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sabato 2 ottobre 2021
Bond Story - 2: da Casinò Royale a No Time To Die
Istruzioni per l'uso di 007, di Andrea Carlo Cappi
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Istruzioni per l'uso di 007, di Andrea Carlo Cappi
Da dove viene James Bond? Quanti sono i film della serie? Qual è il rapporto tra romanzi e film? Perché esistono ‘diversi’ James Bond? Questo articolo cerca di rispondere in breve a tutte queste domande, per chiarire certi aspetti del nuovo ‘No Time To Die’.
Mentre elaborava strategie – davvero romanzesche – contro il Terzo Reich per il servizio segreto della Royal Navy, l’ex-giornalista britannico Ian Fleming decise che avrebbe ideato e pubblicato la spy-story ‘definitiva’. Di fatto il primo romanzo con James Bond 007, ‘Casinò Royale’ (scritto nel 1952, edito l’anno dopo), fu un raffinato a tragico hardboiled che dalla California di Hammett e Chandler spostava lo scenario nell’Europa della Guerra Fredda. Non era il primo libro del genere: in Francia c’era già Jean Bruce con i romanzi dell’agente OSS 117 (curiosa la somiglianza tra le cifre) e in Inghilterra Peter Cheyney proseguiva il suo lavoro tra spy-story british e noir all’americana, cominciato durante la Seconda guerra mondiale.
Il romanzo 'definitivo' di Fleming non sarebbe stato l’ultimo: dopo lo scarso successo in patria di quella prima brillante storia di 007, una recensione di Raymond Chandler aprì a James Bond le porte del vasto mercato americano e quindi globale, con la vendita dei diritti per cinema e tv, e il contratto per un secondo romanzo, ‘Vivi e lascia morire’, pubblicato nel Regno Unito mentre i telespettatori USA vedevano una riduzione tv di ‘Casinò Royale’ con Barry Nelson (il primo Bond dello schermo), Linda Christian, all’epoca moglie di Tyrone Power (nel ruolo di ‘Valerie Mathis’, ibrido tra Vesper Lynd e René Mathis nel libro), e Peter Lorre, ex-Mostro di Düsseldorf (nella parte di Le Chiffre).
Il Mito Bond era già in lavorazione. Dopo varie false partenze negli anni ‘50 – quali la serie tv mancata 'James Bond of the Secret Service' che sarebbe poi diventata ‘Licenza di uccidere’ e un film non realizzato dal produttore Kevin McClory, poi diventato ‘Thunderball-Operazione Tuono’ – la Bondmania sarebbe esplosa in tutta la sua potenza solo dopo altri dieci anni, alla fine del 1964. alla terza apparizione di Sean Connery in un film della EON Production. Purtroppo Fleming moriva nell’estate precedente, a cinquantasei anni, perdendosi l’acclamazione assoluta.
In tutti questi decenni sono esistiti parecchi Bond: quello dei romanzi di Fleming, tormentato eroe noir, era passato attraverso avventure urbane ed esotiche (e, per quei tempi, erotiche) e in un’occasione persino parzialmente western, continuando a essere una proiezione del proprio creatore; per poi passare nelle mani di successori selezionati e autorizzati da una società creata dallo stesso Fleming, con risultati a volte di routine, a volte eccezionali. Quello del cinema si sarebbe lanciato gradualmente verso la fantatecnologia, restando però sempre influenzato dalle mode del momento: l’era spaziale, la blaxploitation (ovvero il filone, spesso noir, con soli interpreti neri), i kung-fu-movies, il fantacinema fine anni ‘70, il narco-noir anni ‘80 tra ‘Scarface’ e ‘Miami Vice’, gli action-movie di Hong Kong degli anni ‘90...
E cambiando stile e carattere (e rapporto con le donne) a seconda degli interpreti ma soprattutto degli sceneggiatori, che a volte tenevano d’occhio la cronaca internazionale e che ogni tanto (ma non sempre) andavano a rileggersi i romanzi o i racconti da cui prendevano i titoli i film prodotti dalla EON di Saltzman & Broccoli (poi del solo Albert R. Broccoli, infine di sua figlia Barbara e del figliastro Michael G. Wilson). E ora spiego perché sia appena uscito il film ‘Bond 25’ anche se al cinema ne sono stati proiettati ventisette.
Nel frattempo uscivano infatti nel 1967 una parodia con ‘Casinò Royale’ (frutto di diritti cinematografici non acquistati dalla EON... perché erano alla deriva tra altre compagnie dal 1954) e nel 1983 un remake di ‘Thunderball’ con il rientro di Sean Connery, ‘Mai dire mai’, frutto dei diritti d’autore condivisi con Fleming da McClory. A cavallo tra i due millenni, Pierce Brosnan riesce a conciliare elementi di tutti gli interpreti: fascino, ironia, eleganza, cinismo autoimposto e occasionale fragilità (fino ad allora vista solo in George Lazenby), ma non sempre è servito da sceneggiature all’altezza. Poi con Daniel Craig le regole cambiano...
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Sex Bond
Riflessioni di Andrea Carlo Cappi
Alla vigilia dell’uscita di ‘No Time to Die’ al regista del film, Cary Fukunaga, è stata attribuita un’affermazione sul fatto che il James Bond di Connery fosse uno stupratore: la frase precisa – almeno secondo quanto riportato dai giornali – dovrebbe essere "Is it ‘Thunderball’ or ‘Goldfinger’ where, like, basically Sean Connery’s character rapes a woman? She’s like ‘No, no, no,’ and he’s like, ‘Yes, yes, yes.’ That wouldn’t fly today." Ovvero, in italiano: «È in ‘Thunderball’ o ‘Goldfinger’ dove, ecco, praticamente il personaggio di Sean Connery stupra una donna? Lei è tipo ‘No, no, no’ e lui invece ‘Sì, sì, sì’. Oggi non andrebbe.»
Gary Fukunaga ha ragione. E ribadisce soltanto cose che io ho scritto più volte nei miei libri sul fenomeno 007. La scena a cui si riferisce è nel film ‘Thunderball-Operazione Tuono’ (1965), quando Bond – che non è neppure in missione – di fatto costringe al sesso l’infermiera Patricia (Molly Peters) che si presume non sia affatto consenziente. Ma già nel film precedente, ‘Missione Goldfinger’ (1964), fa una certa impressione la scena in cui la scaramuccia tra Bond (sempre Connery) e Pussy Galore (Honor Blackman) si risolve con la sopraffazione di quest’ultima (che nel romanzo originale di Fleming risulta lesbica, ma poi si scopre provvidenzialmente bisex e soprattutto consenziente).
Se a Ian Fleming si può rimproverare solo di scrivere in base alle fantasie sessuali dei suoi tempi (gli anni Cinquanta), gli sceneggiatori degli anni Sessanta hanno voluto dare a Bond una connotazione di predatore sessuale che non aveva affatto nei romanzi. Stiamo parlando però del terzo e quarto film della serie: nel primo (Licenza di uccidere, 1962) il massimo cui arrivava Bond-Connery era andare a letto con miss Taro (Zena Marshall) sapendo che lei voleva ucciderlo, ma quelle erano, per tutti e due, nececessità lavorative. E nel secondo (Dalla Russia con amore, 1963) è lui stesso a cadere in una ‘trappola al miele’ a Istanbul con Tatiana (Daniela Bianchi). Perché questo cambio di rotta a partire dal film uscito per il Natale del 1964?
Ripassiamo un po’ di storia del cinema. Nel 1964, dopo ‘’Dalla Russia con amore’ e prima di ‘Goldfinger’ esce il film di Alfred Hitchcock ‘Marnie’, tratto da un romanzo di Winston Graham. Nella storia originale ambientata in Inghilterra la protagonista cleptomane – che soffre di quello che oggi chiameremmo ‘post-traumatic stress disorder’ – incontra tra le vittime dei suoi furti Mark, che decide di salvarla e sposarla; ma dopo la prima notte di nozze, a Maiorca, Marnie tenta il suicidio e solo dopo si scoprirà il suo trauma segreto.
Nella versione di Hitchcock le cose cambiano, non solo perché la vicenda è traslata negli USA e il tentato suicidio avviene nella piscina di una nave da crociera: il regista sceglie come protagonisti Tippi Hedren (già da lui lanciata ne ‘Gli uccelli’ e piuttosto maltrattata sul set) e Sean Connery (già identificato con il personaggio di 007) per ruoli che in passato avrebbe assegnato a Grace Kelly e a Cary Grant. Ma per Hitchcock Tippi ha la colpa di non essere l’adorata Grace, solo una sua sostituta: è forse per una vendetta personale di Hitch che la prima notte di nozze di Marnie viene mostrata al pubblico come uno stupro vero e proprio. Al punto che lo sceneggiatore Evan Hunter (celebre scrittore, noto anche come Ed McBain), non accetta le modifiche al suo script imposte dal regista - che ha inserito a tutti i costi la scena di stupro - e interrompe la collaborazione con Hitchcock. Come ebbi modo di dire a Evan Hunter in un belissimo pomeriggio passato a parlare con lui, sono pienamente d'accordo con il suo punto di vista: un violentatore non può essere un eroe.
Ma ecco che, all’improvviso, Sean Connery ha interpretato uno stupratore. E, stranamente, non piace solo a uomini che possano identificarsi in un predatore sessuale, ma anche alle donne (non negatelo: ho continuato a sentirlo dire fino agli anni Ottanta, quando i vecchi film arrivarono in televisione!) Non è da escludere quindi che gli sceneggiatori dei film di 007 del ‘64 e del ‘65 abbiano deciso di adeguarsi a questa nuova dimensione dell’attore, che peraltro tramonta presto: in seguito Bond andrà a letto solo con donne consenzienti o, facendo attenzione, con nemiche che vogliono ucciderlo... specie dopo la lezione che gli dà la cattiva Fiona Volpe (Luciana Paluzzi) nella parte centrale di ‘Thunderball’. E non si può dire che Bond non se la sia meritata.
Ma va detto che il Bond di Connery, più cinico e pronto alla battuta rispetto a quello noir e tormentato dei romanzi di Fleming (e di alcuni suoi successori nella serie narrativa, come Kingsley Amis e Raymond Benson), è già un tradimento della versione letteraria. Poi, dal camp di ‘Si vive solo due volte’ (1967), entrerà fortemente in gioco la componente fantascientifica e dei libri resterà spesso solo il titolo. Ci saranno eccezioni in cui verrà ampiamente usato il materiale e almeno in parte lo spirito originale di Fleming, come ‘Al servizio segreto di Sua Maestà’ (1969), unico interpretato da George Lazenby; ‘Solo per i tuoi occhi’ (1981) con l’ingiustamente criticato Roger Moore; ‘Zona pericolo’ (1987), primo dei due film com Timothy Dalton; ma persino ‘Il mondo non basta’ (1999) con Pierce Brosnan, che pure non è basato su alcun romanzo o racconto.
È noto che dal reboot di ‘Casinò Royale’ (2006) il Bond di Daniel Craig è tornato ad assomigliare a quello dei romanzi originali, pur vivendo avventure che ricalcano gli elementi spettacolari del passato cinematografico: finalmente si sono visti sullo schermo aspetti del Bond letterario che non erano mai arrivati al cinema. Ma è curioso, davvero, che la Bondmania e il Mito siano scattati a livello globale proprio dopo la scena di stupro voluta da Hitchcock in ‘Marnie’ e con i due film di 007 del ‘64 e del ‘65 menzionati da Fukunaga. Vorrà dire qualcosa?
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