girone speciale riservato a chi non esiste. Mi consolava un po' che le case editrici in questione fallissero a breve. Mi sarebbe piaciuto che fosse per la miopia mostrata nei miei riguardi.
Pensavo: quando sarò famosa raccoglierò tutte queste lettere, le incornicerò e le appenderò alla parete dello studio, per additarle al disprezzo dei posteri.
Patetica. Non so neppure più dove sono andate a finire adesso.

giovedì 9 maggio 2024

Iperwriters - Schiavi e padroni

Photo: Ian Simmonds on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 46 - Schiavi e padroni

Venerdì, ore 13. Vorrei avere ancora un lavoro come Segreti di donne. Purtroppo, l'intero settore della pornografia a fumetti era una realtà in declino, avviata a spegnersi più o meno dolcemente.
Penso che nel mondo contemporaneo (e tengo a sottolineare il corsivo) la pornografia professionale sia un ottimo lavoro. Specialmente se si lavora nel porno con la mente, per quanto anche usare il corpo sia un'attività rispettabile e in certi casi fortunata. Ma creare e vendere pornografia può essere uno dei modi per sfuggire a quel servaggio che è fato ineludibile di chi nasce nelle classi che ho sentito definire subalterne. Un lavoratore/lavoratrice con famiglia è uno schiavo a vita. Se si è destinati a essere lavoratori/lavoratrici è preferibile lavorare nel porno.
Se avessi avuto in gioventù un capitale per iniziare un'attività, forse avrei fatto editoria o film porno, o avrei creato un'azienda di giocattoli erotici. Alcuni pornografi, come Larry Flynt o Bob Guccione, hanno avuto molta fortuna e sono stati fra le persone più libere del pianeta. Io ero solo un'artigiana alla catena di montaggio (niente doppi sensi, non osate sogghignare), ma era sempre meglio così che archiviare pratiche o essere lo zimbello di allievi trogloditi o pulire cessi.
A proposito di schiavi e padroni.
Non avevo certo abbandonato le mie ambizioni, e pur se l'editoria da edicola mi era ancora preclusa pensavo sempre a quella da libreria, pur se la vivevo sempre una nave aliena che mi atterra davanti mentre sono sprovvista di un traduttore simultaneo.
Pertanto dedicavo la prima parte del mio mese lavorativo a Segreti di donne, e l'altra metà a un nuovo progetto: un thriller da ambientare nel nuovo mondo nato con la rivoluzione sessuale, fra locali e inserzioni erotiche, e una fauna umana sempre arrapata e sempre a battere, in cerca del Grande Amore.
E poiché la fiction sul masochismo femminile mi ha sempre procurato disagio e irritazione (la fiction, voglio dire, non la pratica, perché tutti i gusti, come dice il marchese de Sade, nascono da un principio di delicatezza), e poiché amo invertire tutto quello che è invertibile, anche l'inversione stessa, lavoravo sull'idea di una dominatrice e uno schiavo.
Il titolo, in origine, era Schiavo cerca padrona.

giovedì 25 aprile 2024

Iperwriters - Confessioni erotiche d'autrice

Photo: Karel VH on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 45 - Confessioni erotiche d'autrice

Venerdì, ore 13. il lavoro sul porno e sulle pubblicazioni destinate a conventi ed enti religiosi (più un po' di vite di calciatori, eh sì, poteva mancare il calcio?) mi dava una certa sicurezza e alleviava l'ansia per la sopravvivenza.
Inoltre, a un certo punto la Ediperiodici, unica nell'editoria a fumetti, mi offre la possibilità di scrivere una testata mia. Ecco i dati del prodotto:
I tempi stanno cambiando: vogliono un pornetto scritto da una donna, che proponga il punto di vista delle donne sul sesso e colga tutto quello che c'è nell'aria. Segreti di donne, confessioni erotiche d'autrice.
Devo essere andata avanti un anno con Segreti di donne. Non ricordo bene quando e perché mi sono fermata. Miei sono sicuramente i primi nove numeri: Test erotico, Figlio unico di madri lesbiche, La spazzina, Il fascino di padre Ralph, La nevrosi galoppante, Le massaggiatrici, Per amore o per carriera, Amore in pretura. Miei sono anche gli speciali La magnaccia, Uomini sull'orlo di una crisi di nervi, Coppia aperta anzi... sfondata.
Vi consiglio Figlio unico di madri lesbiche, che anticipa un dibattito di attualità (non di attualità allora).
Non credo che la collana sia stata un gran successo commerciale. Il mio stile più leggero non ha nulla a che fare con la commedia sexy italiana, con i Pierini e le liceali e le mutande della prof sotto la cattedra e i fori per spiare negli spogliatoi e le goliardate. È piuttosto una satiretta con venature british e, quando è il caso, un po' di humour noir. Il fascino di Padre Ralph, per esempio, è una specie di parodia di Uccelli di rovo.
Mi divertivo molto ad afferrare quello che c'era nell'aria, dalle coppie gay agli spogliarelli maschili, dall'ascesa dei trans alle donne che si cimentavano in mestieri prima inaccessibili.
Un lavoro che mi era facile e congeniale, anche se a posteriori devo dire che l'intensità inventiva era tutta per le trame e l'osservazione del costume. Tiravo via le scene erotiche, che in fondo sono di routine.
Andavo spesso a Milano, sempre per fare editing. Quando tornavo Max mi guardava arrivare dalla finestra, oltre il fiume e la ferrovia. E quando lui viaggiava ero io a guardarlo tornare. Era bello.
Eravamo felici.

venerdì 12 aprile 2024

Iperwriters - Senza trascurare i santi

Photo: Ian Taylor on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 44 - Senza trascurare i santi

Venerdì, ore 13.
Ho nuovamente trovato lavoro nel porno. Oltre alle mie quattro storie mensili vado una volta al mese in agenzia, da mattina a sera, per fare editing alle sceneggiature scritte da altri.
L'agenzia fornisce alla Ediperiodici una gran parte delle sue testate da edicola, come ho detto. Ma produce, in proprio, serie di fumetti religiosi e sulle vite dei santi, per un mercato di abbonati. E, per arrotondare, mi ritrovo a collaborare anche a quel settore. Credo che esista in giro qualche pubblicazione che porta la mia firma.
Pochi anni dopo, scrivendo Superman non muore mai, avrei raccontato quell'esperienza: l'agenzia con i cassetti in cui organi genitali e santini con l'aureola si mescolavano. Divertente per il lettore, ma per noi era una specie di normalità.
E forse così dovrebbe essere sempre: abbandonando sia la volgarità becera che la bigotteria fobica, riunire erotismo e spiritualità. Se non nella vita, nella fiction. La nostra razionalizzazione e legittimazione per fare porno e religione insieme è:
Uno: professionismo
Due: equilibrio mentale
La professionalità, in effetti, è sacra e santa (non sto affatto ironizzando). L'equilibrio è quella benedetta capacità di poter gestire aspetti divisi e frammentati del mondo continuando a sentirsi interi e sani.
E che succede, direte voi, a chi non possiede questa capacità? Per esempio gli adolescenti? Bene, lo ripeto: quando io ero bambina sono stata inondata dalla pornografia verbale di miei coetanei che non avevano ancora avuto accesso ai fumetti (ora sì, sto ironizzando). Il nostro lavoro, in un certo modo, serviva un bisogno di quella fascia di mercato.
In quanto allo slasher, le cover abbondavano di bondage e le storie erano piene di donne stuprate, torturate e fatte a pezzi, sììì... Anche quello veniva dalla pancia del popolo delle periferie urbane. Lo giuro su quanto ho di più sacro, la memoria di Max e la fiction, che non ti fa mai più male di quanto sia già contenuto in te.
Del resto, noi proponevamo anche il Bene con la B maiuscola, gli esempi più belli, nobili e puri.
Ma i miei coetanei delle periferie urbane, lo giuro, ci avrebbero riso sopra.

sabato 6 aprile 2024

Dawn of War


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Un film di spionaggio di altissimo livello datato 2020, che credo inedito in Italia, ma ritengo imperdibile per gli appassionati della spy story realistica, alla John Le Carré per intenderci. Uscito sui circuiti internazionali nel 2021, visto e apprezzato in Spagna (dove l'ho trovato in blu-ray), nel Regno Unito e negli USA. è una co-produzione estone-lettone-lituano-finlandese diretta da Margus Paju. Il titolo originale è O2, che sta per Osakond 2, ovvero "Dipartimento 2", la sezione dei servizi segreti dell'Estonia che negli anni Trenta indagava sugli affari sovietici.
La storia si svolge prevalentemente a Tallin, Estonia, nell'estate del 1939, con alcuni flashback nel 1937. Il protagonista è Feliks Kangur, agente segreto che ha abbandonato una brillante carriera per diventare residente dello spionaggio estone a Helsinki. La vera causa è un drammatico episodio, chiarito gradualmente nel film, che lo ha colpito a livello personale. Ma, quando un suo amico e collega viene assassinato a Tallin, Feliks viene richiamato in patria per scoprire i retroscena dell'omicidio.
Siamo alle soglie della Seconda Guerra Mondiale e, mentre l'Europa occidentale comincia vagamente a preoccuparsi dell'Asse di Hitler e Mussolini, il piccolo paese baltico che ha come scomodo vicino l'Unione Sovietica deve fare i conti con le mire espansionistiche di Stalin, specie dopo la firma del patto Molotov-Ribbentropp per la spartizione dell'Europa dell'Est fra Terzo Reich e URSS.

L'O2 dispone di un informatore, un irrequieto agente sovietico di stanza a Tallin che ha parecchi pensieri per la testa, a partire dalla moglie troppo amante della bella vita. Dietro l'assassinio c'è la caccia a un infiltrato russo in Estonia, nome in codice "Souffleur". Con l'aiuto di un ex ladro di appartamenti reclutato dal suo servizio segreto, Feliks è costretto a indagare su tutti i membri del Dipartimento. Ma intanto trova una pista che potrebbe condurlo al Santo Graal di tutte le spie del suo Paese: i codici segreti dell'Armata Rossa.
Non tutti sono ciò che sembrano e il cammino è sempre più rischioso ogni minuto che passa. Anche perché il Patto Molotov-Ribbentropp ha già stabilito che l'Estonia venga occupata dai sovietici alla faccia del diritto internazionale, quindi la scelta per il governo di Tallin è lasciar entrare passivamente l'Armata Rossa aprendo le frontiere, oppure subire un'invasione sanguinosa. Feliks però è deciso a rischiare tutto, perché anche se il suo Paese è condannato, anche se non tutto andrà secondo i piani, potrebbe riuscire ugualmente a salvare vite umane.
Chi conosce la Storia, sa com'è andata dopo la fine del film: Stalin occupò l'Estonia, costretta a cedere all'ultimatum, rifiutato invece dalla Finlandia che riuscì a resistere all'invasione sovietica; Hitler tradì il Patto Molotov-Ribbentropp e, oltre ad attaccare l'URSS, occupò i Paesi Baltici; i quali, dopo la caduta del nazismo, finirono di nuovo nelle mani di Stalin, con il pretesto che già prima "volessero" far parte dell'Unione Sovietica. Avrebbero ritrovato la libertà solo nel 1991, con la caduta dell'URSS (fino a un'eventuale prossima invasione russa, beninteso).

Un film coinvolgente ben scritto, ben diretto e ben recitato, che - se si ha la fortuna di trovare sottotitoli in una lingua comprensibile - andrebbe visto con il sonoro originale, in cui i personaggi dialogano tra loro di volta in volta in estone, russo, francese e tedesco.
Notevole la ricostruzione degli ambienti e delle atmosfere, che portano il pubblico nella realtà della fine degli anni Trenta, tra serate eleganti e dittature incombenti, tra le pieghe di una vicenda che non andrebbe dimenticata ma che alle nostre latitudini è pressoché ignota.
Può sembrare curioso che questo film sia uscito in Estonia proprio nell'ottobre del 2020, ma forse non troppo, pensando all'occupazione russa della Crimea nel 2014. La Storia si ripete e non conoscerla può essere pericoloso.

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...