giovedì 23 marzo 2023

Iperwriters - Le nonne del Corsaro Nero

Photo: Maksim Kaharlitsky on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 17 - Le nonne del Corsaro Nero

Venerdi, ore 13. Ovviamente, non ho assorbito e metabolizzato soltanto libri. La mia è stata la prima generazione italiana cresciuta (allevata?) dalla televisione. Prima nelle case dei vicini, in brevi flash allucinatori che riempivano di delizia. Talvolta di deliziosa paura, come quando Belfagor, il fantasma del Louvre, avanzava lungo le sale del museo, nel suo paludamento nero e con la sua maschera funeraria.
Ricordo Ivanhoe, una serie di telefim di cui cantavamo la sigla in coro ai giardini pubblici. Narrava, con ogni probabilità, le imprese di Ivanhoe.
Alle medie inferiori, con l'apparecchio in casa, seguivo La nonna del Corsaro Nero, un musical avventuroso-satirico che tutti (tutti, l'ho scoperto nel corso del tempo) gli scrittori della mia età hanno amato. La serie non si trova negli archivi della RAI. È perduta per sempre, e la piangiamo. La sigla faceva: "Un grande urrà per nonna sprint, la vecchia che è più forte di un barile di gin..." ecc.
Esiste ancora invece, ed è disponibile, Biblioteca di Studio Uno, con Quartetto Cetra, altra serie (assai letteraria) che ho adorato nella mia adolescenza.
Più avanti, alle medie superiori, passavo un pomeriggio alla settimana guardando Gulp - Fumetti in tivù, un programma divulgativo di storia e critica del fumetto. Avevamo una sfufa in cucina che riscaldava soltanto metà della casa e la televisione in soggiorno, alla fine di un lungo corridoio, che d'inverno era una ghiacciaia. Accendevano una stufetta più piccola, a bombola. Il piacere che provavo riscaldandomi i piedi gelati è coniugato nella mia memoria al piacere di scoprire i fumetti.
Ovviamente ne leggevo a vagonate, in quel periodo. Potevo passare da I promessi sposi a Satanik apprezzando e godendo entrambi, senza soluzione di continuità mentale.
Erano tutte droghe e realtà corrette, per me. Amabili nonne del corsaro nero che mi addolcivano la vita, come fate su una culla.
E poi i due film settimanali, e gli sceneggiati gialli. Mi chiedevano, all'epoca del mio primo romanzo giallo, come avessi potuto ideare e padroneggiare una struttura di quel genere, avendo letto solo (e poca) Agatha Christie.
E si stupivano. Io mi stupivo del loro stupore. Per assimilare una struttura gialla non bastavano Perry Mason e il tenente Sheridan?

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