mercoledì 29 gennaio 2025

I corsi di scrittura di Stefano Massaron


Stefano Massaron -  Lezioni notturne, Residui, Ruggine, per citare solo alcuni suoi titoli - non è solo uno scrittore, né solo uno dei "cannibali", come vennero etichettati alcuni nomi della sua generazione per la loro partecipazione a una celebre antologia. Ha lavorato a lungo nel mondo dell'editoria, anche come traduttore, e dal 1996 tiene corsi di scrittura, che dal 2009 (di fatto un precursore) ha trasferito online.
Le "lezioni notturne" di Massaron - corso di base e corso avanzato - riprendono in febbraio e sta per scadere (31 gennaio 2025) l'offerta speciale di iscrizione a entrambi i corsi lanciata lo scorso Natale. Tutti i dettagli sono a questo link

venerdì 24 gennaio 2025

Iperwriters - Fiaba etnica e thriller

 

Immagine generata mediante AI

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 63 - Fiaba etnica e thriller

Venerdì, ore 13. All'università mi ero accostata al formalismo russo e i libri di Vladimir Propp (Edipo alla luce del folklore e Le radici storiche dei racconti di magia) mi avevano affascinata, lasciandomi una profonda impressione che dura tuttora.
Propp analizzava la fiaba di Cenerentola evidenziandone le variazioni e mutazioni dal folklore di un popolo all'altro, da una parte del mondo all'altra. La fiaba narra di una regina (o principessa, o nobile) vilmente spodestata che riconquista il suo regno per intervento soprannaturale della madre morta (o maga, o fata): giustizia trionfa. La sua origine si perde nella notte dei tempi e ogni civiltà ha una sua Cenerentola. La struttura della storia non cambia; cambiano a volte alcuni elementi narrativi.
Negli anni '90 pensavo che il thriller (e spesso lo dicevo in pubblico) potesse costituire l'equivalente di una fiaba etnica adattata alla nostra epoca, in cui non ci sono più re e regine, streghe, maghi e cavalieri, ma soltanto un omologato e smarrito “noi”. L'etnia a cui mi riferisco non è più circostritta e identitaria, ma planetaria e globalizzata.
Da un paese all'altro, da un'abientazione all'altra, il thriller si presenta come una favola nera. Laica e razionalista, conserva tuttavia echi dei racconti di magia: l'impatto emotivo, la paura, il mistero, la dimensione onirica.
I personaggi sono: il killer (più o meno mostruoso e creativo), il detective e le vittime. La struttura in genere segue questo schema: shock iniziale per l'assassinio di una prima vittima, indagini e caratterizzazione del detective, crescendo drammatico con più vittime, svelamento, psicodramma con vittoria (o talvolta sconfitta, o finale aperto) delle forze del Bene.
Dimentichiamoci pertanto di ogni pretesa di realismo: i nostri detective sono Cenerentole alla ricerca non di un regno (ogni regno è perduto), ma di una “verità” in un mondo in cui si è assassini, o vittime, o spettatori perlopiù impotenti. La giustizia non trionfa, ma ne resta uno straccetto, magari sporco.
Si sceneggia il Male in ogni fiction, senza limiti e censure. E a volte mi chiedo se questo estrarre tutti gli scheletri dagli armadi, scoperchiare tutte le tombe, sturare tutte le latrine sia benefico, cura per una società malata, o la manifestazione stessa del Male che cammina sulla terra.
Non ho ancora una risposta.

venerdì 3 gennaio 2025

Iperwriters - Non volevo essere un giallista

Immagine realizzata con AI

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 62 - Non volevo essere un giallista

Venerdì, ore 13. Non volevo essere un giallista. E' una frase che ho sentito spesso pronunciare, in pubblico e in privato, da molti colleghi che avevano ottenuto visibilità scrivendo gialli. Io pure devo aver detto qualcosa del genere, in altri tempi. Delle ragioni che mi hanno portata al fumetto e al giallo, ho già parlato.
Proverò a interpretare le ragioni di altri scrittori.
Fra gli anni '80 e i '90 il confine fra i generi letterari e tutto il resto si stava facendo sempre più labile. Conseguenza della famosa crisi dei valori nella società contemporanea di cui si sentiva parlare da inizio secolo. Gli scrittori non avevano più temi eroici e passioni forti da trattare. Se ci fosse stata una battaglia di Waterloo, per narrarla si sarebbe impiegata la docufiction televisiva. La certosa di Parma e Guerra e pace sarebbero stati romanzi superflui e (scommetterei) certamente rifiutati dagli editori.
In questa debolezza narrativa l'orrore e il terrore, l'assassinio e l'efferatezza erano il solo mezzo per esaltarsi scrivendo e per catturare e avvinghiare il lettore a quanto si voleva trasmettere, quale che fosse.
Un tabù e un marchio epocale. Un segno di grande potenza espressiva che stimolava scrittori e lettori dando frutti nuovi. La morte in filigrana trasformata in gioco di ruolo, ultimo elemento narrativo forte.
Tutto il resto, quello che non era genere, si stava dirigendo verso altre forme, che non ci parevano meno di intrattenimento rispetto a quello che facevamo noi. Neo-neo-neo avanguardie con inserti di pulp e splatter, e neominimalismi. Piccole faccende quodidiane, esili come fili di fumo, esposte con una grandiosità che mi sconcertava e mi faceva sorridere. Non mancavano storie “colte” su Mozart e storie su violiniste dal culo a violino, secondo la migliore tradizione italiacana del romanzo sui turbamenti erotici di intellettuali per stravaganti ragazze (mi stupiva però che dopo gli anni '70 e la rivoluzione sessuale si facesse ancora un dramma dell'adulterio borghese).
Stando su un confine che stava svanendo (non crollando come il muro di Berlino, ma piuttosto evaporando come acqua che bolle) molti di noi, che non avrebbero inteso iniziare con lo scrivere gialli, ma stavano ingiallendo in un mondo ingiallito, o piuttosto ingrigito, si sentivano a buon diritto di far parte del mondo letterario italiacano tout court.

venerdì 13 dicembre 2024

Iperwriters - Idee nell'aria

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Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 61 - Idee nell'aria

Venerdì, ore 13. Mi ero indignata moltissimo quando un critico, recensendo il romanzo di una donna (peraltro quotata) aveva definito l'autrice “il barman del Grand Hotel che ci ha riservato una grande sorpresa”. Intendendo: Chi se lo sarebbe mai aspettato?
Ma che diritto aveva quel critico di dare della cameriera a una scrittrice probabilmente laureata come lui, con una formazione identica alla sua? Evidentemente, dando del barman alla collega, tradiva il suo disprezzo per una concorrente. I radical chic hanno modi squisiti con le cameriere che li servono restando al loro posto, ma diventano feroci con quelle che aspirano alle loro posizioni. Di una ferocia sempre mielata e condita di graziosi cazzeggi.
I miei primi haters non erano stati per nulla raffinati, ma rozzi e violenti, come se oltre a sfidarli li avessi anche spaventati.
Negli anni '90 si usava dire che le idee erano nell'aria. Come se i cervelli, già tutti collegati, girassero come eliche spandendo neuroni intorno. Erano in molti, sparsi per il mondo, a poter concepire un'idea per una storia. Il merito non andava alla persona che la scriveva e pubblicava per prima, ma alla persona che veniva dalla famiglia e dalla casta giusta.
Negli anni '90 avevo moltissime idee, si può dire, condivise con ignari colleghi che non sapevano che le condividessi. Un killer dalla personalità multipla e perfino un criminale camaleontico, che assume corpo e identità delle sue vittime (ne ho fatto una storia Disney). Oltre al thriller Schiavo cerca padrona, ambientato nel mondo BDSM, che avrebbe dovuto essere il primo del genere.
Anche Superman non muore mai è stato uno dei primi libri italiani a trattare temi come la dislessia e la pedofilia, e conteneva un abbozzo di progetto per una serie che avrei voluto sviluppare a fumetti: Bloody Eye, vampiro detective difensore dei mostri.
Tutte queste idee sono state realizzate da altri, e gli americani ci avevano già preceduto di parecchi anni.
Comunque, Superman non muore mai è stato forse il primo e unico grosso colpo che ho messo a segno. Il primo giallo italiano ambientato nel mondo del fumetto. Difficile realizzare un altro “primo giallo italiano ambientato nel mondo del fumetto”.
E forse questo mi ha meritato lo tsunami di odio che mi ha investita.

martedì 10 dicembre 2024

Darkness, il giustiziere dell'avventura


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Un'ottima notizia: la narrativa di avventure in lingua italiana ha un nuovo valido esponente, che da molti anni vive e lavora in Brasile: il suo nome, dalle misteriose origini mitteleuropee, è Damir P. V. Fillén. A pubblicarlo è LoGisma, casa editrice fiorentina della quale ho apprezzato un saggio di cui ho scritto su queste pagine tempo fa. Questa rara incursione dell'editore nella narrativa permette di scoprire un'appassionante saga di azione e intrighi internazionali, tra paesaggi esotici e stanze segrete del potere.
Nell'efficace ricostruzione degli anni Venti del secolo scorso si riconoscono molte matrici, prima fra tutte un'eco dei romanzi di Emilio Salgari, lettura irrinunciabile per molte generazioni. Ma si sente anche sapore di feuilleton, con una storia orizzontale che si sviluppa da un episodio all'altro, e di pulp magazines, le gloriose riviste americane di narrativa popolare di cui l'autore eredita tecniche e strutture, impiegandole con mano sapiente. Ogni episodio (tre per ogni volume, nei primi tre libri) è una novelette autoconclusiva di un centinaio di pagine, che talvolta si chiude con qualche piccola anticipazione della storia successiva. Inoltre, come vedremo tra poco, i protagonisti riprendono dalla narrativa di quel periodo anche certi elementi che dal pulp sono trasmigrati nei fumetti degli anni Trenta: vengono in mente L'uomo mascherato e il primo Batman.
Il protagonista, affiancato da numerosi comprimari, è il classico eroe gentiluomo che, ricco di famiglia (un po' come Doc Savage o, appunto, Bruce Wayne), si dedica all'avventura e soprattutto alla causa della giustizia. Si nota che l'autore ha assorbito anche la lezione di Clive Cussler: ha molta cura per i dettagli di armi bianche e da fuoco, così come automobili, aerei e navi d'epoca, inseriti con leggerezza, ma in grado di dare una sensazione di "technothriller vintage", per così dire. Si avverte anche un aspetto linguistico curioso ma caratteristico e interessante: l'autore si esprime con un lessico ricco e preciso; tuttavia, lontano dall'Italia da decenni e poliglotta come i suoi personaggi, si nota che ogni tanto sta ragionando in una delle tante lingue a sua disposizione.

Ma veniamo alla trama. Alla fine della Prima guerra mondiale l'asso dell'aviazione austro-ungarica Viktor von Trux, mentre viene coinvolto suo malgrado in un caso di spionaggio, scopre che il padre - morto da poco - faceva parte di un'organizzazione segreta che combatte per il bene dell'umanità. Viktor ne eredita il compito e riceve una rivelazione sconvolgente: da cinque millenni la Sacra Allenza della Fenice si oppone all'ancor più antica Stirpe del Serpente, che ambisce al dominio del mondo. La malefica Stirpe controlla banche e case regnanti, si infiltra nella politica e nelle religioni. I grandi fatti della storia, guerre o rivoluzioni che siano, nascondono manovre dei Serpenti per trarre profitti segreti dai conflitti o sperimentare il controllo delle masse mediante le ideologie più estreme. Per fortuna la Fenice non è da meno e ha a sua volta alleati in alto loco. Se l'aspetto complottistico non è una novità, il vero motivo di interesse è il modo in cui viene abilmente reinterpretato.
Come nei fumetti di Martin Mystère (anche se qui non ci sono elementi soprannaturali) e talvolta nei romanzi di Clive Cussler, si incontrano figure della Storia, quali Lawrence d'Arabia o Nikola Tesla, che fornisce a Viktor von Trux attrezzature tecnologicamente sorprendenti; ma anche personaggi della letteratura, come un anziano Sherlock Holmes e gli ormai adulti "Irregolari di Baker Street".
Viktor si rende conto che per lottare contro i Serpenti è necessario nascondersi sotto una falsa identità: quando deve affrontarli in campo aperto, assume il nome di battaglia "Darkness" alias "l'Angelo della Vendetta", indossando un'armatura protettiva e un inquietante elmo con le fattezze di un teschio, cui si aggiungono poi opportuni "effetti speciali" progettati da Tesla. Nelle sue operazioni segrete il protagonista è affiancato dalle due donne della sua vita - Regina (alias Moonshine) e la loro comune amante Lola (alias Black Rose) - e da una squadra di amici, i Rogue Gentlemen, costituita perlopiù da reduci della Grande Guerra di entrambi gli schieramenti. Un po' alla volta tutti loro assumeranno doppie identità da eroi mascherati.

Si susseguono dunque avventure, seduzioni, battaglie e duelli, dalla caccia a un reperto in Egitto a intrighi politici a Parigi, alla lotta contro i discendenti di Dracula (inteso come il personaggio storico) e il loro corpo d'élite chiamato "i Vampiri". Viaggiando sotto la copertura del circo volante "Birds of Prey", Darkness e i suoi sventano un attentato sotto falsa bandiera a Firenze, la diffusione di un agente batteriologico in Inghilterra, un traffico di piccoli schiavi e spose bambine in Medio Oriente. E, in un castello in Belgio, fronteggiano il vertice dei Serpenti: Samuel d'Astaris (che grazie a un astuto espediente si fa credere immortale dai propri affiliati) e le sue due compagne, una delle quali è Lara, un tempo ingannevole fidanzata di Viktor.
Dopo i primi tre volumi del ciclo di Darkness - Il volto dell'angelo, Sulle tracce dei VampiriLa furia di Darkness il 12 dicembre 2024 esce il quarto libro, Senza tregua, che stavolta contiene due storie, di cui una lunga il doppio del solito. La prima vicenda è innescata dal ritrovamento di due antichi reperti in Siria; su questa base i Rogue Gentlemen partono per una spedizione archeologica di cui non svelano i veri obiettivi; ciononostante, mentre viaggiano verso l'India a bordo di quattro Rolls Royce blindate, devono affrontare le forze mobilitate dai Serpenti, decisi a precederli in una scoperta che sconvolgerebbe gli equilibri del mondo. Nella seconda vicenda, Darkness e i suoi si imbarcano sul transatlantico Pharaoh in rotta verso New York, come guardie del corpo dell'ex primo ministro francese Briand, latore di uno scottante dossier sulle manovre dei loro avversari; ma, per salvaguardare i loro segreti, i Serpenti sono pronti ad affondare l'intera nave.
Ogni storia è un viaggio nel passato che fa rivivere non solo il mondo di un secolo fa, ma anche il gusto per la letteratura popolare di quei tempi, la stessa che è stata saccheggiata nei decenni da fumetti, cinema e televisione. Ora che sono di moda le serie tv, che ne riprendono le strutture narrative, è un piacere ritrovare storie del genere con un gusto moderno, ma nella loro forma originaria: i libri.

Il ciclo di Darkness di Damir P. V. Fillén su Amazon:

Il volto dell'angelo 320 pagine, 16,00 euro

Sulle tracce dei Vampiri 272 pagine, 14,66 euro

La furia di Darkness 304 pagine, 15,00 euro

Senza tregua 282 pagine, 15,20 euro



lunedì 2 dicembre 2024

Il corpo (2024)

 



Recensione di Andrea Carlo Cappi


In Italia, negli anni '70, si chiamava "thrilling" ed è un piacere ritrovarlo dopo tanto tempo. Il genere, noto nel mondo come Italian giallo, era una particolare formula di thriller psicologico carico di suspense, che spesso flirtava con il soprannaturale: poteva contenere elementi di ghost story (come lo sceneggiato di Daniele D'Anza Il segno del comando del 1971) o semplicemente giocare con suggestioni spettrali (come un altro sceneggiato del 1976, La mia vita con Daniela di Domenico Campana).
Il corpo (2024), sceneggiato dal regista Vincenzo Alfieri e da Giuseppe Stasi, è il remake italiano di El cuerpo: un thriller spagnolo del 2012 scritto e diretto da Oriol Paulo, chiaramente ispirato dalle opere dei francesi Boileau & Narcejac (dai cui romanzi negli anni '50 furono tratti I diabolici di H. G. Clouzot e La donna che visse due volte di A. Hitchcock) con un forte sapore di Italian giallo. Alfieri ricrea la trama con qualche dettaglio in più e dà all'attore Giuseppe Battiston la possibilità di sviluppare appieno e magnificamente la figura del detective, con un'interpretazione ricca di sfumature.

Cappi con Battiston e Alfieri (Fotogiaco)

Rebecca Zuin (Claudia Gerini) è la potente e affascinante ereditiera di una casa farmaceutica italiana. Bruno Furlan (Andrea Di Luigi), già docente precario di chimica all'università, è il suo assai più giovane marito; il matrimonio gli ha garantito una posizione da top manager, un'esistenza nel lusso e una collezione di auto sportive, ma vivere con Rebecca, egoista e manipolatrice, è molto più difficile del previsto. Dopo una breve, rischiosa relazione con la sorella della moglie, avvocato della compagnia (Rebecca Sisti), Bruno si innamora della studentessa Diana Bettini (Amanda Campana); lascerebbe Rebecca, ma perderebbe tutto e dovrebbe affrontare la vendetta della donna.
D'un tratto Rebecca muore di infarto.
Ore dopo il guardiano notturno dell'obitorio viene investito da un'auto mentre fugge in preda al terrore. L'ispettore Cosser (Giuseppe Battiston), chiamato a investigare, viene informato che è sparito un cadavere: quello di Rebecca Zuin, in attesa dell'autopsia il mattino seguente. Sotto la pioggia scrosciante, Bruno - che sta passando la sua prima notte da vedovo con l'amante Diana - è convocato all'obitorio... e per lui comincia un incubo. Il poliziotto, che non si è ancora ripreso dalla perdita della propria moglie e maschera il dolore con un senso dell'umorismo pungente, comincia a fare domande. Perché Bruno non sembra turbato dalla morte di Rebecca? Dov'era quando la polizia ha cercato più volte di chiamarlo? Ha forse ucciso la moglie e fatto sparire il corpo per evitarne l'autopsia, in modo da coprire un delitto?
Intanto lo stesso Bruno si chiede se Rebecca sia davvero morta. O forse è una non-morta? Durante un blackout all'obitorio qualcuno ha aperto l'armadietto con i suoi effetti personali e si è appropriato del cellulare. E' ottobre, ma un calendario mostra la data del 20 marzo, che per Rebecca ha un particolare significato. Bruno trova un ambiguo messaggio e un cellulare che suona la canzone preferita della moglie (Piccolo uomo, di Mia Martini) che per qualche ragione lui odia. Qualcuno o qualcosa sta facendo un gioco rischioso e persino Diana, a casa propria, potrebbe essere in pericolo. Solo alla fine della storia ogni mistero sarà risolto, nel corso di uno straordinario monologo di Battiston nel ruolo dell'ispettore Cosser.


Dodici anni fa in Spagna vidi, appassionandomici, la versione originale: El cuerpo, con Belén Rueda (per me indimenticabile dall'horror The Orphanage, di J. A. Bayona del 2007) nel ruolo dell'ereditiera ricca ed egoista, e José Coronado nella parte dello sbirro. La storia, che si svolge perlopiù in una notte all'obitorio e si espande con i flashback che rivelano il passato dei personaggi, dava la netta sensazione che lo sceneggiatore-regista Oriol Paulo avesse riscoperto l'Italian giallo.
Il remake italiano è stato girato un anno fa in sette settimane e tre giorni a Roma (anche se la città non è precisata nella vicenda). Quando ho letto del nuovo cast, mi è parso perfetto. Ma la grande sorpresa de Il corpo è l'approccio più approfondito all'ispettore. All'incontro con il pubblico ieri sera a Milano, al fianco di Giuseppe Battiston, il regista ha confessato che lo stesso attore ha suggerito qualche battuta e il modo in cui recitarla, rendendo il personaggio più intenso rispetto all'interpretazione di Coronado. Ma è questo che dovrebbe fare un remake: aggiungere qualcosa alla versione precedente. Ci sono stati altri rifacimenti di El cuerpo e ne sono previsti altri, ma qualcuno dei prossimi - sottolinea Battiston - saranno basati sulla sceneggiatura di Alfieri.
Curiosità: Belén Rueda è apparsa anche in Perfectos desconocidos di Alex De la Iglesia (2017), remake spagnolo di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (2016) di cui Giuseppe Battiston era uno degli interpreti originali. Claudia Gerini, già interprete Eva Kant nel videoclip di Amore impossibile dei Tiromancino (2004), nella trilogia di Diabolik dei Manetti bros (2021-23) è, al pari di Amanda Campana, uno degli alias mascherati di Eva Kant.
Tornando a Il corpo: molto tempo fa nei cinema italiani si poteva accedere alla sala in qualsiasi momento della proiezione, ma per certi thriller era "proibito entrare durante l'ultimo quarto d'ora", una regola che varrebbe anche in questo caso. Ma io aggiungerei lo stesso suggerimento che compariva nei titoli di coda de I diabolici di Clouzot: se vi è piaciuto questo film, ditelo ai vostri amici... ma non siate diabolici, non rivelate a nessuno come va a finire.

venerdì 29 novembre 2024

Iperwriters - Bullismo intellettuale

Photo Nordii mathinsen on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 60 - Bullismo intellettuale

Venerdì, ore 13. L'evento che ho descritto nell'ultimo editoriale può essere stato drammatico, ma mi è stato utile per imparare a diffidare e a proteggermi. Ad altri è capitato qualcosa di simile, e in certi casi di peggiore. Ho assistito ad episodi di bullismo intellettuale, in presenza e online, che in confronto quello delle strade di periferia è un parco giochi per bambini.
Il bullismo intellettuale all'epoca in cui imperversavano le presentazioni di libri ante-social era raffinato, sottile e tagliente. Talmente sottile che quasi non ti accorgevi dei tagli. Io, che nutrivo un pregiudizio positivo, me ne sarei accorta perfino dopo mesi e anni. Ero affascinata dagli intellettuali borghesi progressisti ed ero convinta che non potessero mai, mai e poi mai agire come la teppa che avevo conosciuto in passato. Credevo con incrollabile fede che fossero umani e invidiosi (come lo sono io) ma abbastanza leali (come lo sono io) da rispettare il talento in chi ce l'ha.
Ad uso dei colleghi scrittori, proverò a fornire qui alcune considerazioni sul bullismo letterario italiacano, a mio avviso la premessa da cui derivano certi comportamenti sui social.
Se eravate uomini avevate sempre in sala lo scrittore-migliore-di-voi, quello il cui genio doveva essere riconosciuto e divulgato al posto del vostro che valeva poco o nulla.
Se eravate donne e puntavate sul vostro fascino erotico, subivate i più disgustosi tentativi di adescamento e gli attacchi di due scrittori-migliori-di-voi, un maschio e una femmina. Se puntavate solo sull'intelletto, eravate ricondotte su un terreno erotico: subivate i più disgustosi tentativi di adescamento e gli attacchi di due scrittori-migliori-di-voi, un maschio e una femmina.
Per tutti c'erano quelli che, sia sul palco mentre vi stavano presentando, sia fra il pubblico, vi facevano notare gli errori nel testo. Anche se avevate sbagliato un orario ferroviario. E i provocatori che (spesso fingendo un goliardico scherzo a cui non ci si poteva sottrarre senza mancare di spirito) colpivano in qualsiasi modo congruo e incongruo.
La mia tecnica, fin dal principio, è sempre stata quella di dar ragione a tutti. Alla mia ultima presentazione due tizi mi hanno chiesto: Ma in fondo scrivere non serve a niente, no?
Ho risposto sì, sì, certo. A niente.

Iperwriters - Addio, Grande Blek

I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 65 - Addio, Grande Blek Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters naviga...