giovedì 10 aprile 2025

Milano, 10/4/25: l'aperitivo perduto di "Profondo rosso"


Milano, giovedì 10 aprile 2025, dalle 19.00 all'Hotel Admiral (v. Domodossola 16, ingresso libero) aperitivo thriller-musicale con il rock dei Cavem Sound System live e la prima presentazione del nuovissimo libro-prequel del celebre film Profondo rosso, intitolato Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna.

In piena Design Week milanese, accadono strane cose all'Admiral di via Domodossola. Il suo salone si è trasformato in una galleria d'arte contemporanea (con opere di Grittini, Malacarne, Meloniski, Mentuschi e Radchenko) e giovedì 10 aprile dalle 19,00 ospita il concerto della band Cavem Sound System, specializzata in classici del rock anni '70. Un "apericena"? No, un "aperithriller", perché tra Come Together e Smoke on the Water echeggeranno le note inquietanti del capolavoro di Dario Argento: Profondo rosso, film che, insieme alla sua epocale colonna sonora dei Goblin, ha appena compiuto cinquant'anni esatti.
All'Admiral si presenta infatti per la prima volta al pubblico il libro che racconta antefatto, retroscena e segreti mai svelati sinora del giallo che mezzo secolo fa per la prima volta terrorizzò il pubblico italiano. "Un libro che non c'era", ha spiegato Luca Valtorta su La Repubblica, "appare per pochi istanti nel film, ma in realtà non è mai esistito" fino a oggi: curato da Mario Gazzola e Andrea Carlo Cappi, è appena stato pubblicato dalla casa editrice che si chiama appunto Profondo Rosso, di cui è titolare lo scrittore e regista Luigi Cozzi, a lungo collaboratore di Dario Argento.


Paragonato da Valtorta su La Repubblica al Necronomicon lovecfraftiano e alle Finzioni di Jorge Luis Borges, Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna è nel film opera di Amanda Righetti (una delle vittime del serial killer, interpretata da Giuliana Calandra), ma nella realtà frutto del lavoro di dieci autrici e autori italiani specializzati in mystery, horror e thriller, tra cui Roberta Guardascione, qui esordiente nella narrativa ma già apprezzata illustratrice, che oltre a curare la sorprendente parte grafica del libro ha contribuito a costruire una delle trame che lo percorrono.
Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna è infatti al tempo stesso il prequel del film, una raccolta di storie di fantasmi e di leggende urbane basata sull'indice del libro (visibile nei fotogrammi di Profondo rosso) e un romanzo sulle indagini di Amanda Righetti, vera e propria detective del mistero. Tra coloro che ne ricostruiscono le vicende ci sono anche Claudia Salvatori, Giada Trebeschi, Claudio Bovino, Paolo Di Orazio, Enrico Luceri, Gian Luca Margheriti e lo stesso Luigi Cozzi, con un racconto ispirato dalla protagonista femminile del film, l'attrice Daria Nicolodi.
La sera del 10 aprile, dalle 19.00, tra i brani musicali dei Cavem e i drink del bar dell'Admiral, Mario Gazzola, Andrea Carlo Cappi e Claudio Bovino, racconteranno il "dietro le quinte" di uno dei libri più inaspettati dell'anno, cui lo stesso giorno è stata dedicata una doppia pagina anche sul settimanale Crimen-Cronaca Vera (v. sotto). Oltre che all'evento, il libro è in vendita al Profondo Rosso Store, da Bloodbuster e sulle principali liberie online, tra cui Mondadori Store, LaFeltrinelli, IBS e Libraccio.


 


domenica 6 aprile 2025

Franco Pezzini: Morte astrale



Recensione di Claudia Salvatori

Siamo al crepuscolo dell'età vittoriana, culla di quell'immaginario che ha folgorato noi “di nicchia”, madre di Sherlock Holmes, Dorian Gray, Dracula, Mister Hyde e tutti gli amabili mostri che ancora ci incantano, moltiplicati in innumerevoli apocrifi, prequel, sequel, manipolazioni in libri, film e serie televisive. Un immaginario che viene fruito volentieri nel nostro paese, ma poco alchemicamente lavorato da scrittori e sceneggiatori.
Cito però il recente Hyde in Time di Mario Gazzola (Edikit), che fa vivere il dottor Jekyll attraverso le epoche, incarnato in Jack the Ripper e così via, fino ai giorni nostri, il tempo degli assassini (e dei consumatori di oppiacei) già preannunciato da Rimbaud.
In Morte Astrale (appena uscito da Polidori) Franco Pezzini racconta questo crepuscolo e il tramonto della Golden Dawn, l'ordine ermetico di cui hanno fatto parte Arthur Machen e altri scrittori suoi coevi, fra i quali Aleister Crowley, dal risplendente talento letterario. Di Crowley abbiamo letto di recente l'antologia poetica Macchie Bianche e il romanzo Moonchild, entrambi editi da Independent Legions.
L'ordine della Golden Dawn è stato l'ultimo depositario della tradizione, delle sapienze antiche e della storia esoterica della civiltà umana.
Ne è ben consapevole Pezzini, erudito e saggista di valore, che nella sua prima opera narrativa fa trasparire questa storia con grande ricchezza di riferimenti culturali dalle sue più lontane origini attraverso le epoche e i popoli, pur senza rinunciare a condurci in una narrazione avvincente.
Nella protagonista Ariadne, maga naturale in grado di compiere viaggi astrali, Pezzini ridona dignità alla Grande Madre e alla partecipazione femminile nella spiritualità: la Golden Dawn, come le chiese gnostiche, ammetteva le donne fra i suoi ranghi (ne facevano parte la moglie di Oscar Wilde e svariate eminenti scrittrici e filosofe).
E' in fondo l'eterna lotta fra il Bene e il Male che viene narrata, su due livelli temporali. Un rituale magico, un anti-Graal capace di porre fine alla vita sulla terra, viene combattuto e vinto da un poeta cantore nel Medioevo. La stessa magia cattiva dovranno affrontare a combattere i restanti adepti di una Golden Dawn minacciata dall'interno e dall'esterno.
Dissolta, a mio parere, meno dal mago secessionista Aleister Crowley e più dalla stessa dissoluzione dell'Occidente, da una propaganda diffamatoria materialista e scientista che l'ha sprofondata negli inferni mediatici di un satanismo da televisione.
E' proprio nel nostro tempo, in cui i “segreti e misteri” storici e archeologici vengono presentati come se fossero fiction perché non ci si creda, che sono benvenute le fiction con sottotesti di verità... perché infine ci si creda.






















venerdì 4 aprile 2025

Iperwriters - "Vuoi pubblicare il tuo libro?"

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 67 - "Vuoi pubblicare il tuo libro?"

Venerdì, ore 13. Una domanda appesa sopra la mia testa. Avevo già pubblicato diversi libri apparsi in librerie e fiere, quando mi è capitato di leggere questo invito alla pubblicazione su un treno.
Il cartellino di non ricordo quale casa editrice dondolava sinistramente dai sostegni per i bagagli, seguendo il movimento della carrozza.
Ora, le case editrici a pagamento erano sempre esistite. I professionisti della scrittura le evitavano come la peste e i professionisti dell'editoria le disprezzavano. Operavano in segreto. Come una vergogna dal retrogusto di fallimento per chi pagava, e dal retrogusto di malafede per i tipografi che chiedevano “il contributo spese”.
Ma quel cartellino era qualcosa di diverso. Del tutto svergognato, come il più trash dei format televisivi. Un presagio, un segno diabolico. Era una PUBBLICITA'.
Dubito che, dopo gli anni '50 del secolo scorso, qualcuno abbia consegnato il suo nome alla storia letteraria con un libro autopubblicato (se siete a conoscenza di qualche caso, ditelo). Lo aveva fatto Marcel Proust, poi strumentalizzato come argomento a sostegno di chi si autopubblicava: Se chi mi deve giudicare è miope e non vede il mio genio, devo continuare a crederci e trovare altri modi per mostrarlo al mondo.
Ma Proust viveva a Parigi. E in una certa Parigi, il faro culturale del mondo. Chi la conquistava arrivava a tutti. Un libro autopubblicato poteva essere lasciato davanti alla porta di casa di altri scrittori e critici eminenti, portato alle redazioni dei giornali, letto ad alta voce nei salotti.
Per chi si autopubblicava all'inizio degli anni '90 in una provincia italiana non c'erano Amazon e i social network. Internet cominciava appena a diffondersi nelle case. La grande editoria era ancora la Grande Muraglia. Quella piccola un arcipelago in espansione, con troppe incognite.
Autopubblicare, se andava bene, significava recuperare le spese vendendo metà delle copie a una banca o azienda sponsor e l'altra metà fra parenti, conoscenti, presentazioni nel circondario, fiere del fungo e castagnate danzanti. Andasse bene o male, la fine della strada era il nulla. Nessun direttore editoriale apriva mai un prodotto self per leggerlo. Sapevano riconoscere dalla grafica un lavoro professionale da uno no.
E io? Non volevo forse, in mezzo a tutto questo, pubblicare il mio libro?

(Immagine generata con AI)


sabato 29 marzo 2025

US Palmese: vittoria dei Manetti bros


Recensione di Andrea Carlo Cappi

Tutti sanno quanto il calcio sia amato in Italia. Ma, quando il co-regista Marco Manetti chiede al pubblico . prima dellla proiezione all'Anteo-Palazzo del Cinema di Milano - "C'è qualcuno che non ama il calcio?" devo alzare la mano. Non sono molto interessato all'argomento, anche se di tanto in tanto guardo qualche partita delle nazionali italiana e spagnole. Ma ciò non significa che non possa piacermi una storia sul football: non ho bisogno di essere un esperto di pesca per leggere Il vecchio e il mare o di arti marziali per godermi I tre dell'Operazione Drago.
Il nuovo film degli apprezzatissimi Manetti bros - Marco e Antonio - parla di una star del calcio che finisce in una piccola squadra di dilettanti, un eroe caduto che alla fine ritrova la sua strada. Parla di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, con il tipo di personaggi che si possono trovare in una città del Sud... ma in realtà in qualsiasi città italiana; e dei loro sogni. Una commedia all'italiana a sfondo sociale della miglior specie, un film sportivo e, senza dubbio, un'opera dei Manetti, con le loro caratteristiche ironia ed empatia.
Beninteso, sono di parte, perché conosco da un bel po' questi due, sono affenzionato a loro e al loro cinema. Ho lavorato con loro - soprattutto con Marco - alle novelization della loro trilogia cinematografica di Diabolik e ora capisco perché ogni tanto lui rispondesse da Parigi alle mie chiamate. Ma, soprattutto, mi piace il loro modo di fare i film.

Marco manetti (fotocappi)

A Milano il giovane campione del calcio Etienne Morville (interpretato dall'ex calciatore e ora attore belga Blaise Afonso), cresciuto nelle banlieues parigine, è diventato ricco, viziato, aggressivo; per quanto abbia inventato una mossa unica, chiamata "Houdini", ora fa notizia più per le sue intemperanze che per le prodezze sul campo.
Nel frattempo a Palmi, Vincenzo (Rocco Papaleo), pensionato vedovo che vive con la figlia Concetta (Giulia Maenza), seduto in un caffè a parlare di calcio con gli amici, fa un paio di conti: se tutti i concittadini versassero 300 euro a testa, la U.S. Palmese potrebbe comprarsi un vero campione, come Morville.
Concetta ha molti dubbi. La poetessa Ferraro, intellettuale del luogo, considera il calcio l'oppio dei popoli. Nondimeno Vincenzo riesce a mettere insieme la cifra e per giunta il manager di Morville costringe il calciatore ad accettare l'offerta, per ripulirgli il nome e l'immagine. Dopo le grandi squadre e la bella vita a Parigi e Milano, il luogo e il gioco sono totalmente diversi. Dapprima il campione non sembra accettare le nuove regole. Ma poi ritrova se stesso, cambiando la propria esistenza, la squadra e la città, con qualche sorpresa nel finale.

Antonio Manetti (fotocappi)

La vera Palmese è ora sotto tutti i riflettori, con i registi che ne indossano la maglietta ufficiale nero-verde quando presentano il film. U.S. Palmese è stato girato a Parigi, Milano e naturalmente a Palmi, amatissima dai registi oltre che città d'origine della loro madre, cui il film è dedicato. Parlato in italiano, francese e in dialetto palmese, il film impiega alcuni espedienti tecnici che - dice Marco - sono stati ispirati dalle serie animata giapponese Holly e Benji. I fan dei Manetti fans possono riconoscere il loro stile nelle riprese, ma soprattutto la loro passione per il cinema.
Oltretutto, nel loro percorso tra i generi cinematografici (horror, fantascienza, noir, musical e ora sport) sembrano anche avere trovato l'epica, i volti e persino la colonna sonora (come sempre di Pivio & Aldo De Scalzi, qui punteggiata da rap dalle tre diverse locations) che potrebbero permettere loro di esplorare anche lo spaghetti western.
Ho appena avuto il tempo di chiederglielo, mentre erano circondati dagli ammiratori nel foyer del cinema. "Chi lo sa..." ha risposto Marco.



venerdì 28 marzo 2025

I fantasmi di "Profondo Rosso"


Retroscena di Andrea Carlo Cappi

Vi racconto due storie in breve, una immaginaria e una vera. Ma tutt'e due sono relative a un libro che esiste davvero e che trovate, oltre che in un paio di negozi ben noti di cui vi parlerò più avanti, anche su insospettabili piattaforme online come Mondadori Store, IBSLa Feltrinelli o Libreria universitaria. Potrebbe capitarvi di trovarlo anche in una libreria vicina a casa, ma, nel caso molto probabile che questa invece ne fosse sprovvista e non intendesse ordinarvene una copia, vi sentireste dire che questo libro non esiste. Il che era vero, fino a poche settimane fa...


Ecco la prima storia. Nel 1954 una laureanda di Roma, Amanda Righetti, dedica la propria tesi a quelle che anni dopo prenderanno il nome di "leggende urbane": assassini misteriosi, fenomeni inspiegabili. oscure presenze nell'Italia del Novecento. Mentre ricostruisce queste vicende - in qualche caso indagando in prima persona - Amanda entra in contatto con una casa editrice di Perugia, che nel 1956 pubblica la tesi sotto forma di libro. Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna non diventa un bestesller ma, grazie al crescente interesse sul paranormale, è il trampolino di lancio per la carriera di "indagatrice del mistero" dell'autrice.
Senonché, in quel suo primo libro, Amanda ha omesso alcuni dettagli: da un pericoloso segreto riguardante una villa abbandonata alla propria passione malsana per le opere di Regina Calamai, artista maledetta degli anni Venti. Perciò nel 1974 decide di ripubblicare il suo primo libro, ormai introvabile nella vecchia edizione, stavolta raccontando tutto ciò che ha taciuto in passato. Nel frattempo contatta una sensitiva tedesca che, tra le bizzarre opere d'arte della propria collezione, conserva anche le famigerate Pitture Nere di Regina Calamai.
Tuttavia nel marzo del 1975 la sensitiva e la scrittrice sono tra le vittime di una catena di omicidi, proprio quando la riedizione di Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, aggiornata e illustrata con le Pitture Nere, sta per andare in stampa. La pubblicazione viene sospesa e il testo dimenticato fino al 2024, quando i bibliofili Mario Gazzola e Andrea Carlo Cappi ne rintracciano le bozze e lo fanno finalmente pubblicare a cinquant'anni dalla morte dell'autrice; comprese le illustrazioni, la cui autenticità è certificata dall'esperta Roberta Guardascione.


La seconda storia: il 7 marzo 1975 esce al cinema il celebre thriller di Dario Argento Profondo rosso; tra i personaggi figura la scrittrice Amanda Righetti, autrice di un libro intitolato Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, nel quale i protagonisti Marc e Gianna trovano indizi sui misteriosi omicidi che insanguinano la città. Nel film si vedono la copertina del volume, l'indice e le prime pagine di uno dei capitoli. Il libro, benché mai esistito, sembra proprio vero.
Quasi mezzo secolo dopo, lo scrittore Mario Gazzola ha l'idea di realizzare "dal vero" l'opera fittizia di Amanda Righetti e propone al collega Andrea Carlo Cappi di raccogliere un gruppo di autrici e autori che insieme a loro ne scrivano i capitoli elencati nell'indice, i cui titoli sono ben visibili in un fotogramma del film. Cappi contatta Luigi Cozzi, già sceneggatore e film-maker di culto, che con Dario Argento ha collaborato a lungo; nel 1989 i due registi hanno fondato insieme in via dei Gracchi 260 a Roma "Profondo Rosso", casa editrice, libreria e sede del Museo degli Orrori di Dario Argento, dove sono ricostruiti alcuni set dei suoi film. Luigi Cozzi accoglie il progetto dei due scrittori-curatori in veste di editore e vi partecipa con un suo racconto.
Intanto Gazzola e Cappi si rivolgono alla loro artista di fiducia, Roberta Guardascione che, oltre a lavorare alle illustrazioni, contribuisce al libro con un suo racconto e importanti idee strutturali, tanto da diventarne di fatto il terzo curatore. Il volume -  cui collaborano anche Claudio Bovino, Paolo Di Orazio, Enrico Luceri, Gian Luca Margheriti, Claudia Salvatori e Giada Trebeschi - non è soltanto una "raccolta di racconti", ma anche un "romanzo" su Amanda Righetti e l'antefatto di Profondo rosso, in cui si spiegano alcuni dettagli finora enigmatici del film. Il libro esce nel marzo 2025, proprio in occasione del cinquantennale del capolavoro di Dario Argento.


Una delle due storie che ho raccontato è vera. Scegliete voi quale. Ma, se anche voi considerate Profondo rosso una pietra miliare del thriller italiano, non potete fare a meno di procurarvi una copia di Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna, di Amanda Righetti, edito da Profondo Rosso.
Lo potete acquistare presso le librerie online che ho citato in apertura. Naturalmente lo trovate al Profondo Rosso Store (in via dei Gracchi 260 a Roma, oppure online sul sito o mediante ordine a info@profondorossostore.com). E da Bloodbuster (a Milano in via Panfilo Castaldi 21, oppure online sul sito); oppure, sempre a Milano, all'edicola di viale Sarca (davanti a Tempi Moderni).
E, in qualsiasi parte d'Italia, potete trovarlo online o, se siete fortunati, anche nella vostra libreria di fiducia. Se invece vi dicono che non esiste, avvisateli che un pupazzo inquietante potrebbe spuntare da un momento all'altro tra gli scaffali...

(Nella foto in apertura: Giuliana Calandra nel ruolo di Amanda Righetti in Profondo rosso; nell'immagine più in basso, il libro di Amanda Righetti in un fotogramma del film. Qui sotto: il booktrailer di Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna.)



venerdì 21 marzo 2025

Iperwriters - Il re degli zombi

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 66 - Il re degli zombi

Venerdì, ore 13. Sto ancora cercando di creare una mia collana di fumetti.
Abbandonata l'idea del vampiro “integrato” Bloody Eye, sviluppo un personaggio in parte umano e in parte zombi. Abel.
Da diversi decenni lo zombi (insieme probabilmente alla saga del pianeta delle scimmie e al filone dei disastri ecologici: ma solo quest'ultimo è stato politicizzato) è ammonimento e profezia.
Gli umani dell'Occidente ex cristiano sono morti che camminano. Mi pare stimolante invertire la zombificazione facendo dello zombi un essere dotato di coscienza. Alcuni autori già si stanno muovendo in questa direzione. Abel è un sanguemisto zombi “integrato”, capo naturale di una comunità di mostri “integrati” in un futuro prossimo.
Il progetto Abel piace molto a Massimo Marconi, ma la Disney non ha spazio per collane non disneyane.
A questo punto permettetemi un flash-forward. Abel diventa un romanzo uscito nel 2009, numero 9 della collana Urania Epix. Fra i vari spunti di quella che sarebbe stata la serie scelgo una storia il cui perno è un'ìndagine su una bambina zombi, la prima ad apparire in età così tenera: perchè?
Il romanzo è affrettato, sbilanciato, risente dell'assemblaggio di molti materiali e del malessere di un particolare inverno, ma sincero. Forse per questo è molto amato (da alcuni) e molto odiato (da altri). Ricollego Abel a Superman non muore mai per la sua carica offensiva, anche se stavolta non saprei individuare chi potrei aver offeso. Ho solo alcuni vaghi indizi:
Abel è figlio di una donna zombi pensante. Offende chi vuole mantenere una separazione fra umano e non umano, vivo e morto.
Abel è il re di un mondo futuro: offende chi teme il ritorno delle monarchie.
Abel è molto bello: offende gli uomini. Eh, già. Sbavano le loro voglie erotiche in qualsiasi discorso facciano e, se scrivono, nei testi e sottotesti, sulle righe e fra le righe. Ma si sentono offesi se una donna, anche se non è la loro donna, loda la bellezza di un altro uomo.
Ma forse sono semplicemente io a offendere, il fatto che i miei libri siano scritti da me.
Dopo tutto potrei riprendere l'idea del vampiro detective.
Un commissario vampiro che indaga. Perché no? Ci sono talmente tanti commissari che si noterebbe appena.

(Immagine: montaggio di un dettaglio della copertina di Abel - collana Epix, Mondadori, 2009, art director Giacomo Callo, image editor Giacomo Spazio Mojetta - e di un fondale generato con AI)


martedì 18 marzo 2025

La città proibita di Gabriele Mainetti

Recensione di Andrea Carlo Cappi

Una volta di più Gabriele Mainetti realizza con successo un film che non ci si aspetterebbe da una produzione italiana. "Voglio sentirmi scomodo", dice il regista, dopo avere trattato in modo molto personale temi supereroistici in due film del tutto insoliti e potentiLo chiamavano Jeeg Robot (2015) e Freaks Out (2021). Per tenersi alla larga dalla sua comfort zone, con La città proibita ha sfidato se stesso girando un autentico film di kung fu italiano, nel contempo restando fedele al genere e mantenendo tutti gli elementi divenuti tipici delle sue opere: umanità, personaggi coinvolgenti, cattivi non convenzionali e... Roma, che risulta ben di più di una semplice ambientazione.

Gli appassionati di cinema di kung ricordano L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente (noto nel mondo comeThe Way of the Dragon) con Bruce Lee - anche regista - che si scontra con un giovane Chuck Norris: una produzione Concord/Golden Harvest insolitamente ambientata e girata a Roma. Il personaggio di Lee, Tang Lung (ribattezzato a forza "Chen" nella versione italiana, per ricollegarlo agli omonimi protagonisti dei precedenti film dell'attore distribuiti in Italia) arriva a Roma per proteggere il ristorante di famiglia da una gang locale. Reminiscenze di questa pellicola del 1972 (arrivata da noi nel 1974, sei mesi dopo la morte di Bruce Lee e due anni prima della nascita di Mainetti) possono avere in parte ispirato La città proibita, per quanto - dice il regista - quando lui propose un film di arti marziali ambientato a Roma, il produttore abbia creduto che volesse fare qualcosa come The Karate Kid. Niente di tutto questo: Mainetti conosce a fondo il filone e sa come affrontarlo.

Innanzitutto, gli occorrevano veri artisti marziali, incluso un esperto di coreografie di combattimenti, Liang Yang, che in certi momenti avrebbe dovuto avere il sopravvento quanto a regia e riprese. E di interpreti che sapessero al tempo stesso recitare e combattere, come Shanshan Chunyu (il signor Wang) e la grande sorpresa del film, Yaxi Liu (Mei), Qualcuno nel pubblico potrebbe pensare che la scelta di una forte protagonista femminile sia solo un tributo alle attuali regole del cinema, laddove Mainetti non fa che seguire una lunga tradizione di eroine dei film di kung fu. I ruoli italiani sono affidati a star ben note come Sabrina Ferilli (Lorena), Marco Giallini (Annibale), Luca Zingaretti (Alfredo) e al giovane Enrico Borello (Marcello) in veste di protagonista maschile.

Gabiele Mainetti (Foto: A. C. Cappi, 2025)

La trama: a seguito della politica cinese del "figlio unico" (1979-2015) Mei è sempre stata costretta a starsene nascosta in casa, finché la sorella maggiore Yun non è emigrata in Italia, per consentirle di uscire da un'esistenza claustrofobica. Ma Yun è finita nel giro di prostituzione del signor Wang, occultato sotto il risotorante cnese di questi - chiamato "La città proibita" - nel quartiere romano dell'Esquilino.
Mei segue sino in fondo il sentiero dell'immigrazione clandestina, in modo da localizzare la sorella e liberarla, ma scopre che Yun è diventata l'amante di Alfredo, titolare di una vicina trattoria, che per lei ha lasciato la moglie e la propria vita.
Tanto la gang di Wang e il boss locale Annibale - vecchio amico di Alfredo - danno la caccia a questa misteriosa ragazza esperta di kung fu, per toglierla di mezzo. Intanto Mei si unisce a Marcello, figlio di Alfredo e cuoco nel ristorante di famiglia, nella ricerca della coppia scomparsa. Una verità più oscura sta per venire alla luce. Mei si salva per miracolo, ma prepara la vendetta, facendo il possibile per preservare l'innocenza di Marcello.

Scritto da Mainetti con Stefano Bises e Davide Serino, il film bilancia scene d'azione, perfettamente costruite, con commedia e noir, trapiantando le regole dei classici film di Hong Kong nella Roma colorata e multietnica di oggi. Il risultato è una storia italiana e al tempo stesso cinese, con echi di Vacanze romane di William Wyler, Per un pugno di dollari di Sergio Leone, Dalla Cina con furore di Lo Wei e L'ultimo combattimento di Chen di Bruce Lee, e con un kitchen fight che rimanda a Jackie Chan.
Senza dubbio questo è un approccio autoriale al cinema di arti marziali, che tuttavia non tradisce l'anima e lo spirito del genere - evidentemente conosciuto e amato dal regista - ma può attirare anche un pubblico che non abbia familiarità con un filone con cui siamo cresciuti in parecchi negli anni Settanta.
Intanto, grazie alla sua impressionante presenza sullo schermo, gli appassionati di film "marziali" già vedono Yaxi Liu - finora nota come controfigura di Yifei Liu nella versione live-action della disneyana Mulan - come una nuova Michelle Yeoh.

Spy Game incontra Denise Antonietti

Denise Antonietti alias Denis Jane (fotocappi) Nell'ambito degli incontri con autori e autrici della collana in ebook Spy Game - Storie ...