domenica 17 luglio 2022

La Pietra del Destino



Dopo avere parlato dei Beatles, restiamo sui miti britannici, con una storia vera ma incredibile che comincia tre millenni fa: tutti i sovrani d'Inghilterra, da sette secoli a questa parte, sono incoronati sopra un oggetto mitico che, secondo un'antica leggenda, sarebbe stato portato sulla Terra dagli dei: la Pietra del Destino, comunemente nota come Stone of Scone.
La storia comincia un migliaio di anni prima di Cristo, quando le popolazioni gaeliche d'Irlanda adorano i Tuatha De Danaan, divinità che si sono presentate all'umanità con quattro doni: il Calderone di Dagda, che moltiplica il cibo; la Lancia di Lug, che non manca mai il bersaglio; la Spada di Nuada, che rende invincibile chi la porta in battaglia: e la Pietra di Fal, ovvero la Pietra del Destino, che lancia un grido di gioia quando chi è destinato a diventare Re d'Irlanda vi appoggia sopra un piede.
Anche se da qualche millennio nessuno sente più gridare alcuna pietra, nelle Isole Britanniche rimane fino a oggi la tradizione che un sovrano sia incoronato in presenza di una roccia sacra, identificata come la Pietra del Destino. Tant'è che nel 1950 qualcuno ha persino cercato di rubarla.



In epoca cristiana, i monaci amanuensi trascrivono i miti dei Tuatha De Danaan, ma non potendo definirli "dei" li descrivono di fatto come supereroi ante litteram. Molti elementi di queste storie finiranno poi rimescolati nelle vicende di Re Artù: dei quattro doni degli dei, il Calderone magico diventa il Santo Graal, la Lancia di Lug diviene la Lancia di Longino, e la spada di Nuada diventa Excalibur, infisse in una Pietra del Destino: solo chi estrae la spada dalla roccia in cui è conficcata è il vero re di Bretagna.
Alcuni studiosi identificano la Pietra del Destino con la Pietra dell’Incoronazione di Tara (foto sopra), un monolito nella Contea di Meath, in Irlanda. Secondo altri invece, nel VI secolo dopo Cristo la Pietra sarebbe stata trasportata in Scozia, per essere usata nelle cerimonie di incoronazione dei sovrani scozzesi presso l’abbazia di Scone, da cui il nome di Stone of Scone (sotto: la copia della Pietra ora nell'abbazia).
Nel 1296 re Edoardo I d’Inghilterra conquista la Scozia e, per affermare il suo dominio su tutta la Gran Bretagna, si appropria della Pietra di Scone e se la porta a Londra, nell’abbazia di Westminster, facendola installare all’interno del Trono su cui vengono incoronati sovrani e sovrane del Regno Unito (v. immagine di apertuta).


La Pietra rimane a Westminster fino alla mattina di Natale del 1950, quando un gruppo di giovani nazionalisti scozzesi la ruba per riportarla in Scozia. Solo che non è molto maneggevole: durante la fuga cade e si rompe. Viene aggiustata a Glasgow dal fabbricante di lapidi Bertie Gray, il quale riunisce i frammenti con una barra d’ottone contenente un rotolo di carta: cosa vi sia scritto è un segreto che l’uomo si porterà nella tomba nel 1975.
A qualche mese dal furto, dietro segnalazione anonima, la polizia ritrova la Pietra tra i ruderi dell’abbazia di Arbroath, avvolta nella bandiera scozzese con la croce di Sant'Andrea. I responsabili del furto sono identificati ma non condannati, per evitare complicazioni politiche, e la reliquia torna a Westminster, all’interno del Trono, dove si trova il 2 giugno 1953, quando dopo il primo anno di regno, viene incoronata Elisabetta II. Il 30 novembre 1996, giorno di Sant'Andrea, la regina la riporta in Scozia, nel castello di Edimburgo*.
Ma c'è chi dice che la Pietra usata per la cerimonia a Londra sia un falso fabbricato ad arte da Bertie Gray e quella vera sia ancora nascosta in Scozia, in attesa dell'indipendenza e di un nuovo re...

*Nota posteriore: in occasione dell'incoronazione di re Carlo III - settant'anni dopo la madre Elisabetta II - il 6 maggio 2023, la Stone of Scone è stata riportata temporaneamente a Londra, ma solo per la durata della cerimonia.

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda domenica 17 luglio 2022 su Radio Number One).


lunedì 11 luglio 2022

Beatles: lo strano caso di Paul McCartney


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Una settimana fa parlavamo di scandali a proposito del cinquantennale del caso Watergate e ho accennato allo scandalo Partygate del primo ministro britannico Boris Johnson, che proprio giovedì per questa ragione ha dato le dimissioni. Per fortuna la Gran Bretagna ha creato anche miti duraturi tra cui quello dei Beatles, che sta per compiere sessant'anni e che viene celebrato da un romanzo presentato a Milano venerdì scorso.
Il 4 settembre '62 i Beatles - cioè Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e il batterista Ringo Starr che si è appena unito alla band - entrano per la prima volta in sala di registrazione agli Abbey Road Studios di Londra e il 5 ottobre lanciano il loro primo 45 giri, "Love Me Do", dando inizio al fenomeno che un paio di anni dopo diventa la Beatlesmania e che segna tutti gli anni Sessanta: il periodo della British Invasion, in cui musica e spettacolo dalla Gran Bretagna dilagano in tutto il mondo e la Swingin' London diventa un punto di riferimento culturale per musica, cinema e televisione.
Il più prolifico e attivo dei Beatles è senz'altro Paul McCartney, che lo scorso 18 giugno ha compiuto ottant'anni. Ma Sir Paul è anche il protagonista suo malgrado di fake news nate cinquantacinque anni fa, che sono l'esatto contrario di quelle che riguardano Elvis Presley. Mentre di Elvis, morto nel 1977, si dice che in realtà sia ancora vivo, a proposito di McCartney a partire dal 1967 si racconta che in realtà sia morto e che gli altri Beatles lo abbiano sostituito con un sosia: è la leggenda chiamata "Paul is dead", ovvero "Paul è morto".

La foto di copertina di "Abbey Road"

Secondo la leggenda, il 9 novembre 1966, quando i Beatles sono all'apice del successo mondiale, il ventiquattrenne Paul McCartney ha una discussione con gli altri membri della band negli Abbey Road Studios. Esce di pessimo umore, parte a tutta velocità sulla sua Aston Martin e muore decapitato in un drammatico incidente d'auto.
La morte di Paul sarebbe un trauma insanabile per il pubblico britannico e per l'immagine del Regno Unito a livello globale, quindi il servizio segreto di Sua Maestà, l'MI5, decide di nascondere la notizia. A questo scopo, secondo la leggenda, si allestisce una clamorosa messinscena: viene reclutato un giovanotto di nome William Shears Campbell, vincitore di un concorso per il miglior sosia di Paul McCartney. I Beatles superstiti lo addestrano a imitare il vero Paul e lo usano come controfigura. Perché l'inganno regga, sospendono le esibizioni dal vivo, altrimenti il pubblico si accorgerebbe della differenza.
Ma i Beatles vogliono far sapere come siano andate realmente le cose e cominciano a disseminare indizi sulle copertine degli album, nei loro brani musicali e, addirittura, in messaggi cifrati che si possono ascoltare solo suonando i dischi al contrario. Quindi solo i fan più attenti possono scoprire l'orribile verità.

La foto di copertina di "Paul is Live"

Qualcosa trapela già nei primi mesi del 1967, quando a Londra comincia a circolare la voce che Paul McCartney sia morto in un incidente d'auto. Le fake news varcano l'oceano e si diffondono in America nel 1969. A questo punto i fan di tutto il mondo cominciano ad andare a caccia di indizi nei dischi dei Beatles (per esempio sulla copertina dell'album "Abbey Road", in cui McCartney è l'unico a piedi scalzi), convincendosi che Paul sia morto e al suo posto ci sia un sosia.
McCartney è costretto e rilasciare interviste e farsi fotografare, per dimostrare al mondo che le voci sono false. Nel frattempo i Beatles si sciolgono nel 1970 e Paul comincia la sua carriera in proprio, tenendo concerti con la moglie Linda e con il gruppo The Wings, prova definitiva che è vivo ed è proprio lui, come attesterà la copertina dell'album "Paul is Live", parodia di quella di "Abbey Road".
Lo scorso 18 giugno, il giorno del suo ottantesimo compleanno, è uscito dall'editore Excalibur un brillante romanzo di Francesco G. Lugli e Ferruccio Gattuso, "Codice Beatles", che rielabora la leggenda in modo originale: è un thriller in cui un giornalista italiano scopre la verità sulla presunta morte di Paul McCartney e si trova coinvolto in un intrigo internazionale con le atmosfere surreali dei film e delle canzoni dei Beatles. Una storia piena di ironia e di mistero ma anche di tanta passione per la band di Liverpool. Io vi aspetto con la rubrica "La Boutique del Mistero" domenica 17 luglio alle 16.20 su Radio Number One, nel programma pomeridiano di Luca "Lukino" Galiati.




domenica 3 luglio 2022

Watergate: lo scandalo del presidente


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Cinquant'anni fa in questi giorni due giornalisti del "Washington Post" di nome Bob Woodward e Carl Bernstein cominciarono un'inchiesta che non solo portò alle dimissioni di un presidente degli Stati Uniti - caso unico nella storia americana - ma influenza tuttora la cultura popolare, i media e le serie tv. Ancora oggi si usano termini coniati appositamente per questa vicenda, passata alla storia come "Scandalo Watergate".
Per esempio, tutte le volte che scoppia uno scandalo politico, la stampa di tutto il mondo lo battezza prendendo una parola chiave e aggiungendo la desinenza "-gate". Ci sono stati l'Irangate, il Pizzagate... l'ultimo è il Partygate del primo ministro inglese Boris Johnson. In realtà "Watergate" è il nome di un elegante complesso di edifici a Washington DC progettato dall'architetto italiano Luigi Moretti e inaugurato nel 1971, comprendente un albergo, appartamenti e uffici.
In uno di questi nel 1972 ha sede il Partito Democratico statunitense, che si prepara alle elezioni di novembre in cui il suo candidato George McGovern sfiderà alle urne il presidente in carica Richard Nixon del Partito Repubblicano, il quale conta invece di essere rieletto. Nelle prime ore del mattino del 17 giugno 1972 un guardiano notturno del Watergate scopre intrusi nell'ufficio del Partito Democratico e chiama la polizia, che li arresta. Da questo episodio emerge una vera storia di spionaggio che coinvolge l'FBI (la polizia federale), la CIA (il servizio segreto americano) e la Casa Bianca.


Gli intrusi che nel giugno 1972 sono entrati clandestinamente nella sede nazionale del Partito Democratico al Watergate Building non sono ladri, ma risultano essere legati al comitato ufficiale per la rielezione del presidente Nixon, intenti a frugare negli archivi privati dei rivali. I due giornalisti Bernstein e Woodward cominciano una lunga inchiesta per conto del "Washington Post", che nel 1974 sarà raccolta nel libro "Tutti gli uomini del presidente" e che nel 1976 diventerà il celebre omonimo film con Robert Redford (Wooward) e Dustin Hoffman (Bernstein).
Il giornalista Woodward è da tempo in contatto con il numero due dell'FBI, Mark Felt, che diventa il suo informatore. La sua identità deve restare segretissima (e infatti non verrà rivelata per trentratré anni, fino al 2005), quindi i due reporter danno a Felt un nome in codice: "Gola Profonda", dal titolo del noto pornofilm con Linda Lovelace uscito proprio in quel periodo. Da allora "Gola Profonda" è un termine tecnico che indica un informatore segreto all'interno del sistema. Chi ha visto "X-Files" ricorderà il personaggio chiamato "Gola Profonda" che rivela segreti all'agente Fox Mulder.
Con l'aiuto del loro Gola Profonda, Bernstein e Woodward scoprono l'esistenza di un gruppo clandestino comprendente ex-agenti dell'FBI e della CIA chiamato "The White House Plumbers" ovvero "gli Idraulici della Casa Bianca", dedito a spiare, diffamare e sabotare il Partito Democratico, allo scopo di mantenere a tutti i costi il presidente Nixon al potere. Nixon infatti viene rieletto nel novembre 1972. Ma nell'agosto 1974 lo scandalo sollevato dal "Washington Post" e le rivelazioni sulle sue operazioni illecite lo costringono alle dimissioni.


Sta arrivando dalla HBO una serie televisiva intitolata "The White House Plumbers", che racconta appunto la storia del gruppo segreto di Nixon. Ne è protagonista Woody Harrelson nel ruolo di uno dei personaggi più interessanti e al tempo stesso più spaventosi dello spionaggio americano: Howard Hunt.
Hunt era un brillante autore di thriller spionistici, che in Italia venivano pubblicati da Segretissimo Mondadori. In realtà conosceva bene la materia perché era un agente della CIA e il suo nome emerge in alcuni dei momenti più inquietanti del XX secolo - compreso l'assassinio del presidente Kennedy - fino all'arresto per lo scaldalo Watergate. Per dare un'idea della figura di Howard Hunt, basti dire che gli autori di "X-Files" si sono ispirati a lui per creare il personaggio malefico dell'Uomo che fuma.
Quindi dopo mezzo secolo si continua a parlare del Watergate. E, se volete rivivere l'esperienza, potete andare al Watergate Hotel di Washington e alloggiare nella stanza 214, la "Scandal Room" (nella foto sotto), decorata con oggetti degli anni Settanta legati alla vicenda. Io vi aspetto con la rubrica "La Boutique del Mistero" domenica 10 luglio alle 16.20 su Radio Number One, nel programma pomeridiano di Luca "Lukino" Galiati.




venerdì 1 luglio 2022

Iperwriters - L'origine del mio tutto

Photo: Roger Hoyles from Unsplash

Iperwriters, editoriale di Claudia Salvatori

Letteratura italiacana - 1 - L'origine del mio tutto

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters aveva promesso di parlare di Letteratura Italiana.
Qui si rende necessaria una premessa: i nostri ultimi interventi sono stati troppo, troooppo pesanti. Si potrebbe pensare che la Letteratura Italiana sia un masso, un pietrone legato ai piedi che ti trascina giù fino all'annegamento.
Niente paura: non c'è nulla al mondo di più privo di peso della letteratura italiana nostra coeva.
E noi vogliamo trattarla con levità, ironia, autoironia e divertimento, finché si può. A cominciare dal titolo di questo blocco di riflessioni. Perché Italiacana?
Bene, è un aggettivo che devo alla mia insegnante di italiano delle medie inferiori. Spesso arrivava in classe indignata e sarcastica, dicendo: “Ho dovuto trascorrere tutta la domenica a correggere il vostro italiacano!”
Era una donna notevole. La ricordo alta, bruna, con lunghe gambe e bracciali d'oro, cerchi che faceva scorrere l'uno sull'altro durante le lezioni. Insegnava Letteratura Italiana con metodi da scuola di scrittura creativa universitaria americana.
Un esempio: la lettura di Ciaola scopre la luna di Luigi Pirandello e Rosso Malpelo di Giovanni Verga. Racconti che trattano entrambi lo stesso tema, il lavoro dei bambini nelle miniere. Analizzati e comparati nella struttura, nel linguaggio e nelle scelte narrative.
Troppo, per la nostra periferiaccia italiacana. Ma sarebbe stato troppo anche per una scuola del centro.
Ci incoraggiava a scrivere racconti nostri: “La Salvatori potrebbe diventare una scrittrice”.
Credo di dovere a lei se oggi continuo a scrivere editoriali, anche se sono un vecchio relitto corroso in fondo al mare e non ne avrei nessuna voglia.
Sì, tutto ha avuto inizio da quell'insegnante, la prof di italiacano.
Proverò dunque a raccontare la nostra Letteratura così, come l'ho vista con i miei occhi, da quei lontani anni Sessanta in poi. E perdonerete l'ingenuità, che mi affligge ancora oggi. La narrazione sarà moooolto leggera.
Ah, ci vuole leggerezza... leggerezza... legg...
Siamo evaporati.

domenica 26 giugno 2022

Dracula: la leggenda di Bela Lugosi



Come abbiamo detto in alcune puntate precedenti, nel 2022 ricorrono centoventicinque anni dal romanzo "Dracula" di Bram Stoker e cento dai primi film sul celebre vampiro, intorno ai quali si crea subito un alone misterioso. Diventerà una sorta di maledizione che tornerà ad aleggiare sugli interpreti del conte transilvano.
La storia di oggi comincia nel 1924, quando il drammaturgo irlandese Hamilton Deane viene autorizzato a portare in scena una sua versione teatrale di "Dracula". che dopo un tour nelle isole britanniche arriva a Londra nel 1927. Qui tra il pubblico c'è un impresario americano di nome Horace Liveright, il quale ne acquista i diritti e ne fa realizzare un nuovo adattamento. Se ne occupa uno scrittore americano, John L. Balderston, che in quello stesso periodo sta lavorando anche a una versione teatrale di "Frankenstein" di Mary Shelley.
Perciò nell'ottobre 1927, a trent'anni dall'uscita del romanzo di Bram Stoker, questo nuovo "Dracula" debutta al Fulton Theatre di Broadway a New York... e com'è noto andare in scena a Broadway vuol dire conquistare la massima visibilità per un testo teatrale e per il suo protagonista. Così l'attore che è stato scelto per il ruolo del vampiro, un immigrato con una grande esperienza in palcoscenico e un fortissimo accento ungherese, acquisisce una fama improvvisa che lo proietterà anche nel mondo del cinema e lo trasformerà in una leggenda di Hollywood, segnando la sua carriera nel bene come nel male.


L’attore che rende popolare Dracula al pubblico di tutto il mondo è Bela Blasko, nato da padre ungherese e madre serba nel 1882 a Lugos (all'epoca in territorio austro-ungarico, oggi in Romania) da cui il suo nome d'arte "Bela Lugosi". A vent'anni diviene un attore teatrale, interpretando più volte testi di Shakespeare. Ma poi arrivano la Prima guerra mondiale e gravi tensioni politiche, al seguito delle quali lui, socialista, è costretto a lasciare l'Ungheria. Dopo avere ripreso a fare l'attore in Germania, nel 1921 decide di andare negli Stati Uniti, imbarcandosi come marinaio su una nave e arrivando a New Orleans come immigrato clandestino.
A New York regolarizza la sua posizione, svolge lavori occasionali e torna finalmente a fare l’attore, anche se il suo forte accento ungherese limita i ruoli che gli vengono offerti. Nel 1927 però viene scelto per il "Dracula" teatrale a Broadway e il suo successo è tale che nel 1931 la Universal Pictures lo scrittura per interpretare lo stesso personaggio a Hollywood in una produzione della Universal Pictures, con il regista Tod Browning (che giusto l'anno dopo realizzerà il suo celebre Freaks).
Una curiosità: di giorno sul set Browning gira la versione di "Dracula" in lingua inglese; di notte con la stessa scenografia, il regista George Melford dirige un film parallelo sulla stessa sceneggiatura, con tutto un altro cast di interpreti in buona parte provenienti dal Messico, che recitano in spagnolo. Il risultato regge benissimo il confronto con la versione più famosa in inglese (con la differenza che le attrici che interpretano i personaggi femminili sono più sexy delle colleghe statunitensi). Ma ormai, per tutto il mondo, Bela Lugosi è Dracula.


Il successo però è a doppio taglio: Lugosi viene chiamato a girare quasi solo film horror e a tornare nei panni di Dracula anche in un film comico con Abbott & Costello (noti in Italia come Gianni e Pinotto).
Tra alcool e morfina, Lugosi conclude la sua carriera lavorando come caricatura di se stesso in film modestissimi con lo sconclusionato regista Ed Wood, che sarà poi celebrato da Tim Burton nell’omonimo film con Johnny Depp, dove l’attore ungherese viene interpretato da Martin Landau; nella sua celebre pellicola, Tim Burton si ispira ad alcune leggende di Hollywood secondo cui, a forza di interpretare Dracula, Lugosi si sarebbe convinto di essere lui stesso un vampiro e dormisse in una bara. Nulla di questo è vero. Tuttavia, alla sua morte fu sepolto con indosso l’abito e il mantello di Dracula, ma non per sua volontà, bensì perché la famiglia volle dirgli addio con il costume di scena che lo aveva reso celebre in tutto il mondo.

(Questa puntata de La Boutique del Mistero è andata in onda domenica 26 giugno 2022 su Radio Number One)

martedì 21 giugno 2022

Come d'Arco scocca - Arco, 22 giugno 2022


Presentazione dell'antologia "Come d'Arco scocca" (Borderfiction Edizioni) ad Arco di Trento, Libreria Cazzaniga (v. Segantini 107) mercoledì 22 giugno ore 18.30. Un castello, dodici autori, tredici racconti: un'antologia di giallo storico a cura di Giancarlo Narciso.

lunedì 20 giugno 2022

Giorgio Scerbanenco: da Kiev a Milano


La Boutique del Mistero, di Andrea Carlo Cappi

Questa settimana al MystFest, la storica manifestazione dedicata alla letteratura del mistero che si svolge a Cattolica dal 1973, si è parlato del padre del giallo italiano, ovvero di Giorgio Scerbanenco. E si è mantenuto vivo un legame particolare tra lui, scomparso a cinquantotto anni nel 1969, e uno degli autori che ne hanno raccolto la lezione in modo più personale: Andrea G. Pinketts, che ci ha lasciati alla stessa età quasi mezzo secolo dopo, nel 2018.
Pinketts vinse come autore il Premio Serbanenco. Dal 2019 esiste anche un Premio Pinketts e quest'anno al MystFest è stato assegnato a Cecilia Scerbanenco, già di per sé figura importante dell'editoria italiana e traduttrice, ma anche curatrice dell'archivio del padre Giorgio e autrice di una sua ottima biografia, "Il fabbricante di storie", pubblicata dalla casa editrice La Nave di Teseo.
Ed è interessante ricordare che il padre del giallo italiano e, in particolare, del noir milanese, nasce a Kiev nel 1911 come Volodymyr Giorgio Sherbanenko da padre ucraino e madre italiana, sposatisi a Roma tre anni prima. Il bambino cresce tra Ucraina e Italia. L'ultima volta che fa ritorno nella terra natale è con la madre, nel 1919, in cerca del padre, professore universitario di cui non si hanno più notizie e che si scoprirà essere stato fucilato dai russi quando hanno occupato Kiev (la Storia ha la tendenza a ripetersi). Nel 1920 madre e figlio cercano faticosamente di rientrare in Italia via nave da Odessa, come profughi, per arrivare infine a Milano. E questa è l'infanzia romanzesca di uno scrittore italiano dalle caratteristiche uniche.


A Milano Volodymir diventa Wladimiro e infine Giorgio Scerbanenco. Di giorno fa l'operaio alla Borletti, la sera va a leggere in biblioteca. Comincia a lavorare come giornalista; si specializza nella posta con le lettrici, e come scrittore di racconti e romanzi a puntate "rosa". Si interessa anche alla narrativa poliziesca, scrivendo qualche racconto "all'americana" sotto lo pseudonimo "Denny Sher".
In quegli anni il pubblico italiano sta scoprendo il "giallo", così chiamato perché l'editore Mondadori pubblica romanzi di delitti e mistero nella collana battezzata "I Libri Gialli". Seppure poco propenso alla detective story "classica", nel 1940 Giorgio Scerbanenco accetta l'invito a scrivere per I Libri Gialli.
Il regime non gradisce che le storie di delitti siano ambientate in Italia, che deve apparire come un paese perfetto, per cui le storie di Scerbanenco sono ambientate in un'America immaginaria e imperniate su Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston. Escono tre romanzi, poi il fascismo ordina la chiusura dei Gialli, considerati diseducativi. Di nascosto, Mondadori pubblica altri due romanzi della serie di Scerbanenco in una collana di narrativa varia, "I romanzi della palma". Altri due restano inediti e saranno riscoperti e pubblicati solo in tempi recenti.


Nel dopoguerra Scerbanenco scrive narrativa di ogni tipo, dal rosa a una fantascienza che oggi chiameremmo "distopica", ma a metà degli anni Sessanta crea il suo rivoluzionario "nero italiano", in particolare con i racconti che poi saranno riuniti nelle antologie "Milano calibro nove" e "Centodelitti", e con i quattro romanzi con protagonista Duca Lamberti ("Duca" è il nome di battesimo, non un titolo nobiliare). Lamberti non è né un investigatore privato né un vero poliziotto: è un medico radiato dall'albo e arrestato per un caso di eutanasia, che in seguito diventa consulente della Questura di Milano.
Non si tratta più di gialli classici, ma di noir a sfondo sociale, che raccontano le ombre dell'Italia negli anni del boom economico, e che hanno grande successo anche in Francia, dove Scerbanenco vince il Grand Prix de Littérature Policière. Non a caso il film tratto da romanzo "Venere privata", è una co-produzione italo-francese (tra i cui interpreti appare anche Raffaella Carrà). Mentre "I ragazzi del massacro" e "Milano calibro nove", del regista Fernando Di Leo, possono essere considerati il principio del cinema noir italiano che poi sarà definito "poliziottesco".
Purtroppo Scerbanenco muore nel 1969, all'apice del meritato successo, anche se lascia diversi romanzi che escono postumi e lo confermano come punto di riferimento del moderno giallo made in Italy.
A lui e a Pinketts ci siamo ispirati anche per l'antologia di noir milanese "Menegang" (fai click qui per scoprire di più), di cui si è parlato anche al MystFest, in cui - autorizzato ufficialmente - fa la sua apparizione in uno dei racconti proprio Duca Lamberti, il protagonista dei romanzi di Giorgio Scerbanenco.


Vi aspetto con la rubrica "La Boutique del Mistero" domenica 26 giugno alle 16.20 su Radio Number One, nel programma pomeridiano di Luca "Lukino" Galiati.

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...