venerdì 14 maggio 2021

Iperwriters - Almost Exist II

Photo: Anil Reddy from Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters riprende il discorso interrotto.
Vi ricordiamo la definizione di Jean Genet a proposito dell'opera di Samuel Beckett: “un granello di sabbia monumentale”.
Ora l'essere umano e il mondo sono diventati polvere molto compiaciuta di esserlo.
Tutta l'attenzione è concentrata su questo granello di sabbia, che non è più monumentale, ma è quello che resta, e pertanto sembra immenso. Si esplora il granello di sabbia fino ai suoi aspetti più infimi. Per qualche tempo gli scrittori piangono ancora il vuoto e lo smarrimento, in inquietanti metafore su labirinti e creature mutilate. Piangono perfino, nei romanzi, sull'impossibilità di scrivere romanzi.
Poi diventano dei freddi, malinconici minimalisti. Infine non c'è più neppure il rimpianto, ma solo inerzia. Allora attaccano il linguaggio e lo rendono il più insensato possibile, e si danno a una sorta di acida buffoneria.
Sul fronte del mercato editoriale, si verifica un'omologazione fra le letterature “alte” e “basse”. Se verso la fine del Novecento ci sono stati thriller di valore estetico superiore a quello dei “veri romanzi” è perché la letteratura alta si è distesa su un'unica linea piatta, sia nei messaggi che nello stile.
Il solo dramma che possa colpire una persona o personaggio (la piccolezza non comporta sforzi ed è la più piacevole delle condizioni) è la morte per malattia terminale o incidente d'auto. (Non era così nella letteratura dell'Ottocento: gli amori duravano per sempre e nei romanzi si moriva, ma c'era sempre qualcosa di vitale che si imponeva di più all'attenzione.)
Se la scrittura fosse soltanto quella “scarna, asciutta ed essenziale” esaltata da Hemingway in poi non sarebbe grave. Il problema è che oggi in ogni opera, pur nel barocchismo più iperbolico, nella più lussuosa raffinatezza, mancano cuore pulsante e circolazione del sangue. Grande eleganza stilistica in questo non-tempo di non-vita.
Nella letteratura più recente la mancanza di pietas e di talento (quello da cui non si sfugge, non la semplice bravura, perché oggi tutti sono bravissimi) rende il granello di sabbia perfino più inconsistente di un vero granello di sabbia.
Il seguito nei prossimi container.



martedì 11 maggio 2021

Gli esperimenti letterari del professor Mystère


Retroscena di Andrea Carlo Cappi

Martin Mystère è l'eroe di fumetti tradotto in tutto il mondo, creato da Alfredo Castelli nel 1982 e ormai prossimo ai quarant'anni di avventure pubblicate in Italia da Sergio Bonelli Editore. Per i suoi appassionati, la grande notizia è che da mercoledì 12 maggio 2021 la serie a fumetti, da diversi anni bimestrale, torna a essere mensile, come ai vecchi tempi. In realtà tecnicamente lo è già da aprile, quando è uscito l'ultimo albo del formato precedente, in piena celebrazione degli ottant'anni della casa editrice. Dal numero 375 del maggio 2021, tuttavia, la pubblicazione torna al taglio tradizionale da 96 pagine, con una nuova formula.
Una piccola parte di questa nuova formula sono io.
Con un mio nuovo, singolare, esperimento letterario.

Dei miei rapporti con il "detective dell'impossibile", cominciati oltre venticinque anni fa, si trova un riassunto aggiornato a questo link. Basti sapere che, oltre a essere da trent'anni uno scrittore di thriller, sono uno degli autori che si occupano di Martin Mystère con storie originali non a fumetti: gli ho dedicato finora sei romanzi, un paio di romanzi brevi, un paio di racconti e un feuilleton, legati alla continuity dei fumetti dal 1982 a oggi (inclusi i riferimenti ad altri personaggi dello stesso universo bonelliano). Uno dei miei romanzi di questa serie ha vinto il Premio Italia come miglior fantasy del 2017.
Dal numero 375, in appendice agli albi de I grandi enigmi di Martin Mystère, detective dell'impossibile, appare ciò che è stato annunciato come un mio romanzo a puntate. La definizione più esatta, ma meno immediata, sarebbe forse "serial a episodi". Questo non è un romanzo banalmente tranciato in dodici pezzi, ma una storia scritta appositamente e su misura. La struttura sarà infatti la stessa che trovate in una stagione delle attuali serie tv: dodici episodi indipendenti che tuttavia fanno parte di un'unica trama. Ma c'è di più. Mi sono imposto diverse condizioni che rendono questa storia - almeno per me - un'autentica sfida. Perché è così che ci si appassiona al proprio lavoro di narratori.

Prima condizione: episodi indipendenti. Bisogna sempre prestare attenzione ai lettori e una delle esigenze che ho visto manifestare più volte sui social network è stata quella di leggere storie quanto più possibile autoconclusive. Uno scrittore di thriller (o forse sarebbe più esatto dire "fantathriller", in questo caso) non può rinunciare del tutto al cliffhanger, indispensabile strumento del mestiere anche quando non si scrive a puntate, ma ho cercato di rendere ogni episodio una storia a sé, quasi un racconto autonomo, nell'ambito delle dieci pagine a mia disposizione in appendice a ogni albo.

Seconda condizione: il mese dell'uscita. Ovvero, la puntata in uscita a maggio è ambientata nel mese di maggio, quella di giugno nel mese di giugno e così via. 
Nel 2000, per il primo quotidiano online italiano, ilnuovo.it, ho scritto un vero e proprio romanzo d'appendice con Martin Mystère, su soggetto di Alfredo Castelli e mio, intitolato Il codice dell'Apocalisse. La caratteristica, oltre a quella di essere ipertestuale - ovvero contenere link a notizie del momento o informazioni sui luoghi citati - era che ognuna delle cinque puntate settimanali si svolgeva lo stesso giorno in cui veniva messa online. Quindi la prima puntata, apparsa il 26 ottobre 2000, si svolgeva il 26 ottobre 2000, e così via fino all'8 dicembre di quell'anno. Poiché nel fine-settimana il quotidiano non usciva, ogni volta trovavo un espediente per cui Martin dovesse spostarsi da un luogo all'altro e l'indagine riprendesse lunedì; ma intanto il lettore poteva leggersi con comodo la puntata-flashback (una alla settimana) ambientata in un'altra epoca. Castelli ama dire che in qualche modo ho anticipato la serie tv 24, in cui ogni episodio si svolgeva nell'arco di un'ora e una stagione in ventiquattr'ore. Io invece amo sottolineare che ne Il codice dell'Apocalisse, in cui ha un ruolo importante Leonardo da Vinci, si trovano vari elementi poi ripresi da un noto bestseller americano del 2003 con un titolo simile al mio.

Terza condizione: la vita di Martin Mystère. Dal momento che questa storia viene pubblicata nel corso del quarantesimo anno editoriale del detective dell'impossibile - per la precisione tra il compleanno numero 80 di Bonelli Editore e quello numero 40 della testata Martin Mystère - volevo che la storia avesse un significato celebrativo e ripercorresse diversi momenti della vita del nostro eroe. Sicché la vicenda riguarda un "mystero" su cui il protagonista si deve confrontare nell'arco di tutta la sua esistenza. Ho deciso che ogni puntata sarebbe stata ambientata, sì, nel mese di uscita, ma ogni volta in un anno diverso. E non necessariamente in ordine cronologico.

Quarta condizione: il sano gusto del pulp. E per "pulp", come non mi stancherò mai di ripetere, non intendo quello che in Italia è stato chiamato in questo modo negli anni Novanta, bensì lo spirito della narrativa popolare che dal feuilleton trasmigrò nelle riviste pulp americane dagli anni Venti ai Quaranta - a cui viene reso omaggio in questa storia, come già nel romanzo La Donna Leopardo - e infine nei fumetti d'avventura di Sergio Bonelli Editore. La mia trama si ricollega a una storia famosa, anch'essa apparsa a puntate nell'America anni Venti. E non a caso, sia l'albo intitolato Ottant'anni fa, sia la pima puntata in appendice, si rifanno a eventi reali del 1941.

Ci sono tre modi di scrivere una qualsiasi storia di narrativa popolare. Uno è senza saperlo fare (e capita spesso). Uno è costruendola a tavolino (e a volte si nota). E uno è con l'entusiasmo di affrontare una sfida per dare sempre qualcosa di nuovo ai lettori. Ed è quello che preferisco io. La prima traccia è nella foto qui sotto. Troverete gli altri indizi in edicola ogni mese in appendice agli albi di Martin Mystère.




venerdì 7 maggio 2021

Borderfiction Edizioni: "La sindrome dello scorpione" di Pierluigi Porazzi


LA SINDROME DELLO SCORPIONE e altre storie
Racconti di Pierluigi Porazzi

Una raccolta di racconti che spaziano in diversi generi – noir, fantascienza, esistenziali – accomunati da un finale spiazzante e che fa riflettere. Un viaggio fulminante attraverso mondi complessi e misteriosi. Un inquietante percorso attraverso un universo ignoto dai confini tremuli, in una sintesi i cui echi rimandano a Dino Buzzati o a The Twilight Zone. Pierluigi Porazzi, la cui firma è una garanzia, si dimostra ancora una volta del tutto a suo agio nelle zone oscure della narrativa della tensione. Una lettura da non perdersi

156 pagine €8.00
Da Borderfiction Edizioni su Amazon

Pierluigi Porazzi, avvocato e giornalista, è una delle voci più importanti dei thriller italiano, autore L'ombra del falcoNemmeno il tempo di sognare, Azrael (Marsilio), La ragazza che chiedeva vendetta e Il lato nascosto (La Corte). 

venerdì 30 aprile 2021

Iperwriters - Almost Exist I

 

Photo by Kinsey on Unsplash

Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave iperwriters vi ripropone alcune idee tratte dalla mia nota critica a Una vita di Italo Svevo, che abbiamo intenzione di pubblicare.
All'inizio del Novecento (anno più anno meno) cade sulla civiltà occidentale una specie di bomba atomica che apparentemente lascia tutto intatto, ma svuotato. L'essere umano si risveglia come una piccola cosa, senza Dio e senza valori, che vive alla cieca e senza scopo per un brevissimo spazio-tempo, appena un sospiro, e poi muore precipitando nel nulla.
Alcuni intellettuali e artisti percepiscono l'aria dell'epoca e tentano di affrontare la nuova condizione, mediando la loro vocazione con la necessità di raccontare il vuoto.
Parlando di Samuel Beckett, autore di Aspettando Godot, un altro grande scrittore nato all'inizio del secolo, Jean Genet, dice che la sua opera è “un granello di sabbia monumentale”. L'essere umano è un granello di sabbia, appunto, ma l'artista che lo rappresenta è ancora in possesso di tutti i poteri e i riti magici per renderlo gigantesco, una sorta di monumento al vuoto.
I personaggi di Aspettando Godot, che ripetono sempre “Andiamo” ma non si muovono mai, giganteggiano a teatro. Hanno molto in comune con quelli di Italo Svevo, che già li raccontava verso la fine dell'Ottocento, e la cui caratteristica principale è il non-movimento, la non-vita.
Per non parlare dello scarafaggio di Kafka de La metamorfosi che si dilata fino all'ossessione nell'immaginario collettivo.
Allo stesso modo, anche in pittura, Munch arriva a rappresentare la figura umana con piccoli punti (granelli di sabbia, appunto) ma le sue immagini occupano gloriosamente la scena del simbolico.
E' come se questi artisti volessero gridare (vedi appunto L'urlo di Munch): “E' possibile che siamo così? E come abbiamo potuto diventarlo?”
Questo durante la prima metà del secolo. In seguito, dalla disperazione si passa alla soddisfazione, e ignavia e inettitudine (condite da una buona dove di autoindulgenza), ignoranza, edonismo e voglia di “non pensare” per “non avere problemi” diventano lo stato naturale della coscienza.
Il granello di sabbia occupa tutto l'orizzonte, e non viene più percepito come tale.
Il seguito nei nostri container, fra due settimane.

giovedì 29 aprile 2021

Borderfiction Edizioni: "Chi lotta coi mostri" di Giancarlo Narciso


CHI LOTTA COI MOSTRI
Quattro romanzi brevi di Giancarlo Narciso

Dagli anni Sessanta a oggi, quattro storie di spionaggio da un maestro del noir e della spy story made in Italy. 1962: l'oscuro connubio tra un nazista, la Stasi e un gruppo terrorista a Bolzano mobilita l'agente britannico Nigel Fleming e il collega italiano Dino Crocetti. 1974: a Berlino Est l’agente del Reparto R Luca Manfredi deve far passare il posto di frontiera di Friedrichstraße a una talpa del SID. 2002: chi è veramente il colombiano arrestato a Timor Est e perché il caso viene affidato a Oliver McKeown, nome in codice Banshee? 2015: a Pnom Pehn, Banshee, deve recuperare un disertore nordcoreano che si offre al JID di Singapore. Le nuove tendenze della narrativa thriller italiana coniugate con una spiccata attenzione alla realtà geopolitica.

In volume cartaceo a 9.00€

Giancarlo Narciso, milanese, dopo avere viaggiato dall'America Latina all'Estremo Oriente, ha messo a frutto le sue esperienze diventando uno dei maggiori autori italiani di thriller e avventura, vincendo il Premio Alberto Tedeschi 1998 de Il Giallo Mondadori e il Premio Scerbanenco 2006.



venerdì 16 aprile 2021

Iperwriters - I loghi Iperwriters

Foto: Pat Whelen from Unsplash


Iperwriters - Editoriale di Claudia Salvatori

Venerdì, ore 13. La nave Iperwriters vi parla dei nostri loghi di collana.


Unforgettable
Il logo è un'elaborazione di Angel standing in the sun, di William Turner. William Turner è Il pittore del sole, e le sue ultime parole prima di morire sono state "Il sole è Dio". Consapevolmente o no, questo artista era legato alla tradizione solare.
Un angelo è in piedi sul sole senza bruciare, essendo di natura spirituale. Ci sembra l'mmagine migliore per rappresentare quello che non deve essere dimenticato. Ma l'angelo, anche se in piedi sul sole, non ha visibilità, è ignorato e
coperto del colore dominante oggi: il grigio.
Non dubitiamo che tornerà raggiante, in un futuro imprecisato.

Foto free di Golnar Sabzpoush Rashidi da Pexels

History & Lies
Non sappiamo in quale piazza sorga questa statua; è elevata su un pilastro altissimo, e lo slancio della figura suggerisce ulteriore elevazione. Ci appare come una vittoria alata che porta una corona. Lo spirito del mondo antico che sussurra parole ora in disuso: giustizia, onore, lealtà, coraggio, gloria, virtù (che non ha niente a che fare con l'essere “virtuosi”). Ci sembra l'immagine rappresentativa del nostro atteggiamento verso la Storia, che è archeologico senza pregiudizi moderni e orientato al rispetto verso le civiltà antiche e a una sorta di mimesi (per quanto è possibile) dello stato di coscienza di chi ha vissuto prima di noi.
Se avete buoni romanzi storici che rispettino questa linea di condotta, saremo lieti di pubblicarli.

Foto free di Matheus Bertelli da Pexels

Almost exist
Se la vittoria alata è lo spirito della Storia, questo cellulare è il totem dell'era contemporanea. Un telefono sul cui display scorre una strada trafficata. La strada prosegue, senza soluzione di continuità, in una strada reale. Brillante idea quella del fotografo. La tecnologia virtuale è saldata alla realtà, noi saldati ai nostri telefoni.
L'immagine ci ha subito incantati, e ci sembra la rappresentazione sintetica della vita in questo tempo. Il logo degli scrittori nostri coevi.
Presto vi porteremo altre osservazioni sul significato e la finalità delle nostre collane.
Au revoir nei container.







lunedì 12 aprile 2021

Diva (1981)

 

Riscoperta di Andrea Carlo Cappi
(su ispirazione di Stefano Di Marino)

Più o meno quarant'anni fa - l'11 marzo 1981, secondo IMDB - usciva al cinema il thriller francese Diva del regista Jean-Jacques Beineix. "Hitchcockland", commentava la rivista Time circa un anno dopo, quando il film usciva negli USA. Soprattutto, Diva fu la pellicola che - ancor prima di Blade Runner - definì ciò che sarebbe stato il cinema degli anni Ottanta. Un capolavoro senza interpreti famosi che condensava un casting brillante, una colonna sonora innovativa (di Vladimir Cosma, comprendente una famosa aria da La Wally di Alfredo Catalani), scenografie creative, una splendida fotografia in esterni a Parigi e in Normandia, e una trama perfetta da un romanzo del 1979 di Delacorta, adattato de Beineix e da Jean Van Hamme, lo scrittore e fumettista belga.

il romanzo originale è il secondo di una serie del maestro zen svizzero Daniel Odier, pubblicato sotto lo pseudonimo Delacorta. I suoi personaggi sono Serge Gorodish, ex-pianista e maestro dell'inganno, e la sua amica minorenne Alba, con cui ha una relazione non sessuale. Le loro versioni cinematografiche sono un po' più surreali: Alba (Thuy Ann Luu) è una ladruncola vietnamita e una modella in una Parigi multietnica, mentre nulla viene rivelato su Gorodish (Richard Bohringer), se non la sua cultura musicale, la sua educazione classica ("Abyssus abyssum invocat", cita in latino dalla Bibbia) e il suo background zen, rivelato nella scena dello "zen dans l'art de la tartine".
Nel film scopriamo poi che Gorodish sa muoversi nel pericoloso milieu parigino. Lo vediamo diventare una figura mitica, un angelo custode al volante di una Traction Avant, l'auto di guardie e ladri.
C'è davvero qualcosa dei film di Hitchcock nei lati oscuri del protagonista Jules (Frédéric Andréi), un giovane postino che commette due reati per amore: prima registra un bootleg di un concerto della sua diva prediletta, la soprano afro-americana Cynthia Hawkins (la vera cantante d'opera, oltre che attrice di rara bellezza, Whilelmenia Wiggins Fernandez), che si è sempre rifiutata di incidere la propria voce su disco; poi Jules ne ruba il vestito dal camerino dopo il concerto, lo fa indossare a una prostituta nera raccolta in una strada e infine lo restituisce fresco di lavanderia alla sua legittima proprietaria.
Ma due loschi discografici di Taiwan hanno scoperto l'esistenza del bootleg e intendono rubarlo, al fine di ricattare la cantante e costringerla a incidere in studio con loro, altrimenti metteranno in commercio la registrazione.
Sarebbe già abbastanza per un thriller, ma un'altra trama si intreccia con la prima.: Nadia Kalanski (Chantal Deruaz), ex-amante del corrotto ispettore Jean Saporta (Jacques Fabbri), ha registrato su nastro tutto ciò che sa del giro di droga e prostituzione gestito dall'importante poliziotto. Prima di essere uccisa dai due killer della gang - L'Antillais (Gérard Darmon, Trinidad nella versione italiana) e l'antisociale Le Curé (Dominque Pinon, Prelato nella versione italiana), maestro nel lancio del punteruolo - Nadia lascia cadere la cassetta compromettente nella tasca dello scooter di un postino. Sì, lo stesso postino.
Il giovane Jules diviene il bersaglio dei discografici di Taiwane, degli spietati killer e anche degli sbirri, compresa la poliziotta Paula (Anny Romand). Dopo essere stato inseguito nelle strade e nel metrò di Parigi, per poco non viene ucciso da Le Curé. La storia potrebbe finire molto male se non intervenisse Gorodish in veste di deus ex machina, con l'abilità di Parker in un romanzo di Richard Stark.

Come ha segnalato di recente lo scrittore ed esperto di cinema Stefano Di Marino in un suo post su Facebook dedicato al film, entrambe le protagoniste femminili, Alba e Cynthia, sono non-bianche, molto prima che si parlasse di inclusione e diversità, rendendo Diva ben più moderno rispetto alla sua epoca. E, a riprova della perfezione del casting, menzionerò la breve scena della fuga di Nadia: la sua fugace espressione appena vede i due killer che la braccano racconta in un attimo una lunga storia traumatica di violenza e prigionia.
Dopo quarant'anni, Diva rimane una lezione imperdibile di cinema europulp e di tecniche di narrazione.

Iperwriters - Tiro al piccione su Superman

Photo: Johan Taljaard on Unsplash I perwriters - Editoriale di Claudia  Salvatori Letteratura italiacana - 59 - Tiro al piccione su Superman...