venerdì 2 aprile 2021

Iperwriters - Mercato e favole

Photo by Will Truettner on Unsplash

IperWriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13*. La nave Iperwriters non porta sfortuna, ma oggi vogliamo parlare di quel Venerdì 13 globalizzato e dissennato che è il nostro tempo.
Abbiamo visto che in epoche storiche più antiche un artista era immaginifico perché in lui/lei si concentrava tutta l'esperienza, il dolore, la speranza, la tensione di un'intera comunità. Il risultato era di una potenza terrificante: e si creava il mito. 
Oggi, al contrario: negato il mito, l'artista non parla per tutti ma è di fatto tutti. Ha l'obbligo di rappresentare una creatura proteiforme, una specie di prisma riflettente l'idea di un pubblico sovrano. Al minimo errore si è eliminati. Si è eliminati anche se si fa la cosa giusta. Comunque si è sempre sostituibili.
Ma, per citare Gabriele D'Annunzio, la favola bella che ieri ci illudeva oggi ci illude ancora: la favola americana del successo da milioni di copie vendute.
All'inizio degli anni '90 ero convinta che il solo modo di esistere fosse il lavoro professionale, via maestra di vasta distribuzione e riconoscimento. 
Stavo scalando la montagna dell'editoria anni Ottanta. Alta, crudele, rischiosa, dalle cime circondate da nubi impenetrabili che nascondevano, probabilmente, pentoloni d'olio bollente, balestre e catapulte. 
Mi apparivano patetici quelli che “io voglio restare fuori del mercato”. Ridicoli nella loro “purezza” di spregiatori dei generi (loro erano “artisti” e io un'artigiana), irritanti nella loro spocchia.
Ho scalato la montagna. La lotta e la fatica ci sono state, e ho preso olio bollente e pietrate. Ma, quando sono arrivata in cima, i tarli epocali avevano divorato la montagna dal basso, e così mi sono ritrovata a terra.
Intanto, mentre passavo gli anni su una scala mobile in discesa, il mercato faceva chirurgia estetica della creatività per renderla fruibile... non a tutti, ma all'idea che si ha di “tutti”. Il carisma artistico si restringeva come un maglione vecchio, veniva frantumato e ridistribuito in pezzi sempre più piccoli, legato a dinamiche sempre più veloci che lo esaurivano a breve termine come se avesse un timer. 
Ma la favola bella che ieri ci illuse, che oggi ci illude, agisce ancora in noi e ci spinge. E così, paradossalmente, facciamo rivivere il mito del grande scrittore. 
Se anche a voi pare di esservi arrampicati sul e per nulla, salite sulla nave.


Scopri le novità di IperWriters


Claudia Salvatori IL CAVALIERE D'ISLANDA Vol.I
Kveld Úlfr. Il suo nome significa Lupo della Sera. Figlio di un prete cristiano e di una donna che discende dagli eroi delle antiche saghe vichinghe. Disconosciuto da suo padre, è costretto a lasciare la sua terra e a vagabondare per il mondo. Arriva alla corte di re Riccardo Cuor di Leone che lo fa cavaliere. Una profezia gli ha annunciato che dovrà servire il papa della Vera Fede. Ma qual è la vera fede? Quella di suo padre e della Chiesa di Roma o quella dei "buoni uomini" e "buone donne", i catari, contro i quali papa Innocenzo III ha indetto una crociata? Il cavaliere venuto dall'ultima terra del mondo dovrà fare la sua scelta, fra avventure, pericoli, intrighi, battaglie e tradimenti. In appendice liriche di poetesse del suo tempo.


Kveld il vichingo è l'ultimo cavaliere in un mondo in cui la cavalleria sta morendo. Lasciata la Montagna Nera e la bellissima castellana Dama Loba, va incontro al destino che gli è stato profetizzato e diventa il protettore del Perfetto fra i Perfetti, il papa cataro. Partecipa allo scontro finale, la battaglia che decide il corso della Storia e il futuro della cristianità. E gli viene rivelato uno sconvolgente segreto. Il cavaliere venuto dall'ultima terra del mondo dovrà ripartire ancora, per cercare in luogo in cui la vita sia possibile.
Il volume è impreziosito da liriche di trovatrici d'epoca
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Tre sorelle. Una madre frivola. Un padre in bancarotta. Un fratello con la dipendenza dal gioco d'azzardo. E il lusso, il vero grande protagonista di questa storia. Il lusso a cui non si sa, non si vuole rinunciare. Il lusso per cui, allora come oggi, gli esseri umani fanno qualunque cosa. Proprio qualunque cosa.
Regina di Luanto, "La scrittrice più audace, più avanzata, più arrischiata che abbia avuto l'Italia nell'ultimo ventennio". (La morte di una nota scrittrice in il Nuovo Giornale, IX, 13 settembre 1914). Questo romanzo appare per la prima volta digitalizzato in Italia per Iperwriters.


Claudia Salvatori IL MAGO E L'IMPERATRICE
Valeria Messalina, discendente dalla stirpe degli antichi re di Roma. La sua storia è stata raccontata da chi ha vinto. Pertanto, nell'immaginario collettivo, una satira di Giovenale scritta ottanta anni dopo la sua morte è diventata realtà. Ma chi era veramente Messalina? Venerata durante la sua breve vita come una vestale, i rari indizi storici che restano raccontano la storia di un colpo di stato fallito a cui avevano partecipato eminenti personaggi del tempo. Dalla prefazione di Francesca Galleano: "Claudia Salvatori si immerge nell'epoca appropriandosi del linguaggio degli autori latini, trasportandoci con la sua macchina del tempo."


Vario Avito Bassiano, imperatore di Roma dal 218 al 222 dC, Gran Sacerdote del Deus Sol Invictus, moglie dell'auriga Ierocle, marito della vestale Aquilia Severa, assassinato a diciott'anni. Eliogabalo, come è stato chiamato: il personaggio storico più stupefacente, affascinante e ineffabile di tutti i tempi. Un giovane dio che governa un mondo al crepuscolo, e vive lo stesso dramma di un ragazzo di oggi affamato di libertà. Dalla prefazione di Patrizia Debicke: "... un romanzo intrigante. Forse idealista? Sicuramente ispirato da quella che avrebbe potuto e dovuto essere la personalità del suo protagonista".


*Nota del marconista: mi scuso del ritardo nella diffusione del messaggio, ma la navigazione si sta normalizzando solo ora, dopo i noti problemi dovuti alla chiusura del Canale di Suez.

1 commento:

  1. Bella riflessione la tua. Da ragazzo, penando dietro i libri di scuola, clandestinamente sostituiti dai romanzi che leggevo al loro posto, mi dicevo: che mi frega di studiare, farò lo scrittore e vivrò dei miei libri (come gli amati americani). Poi ho visto che per vivere dovevo far altro. Per fortuna mi sono trovato un lavoro che aveva a che fare con la stampa, oltre a impegnarmi come critico e "lettore" di case editrici. L'avventura continua.

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