Photo: Manson Yim on Unsplash |
Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori
Letteratura italiacana - 55 - Ascesa e caduta delle cartolibrerie (uno)
Venerdì, ore 13, La nave Iperwriters è ferma, in manutenzione. Si rende necessaria una pausa. Perché sta per chiudere la cartolibreria del piccolo centro in cui vivo, come sicuramente molte altre nelle periferie e nelle province. La fine di un'epoca va celebrata.
Dell'ascesa delle cartolibrerie so molto poco: ero troppo piccola allora. I miei primi ricordi risalgono all'età scolare: il giorno in cui andavamo a comprare i libri di scuola per me era festa. A casa li leggevo tutti, prima di lavorarci a scuola nel corso dell'anno. Una delizia.
Oltre ai libri di scuola le cartolibrerie vendevano testi di narrativa e saggistica. Testi di tutto rispetto. In una vetrina del quartiere industriale esponevano, ad esempio, Seven pillars of wisdom, "I sette pilastri della saggezza" di T.E. Lawrence. Mentre nella mia zona, poco prima dell'ex ponte Morandi (quello che è crollato), si poteva vedere la copertina grigia della biografia di Gilbert Lely del marchese de Sade. E' rimasta lì per anni e non so se l'abbiano mai comprata. In Italia nessuno realizza che Sade sia stato uno scrittore, e pochissimi intellettuali se ne occupano (io personalmente ne ho conosciuti quattro).
Questo quando ero ancora alle medie. Alle superiori, c'erano i libri di Henry Miller e I fratelli di Soledad, con prefazione di Jean Genet: letteratura alta e letteratura di impegno civile. I libri avevano ancora tutto il loro valore commerciale. Infatti, quando li rivendevo, incassavo quasi tutto il loro prezzo di copertina, meno un venticinque per cento.
Segue un lungo periodo in cui compravo nelle librerie del centro, e quando sono venuta a vivere in qusta provincia strategica del triangolo Genova-Milano-Torino le cartolibrerie ospitavano i thriller e i romanzi storici di successo. Opere tradotte dall'inglese, perlopiù. Ma anche i premi Strega e Campiello e libri italiani di Mondadori, Feltrinelli ed Einaudi. Poi i primi gialli nostrani, di autori di punta della grande editoria.
E infine siamo arrivati anche noi, gli amici scrittori della mia generazione e io. In quel breve momento in cui abbiamo potuto beneficiare della grande distribuzione, quando gli editori spingevano su alcuni titoli che per qualche ragione speravano di facile vendibilità.
Le ultime rose d'autunno in un giardino scavato dalle ruspe.