mercoledì 5 luglio 2023

La solitudine del Minotauro - Francesco G. Lugli


Recensione di Andrea Carlo Cappi

A Milano, nella prima metà degli anni Dieci del XXI secolo, all'incirca due volte l'anno - e sempre in corrispondenza dei principali eventi legati alla moda - vengono commessi misteriosi delitti che lasciano vittime spaventosamente mutilate. "Serial killer", diranno a questo punto lettrici e lettori (e uno dei personaggi) che ormai credono di averle già viste tutte. No, qualcosa di ben più complesso e, se vogliamo, non insolito nella narrativa thriller, ma forse mai trattato con pari efficacia. In ogni caso, quando si offre a qualcuno la possibilità di uccidere impunito, finisce che costui (o costei) ci prova gusto e si lascia prendere appena un po' la mano.
Sicché la Questura deve organizzare una squadra per dare la caccia ai cosiddetti "Cannibali", che non sono realmente tali, né membri di un noto movimento letterario di un paio di decenni fa. Ma scordatevi anche i commissari paciosi che spesso appesantiscono di colesterolo e trigliceridi la narrativa italiana di genere. Pensate a una versione molto più realistica e contemporanea degli sbirri del poliziottesco. E immaginate che, di fronte a una struttura criminale pericolosamente organizzata, nemmeno gli agenti - uomini e donne - possano sentirsi al sicuro. Anzi, rischino di diventare loro stessi i primi della lista, i bersagli più appetibili.


Ci sono due validi motivi perché io recensisca questo libro: primo, perché è un thriller assolutamente notevole e, secondo, perché l'autore non è solo un amico, ma uno scrittore che seguo da una dozzina d'anni con estremo interesse, tanto da averlo coinvolto in tre mie antologie dedicate al noir milanese: Un giorno a Milano e Una notte a Milano (edite nella stessa collana, "Calibro 9", sotto un altro marchio dello stesso editore) e Menegang (Borderfiction Edizioni). Questo romanzo riprende proprio i fili delle storie pubblicate nelle prime due, che infatti all'epoca Francesco G. Lugli mi aveva assicurato essere solo i prodromi di una vicenda più estesa.
Ebbene, di solito di un thriller italiano particolarmente riuscito si dice che "non ha nulla da invidiare a quelli americani". In questo caso potremmo dire che parecchi thriller d'oltreoceano hanno molto da invidiare a La solitudine del Minotauro. Se questa storia - peraltro sotto molti aspetti tipicamente milanese - non fosse stata ambientata in Italia bensì in una metropoli degli USA, l'editor avrebbe costretto l'autore ad aggiungervi duecento pagine di lungaggini inutili e violenza gratuita (mentre qui si trova solo quella necessaria) temperata da buonismi superflui e sterotipi consunti.


Ne La solitudine del Minotauro invece non c'è né tempo né spazio per i déjà vu. Quando se ne avvicina uno, è lo stesso protagonista e capo della squadra - Remo Giorgi detto "il Minotauro" - ad allontanarlo a calci. Proprio per questo Lugli si può permettere anche di sfruttare, in modo originale, espedienti cinematografici come qualche situazione classica dello psychothriller (completamente ribaltata) o il freeze frame con la "scheda" di un personaggio (di scuola tarantiniana). Il tutto con quel gusto tipicamente europeo, ma poco diffuso in Italia, di imparare i trucchi dei maestri americani, farli propri e riutilizzarli in una trama scevra da certe ingenuità hollywoodiane. Per chi poi ha frequentato gli stessi bar, c'è anche la nostalgia di ritrovare sotto forma di personaggi un paio di amici che non sono più tra noi.
Quindi un thriller che ci riporta al vero noir milanese della mediaticamente dimenticata ma mai davvero sopita Scuola dei Duri di Andrea G. Pinketts, con un autore che riconferma le sue capacità dopo il pregevolissimo noir Il risveglio della notte di qualche anno fa (sempre nella collana "Calibro 9"), senza dimenticare il surreale Il Codice Beatles scritto con Ferruccio Gattuso e riapparso recentemente da Excalibur o la graphic novel Sindrome 75 concepita con Gian Luca Margheriti (anch'essa edita da Excalibur).


Prima presentazione a Milano: Admiral Hotel, v. Domodossola 16, mercoledì 5 luglio ore 19.15 (Borderfiction Eventi, ingresso libero).





venerdì 30 giugno 2023

Iperwriters - Sol Levante

Photo: andy II on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori


Letteratura italiacana - 24 - Sol Levante


Venerdì, ore 13. Nel mio primo anno da sceneggiatrice lavoro per le stesse testate di fumetti che leggevo alle elementari. Più tardi, avrei lavorato per la Disney perché da piccola avevo letto i fumetti Disney. Gli etologi lo chiamerebbero imprinting. Ma da tutta o quasi la fiction esistente avevo ricevuto l'imprinting.
Lavorando per un'agenzia potevo accedere a tutta o quasi l'editoria a fumetti, senza dover affaticarmi a viaggiare, propormi e rendermi simpatica. Durante la prima parte degli anni '80 ho scritto un po' di tutto e un po' per tutti. Mi è stato chiesto un soggettone per una dozzina (o ventina) di episodi dell'adattamento a fumetti di Candy Candy per la Fabbri (purtroppo non riesco a ritrovare gli albi e non ricordo i titoli, ma ho ancora le fatture relative). I cartoni giapponesi erano sbarcati nelle tivù italiane.
Ho sempre provato una forte attrazione per il Giappone, quasi un'appartenenza ideale. Il Sol Levante antico, ma anche quello moderno, che ha saputo ricrearsi dopo la seconda guerra mondiale, dopo la bomba atomica, la tragedia di Mishima e di una casta di intellettuali suicidati, procedendo a balzi in pochi decenni quello che l'Occidente ha percorso in secoli. Con risultati spesso stupefacenti e scintillanti. Negli stessi anni di Candy Candy guardavo i film di Kurosawa e Oshima. E oggi, i manga sono le vere anime del fumetto.
In tutto questo tempo abbiamo assistito alla diffusione della fiction orientale, soprattutto nel camo delle arti visive. Ad ogni film che guardo ritrovo l'immaginario occidentale: è più evidente nell'horror, nel gotico e nella ghost story, ma si possono ritrovarne le orme anche negli altri generi. Naturalmente, un immaginario occidentale mutante, reinventato, estremizzato e raffinato, sempre più sincero e trasparente.
Di recente ho visto un documentario sulla fine del Giappone imperiale: senza la bomba la guerra non sarebbe finita tanto presto, e i giapponesi sarebbero rimasti schiavi di credenze barbare e superstiziose. Come credere a un figlio di Dio, per esempio (come se in Europa non ci avessero creduto mai). A un imperatore che riceve un'investitura sacra dalla dea solare Amaterasu. Una dea? Sì, sempre divino è, c'è parità di genere.
Fose per questo mi sento affine ai popoli orientali. Perché mi pare che a loro la sola cosa che piaccia dell'Occidente sia l'immaginario.
Tutto quello che resta, se il sole è spento.


domenica 25 giugno 2023

Spy Game incontra Andrea Carlo Cappi - 2

Di Marino e Cappi all'Università Statale di Milano, 2010

Spy Game incontra...

Seconda parte dell'intervista ad Andrea Carlo Cappi, nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital. Dopo il percorso dello scrittore nell'ambito della spy story, vediamo ora le sue attività in altri campi della narrativa.

Andrea Carlo Cappi, autore di molti generi

SG: La maggior parte della tua produzione sembra imperniata sullo spionaggio. Ma quale etichetta ritieni più adatta al tuo lavoro?

ACC: Cronologicamente, la prima è "giallo", dato che sono emerso dall'anonimato con i miei primi racconti su Il Giallo Mondadori. Il mio esordio ufficiale, anche se stavo già lavorando "nell'ombra" da un paio di anni, fu un mystery con protagonista Ernest Hemingway in appendice al Giallo Mondadori, uscito a metà ottobre del 1993. Poi, sempre in appendice al Giallo, seguirono le prime storie con il Cacciatore di Libri, detective bibliofilo milanese, mentre quelle con Carlo Medina - a partire da Milano da morire - apparvero sugli speciali stagionali.
Anche se spesso viene dimenticato, buona parte della mia produzione iniziale e una quota di quella dei trent'anni successivi rientra nella categoria "giallo milanese": ho fatto parte della Scuola dei Duri fondata da Andrea G. Pinketts, sia partecipando all'antologia-manifesto Crimine - Milano giallo-nera, sia frequentando attivamente il gruppo che si era creato all'epoca. Con i romanzi su Toni Black mi rifaccio invece alla novela negra spagnola.
Per quanto il termine "giallo" sia spesso identificato con il solo "giallo classico", in realtà è una definizione più estesa, che include tanto il "noir" quanto la spy story. Dato però che negli anni mi sono occupato anche di altri generi, alla fine per la mia produzione ho adottato anch'io la definizione prediletta da Stefano Di Marino: "narrativa popolare".

Dal 4 luglio 2023 in volume e ebook


SG: Infatti hai scritto anche fantascienza, horror, romanzi storici...

ACC: ... e a volte commistioni tra generi. Alcuni racconti con il Cacciatore di Libri si avvicinano al fantastico. La serie di racconti e romanzi brevi con Antonio Stanislawsky unisce fantascienza e giallo. La saga Danse Macabre, ispirata ai fumetti italiani di vampire degli anni Settanta, mescola horror, erotismo, urban fantasy, thriller, persino con un tocco di spy story. Ma anche nei "sexy-thriller" scritti a quattro mani con Ermione siamo di tanto in tanto sconfinati nella fantascienza, come nella novelette Nuova carne, ora presente nella nostra antologia Neri amori, o nel romanzo LUV.
Quanto alle mie incursioni nella narrativa storica, Rochester è di fatto un giallo imperniato sull'omonimo poeta inglese (lo stesso poi portato sullo schermo in The Libertine) mentre Il Visconte/La spia del Risorgimento nasce come saga di spionaggio nell'Ottocento. Purtroppo, dopo l'improvvisa scomparsa dell'amico e co-autore Paolo Brera nel 2019, sarà impossibile proseguirla: mi sono limitato a un racconto con lo stesso protagonista nell'antologia Come d'Arco scocca. Tuttavia è in arrivo, nell'autunno 2023, un altro mio romanzo storico: Il ponte sospeso.

Neri amori di Cappi & Ermione

SG: Sei noto anche per i tuoi romanzi su personaggi dei fumetti, da Martin Mystère a Diabolik ed Eva Kant.

ACC: Sì. A Mystère, oltre ad alcuni racconti, ho dedicato un serial online, sette romanzi - uno dei quali ha vinto nel 2018 il Premio Italia come miglior romanzo fantasy del 2017 - e i serial che da due anni escono in appendice agli albi mensili del fumetto. Sono tutte storie originali legate alla continuity del personaggio. Quindi nel luglio 2023 escono in edicola la riedizione de L'ultima legione di Atlantide (già pubblicato in libreria nel 2014) e il primo episodio di un nuovo serial, Le Tavole del Destino, in appendice all'albo n. 401, illustrato come il precedente Zona Y da Carlo Velardi.
Per quanto riguarda Diabolik ed Eva Kant, sono protagonisti di quattro romanzi originali e delle mie novelization dei recenti film. Ma nel luglio 2023 sullo speciale estivo Il Grande Diabolik esce un mio racconto originale illustrato da Giuseppe Palumbo con protagonista King, personaggio fondamentale dell'universo di Diabolik, che appare anche nell'imminente terzo film dei Manetti bros.

Il romanzo di Martin Mystère del 2022

SG: Com'è scrivere storie con personaggi ideati da altri, in questo caso Alfredo Castelli  e le sorelle Giussani?

ACC: In un certo senso, non è diverso dallo scrivere di personaggi miei, a parte la responsabilità di non deludere le aspettative del pubblico che li conosce, li segue e li ama da decenni. Ma è la stessa prova che affrontano con successo, mese dopo mese, tutti coloro che lavorano alle sceneggiature per le storie a fumetti. Una volta che si entra, per così dire, nella mente dei personaggi, si riesce a scrivere qualcosa di personale, senza però tradirli.
Ma anche scrivere una novelization - nel caso particolare dei film dei Manetti bros., di storie nate a fumetti e poi trasposte al cinema - richiede un forte intervento creativo. Una buona novelization non può essere una banale trasposizione di dialoghi e azioni: dev'essere un vero e proprio romanzo, in cui vanno approfonditi anche aspetti assenti sullo schermo, ma necessari per un libro.

Diabolik: la seconda novelization

SG: Per concludere, un tuo ricordo di Stefano Di Marino, ideatore della collana Spy Game oltre che grande autore di "narrativa popolare".

ACC: Non è facile riassumere in poche parole venticinque anni di lavoro e amicizia, e di scambi di opinioni quasi quotidiani. Stiamo parlando di una figura inarrivabile e insostituibile, che non è stata mai riconosciuta come meritava. Ha vissuto nel paradosso di essere l'autore italiano di maggior successo nel campo del thriller senza che nessuno lo dicesse mai, nel continuo tentativo, alla lunga riuscito, di farlo scomparire. Ma chi scrive, come dico sempre, non sparisce mai, finché si riesce a mantenerne la presenza con i suoi libri. Nel suo caso, anche con i premi: il Premio Stefano Di Marino di Segretissimo Mondadori, in cui sono uno dei giurati, e il Premio Il Prof, associato al Premio Torre Crawford, di cui presiedo io stesso la giuria.

Altro su Spy Game...









giovedì 22 giugno 2023

Spy Game incontra Andrea Carlo Cappi - 1

A. C. Cappi sulla Ku-Damm, Berlino, 2009 (foto: V. Paggi)

Spy Game incontra...

Dopo il veterano Enzo Verrengia e l'esperto Giovanni Ingrosso, in questa serie di interviste alle firme della collana in ebook Spy Game - Storie della Guerra Fredda di Delos Digital incontriamo stavolta un autentico attivista della narrativa di spionaggio italiana: Andrea Carlo Cappi, ben noto al pubblico di Segretissimo Mondadori con il suo nome per i romanzi e i racconti della serie Medina e con lo pseudonimo (da tempo confessato) "François Torrent" per le serie Nightshade e Sickrose. Oltre a essere uno dei membri più attivi della cosiddetta "Legione Straniera" della spy story italiana, ha ereditato il ruolo di curatore della collana Spy Game dal suo ideatore Stefano Di Marino, che nel 2019 lo aveva reclutato come autore. In questa prima parte parliamo dunque della spy story secondo Cappi, mentre nella seconda esploreremo i suoi altri percorsi nell'arco di oltre trent'anni di carriera.



Andrea Carlo Cappi, lo "storico" delle spionaggio

SG: Parlaci innanzitutto dei protagonisti della serie che scrivi per Spy Game.

ACC: Miguel Torrent e Manuel Weissmann sono due personaggi diversi tra loro, che nel 1947 in Spagna si trovano a collaborare con l'MI6: è il loro handler, l'agente britannico Miles Harker, a riunirli nella squadra "Dark Duet", nome ripreso dal titolo di un romanzo di Peter Cheyney di quegli anni.
Miguel Torrent, le cui origini sono state raccontate in alcune storie raccolte nel volume Dossier Contreras, è nato a Maiorca e ha militato come repubblicano a Barcellona durante la Guerra Civile spagnola. Ma le manovre dei servizi segreti russi lo costrinsero a fuggire in Francia, dove durante la guerra fu reclutato da Harker e rimandato in Spagna come spia. In queste circostanze incrontrò Leni Schneider, che riappare negli episodi di Spy Game.
Manuel Weissmann - ispirato a una persona vissuta realmente - è nato invece vicino a Cordoba da padre tedesco e madre spagnola; nonostante l'aspetto poco iberico, è cresciuto tra flamenco, corride e cultura gitana. Arruolato suo malgrado nell'Abwehr, il servizio segreto tedesco, e stato distaccato in Francia durante il conflitto, ma dopo la liberazione di Parigi è passato dalla parte degli Alleati, nella persona di Harker.
Nella Spagna del dopoguerra entrano in gioco molti fattori: la dura repressione dei movimenti antifranchisti da parte del regime, il conflitto tra gli interessi occidentali e quelli sovietici, ma anche i nazisti che qui hanno trovato rifugio alla caduta di Hitler. Siamo all'alba della Guerra Fredda, eppure scottano ancora le ceneri della Guerra Civile spagnola del 1936-39 e della Seconda guerra mondiale scoppiata subito dopo, che nel 1945 ha portato alla divisione dell'Europa in due blocchi contrapposti. Torrent e Weissmann devono quindi fare i conti con le ombre di un passato molto vicino che influenzano il loro presente.
A differenza di altre uscite di Spy Game, costituite da episodi autoconclusivi o miniserie, quella di Torrent e Weissmann è una continuing story in cui ogni episodio comincia dalla fine del precedente.


SG: Il cognome Torrent lascia pensare che Dark Duet si ricolleghi a tutto il tuo universo narrativo noir-spionistico, che riunisce le serie Medina, Nightshade, Sickrose e Black.

ACC: Possiamo dire che in buona parte Dark Duet sia addirittura all'origine del cosiddetto "Kverse": la prima idea di questi personaggi risale al 1991 e a un progetto cui lavorai per gli Oscar Mondadori l'anno successivo, ma che venne abbandonato quando l'editor Stefano Magagnoli si trasferì in un'altra area. Quindi il progetto è anteriore anche alla comparsa nel 1994 di Carlo Medina, il primo protagonista di questo universo a essere stato pubblicato.
Paco Torrent, il personaggio che appare nella serie Nightshade e da cui ho ricavato il mio pseudonimo, è il nipote di Miguel Torrent. Quando cominciai a scrivere per Segretissimo nel 2001, ragionavo in base al mio progetto del decennio precedente: realizzare una grande saga spionistica che partisse dalla Guerra Civile spagnola per arrivare ai giorni nostri.


SG: A questo proposito, dal 1997 con Ladykill, il romanzo sul caso Diana Spencer con protagonista Carlo Medina, ma ancora di più dal 2002 a oggi con i romanzi di Mercy "Nightshade" Contreras, la tua caratteristica sono gli agganci alla cronaca globale, appunto, dei nostri giorni. Anche al punto di diventare persino "profetico", secondo alcuni.

ACC: Non faccio altro che seguire la tradizione dei due principali autori francesi pubblicati in Segretissimo, Jean Bruce con OSS 117 e Gerard De Villiers con SAS: l'innesto di trame di fantasia su situazioni autentiche di tensione internazionale, con i relativi retroscena. Con una certa frequenza, mi ritrovo a toccare argomenti non ancora noti al grande pubblico prima che lo diventino. All'inizio dell'estate del 2013 scrissi Programma Firebird, pubblicato nel dicembre di quell'anno, in cui parlavo per la prima volta dell'ISIS, di cui molti avrebbero scoperto l'esistenza solo nel gennaio 2015. Nell'autunno 2020 scrissi Sicaria, in cui segnalavo la minaccia di una guerra civile negli USA dopo la mancata rielezione di Trump; il romanzo fu pubblicato a inizio marzo del 2021, due mesi dopo l'assalto a Capitol Hill avvenuto nel frattempo. Quindi, nelle mie storie per Segretissimo, si parla di attualità in tempo reale.


SG: Qual è stata la tua iniziazione alla spy story?

ACC: Come per tutta la mia generazione e dintorni, attraverso il cinema. Accadde all'età di sei anni, con due film girati prima che nascessi: Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock e Agente 007 - Licenza di uccidere di Terence Young, che vidi nell'autunno del 1970 rispettivamente al Cinema La Fenice e al Cinema Atlas di MIlano. Da lì, oltre alle storie di spionaggio di Agatha Christie, sarei passato a leggere i romanzi di Ian Fleming, poi quelli pubblicati da Segretissimo, arrivando quindi a Len Deighton e John Le Carré... senza dimenticare Frederick Forsyth. A sei anni avevo deciso di diventare uno scrittore di thriller e a quattordici ero ormai determinato a occuparmi di narrativa di spionaggio. 


SG: Dunque anche nel tuo caso c'è stata un'evoluzione nei tuoi gusti come lettore e autore...

ACC: Più che evoluzione, una sintesi. Come lettore o spettatore sono ancora oggi affezionato alle storie spionisticamente più improbabili della serie cinematografica di 007 o degli attuali film di Mission: Impossible. Ma da quarantacinque anni mi documento abitualmente sulle attività dei servizi segreti nella realtà. Da questo è nato, nel 2010, il mio volume di non-fiction Le grandi spie, in cui ho raccontato casi e figure della storia dello spionaggio dalla Prima guerra mondiale sino a quel momento.


SG: Con il tuo nome, ma soprattutto come François Torrent, sei da oltre vent'anni un esponente molto attivo della "Italian Foreign Legion", la Legione Straniera di Segretissimo. Parlaci della tua esperienza.

ACC: Come lettore e aspirante autore di spy story desideravo scrivere per quella collana. Ci approdai come traduttore a metà anni Novanta e come autore nella primavera del 2001, quando l'allora direttore Sandrone Dazieri approvò il progetto della serie Nightshade, inaugurata nel marzo 2002 con Missione Cuba. Sotto la curatela di Sergio "Alan" D. Altieri nel 2007 arrivò a Segretissimo - per tre romanzi e qualche racconto - anche Medina, nato sugli speciali de Il Giallo Mondadori. Infine, con la direzione di Franco Forte, nel 2021 ha visto la luce la serie spin-off con protagonista Rosa "Sickrose" Kerr, anche questa firmata François Torrent. Le tre serie sono legate da una continuity che attraversa i decenni e abbraccia anche le mie storie pubblicate in Spy Game, i noir della serie Black e altri racconti o romanzi brevi.


SG: Qual è allora la tua visione della spy story?

ACC: Fondere le dimensioni investigativa e avventurosa con uno scenario realistico, sia per quanto riguarda le trame, che appunto si basano su fatti reali e situazioni plausibili, sia per quanto riguarda le prestazioni dei protagonisti o le attrezzature di cui dispongono: vale a dire che nelle mie storie di spionaggio non ci sono gadget fantascientifici, né personaggi che affrontino acrobazie improbabili. Per fare un esempio, Nightshade e Sickrose sono esperte di arti marziali, ma non vanno oltre quanto ho visto fare con i miei occhi dal guro Roberto Bonomelli, il maestro che ha preparato le coreografie dei loro combattimenti nei romanzi.
C'è giusto un aspetto che differenzia le mie storie per Segretissimo da quelle per Spy Game: nelle prime c'è una maggiore componente di azione, che risponde alle aspettative del pubblico della collana; negli episodi di Dark Duet - dove pure ogni tanto scatta qualche navaja o si spara qualche colpo d'arma da fuoco - prevalgono invece le tecniche e le situazioni dello spionaggio più classico.
Questa è del resto la filosofia con cui Stefano Di Marino ha creato Spy Game: far lavorare autori e autrici della narrativa di spionaggio italiana, stavolta senza usare pseudonimi stranieri, su vicende verosimili ambientate nella Guerra Fredda e più vicine alla spy story di Graham Greene o John Le Carré.


SG: A questo proposito, qualcuno ha commentato che ormai la Guerra Fredda è "storia vecchia"...

ACC: La Storia non è mai "vecchia". E mai come in questo periodo non solo dalla Guerra Fredda ma addirittura da tutto il Novecento si possono trarre lezioni fondamentali sul presente. Uno dei primi autori italiani a occuparsi di giallo e spy story fu Giorgio Scerbanenco, che era nato a Kiev e il cui padre era stato ucciso durante l'invasione russa dell'Ucraina indipendente, nel '22. Nel 1922, intendo.
La Storia si ripete. Ricordo una conversazione con Stefano Di Marino in cui lui osservò come la Russia ci stesse dando, di nuovo, parecchio lavoro come autori di spionaggio. Raccontare storie di quel passato non troppo lontano ci può aiutare a capire cosa succede oggi e cosa potrebbe accadere domani.


SG: Prima di passare al resto della tua produzione [nella seconda parte dell'intervista, N.d.R.], quali sono le tue prossime uscite spionistiche?

ACC: per Spy Game è appena stato pubblicato il nono episodio di Dark DuetRischio sulle Ramblas, e in autunno arriverà il decimo, La lista di Norimberga. Nel luglio 2023 esce da Segretissimo in edicola e ebook Agente Nightshade - Vodka Gang, quindicesimo romanzo lungo della serie, mentre a novembre è previsto Sickrose - Bandida, terzo romanzo della serie spin-off con protagonista Rosa Kerr, sempre da Segretissimo in edicola e ebook.

L'intervista continua a questo link!




Tutti gli episodi della serie Dark Duet di A. C. Cappi,
in ebook da Delos Digital:


Retroscena e anticipazioni di Spy Game a questo link

Sindrome 75 - Borderfiction@Admiral - Milano, 22 giugno


Giovedì 22 giugno 2023, ore 18.45, aperitivo Borderfiction all'Admiral Hotel, v. Domodossola 16, Milano (ingresso libero): Giancarlo Narciso e Andrea Carlo Cappi presentano la graphic novel di Francesco G. Lugli e Gian Luca Margheriti "Sindrome 75" e l'antologia di racconti spin-off a loro cura "Sindrome 75 - Cronache dall'Apocalisse", entrambe edite da Excalibur - RaccontaMI. Fantascienza, distopia e supereroi alternativi in una Milano le cui vicende hanno seguito un altro corso a partire dal marzo 1975...


 

sabato 17 giugno 2023

Torre Crawford Milano 2023 - 17 giugno ore 16.00


Torna Borderfiction Eventi nella sua sede classica, l'Admiral Hotel di Milano (via Domodossola 16, ingresso libero) con due appuntamenti in pochi giorni: sabato 17 giugno ore 16.00 il primo - che vedrà vari ospiti a partire da Claudia Salvatori e riguarda in un certo qual modo anche due delle presenze storiche delle serate di Borderfiction, Andrea G. Pinketts e Stefano Di Marino - è il ritorno all'Admiral del Premio Torre Crawford, già "protagonista" di un doppio incontro nell'autunno 2021; giovedì 22 alle 18.45 il secondo, imperniato sulla graphic novel di Lugli & Margheriti Sindrome 75 e sull'antologia spin-off da loro curata Sindrome '75 - Cronache dall'Apocalisse.
L'appuntamento di sabato 17 giugno alle 16.00 è dunque con "Torre Crawford Milano 2023", anteprima del Festival Torre Crawford che si terrà a San Nicola Arcella (Cosenza) nei primi tre giorni di settembre. Questo dell'Admiral è uno degli eventi "extraterritoriali" (se ne sono tenuti, oltre che a Milano anche a Roma, Benevento e Cosenza) che collegano un'edizione del Premio e del Festival Torre Crawford all'altra.
In questa occasione avranno luogo la consegna ufficiale di un premio ispirato ad Andrea G. Pinketts a Claudia Salvatori, che le verrà consegnato da Elisabetta Friggi e Rossella Marino dell'Associazione Pinketts; e l'annuncio dei finalisti della IV edizione del Premio Torre Crawford, ossia dei racconti selezionati dalla giuria dell'omonimo concorso, che andranno a costituire l'antologia Uomo in mare! in uscita a inizio settembre 2023, edita direttamente dall'Associazione Torre Crawford.
Sarà inoltre presentata la precedente antologia del Premio, Un'inquietante sensazione indefinibile, a cura di Andrea Carlo Cappi, presidente della giuria e conduttore dell'evento, che include il racconto premiato di Claudia Salvatori.
All'evento partecipano anche gli altri vincitori delle ultime due edizioni Claudio Bovino, Mario Gazzola (che presenta il volume da lui curato Hyde in Time) e Valentina Di Rienzo (che presenta il suo nuovo romanzo L'esigenza di uccidere).


Per chi non conoscesse il Premio Torre Crawford, si tratta di un concorso letterario per racconti inediti la cui prima edizione ha avuto luogo nel 2020. Nasce a San Nicola Arcella, rinomata località della costa cosentina in cui a cavallo tra XIX e XX secolo d'estate risiedeva e lavorava lo scrittore statunitense (nato e a lungo vissuto in Italia) Francis Marion Crawford. Questi, oltre a essere un ponte culturale tra Italia e Stati Uniti, fu il primo autore di bestseller nel senso moderno del termine, antesignano di Mario Puzo, Ken Follett e Stephen King. Romanziere affine al verismo, scrittore di romanzi storici, firmò anche memorabili racconti gotici, uno dei quali - tra le più celebri storie di vampiri di ogni tempo - è ambientato proprio a San Nicola Arcella e, in particolare, ai piedi della "Torre Crawford", come viene tuttora chiamata l'antica torre spagnola che oggi domina l'apprezzata spiaggia locale.
Da qui e dal legame ancora vivo tra San Nicola Arcella e Francis Marion Crawford è nata l'idea di un premio letterario che facesse rivivere lo spirito dello scrittore. Ogni anno viene quindi proposto un tema preciso, ricavato da una citazione dell'autore "americo-italiano", su cui i partecipanti elaborano un racconto originale che può appartenere a qualsiasi genere narrativo o essere del tutto "mainstream".
La giuria presieduta da Andrea Carlo Cappi - lavorando su copie anonime dei testi - sceglie i racconti che ritiene migliori e che vanno a comporre l'antologia annuale, impreziosita da una traduzione inedita (dello stesso A. C. Cappi) della storia di Crawford che ha ispirato il concorso di quell'anno, così come da un racconto sullo stesso argomento di una firma italiana contemporanea di prestigio.
I primi tre volumi, disponibili in volume anche presso la segreteria del Premio Torre Crawford, sono stati editi in cartaceo e ebook da Oakmond Publishing: Perché il sangue è la vita (2020) - unica delle raccolte a essere esplicitamente dedicata all'horror in quanto si apre con la storia di vampiri ambientata a San Nicola Arcella - che vede ospite Cristiana Astori; Innamorarsi di un fantasma (2021) che contiene un'inedito di Alda Teodorani; Un'inquietante sensazione indefinibile (2022), con un racconto di Claudia Salvatori. Tutti e tre i libri sono in vendita all'appuntamento del 17 giugno.
Dalla seconda edizione, una particolare sezione del concorso è riservata alle scuole secondarie superiori: i primi due racconti classificati entrano a loro volta a far parte dell'antologia. A tutto ciò si sono aggiunti altri due premi ispirati a due autori italiani recentemente scomparsi, assegnati ai racconti della raccolta che più si avvicinino allo spirito dell'uno e dell'altro. Il primo, dal 2021, è "E io lo dico a Pinketts!" (dal titolo del primo racconto premiato, al Mystfest di Cattolica, di Andrea G. Pinketts), in collaborazione con l'Associazione Pinketts; è stato vinto nel 2021 da Claudio Bovino (anche primo classificato di quell'anno) e nel 2022 da Claudia Salvatori. Il secondo, dal 2022, è "Il Prof" (dal soprannome di Stefano Di Marino, l'erede di Emilio Salgari), vinto da Valentina Di Rienzo.
Tra i nomi annunciati il 17 giugno, che si ritroveranno nell'antologia del 2023, figurano i vincitori del Premio Torre Crawford, del Premio "E io lo dico a Pinketts!" e del Premio "Il Prof" di quest'anno... ma la classifica definitiva e i vincitori delle varie categorie saranno decisi nelle prossime settimane da una seconda giuria, costituita da Cristiana Astori, Enrico Luceri, Claudia Salvatori e Alda Teodorani, sotto la presidenza di Andrea Carlo Cappi. La rivelazione avverrà alla cerimonia di premiazione a San Nicola Arcella, la sera di sabato 2 settembre 2023, nel corso della IV edizione del Festival Torre Crawford, con vista - appunto - sulla Torre Crawford.

venerdì 16 giugno 2023

Iperwriters - Magia verde

Photo: Nareeta Martin on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 23 - Magia verde

Venerdì, ore 13.
Sono sceneggiatrice di fumetti, anche se nessuno lo sa. All'anagrafe, per rinnovarmi la carta d'identità, l'impiegato deve andare a cercare "sceneggiatore" in un apposito elenco: in seguito avrei attribuito l'aneddoto a Marino Strano, protagonista del mio Superman non muore mai. Se la professione non fosse stata nell'elenco, non sarei esistita. Nel mio quartieraccio nessuno sapeva che si potesse diventare sceneggiatore. Sceneggiatrice? Una ragazza era appena arrivata dalla Luna.
Questa situazione mi irritava, ma in un certo modo mi esaltava, in quanto prometteva una clamorosa rivincita quando sarei stata scoperta. Non sarei stata scoperta: ho continuato a navigare incognita fino a quando non sono diventati sceneggiatori tutti. A quel punto non c'era più nulla da scoprire.
Mi vengono i brividi quando penso alla leggerezza con cui volavo in quel nuovo e adrenalinico mestiere, affrontando tutte le sfide, accettando tutte le offerte, cimentandomi in ogni genere narrativo: thriller, noir, fantascienza, storico, western, fantasy, commedia, dramma.
Mi fanno paura le attuali scuole di fumetto, i corsi di scrittura creativa che durano settimane, ma anche mesi o anni. Anni a imparare l'ingegneria della fiction.
Il mio metodo di lavoro all'inizio degli anni '80 consisteva in questo: quando dovevo scrivere per un certo editore o una certa testata mi procuravo (o mi venivano forniti in studio) pacchi e pacchi di pubblicazioni in tema. E leggevo per ore, per giorni. Leggevo fino a quando non sentivo di aver metabolizzato quella che potrei chiamare l'anima di quella forma, stile e linguaggio. Il processo di assimilazione era molto piacevole, per nulla razionale. Razionale e invece faticoso era ricreare quell'anima, facendola passare attraverso la mia chimica personale. Riuscire era un'esperienza di grande appagamento. L'idea sembrava arrivare dal Cielo.
Sceneggiavo già da più di quindici anni e avevo già pubblicato cinque romanzi quando, in una convention di sceneggiatori Disney, ho ascoltato la mia prima lezione di scrittura creativa.
Comunque, il mio atteggiamento verso il lavoro resta tuttora magico. Non è magia bianca, perché un po' di nero nel mestiere di scrivere scorre sempre. Ma non è neppure nera, e tantomeno rosa.
Potrebbe essere magia verde, la magia della natura. Quella che fa crescere le piante.


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