venerdì 21 aprile 2023

Iperwriters - Bancarella senza premio

Photo: Nacho A on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 19 - Bancarella senza premio

Venerdì, ore 13. Scusate la digressione del precedente editoriale, e scusate se insisterò ancora sul costo della cultura.
Alle superiori, quando avevo un po' di soldi da spendere, andavo dalle capanne degli schiavi (il quartiere di periferia in cui abitavo) alla bancarella di libri (in semicentro, territorio della classe media). Un chilometro di distanza, che spesso percorrevo a piedi.
(Veramente le bancarelle erano due: una vendeva libri nuovi, in edizione economica accessibile alla mia paghetta; l'altra vendeva libri molto usati, perfino ingialliti e accartocciati, ancora più economici).
Alla bancarella ho trovato tutte le meraviglie che sono tuttora le mie pietre miliari: Il ritratto di Dorian Gray, Madame Bovary, Cime tempestose, Frankenstein, le opere di Stevenson e Poe.
Le ho scovate per puro istinto animale. Sui profili social tento di scrivere: laurea in lettere, in seguito autodidatta. Non c'è mai completamento automatico della frase, perché nessuno la usa. Eppure, in molti sono convinti di aver lavorato seriamente solo fino alla terza media. Io pure sentivo di dovermi istruire da sola.
Ho scovato i libri, dicevo, come un cane da tartufi mai addestrato usa comunque il suo fiuto, e scova i tartufi. E, da cane senza padroni, probabilmente se li mangia. Ma, diversamente da un cane, io i tartufi li pagavo.
La cultura ha un costo per chi la produce. In tutti i sensi e sotto tutti gli aspetti: tempo, energia, studio, fatica, rabbie, tensioni, e tanta pazienza. Un notevole costo esistenziale. Senza premio.
Una generazione di scrittori della mia età, come me, ha pagato un costo per la cultura di formazione, e un costo per la cultura che ha prodotto. Parliamo di persone che avevano investito molto, o quasi tutto, su un progetto di tipo letterario. Questa generazione oggi è scomparsa. Civilmente, quando non fisicamente.
I libri che hanno scritto, che abbiamo scritto dando sangue e anima, si sono venduti alla fine degli anni '90 per uno e due euro. I blogger attuali ignorano che siano mai esistiti. Alcuni “recensori” negano perfino che io sappia scrivere.
Avevamo investito noi stessi per avere una vita: e la cultura ci è costata la vita.

martedì 11 aprile 2023

Mister Hyde: il doppio e il suo doppio


"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Robert Louis Stevenson (1886) è un capolavoro della narrativa gotica, ma anche un'icona del dualismo dell'animo umano, oltre che - come sottolineò Stephen King in un suo saggio - una disamina dell'ambiguo potere della scienza che si ricollega al "Frankenstein" di Mary Shelley. E, fatto molto curioso, è anche il romanzo che fu scelto per inaugurare la rinascita de "Il Giallo Mondadori" dopo la Seconda guerra mondiale, pur essendo del tutto estraneo alle linee della collana, prima e dopo.
Correva voce che il manoscritto originale del lungo racconto fosse bruciato nel caminetto di casa Stevenson, per mano dell'autore o, secondo altre versioni, di sua moglie. Quindi sarebbe esistito un "doppio perduto" di una storia sulla perdizione del "doppio".
Tempo fa ci arrivò un curioso messaggio che riportammo - sospettosi - su questo blog. Ma ora riceviamo dalla casa editrice Edikit un brano di un testo di imminente pubblicazione in un volume a cura di Mario Gazzola, che potrebbe scuotere tutte le convinzioni in merito al dottor Jekyll. Nell'enigmatica nota con cui il curatore accompagna l'estratto si fa riferimento anche a un "Hyde e l'altro", opera di una contemporanea di Stevenson di nome Jane Mason, da cui proviene l'illustrazione di apertura.
Dov'è stato recuperato dunque l'estratto che segue, in cui incontriamo un Hyde spaventosamente lucido, pronto a esprimere appieno le proprie malefiche potenzialità? E sarà un caso se questo misterioso manoscritto stevensoniano torna alla luce in un'epoca in cui la natura (umana e non) ha risvegliato in Occidente le paure ataviche dell'uomo, dalla pestilenza alla guerra?

... Le mie escursioni notturne nei goffi ma energici panni del bieco Hyde divennero sempre più frequenti, man mano che guadagnavo maggiore sicurezza nella miscelazione dei componenti e nei dosaggi della pozione da assumere. E parimenti più ardite divennero le mie imprese e le gratificazioni che ne traevo, pur senza trovarmi mai veramente sazio: ogni piacere, ogni godimento, per quanto sfrenato, qualsiasi forma di possesso e abuso riuscissi (e riuscivo sempre) a stabilire sul prossimo che per sua sfortuna incappava sul mio cammino, non bastava mai a saziare la mia brama di spingermi oltre.
Era esattamente come in tutti quei libri gotici che avevo letto, il profondo studio di Baring-Gould o i racconti a tinte forti di altri scrittori francesi, come quel Dumas, che sembrava aver profetizzato il mio stesso destino, oppure Guy de Maupassant (sempre i dannati francesi!), in cui un uomo qualsiasi durante le fasi lunari di luna piena si trasforma in un lupo ferocissimo e insaziabile. Ma quello del licantropo è un mito comune a molte culture ben prima della letteratura gotica contemporanea, non è solo una creatura di fantasia per spaventare bambini e donzelle, e neppure un prodotto della malattia mentale, come sostengono diversi psicologi moderni. Esso non rappresenta che il ritorno a quel primitivo stato di ferocia naturale che esalta i sensi e gli istinti sopiti del carnivoro umano, dalle menadi greche ai vlukodlak slavi fino ai berserker scandinavi, i terribili compagni di Odino nella Caccia Selvaggia, un altro rituale di sangue ben rappresentato dal dipinto del pittore norvegese Arbo.
Il lupo sbrana la preda per istinto, è nella sua natura, e incarna la Paura per antonomasia della razza umana: quella dell’aggressione e della violenza. L’uomo che ritrova il lupo in sé si scopre più robusto, più forte, il naturale dominatore del creato. E, come dimostrano i riti orgiastici di tante culture tribali, più potente e vorace è anche il suo sesso. Proprio come in me ora. Edward Hyde non era dunque un mostro, bensì semplicemente l’uomo riportato alla sua originaria natura ferina. L’uomo che sedeva fiero al vertice della piramide naturale, che si nutriva e si serviva a proprio piacimento delle creature che lo circondavano nella valle dell’Eden, che dominava la femmina com’essa aveva bisogno fisiologico d’esser dominata.
Un lupo, ma con la profondità mentale che solo all’uomo garantisce l’inesauribilità del desiderio, in forza del quale la brama più divorante, il piacere più dolce, è sempre quello che sta ancora dinanzi ai nostri occhi come una chimera da conquistare. Come un frutto per Tantalo.
Questo era il vero potere del mio farmaco: la droga avrebbe scatenato il potere della mia mente di mutare il mio stesso corpo (o, chissà, forse solo la sua percezione da parte del mondo), aprendo la porta del mio studio privato allo scellerato Hyde, che non sarebbe mai stato riconosciuto quale alter ego luciferino dello stimato e mite dottor Jekyll. E così avrebbe potuto andare liberamente fino al fondo più oscuro di un’esistenza votata al Male assoluto, senza correre rischi di punizioni da parte della legge degli uomini e senza impedire che l’altra metà della mia anima, quella proba e virtuosa, proseguisse il proprio cammino nel Bene.
A volte pensavo che avrei dovuto condividere la mia scoperta con il resto dell’umanità: avrei potuto preparare la dose più grande possibile della mia pozione, alla diluizione più intensa, quindi introdurmi con la scusa di qualche ricerca medica per la salute pubblica e finalmente versarla nell’acquedotto municipale di Londra. Sarebbe stata l’apoteosi demoniaca di un genio del Male: non più un semplice malfattore dei vicoli notturni, ma un gigante della statura di un Satana miltoniano, che col suo gesto blasfemo avrebbe liberato dalle catene della “civiltà”, del “bene”, le menti di tutti gli uomini, persino quelle delle donne.
Finalmente Hyde avrebbe regnato su un immenso baccanale di lupi feroci e menadi infoiate, come all’inizio dei tempi nelle selve primitive, di nuovo e per sempre.

PS del 14 aprile 2023: la soluzione dell'enigma a questo link.

venerdì 7 aprile 2023

Iperwriters - Il costo della cultura

Photo: Mika Baumeister on Unspash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 18 - Il costo della cultura

Venerdì, ore 13. E' stata una vera sfortuna vivere in un'epoca in cui la cultura si regala. Ovvero, si finge di promuoverla per immetterla nel circuito degli svuotacantine, assimilando libri e film a mobili vecchi, abiti vecchi, stoviglie vecchie, e ogni sorta di roba vecchia.
Per analizzare il processo (e le motivazioni) che hanno trasformato la cultura e le arti nella donna-gallina del finale di Freaks di Todd Browning (la ricordate?) occorrerebbero tre o quattrocento di questi editoriali.
Parliamo di potere d'acquisto e facciamo un po' di comparazioni. Tutti sappiamo che un ebook, oggi, costa da 0 a 0,99 damned euro. Non ne diamo la colpa alla digitalizzazione: infine, se per un ebook si pretendessero 100 euro, 100 euro verrebbero pagati.
Mezzo secolo fa, negli anni '70, un libro, anche in edizione economica, costava quanto un ingresso al cinema o in discoteca. Un classico nel pubblico dominio costava, perché gli editori sostenevano costi di stampa. Con le nostre paghette, da giovani, dovevamo scegliere se leggere o comprare un biglietto ferroviario per passare una domenica al mare. E per avere un libro in edizione di lusso aspettavamo Natale o il compleanno. La cultura aveva un suo costo, com'era giusto, perché noi ne capivamo il valore.
Max e io, da giovani, andavamo al cinema almeno tre sere alla settimana. Avevamo un abbonamento per un posto fisso a teatro che non avremmo potuto permetterci: regalo di mia suocera, molto costoso. Ho quindici scaffali di libri in casa, un piccolo patrimonio se potessi rivenderli rivalutati con un interesse del dieci per cento annuo.
Oggi i giovani vengono pagati per comprare libri, andare al cinema, a teatro e nei musei. Ora, conosciamo le leggi di mercato: il sentimento del valore di un oggetto cresce in proporzione al suo prezzo. Se te lo svendono, pensi che valga poco. Se te lo regalano, è una delusione. Se ti costringono a comprarlo, lo rivendi. A quegli sventurati che ancora ne fanno uso: probabilmente, insegnanti che già stanno cercando di farti capire l'importanza della lettura.
Strano paradosso di un sistema capitalista: pubblicità progresso con invito alla lettura e opere letterarie tirate dietro in perdita.
Ma anche questo è parte di un lavoro, in corso da decenni, per azzerare ogni merito alla creatività umana.

giovedì 30 marzo 2023

Il mondo di Diabolik: Cologno Monzese, 1° aprile 2023

A. C. Cappi in "Diabolik sono io" di Giancarlo Soldi

Sabato 1° aprile 2023 alle 17.00 a Cologno Monzese (Milano) presso la Biblioteca Civica, piazza Mentana 1 (MM2 Cologno Centro), per "Eureka-Fumetti in biblioteka" a cura di Sbam Comics, "Il mondo di Diabolik": origini, retroscena, curiosità, con Andrea Carlo Cappi. (Ingresso libero).

Andrea Carlo Cappi, scrittore, è autore dei romanzi di Diabolik & Eva Kant e del saggio ufficiale "Fenomenologia di Diabolik". Collabora con la casa editrice Astorina con articoli sugli speciali "Il Grande Diabolik" e "Diabolik Magnum". Ha pubblicato le novelization dei film "Diabolik" e "Ginko all'attacco" dei Manetti bros. ed è apparso nel ruolo di se stesso nel docu-film "Diabolik sono io" di Giancarlo Soldi.



giovedì 23 marzo 2023

Iperwriters - Le nonne del Corsaro Nero

Photo: Maksim Kaharlitsky on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 17 - Le nonne del Corsaro Nero

Venerdi, ore 13. Ovviamente, non ho assorbito e metabolizzato soltanto libri. La mia è stata la prima generazione italiana cresciuta (allevata?) dalla televisione. Prima nelle case dei vicini, in brevi flash allucinatori che riempivano di delizia. Talvolta di deliziosa paura, come quando Belfagor, il fantasma del Louvre, avanzava lungo le sale del museo, nel suo paludamento nero e con la sua maschera funeraria.
Ricordo Ivanhoe, una serie di telefim di cui cantavamo la sigla in coro ai giardini pubblici. Narrava, con ogni probabilità, le imprese di Ivanhoe.
Alle medie inferiori, con l'apparecchio in casa, seguivo La nonna del Corsaro Nero, un musical avventuroso-satirico che tutti (tutti, l'ho scoperto nel corso del tempo) gli scrittori della mia età hanno amato. La serie non si trova negli archivi della RAI. È perduta per sempre, e la piangiamo. La sigla faceva: "Un grande urrà per nonna sprint, la vecchia che è più forte di un barile di gin..." ecc.
Esiste ancora invece, ed è disponibile, Biblioteca di Studio Uno, con Quartetto Cetra, altra serie (assai letteraria) che ho adorato nella mia adolescenza.
Più avanti, alle medie superiori, passavo un pomeriggio alla settimana guardando Gulp - Fumetti in tivù, un programma divulgativo di storia e critica del fumetto. Avevamo una sfufa in cucina che riscaldava soltanto metà della casa e la televisione in soggiorno, alla fine di un lungo corridoio, che d'inverno era una ghiacciaia. Accendevano una stufetta più piccola, a bombola. Il piacere che provavo riscaldandomi i piedi gelati è coniugato nella mia memoria al piacere di scoprire i fumetti.
Ovviamente ne leggevo a vagonate, in quel periodo. Potevo passare da I promessi sposi a Satanik apprezzando e godendo entrambi, senza soluzione di continuità mentale.
Erano tutte droghe e realtà corrette, per me. Amabili nonne del corsaro nero che mi addolcivano la vita, come fate su una culla.
E poi i due film settimanali, e gli sceneggiati gialli. Mi chiedevano, all'epoca del mio primo romanzo giallo, come avessi potuto ideare e padroneggiare una struttura di quel genere, avendo letto solo (e poca) Agatha Christie.
E si stupivano. Io mi stupivo del loro stupore. Per assimilare una struttura gialla non bastavano Perry Mason e il tenente Sheridan?

venerdì 10 marzo 2023

Iperwriters - Correzioni della realtà

Photo: Renan Savidan on Unsplash

Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 16 - Correzioni della realtà

Venerdì, ore 13. Il 13 è un numero fortunato o sfortunato a seconda delle culture e dei paesi. E' una fortuna o una sfortuna stare stretti nella realtà?
C'è chi nasce per l'azione e nella realtà sta come un delfino fra le onde. Non ha bisogno di immaginare, perché il suo paradiso è già intorno a lui/lei (o forse questo tipo di persone, come i delfini, sono minacciate da inquinamenti e disagi ambientali?)
C'è chi nasce per l'immaginario, e la scienza moderna non sa o non vuole spiegare perché (l'assunto è che di base siamo tutti uguali... come le formiche operaie).
Ricordo la prima volta in cui ho immaginato qualcosa di irreale. Sono piccola, in seconda o terza elementare. Ho una compagna di scuola preferita, che mi tradisce preferendomi un'altra, prendendomi perfidamente in giro. Conosco l'amarezza del tradimento, e l'umiliazione mi appare intollerabile.
Dopo non so quanto tempo, tempo per assimilare e riprendermi, sto seduta davanti a una finestra. Guardo fuori e lascio andare la mente. Comincio a immaginare che la compagna di scuola mi ami, mi preferisca a ogni altro essere umano. Camminiamo insieme tenendoci per mano, in perfetta armonia. Su un sentiero fiorito, nel sole.
Queste correzioni della realtà diventeranno presto abituali, quasi automatiche. Una sedia davanti alla finestra, lo sguardo perduto in lontananza, tutta la noia e disgusto trasmutati in luce.
Qualcuno potrà giudicarlo deviante, patologico. Ma, a meno che non si considerino normali bullismo, perfidia e piacere nell'infliggere sofferenza, diciamo che è normale correggere la realtà. Non resta che far torto o patirlo, essere bulli o correggerli almeno con l'immaginazione.
Due o tre anni dopo, in quinta elementare, ho capito di saper scrivere vincendo un concorso per il miglior tema sulla visita alla centrale del latto locale. Inventando un teaser, il mio gatto che leccava la ciotola del latte. Questo gatto, che avrei voluto, non esisteva. Avevo corretto la realtà.
Correggendo la realtà con l'immaginazione si può arrivare ovunque, dal passato più leggendario al futuro più inimmaginabile.
Si può riuscire a correggerla di fatto: per tutta la vita mi sarei procurata la compagnia di gatti.
Per andare a vivere in Atlantide ci vorrà più impegno.

mercoledì 8 marzo 2023

Eva Kant: 60 anni nel crimine


Il 1°marzo 1963 il pubblico del fumetto italiano incontra un nuovo personaggio, che affianca il protagonista della testata Diabolik e rimarrà al suo fianco per i sessant'anni successivi e oltre. Si chiama Eva Kant (il cognome si pronuncia come si legge, come quello del filosofo tedesco) e porterà un cambiamento profondo nella storia del fumetto.
Angela Giussani ha dato vita alla serie ispirandosi al primo romanzo del ciclo di Fantômas dei francesi Allain & Souvestre trasferendone le situazioni mezzo secolo dopo, nei più tecnologici anni Sessanta. Subito affiancata dalla sorella Luciana, rimane sorpresa del successo del primo albo e del suo protagonista, apparsi nel novembre 1962. Forse anche per la misteriosa sparizione del disegnatore del numero uno, hanno tardato qualche mese a mandare in edicola il secondo albo, uscito il 1°febbraio 1963, ma il terzo arriva puntuale quattro settimane dopo. Si intitola L'arresto di Diabolik.
Nella serie, ancora sotto l'influenza del romanzo di Allain & Souvestre, Diabolik è l'equivalente di Fantômas, l'ispettore Ginko è la trasposizione dell'ispettore Juve, il giornalista Fandor si è trasformato in Gustavo Garian, destinato negli anni ad avere un ruolo minore. Manca ancora una figura femminile, un personaggio che replichi la complice di Fantômas, Lady Beltham. Le sorelle Giussani danno vita a Lady Eva Kant, ma proprio dopo la sua apparizione la serie Diabolik comincerà ad allontanarsi dal modello originale, seguendo sentieri sempre nuovi e originali.

Illustrazione di Giuseppe Palumbo, copyright Astorina Srl

Le sorelle Giussani sono tra le prime donne italiane a dedicarsi al fumetto. Trattandosi di un giallo dalle connotazioni criminali, si firmano A. e L. Giussani forse nel timore che il pubblico non sia interessato a leggere storie di quel genere non scritte da uomini: dopotutto le già numerose autrici di gialli, a partire da Agatha Christie, sono più orientate sulla detective story più classica.
Il loro primo personaggio, che ruba e uccide impunito, è già di per sé una rivoluzione nel fumetto, solitamente popolato da eroi senza macchia e senza paura. Ma l'ingresso di Eva Kant è una seconda rivoluzione: una donna che lotta per la propria parità, conquistandola un po' alla volta negli episodi successivi, non perché Diabolik sia maschilista, ma solo perché per le sue esperienze passate non si fida di nessuno. Tuttavia stiamo parlando di un'antieroina innovativa, di fatto femminista come le sue autrici, che si distingue dalla maggior parte delle "fidanzatine" di altri personaggi dei fumetti precedenti, il cui ruolo era spesso solo quello di essere salvate dall'eroe.
Anche nell'aspetto Eva Kant lascia il segno. Non sfugge una possibile influenza dell'immagine di Grace Kelly in Caccia al ladro di Hitchcock, dove l'attrice interpreta l'aspirante complice del ladro gentiluomo incarnato da Cary Grant. La prima apparizione a fumetti di Lady Kant ricorda decisamente l'entrata in scena di Grace Kelly nel film. In questo la sua attuale interprete cinematografica, Miriam Leone (nellimmagine di apertura), è assolutamente perfetta.


Se Diabolik dà origine a una lunga serie di epigoni a fumetti, dei quali il più rilevante è senz'altro Kriminal di Magnus & Bunker, anche Eva Kant ispira qualche imitatrice, come Zakimort (pubblicata dalla casa editrice di Gino "Ginko" Sansoni, marito di Angela Giussani) o Satanik (anch'essa di Magnus & Bunker) nelle storie della quale si trovano maggiori componenti fantastiche e suggestioni erotiche.
Ma Eva Kant, tra tutte, è l'eroina criminale destinata alla carriera più lunga, giunta ai sessant'anni il 1° marzo 2023, anche se per lei, in base alla regola "bisestile" (un anno di invechciamento ogni quattro di pubblicazioni) ne sono passati solo quindici. Fin dalla sua apparizione la testata potrebbe anche ribattezzarsi Diabolik & Eva Kant. Ma ci sono state diverse storie in cui è stata lei stessa protagonista unica, con il proprio marchio in copertina, dai fumetti al mio quarto romanzo originale della serie, Eva Kant - Il giorno della vendetta del 2009.
La prima storia che ha visto insieme la diabolika coppia ha avuto un "remake" a fumetti che ne espandeva la vicenda ed è approdata nel 2021 sul grande schermo con Diabolik-Il film dei Manetti Bros. diventando nel contempo un mio romanzo. Ma anche nel film successivo, Diabolik - Ginko all'attacco! del 2022 (anch'esso basato su una storia a fumetti degli anni Sessanta e ora trasposto in un mio libro), Eva ha un ruolo quasi superiore a quello del suo compagno di avventure. La casa editrice Astorina ne ha celebrato l'anniversario con l'albo inedito in edicola nel marzo 2023: Nel nome dei Kant, mentre l'8 marzo è arrivato in dvd in edicola e sulle piattaforme tv il film Ginko all'attacco!

(Di Eva Kant si è parlato su Radio Number One il 1° marzo 2023)

Tutto sui romanzi di Diabolik & Eva Kant a questo link.

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...