Riflessioni di Andrea Carlo Cappi
Alla vigilia dell’uscita di ‘No Time to Die’ al regista del film, Cary Fukunaga, è stata attribuita un’affermazione sul fatto che il James Bond di Connery fosse uno stupratore: la frase precisa – almeno secondo quanto riportato dai giornali – dovrebbe essere "Is it ‘Thunderball’ or ‘Goldfinger’ where, like, basically Sean Connery’s character rapes a woman? She’s like ‘No, no, no,’ and he’s like, ‘Yes, yes, yes.’ That wouldn’t fly today." Ovvero, in italiano: «È in ‘Thunderball’ o ‘Goldfinger’ dove, ecco, praticamente il personaggio di Sean Connery stupra una donna? Lei è tipo ‘No, no, no’ e lui invece ‘Sì, sì, sì’. Oggi non andrebbe.»
Gary Fukunaga ha ragione. E ribadisce soltanto cose che io ho scritto più volte nei miei libri sul fenomeno 007. La scena a cui si riferisce è nel film ‘Thunderball-Operazione Tuono’ (1965), quando Bond – che non è neppure in missione – di fatto costringe al sesso l’infermiera Patricia (Molly Peters) che si presume non sia affatto consenziente. Ma già nel film precedente, ‘Missione Goldfinger’ (1964), fa una certa impressione la scena in cui la scaramuccia tra Bond (sempre Connery) e Pussy Galore (Honor Blackman) si risolve con la sopraffazione di quest’ultima (che nel romanzo originale di Fleming risulta lesbica, ma poi si scopre provvidenzialmente bisex e soprattutto consenziente).
Se a Ian Fleming si può rimproverare solo di scrivere in base alle fantasie sessuali dei suoi tempi (gli anni Cinquanta), gli sceneggiatori degli anni Sessanta hanno voluto dare a Bond una connotazione di predatore sessuale che non aveva affatto nei romanzi. Stiamo parlando però del terzo e quarto film della serie: nel primo (Licenza di uccidere, 1962) il massimo cui arrivava Bond-Connery era andare a letto con miss Taro (Zena Marshall) sapendo che lei voleva ucciderlo, ma quelle erano, per tutti e due, nececessità lavorative. E nel secondo (Dalla Russia con amore, 1963) è lui stesso a cadere in una ‘trappola al miele’ a Istanbul con Tatiana (Daniela Bianchi). Perché questo cambio di rotta a partire dal film uscito per il Natale del 1964?
Ripassiamo un po’ di storia del cinema. Nel 1964, dopo ‘’Dalla Russia con amore’ e prima di ‘Goldfinger’ esce il film di Alfred Hitchcock ‘Marnie’, tratto da un romanzo di Winston Graham. Nella storia originale ambientata in Inghilterra la protagonista cleptomane – che soffre di quello che oggi chiameremmo ‘post-traumatic stress disorder’ – incontra tra le vittime dei suoi furti Mark, che decide di salvarla e sposarla; ma dopo la prima notte di nozze, a Maiorca, Marnie tenta il suicidio e solo dopo si scoprirà il suo trauma segreto.
Nella versione di Hitchcock le cose cambiano, non solo perché la vicenda è traslata negli USA e il tentato suicidio avviene nella piscina di una nave da crociera: il regista sceglie come protagonisti Tippi Hedren (già da lui lanciata ne ‘Gli uccelli’ e piuttosto maltrattata sul set) e Sean Connery (già identificato con il personaggio di 007) per ruoli che in passato avrebbe assegnato a Grace Kelly e a Cary Grant. Ma per Hitchcock Tippi ha la colpa di non essere l’adorata Grace, solo una sua sostituta: è forse per una vendetta personale di Hitch che la prima notte di nozze di Marnie viene mostrata al pubblico come uno stupro vero e proprio. Al punto che lo sceneggiatore Evan Hunter (celebre scrittore, noto anche come Ed McBain), non accetta le modifiche al suo script imposte dal regista - che ha inserito a tutti i costi la scena di stupro - e interrompe la collaborazione con Hitchcock. Come ebbi modo di dire a Evan Hunter in un belissimo pomeriggio passato a parlare con lui, sono pienamente d'accordo con il suo punto di vista: un violentatore non può essere un eroe.
Ma ecco che, all’improvviso, Sean Connery ha interpretato uno stupratore. E, stranamente, non piace solo a uomini che possano identificarsi in un predatore sessuale, ma anche alle donne (non negatelo: ho continuato a sentirlo dire fino agli anni Ottanta, quando i vecchi film arrivarono in televisione!) Non è da escludere quindi che gli sceneggiatori dei film di 007 del ‘64 e del ‘65 abbiano deciso di adeguarsi a questa nuova dimensione dell’attore, che peraltro tramonta presto: in seguito Bond andrà a letto solo con donne consenzienti o, facendo attenzione, con nemiche che vogliono ucciderlo... specie dopo la lezione che gli dà la cattiva Fiona Volpe (Luciana Paluzzi) nella parte centrale di ‘Thunderball’. E non si può dire che Bond non se la sia meritata.
Ma va detto che il Bond di Connery, più cinico e pronto alla battuta rispetto a quello noir e tormentato dei romanzi di Fleming (e di alcuni suoi successori nella serie narrativa, come Kingsley Amis e Raymond Benson), è già un tradimento della versione letteraria. Poi, dal camp di ‘Si vive solo due volte’ (1967), entrerà fortemente in gioco la componente fantascientifica e dei libri resterà spesso solo il titolo. Ci saranno eccezioni in cui verrà ampiamente usato il materiale e almeno in parte lo spirito originale di Fleming, come ‘Al servizio segreto di Sua Maestà’ (1969), unico interpretato da George Lazenby; ‘Solo per i tuoi occhi’ (1981) con l’ingiustamente criticato Roger Moore; ‘Zona pericolo’ (1987), primo dei due film com Timothy Dalton; ma persino ‘Il mondo non basta’ (1999) con Pierce Brosnan, che pure non è basato su alcun romanzo o racconto.
È noto che dal reboot di ‘Casinò Royale’ (2006) il Bond di Daniel Craig è tornato ad assomigliare a quello dei romanzi originali, pur vivendo avventure che ricalcano gli elementi spettacolari del passato cinematografico: finalmente si sono visti sullo schermo aspetti del Bond letterario che non erano mai arrivati al cinema. Ma è curioso, davvero, che la Bondmania e il Mito siano scattati a livello globale proprio dopo la scena di stupro voluta da Hitchcock in ‘Marnie’ e con i due film di 007 del ‘64 e del ‘65 menzionati da Fukunaga. Vorrà dire qualcosa?